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Home » Attualità » Iran, non si placano le proteste del velo. Altre due giovani donne uccise ma la polizia nega

Iran, non si placano le proteste del velo. Altre due giovani donne uccise ma la polizia nega

Salgono a 248 i morti, oltre 12mila gli arresti. Ancora in carcere l’italiana Alessia Piperno. Ben 315 persone a processo a Teheran

Barbara Berti
25 Ottobre 2022
In Iran non si placano le proteste scoppiate in seguito alla morte di Mahsa Amini (Ansa)

In Iran non si placano le proteste scoppiate in seguito alla morte di Mahsa Amini (Ansa)

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In Iran non si placano le proteste. E mentre la gente continua a manifestare nelle piazze e nelle strade arrivano le prime condanne. “Propaganda anti sistema, danni all’ordine pubblico, collusione contro la sicurezza” sono le accuse che porteranno al processo 315 persone coinvolte, nella sola Teheran, nelle proteste per Mahsa Amini, la 22enne di origine curda morta il 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non indossava il velo in modo corretto. L’annuncio è del procuratore del tribunale rivoluzionario della capitale iraniana, Ali Salehi, che ha fatto sapere che quattro di loro rischiano la pena capitale.

La loro esecuzione aumenterebbe il già tragico bilancio di vittime registrate nelle dimostrazioni esplose in tutto l’Iran da oltre un mese e ancora nel vivo. Secondo Harana, l’agenzia di stampa degli attivisti dei diritti umani iraniani, sarebbero 248 i morti e oltre 12mila gli arresti. Tra questi c’è anche l’italiana Alessia Piperno che si trovava in Iran quando sono iniziate le proteste e aveva manifestato sui social media sostegno per le dimostrazione. In tutto sarebbero nove gli stranieri arrestati e, oltre all’italiana, ci sarebbero delle spie francesi accusate di “raduno e collusione contro la sicurezza nazionale” e “spionaggio”.

La versione di Teheran su due studentesse morte durante le proteste

La 17enne Arnika Ghaem Maghamisia (The Mirror)
La 17enne Arnika Ghaem Maghamisia (The Mirror)

Nelle ultime ore, poi, la polizia iraniana sta tentando di negare che la morte di una 17enne, Arnika Ghaem Maghamisia dovuta alle repressioni delle forze dell’ordine durante le proteste: la studentessa avrebbe perso la vita dopo essere caduta dalla finestra della sua stanza, dopo 10 giorni di trattamenti medici. Questa è la tesi delle forze dell’ordine di Teheran, che respingono le accuse riguardo il decesso della giovane. E secondo la stampa locale nemmeno le foto ritraenti la testa manganellata della ragazza, pubblicata da lei stessa sui social, rappresentano una prova della violenza subita. Sarebbero piuttosto “il risultato di un attacco informatico al suo telefono cellulare”.

Negin Abdolmaleki, 21 anni (Instagram)
Negin Abdolmaleki, 21 anni (Instagram)

Anche un’altra giovane donna, Negin Abdolmaleki, 21 anni, studentessa di ingegneria biochimica all’Università di Tecnologia di Hamadan, secondo Tasnim – l’agenzia vicina alle Guardie della rivoluzione – sarebbe morta per avere bevuto alcol avvelenato e non dopo essere stata colpita durante le proteste, come ha sostenuto invece la sua compagna di stanza, secondo cui la ragazza ha perso la vita dopo essere rientrata nel dormitorio.

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Instagram

  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
In Iran non si placano le proteste. E mentre la gente continua a manifestare nelle piazze e nelle strade arrivano le prime condanne. “Propaganda anti sistema, danni all’ordine pubblico, collusione contro la sicurezza” sono le accuse che porteranno al processo 315 persone coinvolte, nella sola Teheran, nelle proteste per Mahsa Amini, la 22enne di origine curda morta il 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non indossava il velo in modo corretto. L’annuncio è del procuratore del tribunale rivoluzionario della capitale iraniana, Ali Salehi, che ha fatto sapere che quattro di loro rischiano la pena capitale. La loro esecuzione aumenterebbe il già tragico bilancio di vittime registrate nelle dimostrazioni esplose in tutto l’Iran da oltre un mese e ancora nel vivo. Secondo Harana, l’agenzia di stampa degli attivisti dei diritti umani iraniani, sarebbero 248 i morti e oltre 12mila gli arresti. Tra questi c’è anche l’italiana Alessia Piperno che si trovava in Iran quando sono iniziate le proteste e aveva manifestato sui social media sostegno per le dimostrazione. In tutto sarebbero nove gli stranieri arrestati e, oltre all’italiana, ci sarebbero delle spie francesi accusate di “raduno e collusione contro la sicurezza nazionale” e “spionaggio”.

La versione di Teheran su due studentesse morte durante le proteste

La 17enne Arnika Ghaem Maghamisia (The Mirror)
La 17enne Arnika Ghaem Maghamisia (The Mirror)
Nelle ultime ore, poi, la polizia iraniana sta tentando di negare che la morte di una 17enne, Arnika Ghaem Maghamisia dovuta alle repressioni delle forze dell’ordine durante le proteste: la studentessa avrebbe perso la vita dopo essere caduta dalla finestra della sua stanza, dopo 10 giorni di trattamenti medici. Questa è la tesi delle forze dell’ordine di Teheran, che respingono le accuse riguardo il decesso della giovane. E secondo la stampa locale nemmeno le foto ritraenti la testa manganellata della ragazza, pubblicata da lei stessa sui social, rappresentano una prova della violenza subita. Sarebbero piuttosto “il risultato di un attacco informatico al suo telefono cellulare”.
Negin Abdolmaleki, 21 anni (Instagram)
Negin Abdolmaleki, 21 anni (Instagram)
Anche un’altra giovane donna, Negin Abdolmaleki, 21 anni, studentessa di ingegneria biochimica all'Università di Tecnologia di Hamadan, secondo Tasnim - l’agenzia vicina alle Guardie della rivoluzione - sarebbe morta per avere bevuto alcol avvelenato e non dopo essere stata colpita durante le proteste, come ha sostenuto invece la sua compagna di stanza, secondo cui la ragazza ha perso la vita dopo essere rientrata nel dormitorio.
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