Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » La scrittrice Sally Rooney boicotta Israele negando all’editore di pubblicare il suo libro

La scrittrice Sally Rooney boicotta Israele negando all’editore di pubblicare il suo libro

L'autrice ha motivato la scelta con la scelta di appoggiare la (discussa) campagna globale B.D.S, boicottando lo Stato per vie culturali: alla casa editrice che da sempre pubblica i suoi libri e che, secondo lei, non si distanzia pubblicamente dalle politiche di apartheid, non sarà permesso tradurre il suo ultimo romanzo

Sofia Francioni
13 Ottobre 2021
Share on FacebookShare on Twitter

La scrittrice irlandese di “Parlarne tra amici” (2017) e “Persone Normali” (2018) Sally Rooney non permetterà alla casa editrice israeliana, Modan Publishing House, che si è occupata dei suoi romanzi precedenti, di pubblicare il suo ultimo libro “Beautiful World, where are you”. Citando un recente rapporto di Human Rights Watch, che ha accusato “Israele di praticare l’apartheid”, Rooney motiva la sua decisione dichiarandosi a sostegno del B.D.S, campagna globale contro Israele di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni, attiva dal 2005. I sostenitori del B.D.S dichiarano che l’obiettivo del movimento sia quello di porre fine all’occupazione israeliana della Cisgiordania, mentre i critici sostengono che il suo vero fine sia cancellare lo stato di Israele, definendo la campagna “immorale” e una “forma di antisemitismo politicamente corretta”.

In linea con la campagna globale, Rooney boicotta Israele per vie culturali: “Date le circostanze attuali, non penso sarebbe giusto accettare un nuovo contratto con una società israeliana che non si distanzia pubblicamente dall’apartheid e non sostiene i diritti del popolo palestinese stipulati dalle Nazioni Unite”. Ma, rimarca, non è una scelta contro l’ebraico: “I diritti di traduzione in lingua ebraica del mio nuovo romanzo sono ancora disponibili e, se riesco a trovare un modo per vendere questi diritti in un modo che sia conforme alle linee guida istituzionali di boicottaggio del movimento BDS, sarò molto contenta e orgogliosa di farlo”.

Nell’email con la quale motiva la sua scelta, l’autrice ha aggiunto di essere consapevole che alcuni non sarebbero stati d’accordo con la sua decisione. Deborah Harris, un’agente letteraria la cui compagnia gestisce importanti autori che cercano di essere tradotti e pubblicati in Israele, ha infatti definito la scelta della scrittrice dolorosa e controproducente: “Quando si tratta di gelato o quando si tratta di cemento o qualsiasi altra cosa sia: è una cosa, ma quando si tratta di cultura è molto difficile per me vedere come questa decisione possa essere produttiva per cambiare qualcosa. Ciò che la letteratura dovrebbe fare è raggiungere i cuori e le menti delle persone“. In più: “Coloro che leggerebbero il lavoro della signora Rooney in Israele non sono quelli che sostengono le politiche a cui probabilmente si oppone. Il suo pubblico qui sono persone in totale sostegno di uno stato palestinese“, ha dichiarato l’agente letteraria.

Mentre, dal canto suo, l’editore israeliano, che si è visto negare il permesso di traduzione da Rooney, sostiene di non aver ricevuto alcuna spiegazione del rifiuto e il ministro della diaspora israeliana Nachman Shai tuona da Twitter: “Il boicottaggio culturale di Israele, l’antisemitismo in una nuova veste, è un certificato di cattiva condotta per lei e per gli altri che si comportano come lei”. Rooney, 30 anni, non è la prima autrice di spicco a rifiutare un’offerta di pubblicazione in Israele. Prima di lei, Alice Walker nel 2012 decise di non permettere una traduzione ebraica del suo romanzo vincitore del Premio Pulitzer “The Color Purple”. La signora Walker, nata in Georgia nel 1944, al tempo motivò così la sua decisione: “Sono cresciuta sotto l’apartheid americana e questo“, ha aggiunto riferendosi al trattamento che gli israeliani riservano ai palestinesi, “è molto peggio“.

Potrebbe interessarti anche

Il Senato francese approva la mozione per inserire l'aborto in Costituzione
Attualità

Francia, il Senato dice sì ad inserire l’aborto in Costituzione. I favorevoli: “Voto storico”

2 Febbraio 2023
Una scena della pellicola Busline35A (YouTube)
Spettacolo

Busline35A, il corto animato di Elena Felici contro le molestie e chi rimane in silenzio

1 Febbraio 2023
Carnevale Venezia nel metaverso (Ufficio stampa comune Venezia)
Attualità

Venezia, le maschere più iconiche del Carnevale sbarcano per la prima volta nel Metaverso

2 Febbraio 2023

Instagram

  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

#lucenews #kabul
  • ✨"Sento ancora la vertigine". Si intitola così il primo documentario dedicato a Elodie, la bellissima e talentuosa cantante romana, che la prossima settimana sarà in gara al Festival di Sanremo. Affascinante e ironica, sensuale e pungente, ma anche fragile e con i piedi per terra: la 32enne si mostra a 360 gradi e senza filtri in un documento reale di quello che l
La scrittrice irlandese di "Parlarne tra amici" (2017) e "Persone Normali" (2018) Sally Rooney non permetterà alla casa editrice israeliana, Modan Publishing House, che si è occupata dei suoi romanzi precedenti, di pubblicare il suo ultimo libro "Beautiful World, where are you". Citando un recente rapporto di Human Rights Watch, che ha accusato "Israele di praticare l'apartheid", Rooney motiva la sua decisione dichiarandosi a sostegno del B.D.S, campagna globale contro Israele di boicottaggio, disinvestimenti e sanzioni, attiva dal 2005. I sostenitori del B.D.S dichiarano che l’obiettivo del movimento sia quello di porre fine all’occupazione israeliana della Cisgiordania, mentre i critici sostengono che il suo vero fine sia cancellare lo stato di Israele, definendo la campagna "immorale" e una "forma di antisemitismo politicamente corretta". In linea con la campagna globale, Rooney boicotta Israele per vie culturali: "Date le circostanze attuali, non penso sarebbe giusto accettare un nuovo contratto con una società israeliana che non si distanzia pubblicamente dall'apartheid e non sostiene i diritti del popolo palestinese stipulati dalle Nazioni Unite". Ma, rimarca, non è una scelta contro l’ebraico: "I diritti di traduzione in lingua ebraica del mio nuovo romanzo sono ancora disponibili e, se riesco a trovare un modo per vendere questi diritti in un modo che sia conforme alle linee guida istituzionali di boicottaggio del movimento BDS, sarò molto contenta e orgogliosa di farlo". Nell’email con la quale motiva la sua scelta, l’autrice ha aggiunto di essere consapevole che alcuni non sarebbero stati d’accordo con la sua decisione. Deborah Harris, un'agente letteraria la cui compagnia gestisce importanti autori che cercano di essere tradotti e pubblicati in Israele, ha infatti definito la scelta della scrittrice dolorosa e controproducente: "Quando si tratta di gelato o quando si tratta di cemento o qualsiasi altra cosa sia: è una cosa, ma quando si tratta di cultura è molto difficile per me vedere come questa decisione possa essere produttiva per cambiare qualcosa. Ciò che la letteratura dovrebbe fare è raggiungere i cuori e le menti delle persone". In più: "Coloro che leggerebbero il lavoro della signora Rooney in Israele non sono quelli che sostengono le politiche a cui probabilmente si oppone. Il suo pubblico qui sono persone in totale sostegno di uno stato palestinese", ha dichiarato l’agente letteraria. Mentre, dal canto suo, l’editore israeliano, che si è visto negare il permesso di traduzione da Rooney, sostiene di non aver ricevuto alcuna spiegazione del rifiuto e il ministro della diaspora israeliana Nachman Shai tuona da Twitter: "Il boicottaggio culturale di Israele, l'antisemitismo in una nuova veste, è un certificato di cattiva condotta per lei e per gli altri che si comportano come lei". Rooney, 30 anni, non è la prima autrice di spicco a rifiutare un'offerta di pubblicazione in Israele. Prima di lei, Alice Walker nel 2012 decise di non permettere una traduzione ebraica del suo romanzo vincitore del Premio Pulitzer "The Color Purple". La signora Walker, nata in Georgia nel 1944, al tempo motivò così la sua decisione: "Sono cresciuta sotto l'apartheid americana e questo", ha aggiunto riferendosi al trattamento che gli israeliani riservano ai palestinesi, "è molto peggio".
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto