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Home » Attualità » “Io sono, io voto”: la campagna di Gruppo Trans per superare le discriminazioni di genere ai seggi

“Io sono, io voto”: la campagna di Gruppo Trans per superare le discriminazioni di genere ai seggi

La campagna dell'associazione punta a dare strumenti concreti per modificare una norma del 1967 che impone la divisione dei votanti in file distinte per genere così come i registri elettorali

Marianna Grazi
18 Ottobre 2021
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La discriminazione di genere passa anche per il voto. Non stiamo parlando delle cosiddette “quote rosa” ma dell’accesso alle urne: il DPR n° 223 del 20 marzo 1967, infatti, impone che le file al seggio siano divise per genere, uomini e donne. In alcuni casi i registri erano (e tuttora sono) addirittura diversificati: rosa quello femminile e azzurro quello maschile. Per questo, un anno fa è nata la campagna “Io Sono, Io Voto”, lanciata da Gruppo Trans proprio per provare a superare la discriminazione imposta da questa disposizione.

In occasione delle elezioni amministrative 2021, che hanno riguardato 1.157 comuni italiani al primo turno e 65 nei ballottaggi in corso domenica 17 e lunedì 18 ottobre, sono state tante le personalità della politica, dei media e dell’attivismo che, coinvolte in prima persona o semplicemente sensibili alla questione, hanno denunciato, soprattutto attraverso i canali social, come questa distinzione per genere sia una discriminazione ingiustificata delle persone trans e non binarie. Costrette, molto spesso, ad un coming out forzato, doloroso e perfino imbarazzante.

 

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Un post condiviso da Cathy La Torre (@avvocathy)

Mettersi nella fila del genere in cui sono nate ma non si riconoscono, sentir pronunciare ad alta voce, come da prassi, i propri dati personali, compreso magari il nome sui documenti che però non le identifica, sono tutte azioni che possono provocare situazioni di disforia e di tensione. Situazioni che si sono verificate e che l’associazione Gruppo Trans documenta. L’obiettivo della campagna è allora quello di fornire strumenti concreti per modificare questa prassi ormai superata nella realtà, sostenendo anche tutte le persone discriminate.

“Le liste elettorali, distinte per uomini e donne, sono compilate in ordine alfabetico in doppio esemplare, e indicano per ogni iscritto: il cognome e nome e, per le donne coniugate o vedove, anche il cognome del marito; il luogo e la data di nascita; il numero, la parte e la serie dell’atto di nascita; il titolo di studio; la professione o il mestiere; l’abitazione”, si legge all’art. 5 del DPR in questione. Che documenta quanto sia anacronistico il quadro legislativo italiano anche solo nel fatto che alle donne venga richiesto il cognome del marito se coniugate o vedove, figuriamoci poi quando si parla di identità di genere “non tradizionali”. C’è da dire comunque che questa disposizione viene applicata solitamente solo nei casi in cui sia difficile gestire il flusso delle persone che si recano a votare e, almeno in questo caso, non c’è stata quasi alcuna applicazione, visto il calo sensibile dell’affluenza alle urne rispetto alla precedente tornata elettorale (2016).

Il problema però, come sottolinea Gruppo Trans, è che questa norma esiste e fino a che non verrà modificata si può solo sensibilizzare chi presiede e coordina il seggio elettorale da un lato, facendo in modo che si renda conto della discriminazione attuata, e dall’altro dare sostegno alle persone transgender e non binarie che vogliono recarsi al seggio per compiere il proprio diritto e dovere di cittadini. Per questo dal 2020 (ma già dal 2016 a Bologna) su gran parte del territorio nazionale si è attivata una rete di volontarie e volontari che accompagnano a votare tutti coloro che non vogliono affrontare il coming out forzato in solitaria. Infine l’associazione ha anche elaborato un modello di “dichiarazione di protesta” per far sì che venga abolita questa pratica discriminatoria e offensiva. Gruppo Trans consiglia di portarlo nel proprio seggio elettorale già redatto e firmato, perché, raccontano i volontari, si sono verificati dei casi in cui il presidente o i suoi delegati hanno cercato di opporsi a questa iniziativa. L’ennesimo esempio di come, l’Italia, sia ancora molto indietro nel riconoscimento dei diritti della comunità Lgbtq+, come scrive la stessa associazione nel comunicato di intenti: “Costringere la comunità trans a coming out forzati in ambienti non preparati ad accoglierli, significa esporre le persone alla non remota possibilità di divenire bersaglio di ostilità, discriminazioni e violenza in virtù della propria identità di genere”.

 

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  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
La discriminazione di genere passa anche per il voto. Non stiamo parlando delle cosiddette "quote rosa" ma dell'accesso alle urne: il DPR n° 223 del 20 marzo 1967, infatti, impone che le file al seggio siano divise per genere, uomini e donne. In alcuni casi i registri erano (e tuttora sono) addirittura diversificati: rosa quello femminile e azzurro quello maschile. Per questo, un anno fa è nata la campagna "Io Sono, Io Voto", lanciata da Gruppo Trans proprio per provare a superare la discriminazione imposta da questa disposizione. In occasione delle elezioni amministrative 2021, che hanno riguardato 1.157 comuni italiani al primo turno e 65 nei ballottaggi in corso domenica 17 e lunedì 18 ottobre, sono state tante le personalità della politica, dei media e dell'attivismo che, coinvolte in prima persona o semplicemente sensibili alla questione, hanno denunciato, soprattutto attraverso i canali social, come questa distinzione per genere sia una discriminazione ingiustificata delle persone trans e non binarie. Costrette, molto spesso, ad un coming out forzato, doloroso e perfino imbarazzante.
 
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Un post condiviso da Cathy La Torre (@avvocathy)

Mettersi nella fila del genere in cui sono nate ma non si riconoscono, sentir pronunciare ad alta voce, come da prassi, i propri dati personali, compreso magari il nome sui documenti che però non le identifica, sono tutte azioni che possono provocare situazioni di disforia e di tensione. Situazioni che si sono verificate e che l'associazione Gruppo Trans documenta. L'obiettivo della campagna è allora quello di fornire strumenti concreti per modificare questa prassi ormai superata nella realtà, sostenendo anche tutte le persone discriminate. "Le liste elettorali, distinte per uomini e donne, sono compilate in ordine alfabetico in doppio esemplare, e indicano per ogni iscritto: il cognome e nome e, per le donne coniugate o vedove, anche il cognome del marito; il luogo e la data di nascita; il numero, la parte e la serie dell'atto di nascita; il titolo di studio; la professione o il mestiere; l'abitazione", si legge all'art. 5 del DPR in questione. Che documenta quanto sia anacronistico il quadro legislativo italiano anche solo nel fatto che alle donne venga richiesto il cognome del marito se coniugate o vedove, figuriamoci poi quando si parla di identità di genere "non tradizionali". C'è da dire comunque che questa disposizione viene applicata solitamente solo nei casi in cui sia difficile gestire il flusso delle persone che si recano a votare e, almeno in questo caso, non c'è stata quasi alcuna applicazione, visto il calo sensibile dell'affluenza alle urne rispetto alla precedente tornata elettorale (2016). Il problema però, come sottolinea Gruppo Trans, è che questa norma esiste e fino a che non verrà modificata si può solo sensibilizzare chi presiede e coordina il seggio elettorale da un lato, facendo in modo che si renda conto della discriminazione attuata, e dall'altro dare sostegno alle persone transgender e non binarie che vogliono recarsi al seggio per compiere il proprio diritto e dovere di cittadini. Per questo dal 2020 (ma già dal 2016 a Bologna) su gran parte del territorio nazionale si è attivata una rete di volontarie e volontari che accompagnano a votare tutti coloro che non vogliono affrontare il coming out forzato in solitaria. Infine l'associazione ha anche elaborato un modello di "dichiarazione di protesta" per far sì che venga abolita questa pratica discriminatoria e offensiva. Gruppo Trans consiglia di portarlo nel proprio seggio elettorale già redatto e firmato, perché, raccontano i volontari, si sono verificati dei casi in cui il presidente o i suoi delegati hanno cercato di opporsi a questa iniziativa. L'ennesimo esempio di come, l'Italia, sia ancora molto indietro nel riconoscimento dei diritti della comunità Lgbtq+, come scrive la stessa associazione nel comunicato di intenti: "Costringere la comunità trans a coming out forzati in ambienti non preparati ad accoglierli, significa esporre le persone alla non remota possibilità di divenire bersaglio di ostilità, discriminazioni e violenza in virtù della propria identità di genere".  
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