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Home » Attualità » Laila El Harim, 41 anni, madre di una bimba di quattro muore incastrata in una fustellatrice: la tragedia di Luana D’Orazio non ha insegnato abbastanza

Laila El Harim, 41 anni, madre di una bimba di quattro muore incastrata in una fustellatrice: la tragedia di Luana D’Orazio non ha insegnato abbastanza

La tragedia nel Modenese presenta particolari simili a quella avvenuta il il 3 maggio scorso nel Pratese e che scosse l'Italia. Ma evidentemente senza riuscire a far aumentare gli standard di sicurezza. Le Acli: "Impiegare i fondi del Pnrr perché le autorità controllino da remoto la regolarità dei dispositivi di protezione"

Sofia Francioni
3 Agosto 2021
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A tre mesi esatti dalla morte di Luana D’Orazio, un’altra operaia perde la vita sul posto di lavoro. Laila El Harim, 41 anni, originaria del Marocco e da venti residente in Italia, è stata risucchiata stamani da una fustellatrice, morendo sul colpo. A sentirla urlare, intorno alle 8:30, un collega dello scatolificio modenese la Bombonette, nel Comune di Camposanto, che ha subito dato l’allarme. I soccorsi, però, non hanno potuto far altro che constatare il decesso della giovane donna, che lascia il compagno e un bambino di 4 anni.

Numerosi particolari accostano la tragedia del 3 agosto con quella del 3 maggio (nel giorno della ripresa dopo la festa dei lavoratori) avvenuta a Montemurlo, vicino a Prato, nel distretto tessile più importante d’Europa. Hanno perso la vita due giovani donne e madri: Laila lascia una bimba di quattro anni, Luana uno di cinque. Entrambe sono rimaste incastrate in un macchinario. Entrambe lavoravano in azienda da pochi mesi. Laila aveva il compito di gestire una fustellatrice, strumento sagomatore che taglia i materiali con estrema precisione. Entrambe le donne sono morte sul colpo e i vigili del fuoco hanno lavorato a lungo per estrarne i corpi dai meccanismi nei quali erano rimaste prigioniere.

Laila El Harim,  morta nell’incidente sul lavoro nel Modenese

Nardini: “Dispositivi di protezione, cultura, formazione”

Dopo l’indignazione e il clamore suscitati dalla morte di Luana,  “questa ennesima morte inaccettabile dimostra una volta di più che esiste una vera e propria emergenza sicurezza”, dichiara l’assessora al lavoro della Toscana, Alessandra Nardini, che tre mesi fa visse da amministratrice la tragedia di Luana, avvenuta nella Regione che amministra. “Sicurezza che si raggiunge con i dispositivi, che non devono mai venire rimossi, ma anche con una forte azione culturale e formativa. La logica del massimo ribasso, del contenimento dei costi, della riduzione sui tempi, la concorrenza solo sul prezzo è infatti una logica perdente e potenzialmente pericolosa”.

 

De Masi: “Le morti delle donne fanno più notizia”. Ma non serve ad accrescere la sicurezza

Certo, le morti sul lavoro non dovrebbero fare più clamore sulla base del genere della vittima, ma è risuccesso. “Ancora oggi le mansioni più gravose sono svolte al 90% da uomini”, commenta il sociologo del lavoro Domenico De Masi, interpellato da Luce!. “Un dato che ritroviamo anche se guardiamo al numero dei morti in Italia”, conclude. In effetti, secondo l’ultimo report dell’Inail a novembre del 2020 i morti sul lavoro nel nostro Paese erano 1.152, di cui 857 uomini e 95 donne. Percentuali del 90% e del 10% sproporzionate rispetto ai tassi d’occupazione divisi in base al genere. “Le morti delle donne sul lavoro sono ‘più notiziabili’, non è assolutamente un fattore positivo, ma è così. Siccome le donne che muoiono sul lavoro sono meno degli uomini, i casi fanno sempre più clamore: è una realtà di fatto”, conclude De Masi.

Una constatazione che ne richiama un’altra: la tragedia di Luana ha certo fatto notizia, giacché se ne è parlato in abbondanza su tutti i media e ai più alti livelli istituzionali, ma evidentemente alle parole non sono seguiti fatti, non si è migliorata la sicurezza sul lavoro in modo sufficiente ad evitare che tre mesi più tardi un’altra giovane donna abbia perso la vita in un’azienda dalle caratteristiche produttive diverse rispetto all’orditura in cui perse la vita Luana, ma con la stessa terribile dinamica: restare incastrate all’interno di un macchinario.

 

Le morti sul lavoro: i dati forniti da Inail

 

Le Acli: “Controlli da remoto delle autorità e sicurezza materia scolastica”

“Chiediamo, visti gli investimenti del Pnrr che punteranno prioritariamente sulla digitalizzazione, che con rapidità si giunga a dispositivi per il controllo da remoto della sicurezza dei macchinari da parte delle autorità. Si tratterebbe di un investimento minimo che potrebbe salvare molte vite, scoraggiando anche eventuali manomissioni degli impianti”, si legge in una nota delle Acli, Associazioni cristiane lavoratori italiane –  “Inoltre, per rendere meno vulnerabili e ricattabili lavoratrici e lavoratori, chiediamo anche che all’interno del capitolo dedicato alla scuola e alla formazione, si inserisca, effettivamente, nelle materie scolastiche obbligatorie, un corso sulla sicurezza sul lavoro”.

Luana D’Orazio, deceduta in fabbrica il 3 maggio scorso

Intanto, la  sindaca di Camposanto, Monja Zaniboni, ha espresso, tramite un post pubblicato su Facebook, il proprio cordoglio e quello dell’intera amministrazione comunale di Camposanto per la scomparsa dell’operaia Laila: “Oggi la notizia di un terribile incidente in cui una giovane donna ha perso la vita mentre era al lavoro ha sconvolto la nostra comunità. A nome mio e dell’Amministrazione Comunale di Camposanto desidero esprimere le più sincere condoglianze ai famigliari, ai quali siamo vicini in questo momento di dolore, e agli amici della vittima, pur sapendo che le parole possono poco di fronte a disgrazie di questo genere. In attesa delle indagini che dovranno seguire il loro corso, un pensiero va anche ai colleghi che hanno vissuto momenti drammatici e ai proprietari dell’azienda, il cui impegno nella comunità è da sempre riconosciuto”.

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  • "È passato un mese dall’incidente, e ogni giorno, penso costantemente a come le cose possano cambiare rapidamente e drasticamente, in un batter d’occhio, e in modi che non avrei mai potuto immaginare.”

Il protagonista di questa vicenda è Leonardo Lotto, studente aostano, che la mattina del 23 febbraio è rimasto vittima di un incidente in mare. Il ragazzo era a Melbourne con un gruppo di amici quando dopo un tuffo tra le onde sul bagnasciuga ha picchiato violentemente la testa contro il fondale di sabbia. In quel momento è iniziato l’incubo: prima gli amici lo hanno aiutato a uscire dall’acqua, poi la corsa disperata in ospedale. Dopo l’intervento d’urgenza, è arrivato il duro responso: “Frattura delle vertebre C3 e C5, spina dorsale danneggiata". Leonardo Lotto è paralizzato dalla testa in giù e non potrà più camminare.

"Continuerò a lottare e farò tutto il necessario. A volte cadrò, ma alla fine mi rialzerò, vivendo sempre giorno per giorno, superando i momenti più bui”.

Dopo il ricovero all’Alfred Hospital di Melbourne, in Australia, “le sue condizioni sono stabili, e ora è pronto per iniziare il suo lungo percorso riabilitativo a Milano con tutte le energie e la positività che hanno sempre caratterizzato la sua personalità”. E gli amici, proprio per sostenere le cure, hanno organizzato una raccolta fondi online.

✍ Barbara Berti 

#lucenews #lucelanazione #australia #leonardolotto
  • È quanto emerge da uno studio su 1.700 ragazzi toscani realizzato dal Meyer center for health and happiness, di cui è responsabile Manila Bonciani, insieme all’Università di Firenze, e presentato in occasione della Giornata internazionale della felicità nel corso di un evento organizzato al Meyer health campus di Firenze.

Cosa gli adolescenti pensano della felicità? Come la definiscono? Cosa li rende felici? Queste alcune domande dello studio. Dai risultati emerge che i ragazzi spesso non riescono a dare neanche una definizione della felicità. Tuttavia ne sottolineano la rilevanza e la transitorietà. 

Dalla ricerca emerge così che la manifestazione della felicità si declina in sei dimensioni:
➡ La più rilevante che emerge è quella dell’interesse sociale, data dall’importanza che viene attribuita dai ragazzi alle relazioni interpersonali.
➡ La seconda è l’espressione della soddisfazione verso la propria vita, del fare le cose che piacciono loro.
➡ La terza è vivere emozioni positive, rilevanza che si riscontra anche nelle parole dei ragazzi che esprimono in maniera importante l’idea di essere felici quando sono senza preoccupazioni o pressioni che avvertono frequentemente, come anche quella scolastica.
➡ La quarta è il senso di autorealizzazione insieme a quello di padronanza delle varie situazioni che si trovano ad affrontare.
➡ Infine in misura minore la loro felicità è legata all’ottimismo, cui gli stessi adolescenti non attribuiscono grande rilevanza, sebbene rappresenti la sesta dimensione della felicità identificata.

Gli adolescenti che risultano più felici si caratterizzano per essere più empatici, esprimere un atteggiamento cooperativo, avere maggiore autoconsapevolezza, saper gestire meglio le emozioni e risolvere le situazioni problematiche, avere una buona immagine di sé. 

Ancora i maschi risultano essere più felici delle femmine a eccezione della dimensione relazionale e sociale della felicità che non si differenzia in maniera significativa tra i due gruppi, e le fasce di età più piccole, fino ai 15 anni, esprimono maggiormente di essere felici rispetto ai ragazzi di 16-17 o maggiorenni.

#felicità #ospedalemeyer #adolescenza
A tre mesi esatti dalla morte di Luana D’Orazio, un’altra operaia perde la vita sul posto di lavoro. Laila El Harim, 41 anni, originaria del Marocco e da venti residente in Italia, è stata risucchiata stamani da una fustellatrice, morendo sul colpo. A sentirla urlare, intorno alle 8:30, un collega dello scatolificio modenese la Bombonette, nel Comune di Camposanto, che ha subito dato l’allarme. I soccorsi, però, non hanno potuto far altro che constatare il decesso della giovane donna, che lascia il compagno e un bambino di 4 anni. Numerosi particolari accostano la tragedia del 3 agosto con quella del 3 maggio (nel giorno della ripresa dopo la festa dei lavoratori) avvenuta a Montemurlo, vicino a Prato, nel distretto tessile più importante d'Europa. Hanno perso la vita due giovani donne e madri: Laila lascia una bimba di quattro anni, Luana uno di cinque. Entrambe sono rimaste incastrate in un macchinario. Entrambe lavoravano in azienda da pochi mesi. Laila aveva il compito di gestire una fustellatrice, strumento sagomatore che taglia i materiali con estrema precisione. Entrambe le donne sono morte sul colpo e i vigili del fuoco hanno lavorato a lungo per estrarne i corpi dai meccanismi nei quali erano rimaste prigioniere.
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Certo, le morti sul lavoro non dovrebbero fare più clamore sulla base del genere della vittima, ma è risuccesso. “Ancora oggi le mansioni più gravose sono svolte al 90% da uomini”, commenta il sociologo del lavoro Domenico De Masi, interpellato da Luce!. “Un dato che ritroviamo anche se guardiamo al numero dei morti in Italia”, conclude. In effetti, secondo l’ultimo report dell’Inail a novembre del 2020 i morti sul lavoro nel nostro Paese erano 1.152, di cui 857 uomini e 95 donne. Percentuali del 90% e del 10% sproporzionate rispetto ai tassi d’occupazione divisi in base al genere. “Le morti delle donne sul lavoro sono 'più notiziabili', non è assolutamente un fattore positivo, ma è così. Siccome le donne che muoiono sul lavoro sono meno degli uomini, i casi fanno sempre più clamore: è una realtà di fatto”, conclude De Masi. Una constatazione che ne richiama un'altra: la tragedia di Luana ha certo fatto notizia, giacché se ne è parlato in abbondanza su tutti i media e ai più alti livelli istituzionali, ma evidentemente alle parole non sono seguiti fatti, non si è migliorata la sicurezza sul lavoro in modo sufficiente ad evitare che tre mesi più tardi un'altra giovane donna abbia perso la vita in un'azienda dalle caratteristiche produttive diverse rispetto all'orditura in cui perse la vita Luana, ma con la stessa terribile dinamica: restare incastrate all'interno di un macchinario.  
Le morti sul lavoro: i dati forniti da Inail
 

Le Acli: "Controlli da remoto delle autorità e sicurezza materia scolastica"

“Chiediamo, visti gli investimenti del Pnrr che punteranno prioritariamente sulla digitalizzazione, che con rapidità si giunga a dispositivi per il controllo da remoto della sicurezza dei macchinari da parte delle autorità. Si tratterebbe di un investimento minimo che potrebbe salvare molte vite, scoraggiando anche eventuali manomissioni degli impianti”, si legge in una nota delle Acli, Associazioni cristiane lavoratori italiane -  “Inoltre, per rendere meno vulnerabili e ricattabili lavoratrici e lavoratori, chiediamo anche che all’interno del capitolo dedicato alla scuola e alla formazione, si inserisca, effettivamente, nelle materie scolastiche obbligatorie, un corso sulla sicurezza sul lavoro”.
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Intanto, la  sindaca di Camposanto, Monja Zaniboni, ha espresso, tramite un post pubblicato su Facebook, il proprio cordoglio e quello dell’intera amministrazione comunale di Camposanto per la scomparsa dell’operaia Laila: “Oggi la notizia di un terribile incidente in cui una giovane donna ha perso la vita mentre era al lavoro ha sconvolto la nostra comunità. A nome mio e dell’Amministrazione Comunale di Camposanto desidero esprimere le più sincere condoglianze ai famigliari, ai quali siamo vicini in questo momento di dolore, e agli amici della vittima, pur sapendo che le parole possono poco di fronte a disgrazie di questo genere. In attesa delle indagini che dovranno seguire il loro corso, un pensiero va anche ai colleghi che hanno vissuto momenti drammatici e ai proprietari dell’azienda, il cui impegno nella comunità è da sempre riconosciuto".
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