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Iran, giustiziato un cittadino britannico, ex funzionario della Difesa. Era accusato di spionaggio

Condannato a morte Alireza Akbari dopo le torture in carcere. Amnesty International denuncia: "Aberrante attacco al diritto alla vita"

di BARBARA BERTI -
14 gennaio 2023
Alireza Akbari, l’ex vice ministro della Difesa, condannato come spia britannica (Ansa)

Alireza Akbari, l’ex vice ministro della Difesa, condannato come spia britannica (Ansa)

In Iran giustiziato un cittadino britannico, ex funzionario della Difesa, accusato di spionaggio. Non si ferma la 'giustizia' col cappio di Teheran. All’alba del 14 gennaio, il regime di Teheran, ha fatto impiccare Alireza Akbari, l’ex vice ministro della Difesa, condannato come spia britannica. Secondo quanto riportano i media locali, alla famiglia di Akbari, che aveva anche la cittadinanza britannica, è stato chiesto di andare in prigione mercoledì scorso per “la visita finale” e la moglie ha detto che il marito era stato spostato in isolamento. Arrestato nel 2019, Akbari era stato condannato come spia britannica, accusa che Akbari aveva sempre contestato. Nello specifico, l’uomo era accusato di “corruzione e di aver danneggiato la sicurezza interna ed esterna del Paese passando informazioni di intelligence”.
Arrestato nel 2019, Akbari era stato condannato come spia britannica, accusa che Akbari aveva sempre contestato

Arrestato nel 2019, Akbari era stato condannato come spia britannica, accusa che Akbari aveva sempre contestato

L’esecuzione è avvenuta dopo che il ministro degli Esteri britannico, James Cleverly, nella giornata di venerdì 13 gennaio aveva ammonito Teheran affinché non procedesse “con la brutale minaccia di esecuzione. Questa è un'azione politicamente motivata di un regime barbarico che non ha completamente rispetto della vita umana”. E subito dopo gli Stati Uniti si erano uniti alla richiesta del Regno Unito di sospendere l'esecuzione capitale dell'uomo. Il regime aveva postato un video nei giorni scorsi con la confessione di Akbari, ma mercoledì la Bbb aveva trasmesso un audio in cui il condannato affermava di essere stato torturato e costretto a confessare davanti alle telecamere crimini che non aveva commesso. Akbari aveva ricoperto la carica di viceministro della difesa durante il mandato dell'ex presidente riformista Mohamed Katami (1997-2005) ed era stato arrestato tre anni fa. Il ministero dell'Intelligence aveva definito la vicenda "come uno dei più importanti casi di infiltrazione" nella sicurezza del Paese.

Le reazioni all'uccisione di Akbari

La Repubblica islamica dell'Iran è accusata di utilizzare prigionieri con doppia nazionalità in particolare, ma anche di altri Paesi, come misura di pressione o per scambi di detenuti: è la cosiddetta “diplomazia degli ostaggi”. L’uccisione di Akbari è stata definita da Londra come “atto barbaro” che “non rimarrà senza risposta”. In particolare, il primo ministro britannico, Rishi Sunak, si è detto “costernato” descrivendo l'atto come “crudele e codardo”. “E’ stato un atto crudele e codardo, compiuto da un regime barbaro che non rispetta i diritti umani del proprio popolo” scrive sul suo account Twitter.   Amnesty International, sempre via social, denuncia: “L'esecuzione mostra ancora una volta il loro aberrante attacco al diritto alla vita. Il ricorso alla pena di morte è spaventoso in ogni circostanza”. E aggiunge: “Il suo caso è particolarmente orribile considerate le violazioni a cui ha rivelato di essere stato sottoposto in carcere, tra cui torture e altri maltrattamenti a causa della somministrazione forzata di sostanze chimiche e della detenzione in isolamento prolungato che gli ha causato grande angoscia”.

Le manifestazioni del Partito Radicale

A Roma, nella giornata odierna, è in programma una manifestazione davanti all’ambasciata iraniana promossa dal Partito Radicale. “E’ la sedicesima manifestazione, sedici settimane, quattro mesi di mobilitazione del Partito Radicale per e con le giovani iraniane contro il velo simbolo di oppressione, contro il regime che le violenta, tortura, uccide e con esse tutti coloro che partecipano a questa rivoluzione non violenta. Una primavera di libertà che stiamo accompagnando da quando Mahsa Amini di 22 anni il 16 settembre scorso è stata uccisa dal regime perché portava il velo in modo inappropriato, assassinio che ha innescato una serie di manifestazioni contro il regime teocratico dei mullah” fa sapere Irene Testa, tesoriera del Partito Radicale.
Manifestazione del Partito Radicale per e con le giovani iraniane contro il velo simbolo di oppressione

Manifestazione del Partito Radicale per e con le giovani iraniane contro il velo simbolo di oppressione

“La nostra non è e non vuole essere una testimonianza: noi siamo in lotta con le ragazze e i ragazzi iraniani che lottano per la libertà. La nostra lotta - molto più sicura di chi a Teheran e in qualsiasi luogo dell'Iran manifesta sapendo che la sera rischia di non tornare a casa e forse per sempre - vuole che l’Onu, gli usa e l’Unione Europea, e qualsiasi paese democratico, non si limiti a intervenire contro la pena di morte - antica e per molti anni lotta solitaria del Partito Radicale - ma sostenga con atti concreti perché in Iran trionfi lo Stato di diritto, la democrazia, la laicità, il federalismo, in altre parole, la libertà” sottolinea Testa.