Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » “La vicenda del piccolo Eitan non ha legami religiosi. Che cresca in diaspora o in Israele non c’entra ora con la sua sofferenza”

“La vicenda del piccolo Eitan non ha legami religiosi. Che cresca in diaspora o in Israele non c’entra ora con la sua sofferenza”

Enrico Fink, presidente della Comunità ebraica di Firenze sul "sequestro" dei bimbo scampato alla tragedia del Mottarone: "Motivazioni religiose in questo e in casi simili sono giustificazioni a posteriori per diatribe familiari molto personali". "La condizione del bimbo è così delicata che in questo momento è difficile stabilire cosa sia meglio per lui"

Domenico Guarino
15 Settembre 2021
Share on FacebookShare on Twitter

La vicenda del piccolo Kan Eitan Biran, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto della sua famiglia alla tragedia del Mottarone, che è stato trasferito dall’Italia in Israele in un “sospetto rapimento” da parte del nonno Shmuel Peleg , e le dichiarazioni di quest’ultimo che ha detto di aver compiuto il gesto per educare il bambino nella maniera ebraica e farlo crescere come “un vero ebreo”, hanno riproposto un tema molto delicato: quello cioè dell’appartenenza nazionale e dell’identità religiosa.

Un tema quantomai complesso, spesso agli onori delle cronache, nella maggior parte dei casi per episodi che sconfinano nella violenza se non – come in molti casi – nel terrorismo.

In questo caso la vicenda vede al centro un bambino già protagonista di una vicenda altrettanto eclatante: come il crollo devastante della funivia e la conseguente strage che vide la morte di decine di persone, tra i quali appunto i genitori di Eitan.
Sul fatto ascoltiamo Enrico Fink, musicista, tra le voci più apprezzate della cultura ebraica in Italia e non solo, presidente della comunità ebraica di Firenze.

Enrico Fink nella sinagoga di Firenze

“A mio parere non c’è in questo caso un tema che riguarda il rapporto tra le fedi” dice Fink. “Si tratta di una vicenda di cronaca dolorosissima che riguarda una famiglia divisa tra due stati, e che ha al centro purtroppo un bambino che è stato a sua volta al centro di un’altra vicenda terribile, molto nota a livello internazionale, e che quindi ha già addosso l’attenzione del mondo”.

 

Quindi, non pensi che la questione dell’appartenenza religiosa abbia rilevo in questo caso?

“No. Credo che questa vicenda non abbia in realtà alcun nesso con le fedi o le appartenenze religiose, culturali sociali, politiche. A mio parere andrebbe letta con il rispetto per il dolore delle persone coinvolte. Anche evitando troppi commenti. Poi è chiaro che, siccome i due paesi in cui è divisa la famiglia sono l’Italia ed Israele, questo fatto per gli Ebrei italiani è qualcosa che porta ad una maggiore attenzione”.

 

Il nonno materno, Shmulik Peleg, 58 anni

In che senso?

“Nel senso che per noi ebrei italiani è più facile immedesimarci non nello specifico di questo fatto, ma rispetto alla questione delle famiglie divise tra due stati, che è una realtà invece abbastanza diffusa. E sulla quale le comunità sono molto sollecitate. Non a caso l’episodio ha generato un forte dibattito all’interno delle nostre comunità”.

 

Non ritieni che, anche alla luce delle dichiarazioni del nonno, la dimensione confessionale sia un elemento della vicenda?

“Sulle motivazioni della famiglia davvero non mi sento di intervenire perché in casi come questo, in cui le persone agiscono sotto il peso di dolore e in situazioni molto particolari, non ha senso dare giudizi sulla base di quanto si può leggere sulla stampa, ed è meglio a mio modo di vedere astenersi dal commentare oltre misura, anche e soprattutto per rispetto alla situazione atroce del bimbo. Ciò detto, comunque penso che motivazioni di carattere religioso in questo come in tanti altri casi siano poco più che giustificazioni a posteriori per diatribe, sofferenze e rancori familiari che sono molto personali e poco hanno a che fare con categorie generali. La differenza per un ebreo tra crescere in diaspora e crescere in Israele è un tema interessante che merita riflessione, ma che davvero non mi pare c’entri alcunché con la sofferenza di Eitan, con la sua condizione, con cosa sia meglio per lui in questo momento così drammatico”.

 

Tu, come hai vissuto, come vivi la tua dimensione religiosa rispetto al Paese in cui vivi?

Enrico Fink

“Quello che viviamo oggi è un periodo a mio modo di vedere molto interessante riguardo al tema delle appartenenze e delle identità. La società di oggi è una società che vive le difficoltà e le opportunità e del rapporto tra culture diverse in maniera estremamente differente rispetto al passato. Nel passato sono stati tentati meccanismi di relazione tra le culture che spesso sfociavano in ghettizzazioni, se non vere e proprie segregazioni, oppure in tentativi di assimilazione forzata. Il mondo ebraico è stato testimone –  spesso suo malgrado, in quanto minoranza che ha vissuto come tale nel contesto europeo e non solo – di queste dinamiche che hanno avuto come tutti sappiamo parentesi estremamente tragiche. Oggi, direi per fortuna, in Europa queste non sono ritenute opzioni interessanti o da perseguire, ma si cercano strade diverse. Però le differenze che ci sono tra culture religioni, apparenze identità mettono in luce tante sfumature, tante nervature, ed ovviamente la cosa mi coinvolge e mi interessa come cittadino e come musicista”.

 

Il caso di Eitan resta fuori?

“Sì, la cronaca non c’entra. Questa deve essere letta in maniera del tutto equivalente, senza condizionamenti legati alle appartenenze”.

Potrebbe interessarti anche

Karin Ann (credits Jose Andres Cortes)
Spettacolo

Karin Ann con “for a moment” canta l’accettazione dei traumi: “Non dovete affrontarli da soli”

1 Febbraio 2023
Attualità

Finlandia, approvata una nuova legge sui diritti dei trans per il riconoscimento di genere

3 Febbraio 2023
Antonella Celano (Facebook)
Attualità

Ascensori fuori servizio all’aeroporto di Fiumicino, disagi per i disabili: “Costretta a fare le scale a piedi”

6 Febbraio 2023

Instagram

  • "Ho provato a far cantare Chiara Ferragni, ma non sono riuscito a portarla sul palco" ha scherzato Gianni Morandi. 

"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
La vicenda del piccolo Kan Eitan Biran, il bambino di 6 anni unico sopravvissuto della sua famiglia alla tragedia del Mottarone, che è stato trasferito dall’Italia in Israele in un “sospetto rapimento” da parte del nonno Shmuel Peleg , e le dichiarazioni di quest’ultimo che ha detto di aver compiuto il gesto per educare il bambino nella maniera ebraica e farlo crescere come “un vero ebreo”, hanno riproposto un tema molto delicato: quello cioè dell’appartenenza nazionale e dell’identità religiosa. Un tema quantomai complesso, spesso agli onori delle cronache, nella maggior parte dei casi per episodi che sconfinano nella violenza se non - come in molti casi - nel terrorismo. In questo caso la vicenda vede al centro un bambino già protagonista di una vicenda altrettanto eclatante: come il crollo devastante della funivia e la conseguente strage che vide la morte di decine di persone, tra i quali appunto i genitori di Eitan. Sul fatto ascoltiamo Enrico Fink, musicista, tra le voci più apprezzate della cultura ebraica in Italia e non solo, presidente della comunità ebraica di Firenze.
Enrico Fink nella sinagoga di Firenze
“A mio parere non c’è in questo caso un tema che riguarda il rapporto tra le fedi” dice Fink. “Si tratta di una vicenda di cronaca dolorosissima che riguarda una famiglia divisa tra due stati, e che ha al centro purtroppo un bambino che è stato a sua volta al centro di un’altra vicenda terribile, molto nota a livello internazionale, e che quindi ha già addosso l’attenzione del mondo”.   Quindi, non pensi che la questione dell’appartenenza religiosa abbia rilevo in questo caso? “No. Credo che questa vicenda non abbia in realtà alcun nesso con le fedi o le appartenenze religiose, culturali sociali, politiche. A mio parere andrebbe letta con il rispetto per il dolore delle persone coinvolte. Anche evitando troppi commenti. Poi è chiaro che, siccome i due paesi in cui è divisa la famiglia sono l’Italia ed Israele, questo fatto per gli Ebrei italiani è qualcosa che porta ad una maggiore attenzione”.  
Il nonno materno, Shmulik Peleg, 58 anni
In che senso? “Nel senso che per noi ebrei italiani è più facile immedesimarci non nello specifico di questo fatto, ma rispetto alla questione delle famiglie divise tra due stati, che è una realtà invece abbastanza diffusa. E sulla quale le comunità sono molto sollecitate. Non a caso l’episodio ha generato un forte dibattito all’interno delle nostre comunità”.   Non ritieni che, anche alla luce delle dichiarazioni del nonno, la dimensione confessionale sia un elemento della vicenda? “Sulle motivazioni della famiglia davvero non mi sento di intervenire perché in casi come questo, in cui le persone agiscono sotto il peso di dolore e in situazioni molto particolari, non ha senso dare giudizi sulla base di quanto si può leggere sulla stampa, ed è meglio a mio modo di vedere astenersi dal commentare oltre misura, anche e soprattutto per rispetto alla situazione atroce del bimbo. Ciò detto, comunque penso che motivazioni di carattere religioso in questo come in tanti altri casi siano poco più che giustificazioni a posteriori per diatribe, sofferenze e rancori familiari che sono molto personali e poco hanno a che fare con categorie generali. La differenza per un ebreo tra crescere in diaspora e crescere in Israele è un tema interessante che merita riflessione, ma che davvero non mi pare c’entri alcunché con la sofferenza di Eitan, con la sua condizione, con cosa sia meglio per lui in questo momento così drammatico".   Tu, come hai vissuto, come vivi la tua dimensione religiosa rispetto al Paese in cui vivi?
Enrico Fink
“Quello che viviamo oggi è un periodo a mio modo di vedere molto interessante riguardo al tema delle appartenenze e delle identità. La società di oggi è una società che vive le difficoltà e le opportunità e del rapporto tra culture diverse in maniera estremamente differente rispetto al passato. Nel passato sono stati tentati meccanismi di relazione tra le culture che spesso sfociavano in ghettizzazioni, se non vere e proprie segregazioni, oppure in tentativi di assimilazione forzata. Il mondo ebraico è stato testimone -  spesso suo malgrado, in quanto minoranza che ha vissuto come tale nel contesto europeo e non solo - di queste dinamiche che hanno avuto come tutti sappiamo parentesi estremamente tragiche. Oggi, direi per fortuna, in Europa queste non sono ritenute opzioni interessanti o da perseguire, ma si cercano strade diverse. Però le differenze che ci sono tra culture religioni, apparenze identità mettono in luce tante sfumature, tante nervature, ed ovviamente la cosa mi coinvolge e mi interessa come cittadino e come musicista".   Il caso di Eitan resta fuori? "Sì, la cronaca non c’entra. Questa deve essere letta in maniera del tutto equivalente, senza condizionamenti legati alle appartenenze”.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto