La prima volta fu rivolta: la storia, il senso e le sfide del Pride tra memoria, lotta e celebrazione

Perché giugno è il Pride month? Dai moti di Stonewall alle parate italiane del 2025, un viaggio nel significato originario e nell’attualità del Pride, manifestazione di diritti, visibilità e inclusione sociale

di CLARA LATORRACA
10 giugno 2025
Un momento del Milano Pride 2024

Un momento del Milano Pride 2024

“La prima volta fu rivolta”: tra i cartelloni e i cori che si possono sentire durante le sfilate del Pride, che segnano da decenni il mese di giugno, c’è anche questa frase storica, che richiama le origini della manifestazione dell’orgoglio LGBTQ+. Una formula che fa riferimento ai cosiddetti moti di Stonewall, considerati momento simbolo della nascita del movimento queer, e che accompagna le persone in lotta per i propri diritti e per il riconoscimento della propria identità. Perché sebbene le marce che invadono le strade delle principali città italiane si caratterizzino anche come un momento di festa e di celebrazione, nascono e rimangono momenti di lotta: per la visibilità, per i diritti, per il riconoscimento.

I Pride italiani 2025

In alcune città, come Torino, Venezia, Padova e Messina, le merce del Pride si sono già tenute tra la fine di maggio e l’inizio di giugno. Di seguito le prossime date nelle principali città: sabato 14 giugno - Genova Liguria Pride, Lecco Pride, Roma Pride sabato 21 giugno - Bari Pride, Bergamo Pride, Cosenza Pride, Parma Pride, Pesaro Marche Pride, Prato Toscana Pride, Palermo Pride sabato 28 giugno- Bologna Rivolta Pride, Bolzano Südtirol Pride, Milano Pride, Salerno Pride, Sassari Sardegna Pride sabato 5 luglio - Lodi Pride, Catania Pride, Napoli Pride, Taranto Pride, Terni Umbria Pride sabato 12 luglio - La Spezia Pride, Lecce Salento Pride, Siracusa Pride, Varese Pride sabato 26 luglio - Rimini Summer Pride, Termoli Molise Pride, Trapani Pride sabato 6 settembre - Brescia Pride sabato 20 settembre - Sondrio Pride

Serve ancora il Pride?

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Un momento del Milano Pride 2024

Ogni anno - da diversi anni - molte persone in questo periodo chiedono se abbia (ancora) senso l’organizzazione di parate come i Pride, soprattutto nei paesi dove sono stati riconosciuti pari diritti a tutti e a tutte le persone a prescindere dal loro orientamento sessuale. Ma bisogna per prima cosa ricordarsi che un diritto non è mai conquistato per sempre, ma va sempre difeso dopo il suo ottenimento - soprattutto in un clima, come quello odierno, in cui il vento politico italiano, ma anche europeo, non sta soffiando a favore della comunità LGBTQ+.

C’è da dire poi che le conquiste di diritti e libertà legislative non vanno sempre di pari passo con quelle di libertà sociali e culturali: nel nostro Paese gli attacchi, verbali e fisici, alle persone queer sono purtroppo all’ordine del giorno. Infine, si scende nelle strade anche per mantenere la memoria storia del movimento e le sue conquiste. Ed eccoci tornati al motivo per cui il Pride si celebra nel mese di giugno: per commemorare un momento fondativo dei movimenti LGBTQ+, ovvero i moti di Stonewall del 1969. 

Le origini del mese del Pride

La notte del 28 giugno 1969 allo Stonewall Inn, un famoso locale notturno del quartiere newyorkese Greenwich Village, avviene l’ennesima retata della polizia. Frequentato principalmente da uomini gay, persone crossdresser, drag queen e persone trans, il locale viveva da tempo continui interventi da parte dei poliziotti, che arrestavano gli avventori che violavano la legge dello stato di New York che impediva di presentarsi in pubblico con un “aspetto non naturale” (unnatural attire).

Se fino a quel momento non era stata opposta resistenza, quel 28 giugno i frequentatori dello Stonewall decidono di reagire al blitz degli agenti: ne nasce una vera e propria guerriglia urbana, con lancio di bicchieri, boccali e scarpe da parte delle persone queer presenti per difendere il proprio spazio.Gli scontri si tradussero in una serie di manifestazioni e dimostrazioni spontanee che coinvolsero tutto il quartiere che durarono circa una settimana. Tra i partecipanti alla rivolta, si ricorda il ruolo di grande importanza di Marsha P. Johnson, drag queen e attivista. Si tratta di un evento che diventa simbolo di una presa di coscienza e di rivendicazione da parte della comunità LGBTQ+, che inizia in questi anni ad organizzarsi e a lottare per il riconoscimento della propria identità e dei propri diritti. E in nome di questo evento memorabile, il mese di giugno diventa il mese che celebra l’orgoglio queer.

Le parate del Gay Pride

Per vedere la prima forma di quello che conosciamo come Pride, però, bisogna aspettare un decina di anni: il 25 giugno 1978 a San Francisco si tiene la ‘San Francisco Gay Freedom Pride Parade’, una sfilata che invade le strade della città californiana per rivendicare il diritto a mostrare la propria identità sessuale e di genere liberamente. Questo evento porta anche alla nascita della bandiera arcobaleno, divenuta simbolo della comunità LGBTQ+: il veterano, attivista e artista Gilbert Baker cucì insieme alcune strisce di tessuto colorato e sventolò il vessillo durante la marcia. Questa marcia può essere considerata il primo Gay Pride della storia. Ma si tratta anche di un evento che dà visibilità principalmente a uomini cisgender gay, tendenzialmente bianchi. Le soggettività lesbiche, trans e queer dovranno lottare ancora diversi anni per poter emergere ed essere riconosciute anche all’interno dello stesso movimento.

Il Pride in Italia

Per quanto riguarda l’Italia, il primo Gay Pride viene organizzato nel 1981. E non si tiene né a Milano, né a Roma, né a Torino o in qualche altra grande città considerata normalmente tra le più progressiste, ma a Palermo: è qui infatti che, a seguito dell’uccisione di una coppia di giovani omosessuali, nasce il primo nucleo dell’associazione Arcigay, che il 28 giugno 1981 celebra la prima Festa dell’orgoglio omosessuale. Il primo Gay Pride nazionale ufficiale fu organizzato solo nel 1994 per le strade di Roma, promosso in particolare dalle attiviste Imma Battaglia e Vladimir Luxuria. E nella seconda metà degli anni Novanta, grazie a questo imprinting, diverse città iniziano ad ospitare la manifestazione ogni anno. Nel 2000, in concomitanza con il Giubileo cattolico indetto da Papa Giovanni Paolo II, Roma fu teatro del World Pride, cioè il Pride mondiale: una scelta non casuale, ma dettata dall’idea di esercitare al massimo la propria visibilità. A partire dai primi anni ‘10 del 2000, si verificano dei cambiamenti all’interno del movimento LGBTQ+ italiano che si riflettono anche nell’organizzazione del Pride. Oltre a diffondersi sempre di più in sempre più città, il suo nome perde la parola “Gay”, con l’idea di non celebrare solamente le rivendicazioni omosessuali, ma anche tutte le soggettività trans, lesbiche, asessuali, intersessuali, queer in genere.

Il Pride oggi

Il Pride, oggi come ieri, resta un’occasione fondamentale per ricordare quanto sia importante continuare a lottare per una società più giusta, inclusiva e libera da ogni forma di discriminazione. Partecipare a queste manifestazioni significa non solo celebrare le conquiste ottenute, ma anche sostenere chi ancora oggi si trova a dover combattere per il diritto ad essere sé stesso, senza paura e senza vergogna. Ogni Pride è un invito a non dimenticare la storia, a dare voce alle differenze e a costruire insieme un futuro in cui nessuno sia lasciato indietro. Perché l’orgoglio non è solo memoria: è speranza, resistenza e desiderio di cambiamento.