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Home » Attualità » “La disabilità non ha bisogno di politically correct. Siamo tutti imperfetti in cerca di felicità”

“La disabilità non ha bisogno di politically correct. Siamo tutti imperfetti in cerca di felicità”

Concretezza per una società predisposta all’accoglienza del diverso. E addio all'idea della perfezione: "Nel percorso della vita non dobbiamo raggiungere dei modelli, ma la felicità di essere se stessi"

Luca Trapanese
25 Novembre 2021
A disabled man is sitting in a wheelchair. He holds his hands on the wheel. Nearby are his colleagues

A disabled man is sitting in a wheelchair. He holds his hands on the wheel. Nearby are his colleagues

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Oltre i modelli

 

“Partiamo da un presupposto: la perfezione non esiste. Non esistono una vita perfetta, una famiglia perfetta, un lavoro perfetto, non esiste un corpo perfetto. Nonostante questo, però, la società e la comunità continuano a bombardarci con messaggi di perfezione e ci dicono che se non abbiamo standard altissimi, non siamo nessuno: siamo inutili, con il risultato che sempre più giovani e adulti sono insoddisfatti, infelici e alla ricerca di non si sa mai che cosa. Basterebbe che qualcuno dicesse loro che siamo tutti imperfetti e che nel percorso della vita non dobbiamo raggiungere dei modelli, ma la felicità. E la felicità dipende dal riuscire a essere se stessi. Chi ci dice che una persona disabile è più infelice di una che non lo è? Io ho conosciuto dei ragazzi disabili felicissimi. Il problema è che gli altri li vedono infelici perché i modelli che ci circondano sono orientati verso uno standard di felicità che nessuno può raggiungere. E lo stesso problema ricade sulle famiglie: tendiamo a incasellare tutti in schemi, invece dovremo distruggerli per dire che le famiglie sono il posto dove c’è amore, il luogo dove si decide di crescere insieme e che non c’è un modello di famiglia da cui dobbiamo sentirci ispirati: a ispirarci dev’essere solo il sentimento che le tiene unite. Per accettare la disabilità la via dev’essere quella della concretezza.

La società dev’essere predisposta all’accoglienza del diverso: dalla nascita, la scuola, le attività lavorative, la socialità, l’affettiva e la sessualità. Invece che chiamarli “diversamente abili” chiamiamoli “handicappati” perché porre sotto i riflettori il loro handicap può essere il primo passo per accogliere la loro diversità e trovare delle soluzioni a sostegno delle loro esigenze. E chi dovrebbe farlo se non lo Stato, accogliendo nel suo welfare la risposta alle loro necessità? Il politically correct in questo senso rischia di offuscare i reale bisogni di queste persone: i disabili non sono diversamente abili, hanno un handicap e meritano di avere gli stessi diritti di tutti”.

 

73 Il numero delle coppie che nel corso del 2020 hanno adottato in Lombardia

63 Il dato in Toscana; l’Emilia Romagna perde in un solo anno 49 coppie adottive

 

 

LUCA TRAPANESE è padre di una bambina down che ha adottato nel 2018. Nel 2007 fonda “A ruota libera Onlus” con cui realizza una lunga serie di progetti legati alla disabilità. Ha pubblicato, con Luca Mercadante, Nata per te. Storia di Alba raccontata tra noi, Einaudi Stile Libero (2018). Con patrizia Rinaldi, Vi Stupiremo con difetti speciali, Giunti (2019).

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia

Oltre i modelli

  "Partiamo da un presupposto: la perfezione non esiste. Non esistono una vita perfetta, una famiglia perfetta, un lavoro perfetto, non esiste un corpo perfetto. Nonostante questo, però, la società e la comunità continuano a bombardarci con messaggi di perfezione e ci dicono che se non abbiamo standard altissimi, non siamo nessuno: siamo inutili, con il risultato che sempre più giovani e adulti sono insoddisfatti, infelici e alla ricerca di non si sa mai che cosa. Basterebbe che qualcuno dicesse loro che siamo tutti imperfetti e che nel percorso della vita non dobbiamo raggiungere dei modelli, ma la felicità. E la felicità dipende dal riuscire a essere se stessi. Chi ci dice che una persona disabile è più infelice di una che non lo è? Io ho conosciuto dei ragazzi disabili felicissimi. Il problema è che gli altri li vedono infelici perché i modelli che ci circondano sono orientati verso uno standard di felicità che nessuno può raggiungere. E lo stesso problema ricade sulle famiglie: tendiamo a incasellare tutti in schemi, invece dovremo distruggerli per dire che le famiglie sono il posto dove c’è amore, il luogo dove si decide di crescere insieme e che non c’è un modello di famiglia da cui dobbiamo sentirci ispirati: a ispirarci dev’essere solo il sentimento che le tiene unite. Per accettare la disabilità la via dev’essere quella della concretezza. La società dev’essere predisposta all’accoglienza del diverso: dalla nascita, la scuola, le attività lavorative, la socialità, l’affettiva e la sessualità. Invece che chiamarli “diversamente abili” chiamiamoli “handicappati” perché porre sotto i riflettori il loro handicap può essere il primo passo per accogliere la loro diversità e trovare delle soluzioni a sostegno delle loro esigenze. E chi dovrebbe farlo se non lo Stato, accogliendo nel suo welfare la risposta alle loro necessità? Il politically correct in questo senso rischia di offuscare i reale bisogni di queste persone: i disabili non sono diversamente abili, hanno un handicap e meritano di avere gli stessi diritti di tutti".  

73 Il numero delle coppie che nel corso del 2020 hanno adottato in Lombardia

63 Il dato in Toscana; l’Emilia Romagna perde in un solo anno 49 coppie adottive

    LUCA TRAPANESE è padre di una bambina down che ha adottato nel 2018. Nel 2007 fonda “A ruota libera Onlus” con cui realizza una lunga serie di progetti legati alla disabilità. Ha pubblicato, con Luca Mercadante, Nata per te. Storia di Alba raccontata tra noi, Einaudi Stile Libero (2018). Con patrizia Rinaldi, Vi Stupiremo con difetti speciali, Giunti (2019).
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