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"Le Lacrime di Kabul", l'omaggio sui muri di Roma dell'artista Laika a Gino Strada e al popolo afghano

di FRANCESCO LOMMI -
16 agosto 2021
lacrime.kabul

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Le notizie della scomparsa di Gino Strada e, nel giro di poche ore, della caduta di Kabul nelle mani dei talebani, hanno scosso il mondo intero. Due fatti che non condividono alcun rapporto di causa effetto, ma che, per il profondo legame tra il fondatore di Emergency e quei territori martoriati da guerra e povertà, sembra uno strano scherzo del destino. Lo stesso destino beffardo che, proprio nel giorno della sua morte, aveva visto uscire su un quotidiano nazionale un articolo firmato da Strada col titolo: "Così ho visto morire Kabul" in cui il medico milanese analizzava genesi e tappe che hanno portato alla presa della capitale afghana: "Questa situazione non mi sorprende - attaccava il fondatore di Emergency - Come non dovrebbe sorprendere nessuno che abbia una discreta conoscenza dell'Afghanistan o quantomeno buona memoria: mi sembra che manchino, o meglio, che siano sempre mancate, entrambe. La guerra in Afghanistan è stata, né più né meno, una guerra di aggressione iniziata all'indomani dell'11 settembre dagli Stati Uniti, a cui poi si sono accodati tutti i Paesi Occidentali" Poi Strada, che era nato a Sesto San Giovanni 73 anni fa, ha posto l'accento sulle vittime che gli ultimi vent'anni di missioni internazionali pesano sulla coscienza di tutti: "L'intervento della coalizione internazionale si tradusse nei primi tre mesi del 2001, solo a Kabul e dintorni, in un numero di vittime civili superiore agli attentati di New York. Nei mesi e negli anni successivi le informazioni sulle vittime sono diventate più incerte: secondo 'Costa of Wars' della Brown University, circa 241mila persone sono state vittime dirette della guerra e altre centinaia di migliaia sono morte a causa della fame, delle malattie e della mancanza di sevizi essenziali. Solo nell'ultimo decennio, la Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan ha registrato almeno 28 866 bambini morti o feriti e sono numeri certamente sottostimati".

Il murales per Gino e per il popolo afghano

La street artist Laika, qui in posa con “Ama il prossimo tuo”, opera provocatoriamente affissa nei pressi del Vaticano

Proprio quei bambini citati da Gino Strada nel suo articolo, sono diventati un simbolo di dolore sui muri della Città Eterna. Nella notte del 15 agosto, a Roma, in via Andrea Provana, all'angolo di via Biancamano, è apparsa una nuova opera della street artist Laika dal titolo: "Le Lacrime di Kabul (Omaggio a Gino Strada)". L'opera raffigura un bambino afghano con delle bende sulla testa e sull'occhio destro che si rivolge a Gino Strada e dice di avere paura. Il piccolo piange, le sue lacrime hanno il colore della bandiera afghana e rappresentano la sofferenza del suo popolo. La paura di un futuro pieno di ulteriori violenze e sofferenze. All'interno del poster ci sono numerosi riferimenti al fondatore di Emergency, a cui Laika vuole rendere omaggio, ed è chiara la volontà da parte dell'artista di comunicare le sue preoccupazioni riguardo la presa dell'Afghanistan da parte dei talebani. Le stesse preoccupazioni che Gino Strada raccontava nel suo ultimo articolo: "Nessuno più di Gino Strada può avere avuto idea di ciò che è stata la vita in Afghanistan negli ultimi vent'anni", dichiara Laika. "Un Paese nel quale ha vissuto in totale sette anni della sua vita e che oggi torna ad essere al centro dell'attenzione internazionale come totale fallimento degli Stati Uniti e dei paesi Nato, compresa l'Italia. Non posso immaginare - prosegue l'artista - cosa stia vivendo quel popolo in questo momento, però so che in Afghanistan non potranno più contare su un uomo che per quel paese ha dato tanto e che ha regalato al mondo un'organizzazione come Emergency che, nella sua storia, ha curato gratuitamente più di 11 milioni di persone. Gino Strada è un uomo dalla parte giusta della Storia e tutti noi non possiamo che dirgli grazie».