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Iran, l'ultima volontà di Majidreza Rahnavard: "Non leggete il Corano, suonate musica"

In un video virale sui social si vede il 23enne, bendato, che annuncia il suo ultimo desiderio prima di essere impiccato: "Non voglio che la gente pianga sulla mia tomba"

di MARIANNA GRAZI -
15 dicembre 2022
Majidreza Rahnavard

Majidreza Rahnavard

- Cos'hai scritto come tuo ultimo desiderio? - Dove seppellirmi, non voglio nessuno in lutto sulla mia tomba. Non voglio che leggano il corano o preghino. Siate gioiosi e suonate una musica allegra. Non pensa a sé ma a chi resterà dopo la sua esecuzione. Un atto di coraggio, l'ultimo, per ribadire la sua distanza da quelle autorità morali e religiose che lo hanno condannato a morte, invitando chiunque voglia ricordarlo ad ascoltare musica, a suonare, insomma ad essere felice. Il più possibile. È diventato virale, sui social network, un video rilanciato dal canale farsi della Bbc che mostra gli ultimi minuti di vita del 23enne iraniano Majidreza Rahnavard, dove il manifestante esprime le sue ultime volontà prima di essere impiccato, lunedì scorso, dalle autorità di Teheran con l'accusa di "moharebeh" (inimicizia contro Dio) secondo la Sharia. Nelle immagini si vede il giovane con gli occhi bendati che, prima di essere giustiziato, invita la famiglia, gli amici, chiunque lo conoscesse a "non piangere o leggere il Corano" e chiede che nessuno "preghi davanti alla sua tomba", ma che invece ci sia una atmosfera "gioiosa". Un paradosso, se si pensa alla morte, a un funerale, a un ragazzo giustiziato per aver espresso le proprie opinioni, per essere sceso in piazza a lottare non solo per i suoi diritti ma per le libertà delle sue concittadine, calpestate da un governo che in nome della religione condanna migliaia di donne a una vita priva di qualsiasi tutela o dignità. Ma la sua voce risuona invece come un monito alla resistenza, perché tanti giovani come lui, che vivono sotto la teocrazia degli Ayatollah, continuino a portare avanti l'ideale di un'alternativa alla tirannia. Con la rivolta ora, ma pensando a un Paese in cui si possa un giorno vivere liberamente, in cui la musica a cui ha fatto riferimento la seconda vittima delle terribili condanne imposte dall'autorità iraniana possa suonare forte e chiara.

Majidreza Rahnavard è stato giustiziato dalle autorità iraniane il 12 dicembre, per "inimicizia con Dio"

La rivoluzione, intanto, continua a infiammare il Paese e il potere di Teheran ha deciso di inasprire la repressione: dopo mandato al patibolo i due 23enni, Mohsen Shekari l'8 dicembre e proprio Rahnavard il 12, la magistratura ha dichiarato di aver emesso altre 11 condanne capitali contro altrettanti rivoltosi, che hanno preso parte alle manifestazioni scoppiate dopo la morte di Mahsa Amini. Le ultime parole del giovane, allora sembrano essere la risposta più efficace a chi diffonde morte e terrore: la forza della gioia, nonostante tutto.