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Home » Attualità » La guerra dei vinti senza vincitori: in Ucraina il conflitto mette a rischio 7,5 milioni di bambini

La guerra dei vinti senza vincitori: in Ucraina il conflitto mette a rischio 7,5 milioni di bambini

Save the Children e Unicef lanciano l'allarme contro la guerra della Russia in Ucraina e si mobilitano per mettere in salvo i minori, vittime innocenti di una guerra che toglie loro il futuro

Camilla Prato
25 Febbraio 2022
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La guerra è iniziata. Nel cuore dell’Europa, sulle macerie ancora fumanti di una pandemia non ancora sconfitta. Era appena l’alba di giovedì mattina quando sui media di tutto il mondo è arrivata la notizia dell’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe, con i bombardamenti a scandire minuti e ore che appaiono come interminabili. Tra le sirene, gli scoppi degli ordigni, le urla, risuonano in ogni angolo del Paese anche altri, terribili, suoni. I pianti dei bambini.

Ucraina, popolazione in fuga
Ucraina, popolazione in fuga. Sono soprattutto donne e bambini

Il conflitto, secondo le organizzazioni umanitarie, mette a rischio 7,5 milioni di minori in tutto il Paese. Danni fisici, forte disagio psicologico e sfollamento sono solo alcune delle conseguenze immediate che graveranno sui piccoli in seguito all’escalation di violenza. In un appartamento, nelle immagini che affollano i social network, si sente distintamente un singhiozzo e la mamma che si precipita a consolare il suo bambino. Una lacrima nascosta. Mettersi in salvo è l’unica cosa che conta adesso. Lo sa bene un papà soldato che, nel salutare la figlia in partenza verso la safety zone, scoppia in un pianto di disperazione. Ora la salvezza è l’unica cosa che conta.

Alcuni bambini hanno trovato rifugio con i genitori nelle metropolitane di Kiev (Twitter)

Nei rifugi antiaerei, che dalla mattinata sono diventati per molti una nuova casa, in attesa che i bombardamenti cessino e sopra di essi, una casa ci sia ancora una volta usciti, i genitori cercano di tranquillizzare i bambini come possono. Le forti esplosioni si susseguono quasi senza sosta sui cieli delle città ucraine, compresa la capitale Kiev. Almeno 400 mila bambini vivono nell’area più a rischio dello Stato, la zona orientale, dove potrebbero subire le conseguenze dirette della presenza di militari e dell’artiglieria russa. La loro sorte è appesa ad un filo: potrebbero essere già stati feriti o uccisi, i più fortunati magari solo sfollati. O orfani. Intanto sul web le foto si rincorrono, testimonianza diretta di una situazione che mai nessuno dovrebbe trovarsi a vivere, adulto o bambino che sia.

Una mamma con la sua bambina trovano rifugio in metropolitana (Ansa)

C’è chi è appena nato e già sta vivendo la sua, di battaglie, quella per sopravvivere, attaccato ai macchinari delle terapie intensive che lo tengono in vita. Ma se la guerra, oltre che personale, diventa quella di un intero Paese, anche per questi piccoli le probabilità di farcela iniziano a farsi più difficili. I bambini del reparto di terapia intensiva neonatale di un ospedale pediatrico di Dnipro, nell’Ucraina orientale, ad esempio, sono stati spostati in un rifugio di fortuna per le bombe al livello inferiore dell’edificio giovedì 24, dopo le prime avvisagli di invasione. Lo riporta il New York Times in un video sui social. Dnipro è stata infatti bersaglio di attacchi missilistici quando l’esercito russo ha iniziato ad avanzare.

Una mamma manifesta con i suoi due figli per la fine delle ostilità in Ucraina

Padre Vyacheslav Grynevych, direttore della Caritas Spes Ucraina, con suoi collaboratori sta provando a mettere in salvo i più piccoli: “Abbiamo preparato questo piano prima di tutto per i bambini, che saranno rifugiati dai diversi luoghi dell’Ucraina dove c’è una situazione pericolosa”, racconta ai microfoni del Tg1. Poi conduce i giornalisti all’interno della struttura di accoglienza allestita in fretta e furia. All’interno tanti ragazzi, tantissimi, in terra, nei corridoi, su materassi racimolati qua e là. Stessa situazione in altre zone di Kiev, dove intere famiglie cercano riparo. E anche le metropolitane diventano un rifugio.

Tra le famiglie chi può fugge. Verso occidente, attraversando quei pochi spiragli rimasti apertiti. Ma soprattutto chi può mette in salvo i propri bambini. La speranza di un futuro, per il Paese, adesso, è riposta in loro. Un padre accompagna la figlia all’autobus che la porterà lontana da lui, forse per sempre. È ormai notte, il freddo e la paura gelano il sangue tanto quanto i finestrini del mezzo. Disegna un cuore rivolto a lei e la ragazza, dall’altra parte, lo traccia sulla sua orma. Lo guarda sorridendo, si cercano, con la mano. Poi il papà si fa il segno della croce e l’autobus parte. Forse è l’ultima volta che si vedranno. Ora la salvezza è l’unica cosa che conta.

🔴EL LADO HUMANO EN LA GUERRA🔴 Un padre se despide de su hija en #Ucrania, atacado por #Rusia. pic.twitter.com/xhiXI38GbS

— Quito Noticias (@QuitoNoticias1) February 24, 2022

L’appello dell’Unicef sui social: “I bambini ucraini hanno disperatamente bisogno della pace, adesso!”


Innocenti ma intrappolati nel fuoco incrociato di questa guerra voluta dagli adulti. Vittime di scelte che li segneranno per sempre, se non nella pelle nella mente, nel cuore. “Non si sarebbe mai dovuto arrivare a questo. La nostra preoccupazione più immediata è il rischio per la loro salute e benessere. Chiediamo urgentemente a tutte le parti in conflitto di accettare l’immediata cessazione delle ostilità, per ridurre il rischio per la vita e il benessere dei bambini” scrive Save The Children in un comunicato. Intanto, da lontano, nella notte i razzi continuano a fischiare, le bombe ad esplodere, la terra a tremare al passaggio dei carri armati. L’Ucraina è sotto attacco. Il suo futuro è incerto, come incerta è la luce negli occhi dei più piccoli. Perché la guerra non ha mai vincitori, solo perdenti.

Avviso ai lettori: La redazione di Luce! si scusa per aver erroneamente pubblicato in questo articolo una foto non attinente al contenuto riportato. Come sempre, è nostra premura cercare e diffondere la verità nelle notizie che diffondiamo. Per questo motivo, ci scusiamo nuovamente per aver condiviso una fotografia non pertinente con l’articolo di cui sopra. La redazione di Luce!

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

#lucenews #kabul
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— Quito Noticias (@QuitoNoticias1) February 24, 2022
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