
L'Italia ha raggiunto il giorno in cui si considerano consumate le risorse energetiche di un anno
Oggi, 6 maggio 2025, l’Italia raggiunge l’Overshoot Day - la data in cui abbiamo esaurito tutte le risorse naturali rinnovabili che il nostro Paese è in grado di rigenerare in un anno. A partire da domani, vivremo in debito ecologico, consumando risorse che non potranno essere reintegrate entro la fine dell’anno.
Cos’è l’Overshoot Day
L’Overshoot Day (traducibile in italiano come il "Giorno del Sovrasfruttamento") è un indicatore elaborato dal Global Footprint Networt: si tratta di una data simbolica ma estremamente significativa che rappresenta il momento in cui la domanda di risorse da parte dell’umanità – cibo, acqua, energia, legname e suolo fertile – supera la capacità del pianeta di rigenerarle. Per spiegarlo con una metafora, è come se avessimo ricevuto una dispensa piena di viveri per un anno e li avessimo consumati tutti nei primi quattro mesi: da qui in avanti, vivremo prendendo in prestito dalle riserve del futuro.
La data italiana: in anticipo rispetto al 2024
Nel caso dell’Italia, quest'anno la data cade il 6 maggio, in anticipo rispetto allo scorso anno, quando si era verificata il 19 maggio. Questo peggioramento riflette un aumento dell’impronta ecologica nazionale, dovuto soprattutto alla crescita dei consumi energetici, alla dipendenza da fonti fossili e a un uso inefficiente delle risorse. Secondo il Global Footprint Network, se tutta l’umanità adottasse lo stile di vita medio degli italiani, sarebbero necessari quasi 3 pianeti Terra per sostenere tale livello di consumo.
E il resto del mondo?

Il fenomeno non riguarda solo l’Italia. Altri Paesi hanno date ancora più anticipate: la più impressionante è quella del Qatar, che ha raggiunto il suo Overshoot Day già l’11 febbraio. Ci sono poi gli Stati Uniti il 14 marzo, la Germania il 3 maggio e la Francia il 19 aprile. Al contrario, nazioni come l’India, l'Indonesia o la Nigeria raggiungono il proprio giorno del sovrasfruttamento solo a dicembre. Sono Paesi che condividono un’impronta ecologica media molto più bassa - spesso per ragioni strutturali legate a minori livelli di industrializzazione e a un consumo pro capite sensibilmente inferiore rispetto agli standard occidentali. La data dell’Overshoot Day a livello globale, quella che riguarda l’intera popolazione del pianeta, è invece prevista per il 7 maggio 2025.
Di chi è la colpa?
L’Overshoot Day è strettamente connesso al modello economico e culturale fondato su una logica di consumo costante e spesso superfluo. La cultura del "comprare, usare, buttare" ha plasmato intere generazioni, alimentando l’idea che il benessere coincida con l’abbondanza materiale. Questo paradigma ha portato alla sovrapproduzione e alla continua estrazione di risorse naturali, spesso a scapito di ecosistemi fragili e di comunità vulnerabili. L’economia lineare, tipica di molte società industrializzate, si basa su un consumo veloce e poco sostenibile, in cui le risorse vengono trasformate in beni destinati a diventare rifiuti nel giro di pochi mesi. Il risultato è un’impronta ecologica sproporzionata rispetto alla capacità rigenerativa della Terra.
Disuguaglianze economiche ed ecologiche
Ma uno degli aspetti più rilevanti nella discussione sull’Overshoot Day riguarda il consumo delle risorse da parte dei gruppi più ricchi. Secondo numerosi studi, il 10% più ricco della popolazione mondiale è responsabile di una porzione sproporzionata dell’impronta ecologica globale. Questo segmento della popolazione consuma risorse naturali e produce emissioni di gas serra a un ritmo che è molte volte superiore a quello delle persone più povere.
Mentre le disuguaglianze economiche continuano a crescere, i dati suggeriscono che i super-ricchi occupano una posizione centrale nel raggiungimento anticipato dell’Overshoot Day. L’impronta ecologica di chi appartiene ai gruppi più agiati è legata a stili di vita ad alta intensità energetica, tra cui il possesso di grandi abitazioni e l’uso di veicoli ad alte emissioni, oltre a consumi di beni e servizi che richiedono grandi quantità di risorse.
Nonostante la crescente consapevolezza dei rischi legati al cambiamento climatico, il consumo di questi gruppi non mostra segnali significativi di rallentamento. Anzi, le disuguaglianze nell’accesso alle risorse continuano a compromettere gli sforzi per una transizione ecologica globale più giusta. La riduzione dell’impronta ecologica globale richiede quindi una riflessione su come distribuire in modo più equo le risorse, promuovendo una maggiore responsabilità ambientale tra coloro che hanno un impatto maggiore, senza penalizzare le fasce di popolazione più vulnerabili che, al contrario, sono quelle che soffrono maggiormente degli effetti dei danni ambientali.