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La guerra in Ucraina ferma le adozioni. Mirko e gli altri orfani in attesa del 'fine pena'

di GERALDINA FIECHTER -
4 aprile 2022
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"Ho 6 anni e mezzo e non ho mai avuto una mamma, un papà, abbracci e pensieri solo per me. Sono già grandino, riuscirò ad avere una famiglia? Un giorno il miracolo: arrivano Francesco e Roberta e mi dicono 'eccoli, sono i tuoi genitori'. Esplode la gioia. Mi abbandono al loro abbraccio. Ci credo. Li aspetto. Sarà mica un’altra illusione?"
Sì, è stato solo un sogno. È quello che sta certamente pensando Mirko, il bambino che le autorità hanno già destinato alla coppia fiorentina tornata da un orfanotrofio ucraino il 21 febbraio e mai ripartiti. Dovevano solo preparare i documenti per la sentenza, salutare i parenti già in festa e tornare a prenderlo.
La guerra ha sospeso tutto, congelandoli in un’attesa spietata, un labirinto emotivo e burocratico in cui è facile perdere il senno. “Non sappiamo più cosa fare – racconta Francesco - le notizie sono poche e contraddittorie. Speriamo che le autorità capiscano l’urgenza della situazione e permettano una procedura speciale per completare gli ultimi passi”. Francesco e Roberta hanno anche scritto un appello al Presidente della Repubblica, a nome del quale ha risposto il dirigente del Ministero degli esteri che si occupa di adozioni spiegando come stanno le cose.
Lo ha poi confermato anche Elena Bonetti, ministra per la famiglia e anche presidente della Commissione italiana adozioni: "Stiamo cercando di far ricongiungere i bambini ucraini per i quali erano quasi ultimate le procedure di adozione internazionale con le loro famiglie italiane. Per i bambini abbinati a coppie italiane che ora sono in zona di guerra potremmo pensare all'affido familiare ai futuri genitori".
Sono 23 le famiglie che hanno già avviato una procedura di adozione in Ucraina e che ora sono nel limbo dell’attesa. Chi con una sentenza di adozione già emessa, chi non ancora: i tribunali sono a rischio e i giudici non possono lavorare.
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Sono 23 le famiglie italiane che hanno avviato la procedura di adozione in Ucraina e si trovano ora nel limbo dell'attesa a causa della guerra

Diplomazia al lavoro

La diplomazia è al lavoro. L’Ambasciata italiana in Ucraina spiega che, oltre al tavolo avviato dal governo del nostro Paese e quello ucraino per affrontare il tema generale dei minori non accompagnati che continuano ad arrivare (“e il traffico di essere umani è un pericolo reale”, dicono in Ambasciata), “stiamo trattando con le autorità locali per portare in Italia anche i bambini già abbinati alle nostre coppie”. Un’ipotesi confermata anche dal Cifa, uno degli enti storici per le adozioni internazionali. “Stiamo facendo l’impossibile – racconta il presidente Gianfranco Arnoletti –. La nostra prima preoccupazione è non perdere di vista questi bambini. Molti sono stati trasferiti in Polonia, in strutture meno rischiose. Li seguiamo, li mappiamo, cerchiamo di facilitare i contatti via internet con le famiglie abbinate. Ma non è facile, c’è anche il problema della lingua”.

Un bambino in fuga dalla guerra in Ucraina. Le associazioni per le adozioni chiedono di far uscire dal Paese i bambini già assegnati

Tutti - incluso il ministero degli esteri che sta seguendo la vicenda - concordano su una linea: i bambini già affidati con sentenza a una coppia italiana potrebbero essere intanto autorizzati a lasciare l’Ucraina e a raggiungere i nuovi genitori, rimandando le fasi finali dell’adozione a una fase post guerra. I bambini abbinati ma non ancora formalmente assegnati in adozione, invece, potrebbero venire in Italia “purché stiano in un istituto o in un ente certificato”: motivi di sicurezza, in attesa che l’iter dell’adozione si concluda.
E i bambini russi? Sono circa 250 le famiglie italiane che hanno già avviato le procedure per adottare uno o più bambini nel Paese guidato da Putin. In questo momento nessuno parte, nessuno arriva. La Commissione per le adozioni internazionali del governo italiano (Cai) conferma le difficoltà crescenti: dei 151 minori arrivati dall’inizio del 2022, solo 17 sono russi e 21 ucraini. L’iter, per molti, si è fermato. Non resta che sperare nella buona volontà di tutti gli attori in campo. Oltre ai profughi e ai minori che bussano alle nostre porte, ci sono anche loro, gli orfani in attesa di fine pena. Non perdiamoli di vista. Salviamoli dall’ennesimo abbandono.