Nel dibattito sulle identità, Luce Scheggi da Instagram traccia delle linee e non lascia spazio a equivoci: “La lesbica non è donna” scrive nel mese del Pride ormai al termine. Residente a Bologna, il divulgatore e attivista che non a caso si definisce dissidente del genere con la sua forte affermazione non inventa niente, rifacendosi allo storico dibattito acceso negli anni Settanta da Monique Wittig femminista e “lesbica radicale”.
Tra le fondatrici del Movimento di liberazione delle donne in Francia (1970) e tra le più autorevoli e influenti esponenti del femminismo radicale e del lesbismo materialista a livello internazionale, Wittig “nel suo libro Il pensiero eterosessuale ci spiega perfettamente perché a detta sua il termine donna non possa essere applicato alle lesbiche”, scrive Luce. “L’eterosessualità, ci dice, non è un orientamento sessuale, ma un regime politico ed è ciò che produce una gerarchia tra uomini e donne, quindi non è il sesso che determina l’oppressione, ma il contrario”.
Monique Wittig: l’eterosessualità è un regime politico
Riprendendo un estratto dal testo della conferenza alla Modern Language Association di New York che tenne nel 1978, ora nel libro Il pensiero eterosessuale tradotto e curato da Federico Zappino per ombre corte, Wittig scriveva: “sarebbe scorretto dire che le lesbiche sono donne che si associano, fanno l’amore, vivono con altre donne. “Donna” è una parola che ha senso solo nei sistemi di pensiero ed economici eterosessuali. E le lesbiche non sono donne”.
“Le lesbiche non sono donne, ma tante hanno fatto in modo di diventarlo.”, continua Scheggi. “Molte di noi, per riuscire a sopravvivere al regime eterosessuale non hanno potuto fare altro se non rientrare a piè pari dentro la stretta gabbia dei diktat eterocispatriarcali. Ma l’omofilia, è mai servita a qualcosa?”, domanda il divulgatore. ” Prendere ispirazione da un sistema che è nato per schiacciare il 99% delle persone al suo interno, ci farà arrivare a rientrare in quel 1%? Il nostro obiettivo, è azzerare la percentuale o dare manforte ai padroni per cercare di stare a tavola con loro?”
“La parola lesbica va usata e risignificata”
“Quel che è certo”, conclude, “è che la parola lesbica fa immediatamente pensare a: donna che ama un’altra donna. Ebbene allora, è forse il caso di abbonare il termine per ricercarne uno più esplicativo? In questo momento della mia vita non mi sento di sposare questa posizione, per il semplice fatto che il termine lesbica non si è ancora naturalizzato. Lesbica è una parola che si porta dietro un carico denigratorio troppo pesante da ignorare, e fin tanto che sarà così, io continuerò ad usarla e alla meglio risignificarla. Quel che credo fermamente è che noi lesbiche non siamo donne e far finta di esserlo, non ci salverà”.