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Home » Attualità » Le regole valgono per tutti, “Parola di Francesco Amadori!”. Il nonno licenzia la nipote e lei: “Farò causa”

Le regole valgono per tutti, “Parola di Francesco Amadori!”. Il nonno licenzia la nipote e lei: “Farò causa”

Francesca Amadori era la responsabile della comunicazione del gruppo. A dare la notizia il consorzio operativo Gesco del gruppo Amadori, che ha specificato: “Le regole sono valide per tutti i dipendenti senza distinzione alcuna”

Domenico Guarino
13 Gennaio 2022
La storica azienda di Cesena, Amadori ha licenziato Francesca Amadori, nipote del fondatore Francesco,

La storica azienda di Cesena, Amadori ha licenziato Francesca Amadori, nipote del fondatore Francesco

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Francesca Amadori

Quando si dice parlare chiaro! E sì che il motto aziendale, quello che ha portato il patron al successo televisivo grazie ad uno spot particolarmente azzeccato, recita testualmente “Parola di Francesco Amadori!”. Solo che questa volta la parola è stata quanto mai chiara e dura. Ed è una parola che fa riflettere. La notizia innanzitutto: la nipote di Francesco Amadori è stata licenziata dall’azienda cooperativa che porta il nome del nonno. A dare la notizia è l’edizione del Resto del Carlino di Cesena, la città sede dell’impresa dove Francesca Amadori era la responsabile della comunicazione.

Il consorzio operativo Gesco del gruppo Amadori ha confermato la conclusione del rapporto lavorativo “per motivazioni coerenti e rispettose dei principi e delle regole aziendali”, specificando che “tali regole sono valide per tutti i dipendenti senza distinzione alcuna“.

 La storica azienda di Cesena, Amadori ha licenziato Francesca Amadori, nipote del fondatore Francesco

La storica azienda di Cesena, Amadori ha licenziato Francesca Amadori, nipote del fondatore Francesco

Sembra che i rapporti tra Francesca e la cooperativa fossero tesi. L’epilogo martedì mattina, quando le è stato consegnato l’avviso dell’interruzione del rapporto di lavoro con effetto immediato. Di sicuro si tratta di una storia ben strana in un paese abituato al cosiddetto ‘familismo amorale’, in cui solitamente i panni sporchi si lavano tra le mura domestiche. Con ‘quella faccia un po’ così’ però Francesco Amadori, che è riuscito a bucare il video pur non avendo il fisique du ruol, si rivelato un osso duro (se l’affermazione non sembra offensiva trattandosi comunque di un’azienda che ha a che fare con il pollame). “Le regole sono valide per tutti i dipendenti senza distinzione alcuna” è decisamente un bel principio.

L’azienda cooperativa Amadori

Non si conoscono, ovviamente, le reali motivazioni, e non ci sogniamo di entrare nel merito della vicenda dal punto di vista professionale, non conoscendone i dettagli. Ma questa affermazione ci sembra significativa. La ‘parola di Francesco Amadori” insomma, racconta una storia nuova. Questa volta. Per una volta. almeno. L’episodio ha portato anche alla convocazione dell’assemblea dei soci di Romagna Iniziative, consorzio che raggruppa le principali realtà industriali della Romagna. Dopo aver spiegato la situazione, i soci hanno ringraziato Francesca Amadori per il suo ruolo, chiedendole di rimanere al suo posto. Da tempo circolavano voci su una possibile rottura professionale tra la donna e il gruppo gestito dalla famiglia. Il padre di Francesca, Flavio, ne è presidente.

La risposta

Stando ai media, è intenzione di Francesca “valutare le iniziative più opportune per oppormi ad un provvedimento che ritengo ingiusto e illegittimo e che non riguarda la violazione di alcuna regola aziendale, trovando al contrario fondamento in altre logiche che dovranno essere appurate nelle opportune sedi“. Insomma, Amadori sarà anche l’azienda di famiglia – di cui, tra l’altro, il padre Flavio è presidente – ma se “loro“, i parenti, puntualizzano che le “regole sono valide per tutti i dipendenti senza distinzione alcuna“, allora anche la replica non ammette parentele di sorta. Insomma, sembra solo l’inizio di una battaglia tutta famigliare: tutti a tavola!

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
Francesca Amadori
Quando si dice parlare chiaro! E sì che il motto aziendale, quello che ha portato il patron al successo televisivo grazie ad uno spot particolarmente azzeccato, recita testualmente “Parola di Francesco Amadori!”. Solo che questa volta la parola è stata quanto mai chiara e dura. Ed è una parola che fa riflettere. La notizia innanzitutto: la nipote di Francesco Amadori è stata licenziata dall'azienda cooperativa che porta il nome del nonno. A dare la notizia è l'edizione del Resto del Carlino di Cesena, la città sede dell'impresa dove Francesca Amadori era la responsabile della comunicazione. Il consorzio operativo Gesco del gruppo Amadori ha confermato la conclusione del rapporto lavorativo "per motivazioni coerenti e rispettose dei principi e delle regole aziendali", specificando che "tali regole sono valide per tutti i dipendenti senza distinzione alcuna".
 La storica azienda di Cesena, Amadori ha licenziato Francesca Amadori, nipote del fondatore Francesco

La storica azienda di Cesena, Amadori ha licenziato Francesca Amadori, nipote del fondatore Francesco
Sembra che i rapporti tra Francesca e la cooperativa fossero tesi. L’epilogo martedì mattina, quando le è stato consegnato l'avviso dell'interruzione del rapporto di lavoro con effetto immediato. Di sicuro si tratta di una storia ben strana in un paese abituato al cosiddetto ‘familismo amorale’, in cui solitamente i panni sporchi si lavano tra le mura domestiche. Con 'quella faccia un po’ così' però Francesco Amadori, che è riuscito a bucare il video pur non avendo il fisique du ruol, si rivelato un osso duro (se l’affermazione non sembra offensiva trattandosi comunque di un’azienda che ha a che fare con il pollame). “Le regole sono valide per tutti i dipendenti senza distinzione alcuna” è decisamente un bel principio.
L'azienda cooperativa Amadori
Non si conoscono, ovviamente, le reali motivazioni, e non ci sogniamo di entrare nel merito della vicenda dal punto di vista professionale, non conoscendone i dettagli. Ma questa affermazione ci sembra significativa. La ‘parola di Francesco Amadori” insomma, racconta una storia nuova. Questa volta. Per una volta. almeno. L'episodio ha portato anche alla convocazione dell'assemblea dei soci di Romagna Iniziative, consorzio che raggruppa le principali realtà industriali della Romagna. Dopo aver spiegato la situazione, i soci hanno ringraziato Francesca Amadori per il suo ruolo, chiedendole di rimanere al suo posto. Da tempo circolavano voci su una possibile rottura professionale tra la donna e il gruppo gestito dalla famiglia. Il padre di Francesca, Flavio, ne è presidente.

La risposta

Stando ai media, è intenzione di Francesca “valutare le iniziative più opportune per oppormi ad un provvedimento che ritengo ingiusto e illegittimo e che non riguarda la violazione di alcuna regola aziendale, trovando al contrario fondamento in altre logiche che dovranno essere appurate nelle opportune sedi“. Insomma, Amadori sarà anche l’azienda di famiglia - di cui, tra l’altro, il padre Flavio è presidente - ma se “loro“, i parenti, puntualizzano che le “regole sono valide per tutti i dipendenti senza distinzione alcuna“, allora anche la replica non ammette parentele di sorta. Insomma, sembra solo l’inizio di una battaglia tutta famigliare: tutti a tavola!
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