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Iran, le star di Hollywood sui social: "Basta esecuzioni capitali". Marisa Laurito guida la mobilitazione italiana

Oltre 50 attori americani stanno partecipando alla campagna #StopExecutionsinIran. Ma altri due uomini sono stati giustiziati

di BARBARA BERTI -
7 gennaio 2023
Le star di Hollywood si mobilitano per difendere il popolo iraniano

Le star di Hollywood si mobilitano per difendere il popolo iraniano

#StopExecutionsinIran. Mentre le star di Hollywood continuano la mobilitazione per sostenere il popolo iraniano, nel Paese le violenze non accennano a diminuire tanto che nelle ultime ore sono stati impiccati due uomini.
 
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Cate Blanchett, Jason Momoa, Samuel L. Jackson, Jada Pinkett Smith e Bryan Cranston sono tra gli oltre 50 attori e rappresentanti dell'industria dell'intrattenimento mondiale scesi in campo per sostenere pubblicamente la campagna che chiede di porre fine alle esecuzioni capitali di manifestanti anti-regime in Iran. In un videomessaggio diffuso sui social le star vengono ritratte in silenzio mentre reggono in mano un cartello con l’hashtag #StopExecutionsinIran. Il video è ideato e prodotto da tre donne dello spettacolo iraniane: la sceneggiatrice iraniano-americana Nicole Najafi, la regista, scrittrice e produttrice Ana Lily Amirpour e l’attrice-autrice Mozhan Marno.
L'attrice Cate Blanchett

L'attrice Cate Blanchett

Siamo con il popolo iraniano nella sua lotta per la libertà si legge nel video. “Migliaia di manifestanti sono stati arrestati. Alcuni sono già stati giustiziati. Molti altri sono in pericolo. Ma il mondo sta guardando”, avverte la campagna. Il testo che accompagna la mobilitazione ricorda i fatti accaduti durante gli ultimi mesi: “Dal settembre 2022, il popolo iraniano ha guidato una rivoluzione storica per rovesciare la brutale dittatura iraniana. Gli iraniani hanno protestato nelle strade con un coraggio insondabile. In risposta, il regime ha ucciso più di 500 persone, ne ha arrestate più di 20.000 e ora si è rivolto al suo ultimo strumento di repressione: le esecuzioni. Questo è l'ultimo disperato tentativo del regime per salvarsi e terrorizzare il proprio popolo fino alla sottomissione. Ma gli iraniani non si tireranno indietro. Sta a noi, comunità internazionale, prendere posizione contro queste violazioni dei diritti umani. Diffondere la consapevolezza di ciò che sta accadendo è il modo in cui riteniamo responsabile questo regime crudele. Aiutaci a diffondere la parola. Stare con il popolo iraniano che sta lottando per la democrazia e le libertà fondamentali. #StopExecutionsinIran”.
 
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  E anche gli artisti italiani si mobilitano: è partito dal cuore di Napoli "Donna Vita Libertà", dal teatro Trianon Viviani, il primo flash mob solidale del mondo dello spettacolo italiano per il popolo iraniano, a sostegno delle donne e dei giovani iraniani che lottano per la libertà, promosso da Marisa Laurito.
 
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Nuove esecuzioni in Iran

Nelle ultime ore sono stati giustiziati due uomini in seguito alle manifestazioni di piazza nate dopo la morte di Mhasa Amini. I due erano stati accusati di aver ferito a morte un paramilitare durante le proteste che da mesi sfidano il regime teocratico di Teheran e sono stati uccisi tramite impiccagione (facendo diventare quattro le persone giustiziate dall'inizio delle manifestazioni di settembre). “Mohammad Mahdi Karami e Seyyed Mohammad Hosseini, i principali autori del crimine che ha portato al martirio di Rouhollah Ajamian, sono stati impiccati questa mattina” ha riportato “Mizan Online”, l’agenzia di stampa vicina alla magistratura. Ruhollah Ajamian era un membro delle forze Basij, l’organizzazione fondata dopo la rivoluzione del 1979 da Khomeini per islamizzare la società iraniana. Secondo quanto spiegato dalle autorità iraniane, Karami e Hosseini facevano parte di un gruppo di 16 persone che avrebbero preso parte a una cerimonia in occasione del 40esimo giorno dall'uccisione da parte delle forze di sicurezza di un altro manifestante, Hadis Najafir. Per cinque di loro è scattata la pena capitale mentre gli altri 11, tra cui tre minorenni, sono stati condannati fino a 25 anni di carcere.