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Home » Attualità » In Inghilterra vietate posate e piatti di plastica monouso: “Proteggiamo l’ambiente per i giovani”

In Inghilterra vietate posate e piatti di plastica monouso: “Proteggiamo l’ambiente per i giovani”

Il divieto entrerà in vigore prossimamente, seguendo le iniziative simili di Scozia e Galles. In Unione Europea lo stop risale a un anno fa

Marianna Grazi
10 Gennaio 2023
In Inghilterra il governo vieterà l'utilizzo di piatti e posate in plastica monouso

In Inghilterra il governo vieterà l'utilizzo di piatti e posate in plastica monouso

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Il Governo britannico di Rishi Sunak ha annunciato che in Inghilterra sarà vietato l’uso di articoli monouso come posate, piatti e vassoi di plastica. Una decisione che segue iniziative simili già adottate negli altri Stati del Regno Unito, come Scozia e Galles, e che nella vicina Unione Europea è legge dal 14 gennaio 2022, quando è stata approvata la direttiva che imponeva lo stop alla vendita di posate, piatti, cannucce e altri prodotti in plastica.
In Inghilterra non è stata ancora fissata una data precisa sull’entrata in vigore del divieto, ma visto l’intento dichiarato dal segretario all’Ambiente Thérèse Coffey, ovvero la volontà di contribuire alla protezione dell’ambiente per le generazioni future, probabilmente i tempi saranno stretti.

Il segretario distato per l’Ambiente Thérèse Coffey

Gli attivisti ambientali hanno accolto con favore il divieto, auspicando però una strategia di riduzione della plastica di più ampio raggio. Dai dati dell’esecutivo, infatti, si stima che ogni anno in Inghilterra vengono utilizzati 1,1 miliardi di piatti monouso e più di 4 miliardi di posate di plastica. I rifiuti di questo genere spesso non si decompongono e possono rimanere in discarica per molti anni: sebbene questi prodotti siano utili e efficaci in termini di igiene alimentare, al momento in cui diventano scarti rischiano concretamente di inquinare il suolo e l’acqua. E non solo, visto che sono ormai anni che si parla di rischi per l’essere umano stesso, nel cui organismo è stata riscontrata la presenta di microparticelle di plastica. La conferma della mossa da parte del Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali (Defra) segue una lunga consultazione, che sarà resa pubblica sabato 14 gennaio. Secondo il Defra, ogni persona in Inghilterra utilizza in media 18 piatti di plastica monouso e 37 posate di plastica all’anno, ma solo il 10% di questi viene riciclato.

La segretaria Coffey intende vietare una serie di articoli in plastica monouso, soprattutto quelli legati alla consumazione di cibo e bevande da asporto. “Sono determinata a portare avanti un’azione per affrontare questo problema in modo definitivo. Abbiamo già compiuto passi avanti importanti negli ultimi anni, ma sappiamo che c’è ancora molto da fare e abbiamo ascoltato ancora una volta le richieste dei cittadini“, ha dichiarato. “Questo nuovo divieto avrà un enorme impatto nel frenare l’inquinamento di miliardi di pezzi di plastica e contribuire a proteggere l’ambiente naturale per le generazioni future”. Divieti simili sono già stati introdotti in Scozia, nel giugno dello scorso anno, per le aziende che utilizzano una serie di prodotti in plastica monouso e in Inghilterra sono già stati vietati nel 2020 le cannucce, gli shaker e i cotton fioc in plastica. A dicembre sono state anche in Galles è stata approvato un divieto sulla stessa falsariga, che entrerà in vigore nel 2023. Quest’ultima misura, tuttavia, non riguarda gli articoli che si trovano nei supermercati o nei negozi.

rifiuti-plastica-usa
Rifiuti di plastica

Megan Randles, responsabile delle campagne politiche di Greenpeace UK, ha dichiarato che l’organizzazione ha accolto con favore la decisione del governo inglese, ma che sono necessarie ulteriori azioni: “Abbiamo a che fare con un’inondazione di plastica, e questo (divieto) significa prendere uno straccio invece di chiudere il rubinetto”. Ha invitato il governo a elaborare una strategia “significativa” su come ridurre l’uso della plastica, che includa anche obiettivi rigorosi e “un adeguato programma di riutilizzo e ricarica“.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Il Governo britannico di Rishi Sunak ha annunciato che in Inghilterra sarà vietato l'uso di articoli monouso come posate, piatti e vassoi di plastica. Una decisione che segue iniziative simili già adottate negli altri Stati del Regno Unito, come Scozia e Galles, e che nella vicina Unione Europea è legge dal 14 gennaio 2022, quando è stata approvata la direttiva che imponeva lo stop alla vendita di posate, piatti, cannucce e altri prodotti in plastica. In Inghilterra non è stata ancora fissata una data precisa sull'entrata in vigore del divieto, ma visto l'intento dichiarato dal segretario all'Ambiente Thérèse Coffey, ovvero la volontà di contribuire alla protezione dell'ambiente per le generazioni future, probabilmente i tempi saranno stretti.
Il segretario distato per l'Ambiente Thérèse Coffey
Gli attivisti ambientali hanno accolto con favore il divieto, auspicando però una strategia di riduzione della plastica di più ampio raggio. Dai dati dell'esecutivo, infatti, si stima che ogni anno in Inghilterra vengono utilizzati 1,1 miliardi di piatti monouso e più di 4 miliardi di posate di plastica. I rifiuti di questo genere spesso non si decompongono e possono rimanere in discarica per molti anni: sebbene questi prodotti siano utili e efficaci in termini di igiene alimentare, al momento in cui diventano scarti rischiano concretamente di inquinare il suolo e l'acqua. E non solo, visto che sono ormai anni che si parla di rischi per l'essere umano stesso, nel cui organismo è stata riscontrata la presenta di microparticelle di plastica. La conferma della mossa da parte del Dipartimento per l'Ambiente, l'Alimentazione e gli Affari Rurali (Defra) segue una lunga consultazione, che sarà resa pubblica sabato 14 gennaio. Secondo il Defra, ogni persona in Inghilterra utilizza in media 18 piatti di plastica monouso e 37 posate di plastica all'anno, ma solo il 10% di questi viene riciclato. La segretaria Coffey intende vietare una serie di articoli in plastica monouso, soprattutto quelli legati alla consumazione di cibo e bevande da asporto. "Sono determinata a portare avanti un'azione per affrontare questo problema in modo definitivo. Abbiamo già compiuto passi avanti importanti negli ultimi anni, ma sappiamo che c'è ancora molto da fare e abbiamo ascoltato ancora una volta le richieste dei cittadini", ha dichiarato. "Questo nuovo divieto avrà un enorme impatto nel frenare l'inquinamento di miliardi di pezzi di plastica e contribuire a proteggere l'ambiente naturale per le generazioni future". Divieti simili sono già stati introdotti in Scozia, nel giugno dello scorso anno, per le aziende che utilizzano una serie di prodotti in plastica monouso e in Inghilterra sono già stati vietati nel 2020 le cannucce, gli shaker e i cotton fioc in plastica. A dicembre sono state anche in Galles è stata approvato un divieto sulla stessa falsariga, che entrerà in vigore nel 2023. Quest'ultima misura, tuttavia, non riguarda gli articoli che si trovano nei supermercati o nei negozi.
rifiuti-plastica-usa
Rifiuti di plastica
Megan Randles, responsabile delle campagne politiche di Greenpeace UK, ha dichiarato che l'organizzazione ha accolto con favore la decisione del governo inglese, ma che sono necessarie ulteriori azioni: "Abbiamo a che fare con un'inondazione di plastica, e questo (divieto) significa prendere uno straccio invece di chiudere il rubinetto". Ha invitato il governo a elaborare una strategia "significativa" su come ridurre l'uso della plastica, che includa anche obiettivi rigorosi e "un adeguato programma di riutilizzo e ricarica".
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