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Home » Attualità » Iran, una donna di 80 anni si toglie il velo per protesta: “Se non protestate siete codardi”

Iran, una donna di 80 anni si toglie il velo per protesta: “Se non protestate siete codardi”

Il figlio di Gohar Eshghi,il blogger Sattar Beheshti, è stato giustiziato in prigione nel 2012. Oggi lei si toglie l'hijab in video per solidarietà

Marianna Grazi
19 Ottobre 2022
si toglie il velo a 80 anni

L'80enne iraniana Gohar Eshghi, madre del blogger Sattar Beheshti, ucciso in prigione nel 2012, si toglie il velo

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Donne, tante, in tutto il mondo, in solidarietà con quelle che, in Iran, lottano per la propria libertà, per i propri diritti, per la propria vita. Ma anche uomini e adolescenti, cittadini e cittadine, politici, attiviste, artisti, persone di spettacolo che manifestano il proprio dissenso verso un regime oppressivo, estremista, che obbliga migliaia di donne a indossare il velo, a vivere sottomesse. E poi c’è lei, Gohar Eshghi, 80 anni e niente più da perdere. Perché il suo tesoro più prezioso, suo figlio, lo ha perso proprio per mano delle autorità del suo Paese: giovane blogger, Sattar Beheshti è stato giustiziato nel 2012, in carcere, dopo essere stato arrestato dall’unità iraniana della polizia informatica. Ed è questa anziana signora che invita tutte e tutti a non arrendersi di fronte alla repressione della Repubblica Islamica, che cerca di soffocare con la violenza la protesta scatenatasi dopo la morte di Mahsa Amini.

Gohar Eshghi con le foto del figlio Sattar Beheshti ucciso dalla polizia iraniana

Gohar Eshghi si è tolta pubblicamente il velo, davanti a una telecamera che la riprende mentre compie il simbolico gesto, invitando tutto il popolo iraniano a riversarsi nelle strade contro il regime. “Dopo 80 anni rimuovo il mio hijab perché voi uccidete in nome della religione“. Parole durissime, pronunciate in un video che, rilanciato tra gli altri media dall’edizione persiana della Bbc, è diventato immediatamente virale.

After 80 years of wearing hijab, #GoharEshghi took her hijab off “because of a religion that is killing people”.
She called people not coming to the streets to protest cowards.
Gohar is mother of #SattarBeheshi an Iranian blogger who was killed by the Islamic Republic in 2012. pic.twitter.com/j0QLXVQhlF

— Masih Alinejad 🏳️ (@AlinejadMasih) October 18, 2022

Un gesto inedito se compiuto da una donna anziana, che le autorità potrebbero pensare invece piegata al volere della Repubblica Islamica, ma che invece si pone in perfetta continuità con altre azioni a cui tutto il mondo ha assistito in questo mese di proteste: hijab stappati, bruciati, capelli ben in vista, tagliati simbolicamente da tante, tantissime donne, non solo iraniane. Un gesto potente, quello di Eshgh, che dice di aver compiuto proprio per supportare il dissenso contro il potere tradizionalista e oppressivo dell’Iran: “Per i nostri giovani, dopo 80 anni, a causa di una religione che sta uccidendo le persone, mi tolgo il mio hijab. Maledico i codardi. Se mi ascoltate, scendete nelle strade. Siete codardi se non lo fate”. La mano dura della repressione, nel frattempo, continua a macinare vittime: dall’inizio delle manifestazioni sarebbero oltre 220 le persone uccise, l’ultima la giovanissima Asra Panahi, studentessa di 16 anni picchiata a morte perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla guida suprema Ali Khamenei. Prima di lei c’era stata Nika Shahkarami e ancora, qualche settimana fa, Hadis Najafi. A queste si aggiungono migliaia di persone arrestate, che dal carcere potrebbero non uscire mai, o solo dopo tremende torture.

Chi era Sattar Beheshti

Il figlio dell’80enne simbolo delle proteste degli ultimi giorni in Iran, Sattar Beheshti, era un noto blogger che, dal 2010, ha iniziato a postare contenuti critici nei confronti del governo iraniano, per il trattamento che veniva riservato ai detenuti, con sparizioni, minacce, abusi e torture. Oltre all’attività sul web il ragazzo lavorava in un negozio poco lontano dalla capitale Teheran e qui è stato arrestato dalla polizia, sezione informatica. All’epoca, era il 2021, si era scagliato contro il sostegno finanziario dell’Iran ad Hezbollah. In carcere l’uomo è stato torturato a lungo, per poi morire senza giustizia, senza che nemmeno la famiglia potesse vederlo o ricevere spiegazioni. Alla madre, Gohar Eshghi, all’epoca fu permesso soltanto di vedere il sudario del figlio, coperto del suo sangue.

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  • Si sa, con l’età che avanza il rischio di ritrovarsi da soli aumenta, man mano che scompaiono anche le persone care con cui si sono costruiti affetti, legami. È un processo inevitabile, chiamato vita. Ma questa situazione rischia di aggravare la condizione di chi resta. 

Per questo anche un piccolo gesto, un’attività poco impegnativa ma costante e partecipata, può regalare gioie inaspettate. La fama in paese del signor Peter Davies, 100 anni, è dovuta a un hobby improbabile per la sua età: insegnare a leggere ai bambini.

Veterano della Seconda Guerra Mondiale, che è addirittura stato insignito della Medaglia dell’Impero Britannico (BEM) nell’ambito delle onorificenze del Re per il nuovo anno, Davies ha iniziato sei anni fa ad offrirsi volontario per dare una mano alla Dean Valley Community Primary School, scuola elementare di Macclesfield, Cheshire, in Inghilterra, dopo che l’amata moglie di 72 anni è venuta a mancare. 

Una vera e propria “fonte di ispirazione” per i cittadini, ma per l’arzillo centenario aiutare i bambini è un’attività che lo fa sentire nuovamente parte di una collettività. Peter racconta alla BBC che quando i piccoli alunni con cui legge lo chiamano per strada, riconoscendolo e salutandolo calorosamente, “si sente alto tre metri”. 

La stessa direttrice della scuola, Vicky McPherson, lo ha descritto come “ispiratore, generoso, premuroso e attento“. “Ha dedicato il suo tempo a così tanti bambini negli ultimi sei anni per instillare l’amore per la lettura che non potremo mai ringraziarlo abbastanza”, ha dichiarato la preside. Lui, invece, si sente semplicemente “una persona qualunque che fa qualcosa di utile per affrontare la settimana”.

Il signor Davies, che ha prestato servizio nell’Army Air Corps, ha spiegato che gli piaceva veder crescere la fiducia dei bambini nei suoi confronti, un po’ come un nonno acquisito che racconta ai più piccoli le sue avventure passate. “I bambini sono fantastici, sono come spugne“, ha detto. “Sono sicuro che ne traggo più beneficio io che loro. È una sensazione piacevole e calorosa [che] mi appartiene. Non sono un vecchio che vive per conto suo. Faccio parte della comunità, il che è fantastico”. 

#lucenews
  • Una testa di leone in passerella apre le sfilate dell’alta moda parigina con tanto di polemiche animaliste. La sfilata Couture di Schiaparelli non è passata inosservata visto che gli abiti erano accompagnati da teste di animali: il leopardo, il leone e la lupa. 

Le teste simboleggiavano tre dei setti peccati capitali (lussuria, orgoglio e avarizia), per una rilettura della “Divina Commedia” che rientra nella vena surrealista che storicamente caratterizza il brand, che porta il nome dell’eclettica Elsa Schiaparelli, stilista ma soprattutto intellettuale e artista a cavallo delle sue due guerre mondiali, e che l’attuale direttore creativo della maison, Daniel Roseberry sta proseguendo in chiave contemporanea.

A sfoggiare un vestito monospalla in velluto nero sul quale troneggiava – in stile trofeo – una grossa testa di leone è stata la top model russa Irina Shayk. Ma in precedenza a spoilerare l’abito ci aveva pensato Kylie Jenner, la più giovane del clan Kardashian diffondendo alcuni scatti sui social. Durante la sfilata, inoltre, Naomi Campbell ha indossato un cappotto di pelliccia con testa di un lupo e Shalom Harlow, tornata di recente a calcare le catwalk, ha sfilato con un tubino maculato con una testa di un leopardo.

Tutti gli animali ovviamente erano finti e sono stati proposti da Roseberry in opere sorprendenti in finta tassidermia, costruite interamente a mano con schiuma, resina e altri materiali. Ovviamente sui social la polemica è scoppiata. Nonostante si tratti di faux fur, il web non ha apprezzato. In molti, forse non conoscendo il tema della sfilata ovvero le “tre fiere” di dantesca memoria, ci hanno visto un richiamo di cattivo gusto alla caccia, agli animali abbattuti come trofei e rimandi all’epoca coloniale.

L’imprenditrice digitale e influencer Chiara Ferragni, presente alla sfilata, si è fatta un selfie insieme a Kylie Jenner e al vestito “incriminato”. Nonostante abbia scritto che la testa del leone era finta, ha incassato più di una critica. Insomma, ai leoni da tastiera l’idea dello stilista non è piaciuta. 

#lucenews #parisfashionweek  #elsaschiaparelli #trefiere #divinacommedia #pfw2023
  • “È fortemente raccomandato, nei primi giorni, mettere il neonato in culla subito dopo l’allattamento”. Così @ostetrica_alessandra_bellasio, l
  • Lo scontro tra i fan di Harry Potter e la creatrice della saga, JK Rowling, a causa delle affermazioni omotransfobiche dell’autrice, conosce un nuovo capitolo. 

A Toronto, in Canada, un giovane creatore di libri d’arte, Laur Flom, sta realizzando libri di Harry Potter nei quali il nome della Rowling non compare in copertina, né all’interno dei volumi, dove usualmente sono riportate le indicazioni del copyright, con il nome dell’autore. 

Lo scopo, dice, è di “aiutare le persone che sono fan di Harry Potter ma hanno un problema morale con la Rowling e la sua transfobia”. Quando si dice cancel culture: qui si cancella proprio materialmente. 

JK Rowling è stata accusata di transfobia dopo aver postato nel 2020 alcuni messaggi su Twitter nei quali obiettava contro l’uso della parola “persona” al posto della parola “donna” per “descrivere chi ha le mestruazioni”. In seguito, ha negato di essere transfobica, ma è stata ugualmente investita dalle critiche sui social. Ma se queste restano non condivisibili, anche l’impulso alla cancellazione del suo nome desta più di una perplessità. E a molti appare profondamente autoritario.

Laur Flom, artista canadese di origine ebraica, fa parte della comunità transgender. Parte degli incassi per le vendite dei libri sarà devoluta in beneficenza ad associazioni di trans. Flom, che ha 23 anni, ha postato su Tik Tok un video nel quale spiega come trasforma i libri della Rowling: il video è subito divenuto virale. 

“Non avevo un vero e proprio progetto. Ho iniziato per dispetto. Ho poco più di vent’anni: quando sono cresciuto, era quasi scontato leggere ‘Harry Potter’. Ma quando sono venute fuori le opinioni che la Rowling ha verso persone come me, mi è rimasto l’amaro in bocca. Poi tutto è cresciuto grazie alla piattaforma, e all’interesse delle persone nei libri”. 

A Flom occorrono dodici ore per modificare copertina e interno del libro. Ogni copia viene messa in vendita a 170 dollari. Ma l’artista propone anche ai possessori di libri di Harry Potter di inviargli le loro copie personali, per renderle “de-Rowlingizzate”.

Ma è davvero questa la strategia migliore?

#lucenews #harrypotter #jkrowling
Donne, tante, in tutto il mondo, in solidarietà con quelle che, in Iran, lottano per la propria libertà, per i propri diritti, per la propria vita. Ma anche uomini e adolescenti, cittadini e cittadine, politici, attiviste, artisti, persone di spettacolo che manifestano il proprio dissenso verso un regime oppressivo, estremista, che obbliga migliaia di donne a indossare il velo, a vivere sottomesse. E poi c'è lei, Gohar Eshghi, 80 anni e niente più da perdere. Perché il suo tesoro più prezioso, suo figlio, lo ha perso proprio per mano delle autorità del suo Paese: giovane blogger, Sattar Beheshti è stato giustiziato nel 2012, in carcere, dopo essere stato arrestato dall'unità iraniana della polizia informatica. Ed è questa anziana signora che invita tutte e tutti a non arrendersi di fronte alla repressione della Repubblica Islamica, che cerca di soffocare con la violenza la protesta scatenatasi dopo la morte di Mahsa Amini.
Gohar Eshghi con le foto del figlio Sattar Beheshti ucciso dalla polizia iraniana
Gohar Eshghi si è tolta pubblicamente il velo, davanti a una telecamera che la riprende mentre compie il simbolico gesto, invitando tutto il popolo iraniano a riversarsi nelle strade contro il regime. "Dopo 80 anni rimuovo il mio hijab perché voi uccidete in nome della religione". Parole durissime, pronunciate in un video che, rilanciato tra gli altri media dall'edizione persiana della Bbc, è diventato immediatamente virale.

After 80 years of wearing hijab, #GoharEshghi took her hijab off "because of a religion that is killing people". She called people not coming to the streets to protest cowards. Gohar is mother of #SattarBeheshi an Iranian blogger who was killed by the Islamic Republic in 2012. pic.twitter.com/j0QLXVQhlF

— Masih Alinejad 🏳️ (@AlinejadMasih) October 18, 2022
Un gesto inedito se compiuto da una donna anziana, che le autorità potrebbero pensare invece piegata al volere della Repubblica Islamica, ma che invece si pone in perfetta continuità con altre azioni a cui tutto il mondo ha assistito in questo mese di proteste: hijab stappati, bruciati, capelli ben in vista, tagliati simbolicamente da tante, tantissime donne, non solo iraniane. Un gesto potente, quello di Eshgh, che dice di aver compiuto proprio per supportare il dissenso contro il potere tradizionalista e oppressivo dell'Iran: "Per i nostri giovani, dopo 80 anni, a causa di una religione che sta uccidendo le persone, mi tolgo il mio hijab. Maledico i codardi. Se mi ascoltate, scendete nelle strade. Siete codardi se non lo fate". La mano dura della repressione, nel frattempo, continua a macinare vittime: dall’inizio delle manifestazioni sarebbero oltre 220 le persone uccise, l'ultima la giovanissima Asra Panahi, studentessa di 16 anni picchiata a morte perché, assieme ad altre compagne di classe, si era rifiutata di cantare un inno dedicato alla guida suprema Ali Khamenei. Prima di lei c'era stata Nika Shahkarami e ancora, qualche settimana fa, Hadis Najafi. A queste si aggiungono migliaia di persone arrestate, che dal carcere potrebbero non uscire mai, o solo dopo tremende torture.

Chi era Sattar Beheshti

Il figlio dell'80enne simbolo delle proteste degli ultimi giorni in Iran, Sattar Beheshti, era un noto blogger che, dal 2010, ha iniziato a postare contenuti critici nei confronti del governo iraniano, per il trattamento che veniva riservato ai detenuti, con sparizioni, minacce, abusi e torture. Oltre all'attività sul web il ragazzo lavorava in un negozio poco lontano dalla capitale Teheran e qui è stato arrestato dalla polizia, sezione informatica. All'epoca, era il 2021, si era scagliato contro il sostegno finanziario dell’Iran ad Hezbollah. In carcere l'uomo è stato torturato a lungo, per poi morire senza giustizia, senza che nemmeno la famiglia potesse vederlo o ricevere spiegazioni. Alla madre, Gohar Eshghi, all’epoca fu permesso soltanto di vedere il sudario del figlio, coperto del suo sangue.
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