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Allarme perdita del suolo naturale. La soluzione? Intervenire sugli edifici degradati o non utilizzati

di DOMENICO GUARINO -
6 agosto 2022
Perdita di suolo

Perdita di suolo

Tra il 2006 e il 2021 l’Italia ha perso 1.153 km2 di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 km2 all’anno a causa principalmente dell’espansione urbana e delle infrastrutturazioni collegate. E, come se non bastasse, con una media di 19 ettari al giorno, il consumo di suolo nel 2021 ha raggiunto il valore più alto degli ultimi dieci anni, arrivando a quasi 70 km2 di nuove coperture artificiali in un solo anno, pari ad una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo. Rendere il suolo impermeabile, denaturalizzarlo, oltre all’aumento degli allagamenti e alla perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, facilita anche le tristemente note ondate di calore, favorite dal fatto che i materiali artificiali si raffreddano molto più lentamente, continuando a rilasciare calore anche in orario notturno.

I costi della perdita di suolo naturale si aggirano intorno agli 8 miliardi di Euro l’anno

Un dato allarmante: 8 miliardi di Euro l'anno di perdita di suolo naturale

Un danno che ha anche ricadute economiche di non poco conto: è stato calcolato infatti che in totale, i  costi della perdita di suolo naturale si aggirano intorno agli 8 miliardi di euro l’anno. Il consumo di suolo in Italia è stato fotografato dal Rapporto SNPA 2022 che, insieme alla cartografia satellitare di tutto il territorio e alle banche dati disponibili per ogni comune italiano, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione della copertura del suolo a livello nazionale, comunale e provinciale. Dal Rapporto emerge che il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale. Un dato in costante crescita considerato che il suolo consumato pro capite è aumentato in Italia nel 2021 di 3,46 m2/ab e di 5,46 m2/ab rispetto al 2019, passando dai circa 349 m2/ab nel 2012 ai circa 363 m2/ab di oggi. Un quarto del suolo artificiale, ovvero 5.400 chilometri quadrati, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici. Per fortuna esistono anche esempi virtuosi. In particolare Como, Impruneta e Marano di Valpolicella che si aggiudicano la prima edizione del concorso ISPRA e conquistano il titolo di “Comune Risparmia suolo” del 2022.

Ma a cosa è dovuto il consumo di suolo?  Essenzialmente a tre fattori: la costruzione di edifici, la realizzazione di poli logistici, e la creazione di parchi fotovoltaici a terra. Secondo Ispra, oltre il 70% delle trasformazioni nazionali si concentra nelle aree cittadine, anche perché l’attività edilizia non si ferma. Anzi, gli edifici aumentano costantemente: oltre 1.120 ettari in più in un anno distribuendosi tra aree urbane (32%), aree suburbane e produttive (40%) e aree rurali (28%). Il Veneto è la regione che ha la maggior superficie di edifici rispetto al numero di abitanti (147 m2/ab), seguita da Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Piemonte, tutte con valori superiori ai 110 m2/ab. I valori più bassi si registrano invece nel Lazio, in Liguria e Campania, rispettivamente con 55, 60 e 65 m2/ab, a fronte di una media nazionale di 91 m2/ab. Ad incidere negativamente anche il settore della logistica, con aree per lo stoccaggio e la movimentazione di mezzi e merci che non di rado sono realizzati in aree a pericolosità idrogeologica elevata: ben 323 ettari nel 2021 prevalentemente nel Nord-Est (105 ettari) e nel Nord-Ovest (89 ettari).

Anche il fotovoltaico a terra è in costante aumento

Anche il fotovoltaico a terra è in aumento

Infine il fotovoltaico a terra. E’ vero che le nuove istallazioni fotografate dal SNPA nel 2021 sono abbastanza poche (70 ettari), ma gli scenari futuri prevedono un importante aumento nei prossimi anni stimato in oltre 50 mila ettari, circa 8 volte il consumo di suolo annuale. Oggi oltre 17 mila ettari sono occupati da questo tipo di impianti, in modo particolare in Puglia (6.123 ettari, circa il 35% di tutti gli impianti nazionali), in Emilia-Romagna (1.872) e nel Lazio (1.483). A livello regionale, i valori percentuali più elevati si collocano anche quest’anno in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%). Tra i comuni, Roma conferma la tendenza dell’ultimo periodo e anche quest’anno consuma più suolo di tutte le altre città italiane: in 12 mesi la Capitale perde altri 95 ettari di suolo. Inoltre, Venezia (+24 ettari relativi alla terraferma), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia (+13), e L’Aquila (+12) sono i comuni capoluogo di Regione con i maggiori aumenti.

La Valle d’Aosta è invece la regione con il consumo inferiore, ma aggiunge comunque più di 10 ettari alla sua superficie consumata, la Liguria è riuscita a contenere il nuovo consumo di suolo al di sotto dei 50 ettari, mentre Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Molise, Basilicata e Calabria si mantengono sotto ai 100 ettari. Gli incrementi maggiori sono avvenuti in Lombardia (con 883 ettari in più), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499). Eppure correre ai ripari è possibile. Ad esempio si potrebbe iniziare intervenendo sugli oltre 310 km2 di edifici non utilizzati e degradati esistenti in Italia, una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli.