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La Turchia vuole chiudere il movimento per i diritti delle donne "Noi fermeremo il femminicidio"

di MARIANNA GRAZI -
17 aprile 2022
KCDP-movimento contro i femminicidi-Turchia

KCDP-movimento contro i femminicidi-Turchia

fidanataselim-KCDP

Una manifestazione del KCDP a cui partecipa la segretaria Fidan Ataselim

La Procura di Istanbul ha avviato una causa che mira a chiudere una delle più importanti associazioni per i diritti delle donne della Turchia. A riferirlo sono stati i membri stessi dell'associazione giovedì 14 aprile. L'accusa formale, spiega Fidan Ataselim, segretaria generale del gruppo, che viene loro rivolta è quella di "agire contro la legge e la moralità", mentre i pubblici ministeri hanno fatto riferimento - in modo però molto vago - alle azioni e iniziative che il gruppo avrebbe portato avanti con lo scopo di "disintegrare la struttura familiare col pretesto di difendere i diritti delle donne". Le attiviste invece, come riportato da Il Post, ritengono le accuse illegittime e infondate mirate ad una vera e propria guerra alle donne. L'attacco intimidatorio, secondo loro, farebbe parte di una strategia politica ben precisa messa in atto dal presidente Recep Tayyip Erdogan in previsione delle elezioni che si terranno il prossimo anno: dividere le esponenti conservatrici, fedeli alla linea tradizionalista del governo, da quelle progressiste, che starebbero attentando all'integrità morale dello Stato. Intanto non è stata però fissata alcuna data per il processo.

Il collettivo KCDP

KCDP-Turchia-femminicidi

KCDP, in Turchia, è un collettivo che lotta per i diritti delle donne e raccoglie dati e casi di femminicidi

Ad essere citata in giudizio è la piattaforma "Noi fermeremo il femminicidio" (conosciuta fuori dalla Turchia come "We Will Stop Femicide Platform" mentre nel Paese si chiama Kadin Cinayetlerini Durduracagiz Platformu - KCDP), un movimento femminista nato nel 2010 come risposta di piazza all'uccisione di una giovane studentessa di 17 anni. Oggi il gruppo viola (colore che lo rappresenta) conta al suo interno circa 750 membri attivi e ha legami con altri movimenti simili in tutto il mondo. In Turchia l'organizzazione prevede sia veri e propri gruppi di azione che assemblee dove riunirsi, ma soprattutto il collettivo raccoglie numeri e dati sui casi di femminicidio, da qui il nome. Viene poi fornita assistenza legale alle vittime di violenza, con manifestazioni e partecipazione alle udienze. Ataselim ha detto che la causa è stata avviata sulla base di una denuncia registrata da un gruppo di turchi, attraverso un sito web creato dalla presidenza per rispondere alle richieste dei cittadini.

Le manifestazioni contro l'uscita dalla Convenzione di Istanbul

Recep Tayyip Erdogan

Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia

Il KCDP nel 2021, ma già a partire dall'anno precedente, si è fortemente opposto alla decisione del presidente Erdogan di ritirare la Turchia dalla Convenzione di Istanbul, che richiede ai Paesi aderenti di istituire leggi volte a prevenire e perseguire la violenza contro le donne, e che proprio lo Stato a cavallo tra Europa e Asia aveva firmato per primo nel 2011. I conservatori turchi invece sostengono che il documento promuova l'omosessualità e minacci i valori tradizionali della famiglia. Il movimento femminista ha quindi organizzato grandi manifestazioni a sostegno della convenzione del Consiglio d'Europa; secondo Fidan Ataselim, che da tempo si oppone al regime autoritario del presidente, dopo il ritiro la società turca ha "avuto una forte reazione", alimentata anche dalle proteste che si sono levate a livello Europeo e internazionale.
Fidan Ataselim

Fidan Ataselim, segretaria generale del gruppo "Noi fermeremo il femminicidio"

A questo moto 'ribelle', quindi, la procura avrebbe reagito mettendo sotto accusa la piattaforma e cercando "di polarizzare la società stessa, di emarginare il nostro movimento", afferma la segretaria generale "ma non saranno in grado di farlo, perché siamo un’organizzazione che trae forza dalla società". In una nota ufficiale il gruppo ha fatto sapere che "questa denuncia non è un attacco solo alla nostra lotta, è un attacco all’intero sistema democratico" e "a tutte le donne della Turchia". Un attacco a cui stanno a loro volta rispondendo diverse politiche dell’opposizione, alcune intellettuali turche e molti altri movimenti femministi fuori dallo Stato, che hanno deciso di schierarsi a sostegno del KCDP.

I numeri dei femminicidi

"Noi fermeremo il femminicidio" riferisce che 280 donne sono state uccise in Turchia l'anno scorso, e molti di questi crimini sono stati commessi in casa, da membri della loro stessa famiglia. Altre 217 sono morte in circostanze sospette, comprese quelle ufficialmente registrate come suicidio. Nei primi tre mesi del 2022 le vittime femminili sono già 72. Il mese scorso, riporta ancora Il Post, il partito di maggioranza ha inviato al parlamento una proposta di legge sulla violenza di genere, che però è stata aspramente criticata dalle associazioni per i diritti delle donne, perché giudicato insufficiente e inefficace. Basti pensare, in effetti, che non contiene nemmeno una definizione chiara di cosa si intenda per violenza di genere.