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Home » Attualità » Lasciare un posto vuoto a una donna tra 78 uomini. Prato della Valle e il pantheon tutto al maschile

Lasciare un posto vuoto a una donna tra 78 uomini. Prato della Valle e il pantheon tutto al maschile

La sottorappresentanza femminile tra le glorie celebrate dal Prato - che vede 78 uomini contro un busto femminile ai piedi di una statua - ha portato due consiglieri padovani a presentare una mozione in Consiglio comunale per chiedere di lasciare uno degli unici due posti vuoti del Prato a una donna: Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, la prima laureata nella storia. Ma il coro dei "No" si barrica dietro la difesa della storia del Prato. Quale?

Sofia Francioni
4 Gennaio 2022
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Oltre a essere la quinta piazza più grande d’Europa, a Padova, Prato della Valle si distingue per un’altra eccezione: essere un cerchio celebrativo di soli uomini. Straordinario esempio di riqualificazione urbanistica, la cosiddetta isola Memmia è infatti anche un club esclusivo riservato a settantotto uomini, eccetto un busto: quello della poetessa, musicista e cantante Gaspara Stampa. L’evidente sottorappresentanza femminile tra le glorie celebrate dal Prato ha portato i due consiglieri di centrosinistra di Padova, Margherita Colonnello e Simone Pillitteri, a presentare una mozione in Consiglio comunale, chiedendo di lasciare uno dei due posti vuoti rimasti tra i basamenti di Prato della Valle a Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna a laurearsi al mondo in Filosofia, nell’università di Padova nel 1678.

Un cerchio celebrativo di soli uomini che per i detrattori va difeso

Prato della Valle, a Padova
Prato della Valle visto dall’alto, realizzato nel 1775

La mozione, lontana dall’essere approvata, in città ha però acceso il dibattito che si polarizza tra chi la considera una battaglia di civilità e il coro dei “No”. I suoi detrattori si rifanno per lo più al rifiuto della cancel culture e pensano che inserire la statua di una donna in Prato della Valle denunci il desiderio di rivedere il passato, riadattandolo alla sensibilità di oggi. Docenti universitari, politici e cittadini si sono infatti opposti alla richiesta dei due consiglieri, barricandosi dietro la difesa della storia delle due teste di ponte vuote sul ponte Nord e in generale di quella di Prato della valle. Carlo Fumian, docente universitario di Storia contemporanea, ha dichiarato che “fare la storia con la toponomastica o spostando monumenti come fossero Lego è un gioco pericoloso e poco intelligente”. Mentre ad appoggiare la proposta sono arrivati Daniela Mapelli, prima rettrice donna dell’Università di Padova, e il soprintendente ad archeologia, belle arti e paesaggio Fabrizio Magani, che ha dato il suo benestare: “Affidare a uno scultore padovano la realizzazione per dotare la città di un nuovo modello di ispirazione sarebbe coerente con la ragione per cui anche le altre statue si trovano lì. Suggerirei – aggiunge – di non retrocedere troppo nel passato, ma di celebrare piuttosto un personaggio femminile recente: una ricercatrice, un medico, una giornalista o una scrittrice e di fare in modo che tutti possano contribuire al progetto”.

Prato della Valle: Gaspara Stampa unica donna a stare ai piedi di una statua

Nel cerchio celebrativo del Prato, 78 statue di soli uomini: per lo più professori, artisti, condottieri o ex governanti

La storia della riqualificazione di Prato della Valle (qui un interessante video del comitato di Padova) inizia nel 1775, quando il noto e grande umanista Andrea Memmo, veneziano, arriva in città con l’incarico di provveditore straordinario. Il suo programma di governo per Padova si basa sul rilancio commerciale e gli interventi di igiene pubblica, obiettivi sintetizzati nel suo progetto per Prato della Valle, che da palude diventa un’isola “adatta a tutti gli usi”. L’isola Memmia è un crocevia di strade, ma anche una bussola di forma ellittica perfettamente orientata sui punti cardinali. Spazio fieristico, di festa dove nel 1808 fu inaugurato anche il volo di una mongolfiera a idrogeno. Un pantheon tutto al maschile delle glorie venete e non solo.

Scorcio dal ponte nord di Prato della Valle
Scorcio dal ponte nord, dove sono ancora vuoti i posti dedicate alle statue distrutte dopo l’occupazione napoleonica

I lavori di Prato della Valle cominciarono nell’estate del 1775 per mostrare i primi risultati in occasione della fiera autunnale di Santa Giustina. Memmo, vero e proprio antesignano del fundraising, per trovare i finanziamenti sfruttò la sua notorietà e coinvolse la nobiltà europea e padovana per la realizzazione di quelle che, da progetto, dovevano essere 88 statue. A diverse condizioni: le statue dovevano essere in pietra porosa di Vicenza. Gli scultori incaricati di realizzarle dovevano essere locali e non di fama, le persone rappresentate già defunte e non santi, perché – come diceva Memmo – “hanno già gli altari a loro disposizione”. Le statue, infine, non dovevano costare ai mecenati più di 130/150 zecchini . Nella maggior parte dei casi le statue ritraggono professori, artisti, condottieri o  governanti legati alla città.

Gaspara Stampa
Gaspara Stampa ai piedi dello scultore Andrea Briosco

Ma tra i volti spuntano anche Tasso, Mantegna, Ariosto, Petrarca, Galilei, Tito Livio, Canova e quello di Andrea Briosco, che ha accostato ai suoi piedi l’unico busto di donna degli 84 personaggi celebrati da Prato della Valle, quello di Gaspara Stampa, poetessa, cantante e musicista padovana, che nel 1500 condusse “una vita elegante e spregiudicata” e che al suo amore per un tale conte Collaltino di Collalto ispirò gran parte del suo canzoniere.

Prato della ValleDue posti vuoti da duecento anni

I due posti  lasciati vuoti da oltre duecento anni che in queste ore stanno facendo dibattere Padova, hanno una storia a parte che risale al 1779, quando – dopo l’occupazione francese che scalzò i veneziani – i padovani giacobini cominciarono a distruggere le statue dei dogi poste su Ponte Nord. Il vuoto lasciato negli anni fu colmato da altre statue, eccezion fatta per le due teste di ponte interne del Ponte nord a cui una parte di Padova chiede di far sedere una donna.

 

L’immunologa Viola: “Non è cancel culture: è il modo per colmare un vuoto”

L'immunologa Antonella Viola
L’immunologa Antonella Viola

“Non si tratta di abbattere statue di uomini per sostituirle con quelle di donne, ma di aggiungere, integrare, colmare un vuoto che finalmente si fa notare“. Entra nel vivo del dibattito sull’inserimento della statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia nel pantheon di Prato della valle anche l’immunologa tarantina Antonella Viola, che rilancia: “I due basamenti vuoti dovrebbero accogliere” non una ma “due donne che hanno fatto la storia di Padova”. E ai detrattori, che invocano la cancel culture, risponde sulla Stampa: “non si chiede di modificare un dipinto o di aggiungere nuovi versi a un grande poema, qui stiamo parlando di una piazza. Un’opera d’arte integrata nella vita della città e quindi necessariamente in continuo cambiamento ed evoluzione”. Prato della valle con le sue feste, il mercato, le facciate di case, bar e ristoranti che la circondano “è il cuore pulsante di Padova e il cuore non è un oggetto statico, ma muta nel tempo”.

 

 

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Oltre a essere la quinta piazza più grande d’Europa, a Padova, Prato della Valle si distingue per un’altra eccezione: essere un cerchio celebrativo di soli uomini. Straordinario esempio di riqualificazione urbanistica, la cosiddetta isola Memmia è infatti anche un club esclusivo riservato a settantotto uomini, eccetto un busto: quello della poetessa, musicista e cantante Gaspara Stampa. L’evidente sottorappresentanza femminile tra le glorie celebrate dal Prato ha portato i due consiglieri di centrosinistra di Padova, Margherita Colonnello e Simone Pillitteri, a presentare una mozione in Consiglio comunale, chiedendo di lasciare uno dei due posti vuoti rimasti tra i basamenti di Prato della Valle a Elena Lucrezia Cornaro Piscopia, prima donna a laurearsi al mondo in Filosofia, nell'università di Padova nel 1678.

Un cerchio celebrativo di soli uomini che per i detrattori va difeso

Prato della Valle, a Padova
Prato della Valle visto dall'alto, realizzato nel 1775
La mozione, lontana dall’essere approvata, in città ha però acceso il dibattito che si polarizza tra chi la considera una battaglia di civilità e il coro dei "No". I suoi detrattori si rifanno per lo più al rifiuto della cancel culture e pensano che inserire la statua di una donna in Prato della Valle denunci il desiderio di rivedere il passato, riadattandolo alla sensibilità di oggi. Docenti universitari, politici e cittadini si sono infatti opposti alla richiesta dei due consiglieri, barricandosi dietro la difesa della storia delle due teste di ponte vuote sul ponte Nord e in generale di quella di Prato della valle. Carlo Fumian, docente universitario di Storia contemporanea, ha dichiarato che "fare la storia con la toponomastica o spostando monumenti come fossero Lego è un gioco pericoloso e poco intelligente". Mentre ad appoggiare la proposta sono arrivati Daniela Mapelli, prima rettrice donna dell'Università di Padova, e il soprintendente ad archeologia, belle arti e paesaggio Fabrizio Magani, che ha dato il suo benestare: "Affidare a uno scultore padovano la realizzazione per dotare la città di un nuovo modello di ispirazione sarebbe coerente con la ragione per cui anche le altre statue si trovano lì. Suggerirei – aggiunge - di non retrocedere troppo nel passato, ma di celebrare piuttosto un personaggio femminile recente: una ricercatrice, un medico, una giornalista o una scrittrice e di fare in modo che tutti possano contribuire al progetto".

Prato della Valle: Gaspara Stampa unica donna a stare ai piedi di una statua

Nel cerchio celebrativo del Prato, 78 statue di soli uomini: per lo più professori, artisti, condottieri o ex governanti
La storia della riqualificazione di Prato della Valle (qui un interessante video del comitato di Padova) inizia nel 1775, quando il noto e grande umanista Andrea Memmo, veneziano, arriva in città con l’incarico di provveditore straordinario. Il suo programma di governo per Padova si basa sul rilancio commerciale e gli interventi di igiene pubblica, obiettivi sintetizzati nel suo progetto per Prato della Valle, che da palude diventa un’isola “adatta a tutti gli usi”. L’isola Memmia è un crocevia di strade, ma anche una bussola di forma ellittica perfettamente orientata sui punti cardinali. Spazio fieristico, di festa dove nel 1808 fu inaugurato anche il volo di una mongolfiera a idrogeno. Un pantheon tutto al maschile delle glorie venete e non solo.
Scorcio dal ponte nord di Prato della Valle
Scorcio dal ponte nord, dove sono ancora vuoti i posti dedicate alle statue distrutte dopo l'occupazione napoleonica
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Gaspara Stampa
Gaspara Stampa ai piedi dello scultore Andrea Briosco
Ma tra i volti spuntano anche Tasso, Mantegna, Ariosto, Petrarca, Galilei, Tito Livio, Canova e quello di Andrea Briosco, che ha accostato ai suoi piedi l’unico busto di donna degli 84 personaggi celebrati da Prato della Valle, quello di Gaspara Stampa, poetessa, cantante e musicista padovana, che nel 1500 condusse "una vita elegante e spregiudicata" e che al suo amore per un tale conte Collaltino di Collalto ispirò gran parte del suo canzoniere.

Prato della ValleDue posti vuoti da duecento anni

I due posti  lasciati vuoti da oltre duecento anni che in queste ore stanno facendo dibattere Padova, hanno una storia a parte che risale al 1779, quando - dopo l’occupazione francese che scalzò i veneziani - i padovani giacobini cominciarono a distruggere le statue dei dogi poste su Ponte Nord. Il vuoto lasciato negli anni fu colmato da altre statue, eccezion fatta per le due teste di ponte interne del Ponte nord a cui una parte di Padova chiede di far sedere una donna.  

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L'immunologa Antonella Viola
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"Non si tratta di abbattere statue di uomini per sostituirle con quelle di donne, ma di aggiungere, integrare, colmare un vuoto che finalmente si fa notare". Entra nel vivo del dibattito sull'inserimento della statua di Elena Lucrezia Cornaro Piscopia nel pantheon di Prato della valle anche l'immunologa tarantina Antonella Viola, che rilancia: "I due basamenti vuoti dovrebbero accogliere" non una ma "due donne che hanno fatto la storia di Padova". E ai detrattori, che invocano la cancel culture, risponde sulla Stampa: "non si chiede di modificare un dipinto o di aggiungere nuovi versi a un grande poema, qui stiamo parlando di una piazza. Un'opera d'arte integrata nella vita della città e quindi necessariamente in continuo cambiamento ed evoluzione". Prato della valle con le sue feste, il mercato, le facciate di case, bar e ristoranti che la circondano "è il cuore pulsante di Padova e il cuore non è un oggetto statico, ma muta nel tempo".    
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