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Home » Attualità » Come gestire 4 generazioni sullo stesso posto di lavoro? In Italia è la prima volta che accade

Come gestire 4 generazioni sullo stesso posto di lavoro? In Italia è la prima volta che accade

In azienda convivono oggi Baby Boomers, Generazione X, Millennials e Generazione Z. La forza lavoro multigenerazionale rappresenta una grande ricchezza ma anche un’enorme sfida

Maurizio Costanzo
26 Agosto 2022
Team HR Coffee
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Per la prima volta nella storia, stiamo assistendo alla convivenza di 4 diverse generazioni nelle aziende: Boomers (persone nate tra il 1946 e il 1964), Generazione X (persone nate tra il 1965 e il 1979), Generazione Y o Millennials (persone nate tra il 1980 e il 1995)  e Generazione Z o Nativi Digitali (persone nate dal 1996 in poi). Questo fenomeno è dovuto a due fattori principali: lo spostamento progressivo dell’età del pensionamento, arrivato ora a 67 anni, e l’innalzamento dell’aspettativa di vita. Secondo quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati da Eurostat, infatti, l’aspettativa di vita media in Italia è di 85,1 anni per le donne e 80,6 anni per gli uomini.

La forza lavoro multigenerazionale

La forza lavoro multigenerazionale rappresenta una grande ricchezza per le imprese e un vantaggio competitivo non indifferente, in quanto ogni generazione porta con sé un bagaglio di conoscenze e competenze potenzialmente differente rispetto alle altre. Allo stesso tempo, però, se non ben gestite, le diversità tra una generazione e l’altra possono diventare la causa di conflitti, malcontenti, disallineamento del sapere e fallimento. In questo contesto, però, la tecnologia e nello specifico i People Analytics, possono aiutare le aziende nell’organizzazione e nella gestione delle differenti generazioni, mettendole in connessione e consentendo loro di interagire. In particolare, la HR-Tech Company HrCoffee, specializzata nello sviluppo di software per il People Management e People Analytics, ha sviluppato un nuovo modello di gestione del personale basato su un approccio people based (persone al centro), che consente di far emergere iniziative di open innovation, in un’ottica di continua evoluzione, di aumento dell’engagement, di analisi del divario delle competenze, di sviluppo dei processi di autovalutazione, di mappatura delle abilità del singolo, di upskilling, di reskilling e di HR digital twin.

Grazie all’intelligenza artificiale, HrCoffee People Analytics Platform permette di mappare e portare a fattor comune le competenze, le conoscenze e i punti di forza dei dipendenti, rendendoli facilmente trasmissibili e tracciabili nel corso del tempo. In questo modo ogni azienda ha piena consapevolezza delle skills e delle conoscenze dei propri dipendenti e di chi siano i candidati più idonei per formare i team di progetto. Non solo, grazie a queste tecnologie innovative viene agevolato anche il percorso di crescita professionale del personale attraverso l’upskilling ed il reskilling delle competenze ed è più semplice individuare i bisogni e le esigenze delle diverse generazioni, così da creare un ambiente di lavoro sereno e stimolante per tutte le fasce d’età.

L’analisi di Maria Cesaria Giordano

Maria Cesaria Giordano
Maria Cesaria Giordano, Ceo e co-founder di HrCoffee

“Oggi – spiega Maria Cesaria Giordano, Ceo e co-founder di HrCoffee – nelle organizzazioni convivono ormai almeno quattro diverse generazioni che, negli ultimi anni, hanno determinato cambiamenti organizzativi importanti, con una rapidità che la storia non aveva mai visto prima. I Boomers, ad esempio, sono analogici e tradizionalisti, hanno imparato ad utilizzare la tecnologia solo in età avanzata e prediligono la comunicazione face-to-face e il confronto telefonico alle videocall o agli strumenti digitali. All’opposto la Generazione Z è iperconnessa e totalmente immersa in una dimensione che non ha più confini tra ciò che è online e ciò che invece è offline. La nuova generazione è smart, inclusiva e propensa all’innovazione. Diventa perciò fondamentale creare momenti di scambio e condivisione in modo da trasferire e tramandare le conoscenze e le competenze di generazione in generazione e mantenere viva l’azienda, evitando conflitti”. “L’attuale situazione – conclude Giordano – impone risposte di gestione che oggi la tecnologia può dare, come per esempio nell’ambito dei processi di onboarding, reverse mentoring e upskills. Il software di HrCoffee non soltanto aiuta a mappare la conoscenza aziendale attraverso gli analytics, ma aiuta l’organizzazione nei processi di aumento dell’engagement e del benessere dei propri dipendenti”.

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
Per la prima volta nella storia, stiamo assistendo alla convivenza di 4 diverse generazioni nelle aziende: Boomers (persone nate tra il 1946 e il 1964), Generazione X (persone nate tra il 1965 e il 1979), Generazione Y o Millennials (persone nate tra il 1980 e il 1995)  e Generazione Z o Nativi Digitali (persone nate dal 1996 in poi). Questo fenomeno è dovuto a due fattori principali: lo spostamento progressivo dell’età del pensionamento, arrivato ora a 67 anni, e l’innalzamento dell’aspettativa di vita. Secondo quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati da Eurostat, infatti, l’aspettativa di vita media in Italia è di 85,1 anni per le donne e 80,6 anni per gli uomini.

La forza lavoro multigenerazionale

La forza lavoro multigenerazionale rappresenta una grande ricchezza per le imprese e un vantaggio competitivo non indifferente, in quanto ogni generazione porta con sé un bagaglio di conoscenze e competenze potenzialmente differente rispetto alle altre. Allo stesso tempo, però, se non ben gestite, le diversità tra una generazione e l’altra possono diventare la causa di conflitti, malcontenti, disallineamento del sapere e fallimento. In questo contesto, però, la tecnologia e nello specifico i People Analytics, possono aiutare le aziende nell'organizzazione e nella gestione delle differenti generazioni, mettendole in connessione e consentendo loro di interagire. In particolare, la HR-Tech Company HrCoffee, specializzata nello sviluppo di software per il People Management e People Analytics, ha sviluppato un nuovo modello di gestione del personale basato su un approccio people based (persone al centro), che consente di far emergere iniziative di open innovation, in un'ottica di continua evoluzione, di aumento dell’engagement, di analisi del divario delle competenze, di sviluppo dei processi di autovalutazione, di mappatura delle abilità del singolo, di upskilling, di reskilling e di HR digital twin. Grazie all’intelligenza artificiale, HrCoffee People Analytics Platform permette di mappare e portare a fattor comune le competenze, le conoscenze e i punti di forza dei dipendenti, rendendoli facilmente trasmissibili e tracciabili nel corso del tempo. In questo modo ogni azienda ha piena consapevolezza delle skills e delle conoscenze dei propri dipendenti e di chi siano i candidati più idonei per formare i team di progetto. Non solo, grazie a queste tecnologie innovative viene agevolato anche il percorso di crescita professionale del personale attraverso l’upskilling ed il reskilling delle competenze ed è più semplice individuare i bisogni e le esigenze delle diverse generazioni, così da creare un ambiente di lavoro sereno e stimolante per tutte le fasce d’età.

L'analisi di Maria Cesaria Giordano

Maria Cesaria Giordano
Maria Cesaria Giordano, Ceo e co-founder di HrCoffee
"Oggi – spiega Maria Cesaria Giordano, Ceo e co-founder di HrCoffee - nelle organizzazioni convivono ormai almeno quattro diverse generazioni che, negli ultimi anni, hanno determinato cambiamenti organizzativi importanti, con una rapidità che la storia non aveva mai visto prima. I Boomers, ad esempio, sono analogici e tradizionalisti, hanno imparato ad utilizzare la tecnologia solo in età avanzata e prediligono la comunicazione face-to-face e il confronto telefonico alle videocall o agli strumenti digitali. All’opposto la Generazione Z è iperconnessa e totalmente immersa in una dimensione che non ha più confini tra ciò che è online e ciò che invece è offline. La nuova generazione è smart, inclusiva e propensa all’innovazione. Diventa perciò fondamentale creare momenti di scambio e condivisione in modo da trasferire e tramandare le conoscenze e le competenze di generazione in generazione e mantenere viva l’azienda, evitando conflitti”. “L’attuale situazione – conclude Giordano - impone risposte di gestione che oggi la tecnologia può dare, come per esempio nell’ambito dei processi di onboarding, reverse mentoring e upskills. Il software di HrCoffee non soltanto aiuta a mappare la conoscenza aziendale attraverso gli analytics, ma aiuta l’organizzazione nei processi di aumento dell’engagement e del benessere dei propri dipendenti”.
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