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Home » Attualità » La violenza sulle donne riguarda tutti, ogni giorno

La violenza sulle donne riguarda tutti, ogni giorno

#sempre25novembre: da Sorgenia dieci storie che invitano a non voltare la testa

25 Novembre 2022
La violenza sulle donne riguarda tutti, ogni giorno
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Sul calendario c’è una giornata internazionale dedicata all’eliminazione della violenza contro le donne: il 25 novembre. Ma un giorno non basta.

Ogni giorno ci sono donne che vengono molestate, umiliate, abusate. Può succedere a un’amica, una compagna, una collega o una parente. Nessuno può voltare la testa, è tempo di agire.

Nel solo 2021 i centri antiviolenza italiani hanno accolto complessivamente 20.711 donne. Si tratta principalmente di donne italiane (solo il 26% sono straniere) di età compresa tra i 30 e i 49 anni. Riportano violenza psicologica (il 77,9% delle donne), violenza fisica (57,6%), economica (una donna su tre è a reddito zero), sessuale (16,1%) e stalking (15,6%). Sono i dati del report 2021 “Violenza maschile alle donne: a che punto siamo?” presentato dall’associazione nazionale Donne in Rete contro la violenza.

È evidente che, davanti a un fenomeno di tale portata, ognuno di noi deve sentirsi coinvolto. Da questo presupposto nasce l’edizione 2022 di #sempre25novembre, che invita tutti a non voltare la testa, ad agire perché la violenza contro le donne riguarda tutti.

È altrettanto palese, di fronte ai dati, che ricondurre la violenza di genere alla violenza fisica non solo riduce un fenomeno complesso alla sua espressione più evidente e facilmente condannabile, ma tende a nascondere forme più diffuse e sottili come la violenza psicologica o quella economica. La violenza di genere è un fenomeno che riguarda trasversalmente tutte le età e i gruppi sociali, ed è quindi potenzialmente vicina a ciascuno.

Per questo, durante tutto il 2022, Sorgenia ha raccolto in dieci podcast altrettante storie di testimoni di casi di violenza, persone che con coraggio hanno raccontato la loro esperienza e le loro emozioni: una mamma, un papà, un’amica, un collega.

Già l’anno scorso dieci storie vere avevano messo in luce il vissuto di chi conosce la violenza. Quest’anno la novità consiste nel punto di vista: non più quello di chi ha subìto direttamente, ma lo sguardo di persone vicine che sono state testimoni di storie di maltrattamento. Il progetto include racconti nei quali si parla di violenza fisica, economica, psicologica, di quella assistita da parte dei bambini, attraverso le voci di insegnanti, compagne di squadra, semplici conoscenti.

Protagonisti sono persone comuni e nomi noti come Cathy La Torre, avvocata e attivista; Raissa & Momo, content creator; Maurizia Cacciatori, campionessa di pallavolo; ed Enrica Scielzo, la prima beauty e fashion blogger transessuale al mondo.

Come racconta Marta, una delle protagoniste del podcast: “La violenza non è più solo in quella casa. È a casa di tutti noi, perché abbiamo sentito, sentiamo quasi ogni sera e non possiamo continuare a fare finta di nulla. Siamo complici.”

Se tutti vediamo, sentiamo e percepiamo la violenza intorno a noi, non è però scontato avere gli strumenti per affrontarla e sostenere chi la subisce: per questo insieme alle storie, Sorgenia propone approfondimenti e riflessioni, guidate da La Grande Casa, cooperativa sociale che sin dall’inizio ha accompagnato l’azienda nella corretta rappresentazione della violenza di genere, e da Cathy La Torre, avvocata specializzata in diritto antidiscriminatorio, per fornire elementi e strumenti di vicinanza e supporto a chi vive accanto a donne che sperimentano la violenza, e magari si chiede come sostenerle.

I dieci podcast sono raccolti in un e-book scaricabile online dal sito Sorgenia: per ogni download l’azienda donerà 1 euro per sostenere il progetto REAMA della Fondazione Pangea Onlus, una rete online di sostegno e supporto composta da professionisti, centri antiviolenza, case rifugio, associazioni che operano per il contrasto della violenza.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
Sul calendario c’è una giornata internazionale dedicata all’eliminazione della violenza contro le donne: il 25 novembre. Ma un giorno non basta. Ogni giorno ci sono donne che vengono molestate, umiliate, abusate. Può succedere a un’amica, una compagna, una collega o una parente. Nessuno può voltare la testa, è tempo di agire. Nel solo 2021 i centri antiviolenza italiani hanno accolto complessivamente 20.711 donne. Si tratta principalmente di donne italiane (solo il 26% sono straniere) di età compresa tra i 30 e i 49 anni. Riportano violenza psicologica (il 77,9% delle donne), violenza fisica (57,6%), economica (una donna su tre è a reddito zero), sessuale (16,1%) e stalking (15,6%). Sono i dati del report 2021 "Violenza maschile alle donne: a che punto siamo?" presentato dall'associazione nazionale Donne in Rete contro la violenza. È evidente che, davanti a un fenomeno di tale portata, ognuno di noi deve sentirsi coinvolto. Da questo presupposto nasce l’edizione 2022 di #sempre25novembre, che invita tutti a non voltare la testa, ad agire perché la violenza contro le donne riguarda tutti. È altrettanto palese, di fronte ai dati, che ricondurre la violenza di genere alla violenza fisica non solo riduce un fenomeno complesso alla sua espressione più evidente e facilmente condannabile, ma tende a nascondere forme più diffuse e sottili come la violenza psicologica o quella economica. La violenza di genere è un fenomeno che riguarda trasversalmente tutte le età e i gruppi sociali, ed è quindi potenzialmente vicina a ciascuno. Per questo, durante tutto il 2022, Sorgenia ha raccolto in dieci podcast altrettante storie di testimoni di casi di violenza, persone che con coraggio hanno raccontato la loro esperienza e le loro emozioni: una mamma, un papà, un’amica, un collega. Già l’anno scorso dieci storie vere avevano messo in luce il vissuto di chi conosce la violenza. Quest’anno la novità consiste nel punto di vista: non più quello di chi ha subìto direttamente, ma lo sguardo di persone vicine che sono state testimoni di storie di maltrattamento. Il progetto include racconti nei quali si parla di violenza fisica, economica, psicologica, di quella assistita da parte dei bambini, attraverso le voci di insegnanti, compagne di squadra, semplici conoscenti. Protagonisti sono persone comuni e nomi noti come Cathy La Torre, avvocata e attivista; Raissa & Momo, content creator; Maurizia Cacciatori, campionessa di pallavolo; ed Enrica Scielzo, la prima beauty e fashion blogger transessuale al mondo. Come racconta Marta, una delle protagoniste del podcast: “La violenza non è più solo in quella casa. È a casa di tutti noi, perché abbiamo sentito, sentiamo quasi ogni sera e non possiamo continuare a fare finta di nulla. Siamo complici.” Se tutti vediamo, sentiamo e percepiamo la violenza intorno a noi, non è però scontato avere gli strumenti per affrontarla e sostenere chi la subisce: per questo insieme alle storie, Sorgenia propone approfondimenti e riflessioni, guidate da La Grande Casa, cooperativa sociale che sin dall’inizio ha accompagnato l’azienda nella corretta rappresentazione della violenza di genere, e da Cathy La Torre, avvocata specializzata in diritto antidiscriminatorio, per fornire elementi e strumenti di vicinanza e supporto a chi vive accanto a donne che sperimentano la violenza, e magari si chiede come sostenerle. I dieci podcast sono raccolti in un e-book scaricabile online dal sito Sorgenia: per ogni download l’azienda donerà 1 euro per sostenere il progetto REAMA della Fondazione Pangea Onlus, una rete online di sostegno e supporto composta da professionisti, centri antiviolenza, case rifugio, associazioni che operano per il contrasto della violenza.
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