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Home » Attualità » Istat, crescono le unioni civili tra coppie dello stesso sesso

Istat, crescono le unioni civili tra coppie dello stesso sesso

Matrimoni in ripresa grazie soprattutto alle seconde nozze, quindi sposi sempre più 'grandi'. Ma in Sicilia è boom di separazioni e divorzi

Barbara Berti
6 Marzo 2023
Paola Turci e Francesca Pascale hanno detto sì nell'estate 2022: celebrata l’unione civile

Paola Turci e Francesca Pascale hanno detto sì nell'estate 2022: celebrata l’unione civile

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Nel 2021 sono state costituite 2.148 unioni civili tra coppie dello stesso sesso. E’ quanto emerge dal report dell’Istat “Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi, anno 2021” che si basa sui dati degli Uffici di Stato Civile dei Comuni italiani.

L’istituto dell’unione civile tra persone dello stesso sesso è stato introdotto in Italia con una legge entrata in vigore il 5 giugno 2016. Nel corso del secondo semestre 2016 si sono costituite 2.336 unioni civili, un numero particolarmente consistente che ha riguardato coppie da tempo in attesa di ufficializzare il proprio legame affettivo. Al boom iniziale ha fatto poi seguito una progressiva stabilizzazione. Nel 2021 tali unioni sono state, appunto, 2.148 con un aumento del 40,3% rispetto al 2020 (anno di generale contrazione), tornano sostanzialmente ai livelli del 2019 (2.297 unioni civili).

I matrimoni e le unioni civili in Italia sono in ripresa, ma manca ancora l’impulso che si registrava prima dell’avvento della pandemia da Covid-19
I matrimoni e le unioni civili in Italia sono in ripresa, ma manca ancora l’impulso che si registrava prima dell’avvento della pandemia da Covid-19

Del totale delle unioni civili, il 34,5% si è costituito nel Nord-ovest, seguito dal Centro (27,2%). Tra le regioni in testa si posiziona la Lombardia con il 21,8%, seguono Lazio (13,8%) ed Emilia-Romagna (10,1%).Considerando i tassi per 100mila residenti, la Toscana si colloca al primo posto (5,6 per 100mila) seguita dal Lazio (5,2) e dalla Lombardia (5,0). Emerge, poi con particolare evidenza il ruolo attrattivo di alcune grandi città italiane: nel 2021 l’8,5% delle unioni civili si è costituito nel comune di Roma e il 6,6% in quello di Milano. Si conferma anche nel 2021 la prevalenza di unioni tra uomini (1.225 unioni, il 57,0% del totale), pur se in diminuzione rispetto sia all’anno precedente (62,4%) sia all’anno pre-pandemico (62,2%). La ripartizione con la più alta incidenza delle unioni tra uomini è il Sud (59,3%), mentre tra le regioni spicca l’Umbria (68,6%).

Matrimoni in ripresa

Per quanto riguarda i matrimoni, nel 2021 in Italia ne sono stati celebrati in Italia 180.416, l’86,3% in più rispetto al 2020, anno in cui, a causa della crisi pandemica, molte coppie avevano rinviato le nozze. L’aumento non è stato però sufficiente a recuperare quanto perso nell’anno precedente (la variazione rispetto al 2019 è infatti pari a -2,0%). A crescere sono soprattutto le prime nozze con sposo e sposa in età tra 30 e 34 anni (rispettivamente +140,9% e +148,5%), le classi di età più penalizzate nell’anno della pandemia. Tra i matrimoni, l’Istat sottolinea come 24.380 sono le nozze con almeno uno sposo straniero (+29,5%).

Nel 2021 sono stati celebrati in Italia 180.416 matrimoni, l'86,3% in più rispetto al 2020
Nel 2021 sono stati celebrati in Italia 180.416 matrimoni, l’86,3% in più rispetto al 2020

La diminuzione generale dei primi matrimoni è speculare alla progressiva diffusione delle libere unioni (convivenze more uxorio) più che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2020-2021 (da circa 440mila a 1 milione e 450mila). Anche i matrimoni religiosi, quasi triplicati rispetto al 2020, sono sempre in calo (-5,1%) rispetto al periodo pre-pandemico.

Nei primi nove mesi del 2022 i dati provvisori indicano un lieve aumento dei matrimoni (+4,8% rispetto allo stesso periodo del 2021) dovuto esclusivamente alla crescita dei matrimoni civili (+10,8%). Mettendo a confronto il 2022 con il 2021, crescono soprattutto i secondi matrimoni (+15,6%), mentre i primi matrimoni aumentano in misura molto più contenuta (+2,1%) e, tra questi, l’aumento è dovuto esclusivamente al rito civile (+8,2%). I primi matrimoni religiosi mostrano, infatti, una diminuzione del 2,0%. Le unioni civili, a loro volta, aumentano di un terzo nei primi nove mesi del 2022, lasciando ipotizzare un parziale recupero di quanto perso nell’anno della pandemia.

Simon Porte Jacquemus e Marco Maestri sono convolati a nozze ad agosto 2022
Simon Porte Jacquemus e Marco Maestri sono convolati a nozze ad agosto 2022

Separazioni e divorzi

Anche l’instabilità coniugale è tornata ai livelli pre-pandemia. Il trend dei divorzi è stato sempre crescente dal 1970 (anno di introduzione del divorzio nell’ordinamento italiano) fino al 2015, anno in cui il numero di divorzi ha subito una forte impennata (+57,5% in un solo anno). Tale aumento è da mettere in relazione all’entrata in vigore di due importanti leggi che hanno modificato la disciplina dello scioglimento e della cessazione degli effetti civili del matrimonio: il Decreto legge 132/2014, che ha introdotto le procedure consensuali extragiudiziali (quindi presso gli Uffici di Stato Civile o tramite negoziazioni assistite da avvocati senza più il ricorso ai Tribunali) e soprattutto la Legge 55/2015, il cosiddetto “Divorzio breve” che ha fortemente ridotto l’intervallo di tempo tra separazione e divorzio (dodici mesi per le separazioni giudiziali e sei mesi per quelle consensuali) determinando un vero boom dei divorzi.

Dopo l’aumento registrato tra il 2015 e il 2016 (da 91.706 a 99.611, +8,6%), le separazioni hanno mantenuto uno stesso livello con piccole oscillazioni fino al 2019. Ma, come spiega l’Istat, anche l’andamento dell’instabilità coniugale ha subito l’impatto della pandemia, soprattutto nel periodo delle chiusure degli uffici e delle restrizioni alla mobilità. In particolare, nel caso dei provvedimenti presso i Tribunali, la conclusione dei procedimenti del 2020 e del 2021 ha riguardato separazioni e divorzi iniziati negli anni precedenti.

Nel 2021, le separazioni sono state complessivamente 97.913 (+22,5% rispetto all’anno precedente), tornando esattamente ai livelli pre-pandemici. Nello stesso anno i divorzi sono stati 83.192, il 24,8% in più rispetto al 2020 e il 16,0% in meno nel confronto con il 2016, anno in cui i divorzi sono stati finora più numerosi (99.071).

Nel 2021, le separazioni sono state complessivamente 97.913
Nel 2021, le separazioni sono state complessivamente 97.913

L’85,5% delle separazioni si è concluso consensualmente (percentuale rimasta pressoché stabile nell’ultimo decennio). Più contenuta è la quota di divorzi consensuali (70,9%) ma sostanzialmente in linea con l’anno precedente (71,7%). Nel complesso dei provvedimenti consensuali (sia extragiudiziali che non), più di una separazione consensuale su quattro e più di quattro divorzi consensuali su 10 avviene al di fuori del Tribunale. I percorsi consensuali extragiudiziali (D.l. 132/2014) riguardano rispettivamente il 23,8% di tutte le separazioni e il 29,7% dei divorzi. Negli accordi extragiudiziali per separarsi o divorziare le quote delle negoziazioni assistite da avvocati (ex art. 6) sono, rispettivamente, il 41,8% e il 29,4%. Infatti, la componente più consistente è quella degli accordi extragiudiziali direttamente presso gli Uffici di Stato Civile (ex art. 12). Nel 2021, 13.551 separazioni e 17.469 divorzi sono stati effettuati direttamente presso il Comune (con tempi e costi molto più bassi rispetto alle altre fattispecie): si tratta del 13,8% di tutte le separazioni e del 21,0% di tutti i divorzi, con quote leggermente inferiori a quelle dei due anni precedenti. La propensione a ricorrere agli accordi extragiudiziali di divorzio è diffusa in tutto il Paese ma soprattutto tra i residenti nel Nord d’Italia.

La curiosità: la Sicilia è la seconda regione italiana dove si registra il più alto numero di negoziazioni assistite da avvocati (ex art. 6), ben 12,3%. Al primo posto spicca il Lazio con il 17,8% dei casi, mentre in terza posizione – alle spalle della Sicilia – si posiziona la Campania con il 12,2%. Relativamente ai divorzi giudiziali, i Tribunali della Sicilia sono tra i più impegnati del Paese. L’Isola, anche in questo caso, si colloca al secondo posto, con il 39,1% dei casi (stessa percentuale della Calabria). La prima Regione italiana su questo versante è la Sardegna, con il 44,4%.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

#lucenews #madriincarcere
Nel 2021 sono state costituite 2.148 unioni civili tra coppie dello stesso sesso. E’ quanto emerge dal report dell’Istat “Matrimoni, unioni civili, separazioni e divorzi, anno 2021” che si basa sui dati degli Uffici di Stato Civile dei Comuni italiani. L’istituto dell'unione civile tra persone dello stesso sesso è stato introdotto in Italia con una legge entrata in vigore il 5 giugno 2016. Nel corso del secondo semestre 2016 si sono costituite 2.336 unioni civili, un numero particolarmente consistente che ha riguardato coppie da tempo in attesa di ufficializzare il proprio legame affettivo. Al boom iniziale ha fatto poi seguito una progressiva stabilizzazione. Nel 2021 tali unioni sono state, appunto, 2.148 con un aumento del 40,3% rispetto al 2020 (anno di generale contrazione), tornano sostanzialmente ai livelli del 2019 (2.297 unioni civili).
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Del totale delle unioni civili, il 34,5% si è costituito nel Nord-ovest, seguito dal Centro (27,2%). Tra le regioni in testa si posiziona la Lombardia con il 21,8%, seguono Lazio (13,8%) ed Emilia-Romagna (10,1%).Considerando i tassi per 100mila residenti, la Toscana si colloca al primo posto (5,6 per 100mila) seguita dal Lazio (5,2) e dalla Lombardia (5,0). Emerge, poi con particolare evidenza il ruolo attrattivo di alcune grandi città italiane: nel 2021 l'8,5% delle unioni civili si è costituito nel comune di Roma e il 6,6% in quello di Milano. Si conferma anche nel 2021 la prevalenza di unioni tra uomini (1.225 unioni, il 57,0% del totale), pur se in diminuzione rispetto sia all'anno precedente (62,4%) sia all'anno pre-pandemico (62,2%). La ripartizione con la più alta incidenza delle unioni tra uomini è il Sud (59,3%), mentre tra le regioni spicca l'Umbria (68,6%).

Matrimoni in ripresa

Per quanto riguarda i matrimoni, nel 2021 in Italia ne sono stati celebrati in Italia 180.416, l'86,3% in più rispetto al 2020, anno in cui, a causa della crisi pandemica, molte coppie avevano rinviato le nozze. L'aumento non è stato però sufficiente a recuperare quanto perso nell'anno precedente (la variazione rispetto al 2019 è infatti pari a -2,0%). A crescere sono soprattutto le prime nozze con sposo e sposa in età tra 30 e 34 anni (rispettivamente +140,9% e +148,5%), le classi di età più penalizzate nell'anno della pandemia. Tra i matrimoni, l’Istat sottolinea come 24.380 sono le nozze con almeno uno sposo straniero (+29,5%).
Nel 2021 sono stati celebrati in Italia 180.416 matrimoni, l'86,3% in più rispetto al 2020
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La diminuzione generale dei primi matrimoni è speculare alla progressiva diffusione delle libere unioni (convivenze more uxorio) più che triplicate tra il biennio 2000-2001 e il biennio 2020-2021 (da circa 440mila a 1 milione e 450mila). Anche i matrimoni religiosi, quasi triplicati rispetto al 2020, sono sempre in calo (-5,1%) rispetto al periodo pre-pandemico. Nei primi nove mesi del 2022 i dati provvisori indicano un lieve aumento dei matrimoni (+4,8% rispetto allo stesso periodo del 2021) dovuto esclusivamente alla crescita dei matrimoni civili (+10,8%). Mettendo a confronto il 2022 con il 2021, crescono soprattutto i secondi matrimoni (+15,6%), mentre i primi matrimoni aumentano in misura molto più contenuta (+2,1%) e, tra questi, l'aumento è dovuto esclusivamente al rito civile (+8,2%). I primi matrimoni religiosi mostrano, infatti, una diminuzione del 2,0%. Le unioni civili, a loro volta, aumentano di un terzo nei primi nove mesi del 2022, lasciando ipotizzare un parziale recupero di quanto perso nell'anno della pandemia.
Simon Porte Jacquemus e Marco Maestri sono convolati a nozze ad agosto 2022
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Separazioni e divorzi

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Nel 2021, le separazioni sono state complessivamente 97.913
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L'85,5% delle separazioni si è concluso consensualmente (percentuale rimasta pressoché stabile nell'ultimo decennio). Più contenuta è la quota di divorzi consensuali (70,9%) ma sostanzialmente in linea con l'anno precedente (71,7%). Nel complesso dei provvedimenti consensuali (sia extragiudiziali che non), più di una separazione consensuale su quattro e più di quattro divorzi consensuali su 10 avviene al di fuori del Tribunale. I percorsi consensuali extragiudiziali (D.l. 132/2014) riguardano rispettivamente il 23,8% di tutte le separazioni e il 29,7% dei divorzi. Negli accordi extragiudiziali per separarsi o divorziare le quote delle negoziazioni assistite da avvocati (ex art. 6) sono, rispettivamente, il 41,8% e il 29,4%. Infatti, la componente più consistente è quella degli accordi extragiudiziali direttamente presso gli Uffici di Stato Civile (ex art. 12). Nel 2021, 13.551 separazioni e 17.469 divorzi sono stati effettuati direttamente presso il Comune (con tempi e costi molto più bassi rispetto alle altre fattispecie): si tratta del 13,8% di tutte le separazioni e del 21,0% di tutti i divorzi, con quote leggermente inferiori a quelle dei due anni precedenti. La propensione a ricorrere agli accordi extragiudiziali di divorzio è diffusa in tutto il Paese ma soprattutto tra i residenti nel Nord d'Italia. La curiosità: la Sicilia è la seconda regione italiana dove si registra il più alto numero di negoziazioni assistite da avvocati (ex art. 6), ben 12,3%. Al primo posto spicca il Lazio con il 17,8% dei casi, mentre in terza posizione – alle spalle della Sicilia – si posiziona la Campania con il 12,2%. Relativamente ai divorzi giudiziali, i Tribunali della Sicilia sono tra i più impegnati del Paese. L’Isola, anche in questo caso, si colloca al secondo posto, con il 39,1% dei casi (stessa percentuale della Calabria). La prima Regione italiana su questo versante è la Sardegna, con il 44,4%.
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