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Home » Attualità » In Italia riconosciuti i figli nati all’estero con la maternità surrogata. Ma restano lacune importanti

In Italia riconosciuti i figli nati all’estero con la maternità surrogata. Ma restano lacune importanti

A stabilirlo la Corte di Cassazione con una sentenza del 30 dicembre in merito a una coppia di uomini che ha avuto un bambino in Canada. I bimbi devono essere ritenuti figli di entrambi i genitori

Marianna Grazi
30 Dicembre 2022
La corte di Cassazione ha emesso un'importante decisione in tema di figli avuti con maternità surrogata all'estero

La corte di Cassazione ha emesso un'importante decisione in tema di figli avuti con maternità surrogata all'estero

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Un anno difficile, quello appena trascorso, per le famiglie arcobaleno: dopo l’ennesima batosta arrivata pochi giorni fa, quando i ministeri dell’Interno e della Famiglia hanno deciso di mantenere la dicitura “madre” e “padre” nei documenti d’identità dei minori, arriva in extremis una buona notizia. La Corte di Cassazione ha infatti deciso, con una sentenza del 30 dicembre a sezioni unite in merito ai bambini nati da maternità surrogata all’estero. Questi dovranno essere riconosciuti come figli di entrambi i genitori, previa autorizzazione del giudice e, in casi particolari, tramite l’adozione. Si tratta di un traguardo importantissimo, atteso da tempo da tutti i sostenitori delle coppie omogenitoriali e dei diritti per tutti e tutte, destinato a fare storia. Un passo avanti importante che porta però alla luce alcune profonde lacune che persistono nel nostro Paese.

I principi stabiliti dalla Cassazione

Tutti i figli avuti all’estero tramite maternità surrogata devono essere riconosciuti dai genitori in Italia

La decisione della Cassazione è basata sia sulla giurisprudenza della Corte Costituzionale, che nel 2021 aveva invitato il Parlamento italiano ad approvare una legge per riconoscere i figli di coppie omosessuali, sia sulle precedenti pronunce della Corte europea per i diritti umani. In primo luogo i giudici stabiliscono infatti che le coppie (anche quelle dello stesso sesso) che hanno un figlio tramite maternità surrogata all’estero non sono in alcun caso punibili. Ancora, per due madri o due padri che diventano genitori in un Paese straniero non è più eseguito automaticamente il riconoscimento diretto all’anagrafe tramite la trascrizione dell’atto di nascita estero: si procederà invece con la trascrizione di un solo genitore, solitamente quello biologico, e poi si potrà procedere con l’adozione da parte del secondo coniuge. Così facendo, però, fino alla conclusione dell’iter di adozione, il bambino o la bambina saranno riconosciut* come figlio o figlia di un solo genitore; tuttavia i giudici di legittimità stabiliscono anche che in caso di fine della relazione tra i due prima dell’avvenuta conclusione della pratica il genitore riconosciuto nel frattempo non può opporsi al riconoscimento e all’adozione del secondo genitore, che comunque compare già sull’atto di nascita straniero.

Il caso dei due padri e del figlio avuto in Canada

I giudici di legittimità si sono pronunciati sul caso di due uomini che hanno avuto un bambino tramite gestazione per altri in Canada

In sostanza i giudici di legittimità stabiliscono che d’ora in poi tutti i figli nati ricorrendo alla maternità surrogata all’estero dovranno sempre essere riconosciuti in Italia dai genitori (padri o madri che siano). Ma la mancata trascrizione diretta all’anagrafe dell’atto di nascita straniero comporta il ricorso alla procedura d’adozione, procedimento che sarà dunque aperto davanti al Tribunale dei minori, durante il quale il padre o la madre che non ha legami di sangue con il minore dovrà dimostrare invece l’esistenza di un legame di filiazione con questo. Il caso concreto su cui si è espressa la Suprema Corte è quello di due padri gay che avevano avuto un figlio in Canada con maternità surrogata: la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello con cui si ordinava il riconoscimento dei due tramite la trascrizione dell’atto di nascita canadese. Le Sezioni Unite hanno affrontato la questione della gestazione per altri con il rispetto e la delicatezza necessarie, come dichiara il legale della coppia di padri, ma la soluzione resta comunque problematica. La via dell’adozione, infatti, comporta procedure costose e tempi molto lunghi, oltre a non garantire le tutele adeguate per i minori che devono attendere la giustizia italiana per vedersi riconosciuto il legame giuridico con entrambi i genitori.

La pronuncia della Corte di Cassazione rappresenta insomma un passo in avanti in più verso un mondo dove genitori etero e omosessuali hanno gli stessi diritti e doveri alla nascita dei figli; un traguardo che però, per i secondi, è ancora lontano da raggiungere.

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  • Avete mai pensato a come fare quando siete in una foresta, in montagna o in una spiaggia solitaria, lontane da tutti, completamente immerse nella natura, ma avete il ciclo? 

🟪 A questa eventualità ha risposto una ragazza scozzese, che ha sviluppato un kit mestruale portatile da usare all’aperto quando non esistono i servizi igienici o non c’è accesso alle toilette. Erin Reid, 25 anni, ha concepito l’idea quando ha affrontato il cammino di 96 miglia (154 km) della West Highland Way da Milngavie, vicino a Glasgow, a Fort William. Ispirata dalle sue esperienze racconta: 

🗣“Ho avuto le mestruazioni per tutto il tempo ed è stata una vera seccatura Il mio obiettivo è quello di risolvere il problema e dare alle persone la possibilità di uscire all’aria aperta quando hanno le mestruazioni”. Secondo Erin, le donne che si trovano in luoghi isolati potrebbero correre il rischio di infezioni del tratto urinario, shock tossico o infertilità a causa della scarsa igiene, quando non c’è accesso a bagni, impianti per lavarsi le mani o luoghi per smaltire i prodotti sanitari usati.

La ragazza ha dichiarato che il suo kit è pensato per chi pratica l’escursionismo, il kayak e per il personale militare, ma ha spiegato che, grazie anche al design a forma di fiaschetta, potrebbe interessare persino il pubblico femminile dei festival all’aperto, preoccupati di utilizzare i bagni chimici. Il kit contiene: una coppetta mestruale riutilizzabile, salviette antibatteriche, che consentono di pulire la coppetta in viaggio e un semplice erogatore che può essere utilizzato anche senza avere le mani pulite, quindi in situazioni in cui non è possibile accedere a servizi igienici o all’acqua corrente. 

L’ex studentessa della Napier University, laureata in Design del Prodotto, spera ora di lanciare il prodotto nel 2024: appassionata escursionista e ciclista è ora alla ricerca di finanziamenti per portare sul mercato il suo kit per l’igiene mestruale LU Innovations. Che è stato sviluppato con il sostegno di Converge, società di supporto per le università e gli istituti di ricerca che lavorano su nuovi prototipi.

#lucenews #mestruazioni #kitmestruale #ciclomestruale #designdelprodotto
  • “Ho fatto un film artigianale, maldestramente ispirato a una lettera di Elsa Morante, e dedicato a tutte le ‘cattive ragazze’, che cattive non sono, e che lottano in tutto il mondo: dall’Iran all’Afghanistan, ma anche in Svezia e in Umbria”.

Il corto “Le Pupille” di Alice Rohrwcher ha ricevuto ieri, 24 gennaio, una nomination agli Oscar per il miglior Live Action Short. La cerimonia finale si terrà a Los Angeles il 12 marzo.

La reazione e la gioia delle piccole protagoniste, della troupe e della regista✨

#lucenews #lucelanazione #lepupille #oscar2023
  • C’è anche un film italiano in corsa per gli Oscar. 

È il cortometraggio "Le pupille" diretto da Alice Rohrwacher, regista quarantunenne nata in Toscana, cresciuta nella campagna umbra, regista "artigianale", autodidatta, i cui film hanno già ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali. Le pupille è prodotto dal regista premio Oscar Alfonso Cuarón, ed è entrato nella cinquina delle pellicole in corsa per l’Oscar del Miglior cortometraggio.

"Dedico questa nomination alle “bambine cattive“, che cattive non sono affatto, e che sono in lotta ovunque nel mondo: in Iran, in Afghanistan, ma anche in Svezia e in Umbria. Mi auguro che, come nel mio cortometraggio, possano rompere la torta e condividerla fra loro". 

Si parla, infatti, nel film, di una torta. E di costrizioni, divieti, imposizioni, rigide regole da sovvertire. Il film prende spunto, dice la regista, da una lettera che nel dicembre 1971 la scrittrice Elsa Morante inviò all’amico giornalista e critico cinematografico Goffredo Fofi.

Nella lettera, la Morante racconta una storia avvenuta in un collegio di preti, negli anni del fascismo. Una decina di ragazzi si preparano al pranzo di Natale, scoprendo che a chiudere il pasto c’è un’enorme zuppa inglese. Ma il priore li invita a "fare un fioretto" a Gesù Bambino, rinunciando alla loro fetta di dolce. Qualcuno si ribellerà: un "bimbo cattivo". La lettera è pubblicata, col titolo di Pranzo di Natale, per le edizioni milanesi Henry Beyle, nel 2014.

Invitata da Cuarón a prendere parte a un progetto di corti per Disney+, Alice Rohrwacher ha scelto questa storia. Ma con un radicale cambiamento: ha trasformato i ragazzi in ragazzine, in "pupille", piccole orfane ospitate dalle suore. L’intransigente priora è interpretata dalla sorella della regista, Alba Rohrwacher. A portare la torta in convento è una eccentrica nobildonna che chiede – in cambio del dono – di pregare per l’uomo che la ha tradita e abbandonata.

È la prima volta, invece, che la regista riceve una nomination agli Oscar, e lo fa con una fiaba anarchica, un Canto di Natale "in rosa", rivoluzionario e al femminile.

L
  • Messaggi osceni, allusioni, avances in ufficio e ricatti sessuali. La forma più classica del sopruso in azienda, unita ai nuovi strumenti tecnologici nelle mani dei molestatori. Il movimento Me Too, nel 2017, squarciò il velo di silenzio sulle molestie sessuali subite dalle donne nel mondo del cinema e poi negli altri luoghi di lavoro. Cinque anni dopo, con in mezzo la pandemia che ha terremotato il mondo del lavoro, le donne continuano a subire abusi, che nella maggior parte dei casi restano nell’ombra.

«Sono pochissime le donne che denunciano – spiega Roberta Vaia, della segreteria milanese della Cisl – e nei casi più gravi preferiscono lasciare il lavoro. Il molestatore andrebbe allontanato dalla vittima ma nei contratti collettivi dei vari settori non è ancora prevista una sanzione disciplinare per chi si rende responsabile di molestie o di mobbing».

Un quadro sconfortante che emerge anche da una rilevazione realizzata dalla Cisl Lombardia, nel corso del 2022, su lavoratrici di diversi settori, attraverso un sondaggio distribuito in fabbriche, negozi e uffici della regione. Sono seimila le donne che hanno partecipato all’indagine, e il 44% ha dichiarato di aver subìto molestie o di «esserne stata testimone» nel corso della sua vita lavorativa.

A livello nazionale, secondo gli ultimi dati Istat, sono 1.404.000 le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro. Quando una donna subisce un ricatto sessuale, nell’80,9% dei casi non ne parla con nessuno sul posto di lavoro. Quasi nessuna ha denunciato il fatto alle forze dell’ordine: appena lo 0,7% delle vittime.

✍🏻di Andrea Gianni

#lucenews #istat #donne #molestie #lavoro #diritti
Un anno difficile, quello appena trascorso, per le famiglie arcobaleno: dopo l'ennesima batosta arrivata pochi giorni fa, quando i ministeri dell'Interno e della Famiglia hanno deciso di mantenere la dicitura "madre" e "padre" nei documenti d'identità dei minori, arriva in extremis una buona notizia. La Corte di Cassazione ha infatti deciso, con una sentenza del 30 dicembre a sezioni unite in merito ai bambini nati da maternità surrogata all’estero. Questi dovranno essere riconosciuti come figli di entrambi i genitori, previa autorizzazione del giudice e, in casi particolari, tramite l'adozione. Si tratta di un traguardo importantissimo, atteso da tempo da tutti i sostenitori delle coppie omogenitoriali e dei diritti per tutti e tutte, destinato a fare storia. Un passo avanti importante che porta però alla luce alcune profonde lacune che persistono nel nostro Paese.

I principi stabiliti dalla Cassazione

Tutti i figli avuti all'estero tramite maternità surrogata devono essere riconosciuti dai genitori in Italia
La decisione della Cassazione è basata sia sulla giurisprudenza della Corte Costituzionale, che nel 2021 aveva invitato il Parlamento italiano ad approvare una legge per riconoscere i figli di coppie omosessuali, sia sulle precedenti pronunce della Corte europea per i diritti umani. In primo luogo i giudici stabiliscono infatti che le coppie (anche quelle dello stesso sesso) che hanno un figlio tramite maternità surrogata all’estero non sono in alcun caso punibili. Ancora, per due madri o due padri che diventano genitori in un Paese straniero non è più eseguito automaticamente il riconoscimento diretto all’anagrafe tramite la trascrizione dell’atto di nascita estero: si procederà invece con la trascrizione di un solo genitore, solitamente quello biologico, e poi si potrà procedere con l’adozione da parte del secondo coniuge. Così facendo, però, fino alla conclusione dell'iter di adozione, il bambino o la bambina saranno riconosciut* come figlio o figlia di un solo genitore; tuttavia i giudici di legittimità stabiliscono anche che in caso di fine della relazione tra i due prima dell'avvenuta conclusione della pratica il genitore riconosciuto nel frattempo non può opporsi al riconoscimento e all’adozione del secondo genitore, che comunque compare già sull'atto di nascita straniero.

Il caso dei due padri e del figlio avuto in Canada

I giudici di legittimità si sono pronunciati sul caso di due uomini che hanno avuto un bambino tramite gestazione per altri in Canada
In sostanza i giudici di legittimità stabiliscono che d’ora in poi tutti i figli nati ricorrendo alla maternità surrogata all'estero dovranno sempre essere riconosciuti in Italia dai genitori (padri o madri che siano). Ma la mancata trascrizione diretta all'anagrafe dell'atto di nascita straniero comporta il ricorso alla procedura d'adozione, procedimento che sarà dunque aperto davanti al Tribunale dei minori, durante il quale il padre o la madre che non ha legami di sangue con il minore dovrà dimostrare invece l’esistenza di un legame di filiazione con questo. Il caso concreto su cui si è espressa la Suprema Corte è quello di due padri gay che avevano avuto un figlio in Canada con maternità surrogata: la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello con cui si ordinava il riconoscimento dei due tramite la trascrizione dell’atto di nascita canadese. Le Sezioni Unite hanno affrontato la questione della gestazione per altri con il rispetto e la delicatezza necessarie, come dichiara il legale della coppia di padri, ma la soluzione resta comunque problematica. La via dell’adozione, infatti, comporta procedure costose e tempi molto lunghi, oltre a non garantire le tutele adeguate per i minori che devono attendere la giustizia italiana per vedersi riconosciuto il legame giuridico con entrambi i genitori. La pronuncia della Corte di Cassazione rappresenta insomma un passo in avanti in più verso un mondo dove genitori etero e omosessuali hanno gli stessi diritti e doveri alla nascita dei figli; un traguardo che però, per i secondi, è ancora lontano da raggiungere.
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