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Home » Attualità » Madagascar, migliaia di bambini a rischio malnutrizione a causa di siccità, tempeste di sabbia e invasione di locuste

Madagascar, migliaia di bambini a rischio malnutrizione a causa di siccità, tempeste di sabbia e invasione di locuste

Save the Children: "Senza un intervento urgente le famiglie non riusciranno più a sfamare i loro figli". Nel mondo 5,7 milioni di piccoli a rischio per la combinazione fra covid, conflitti e mutazioni climatiche

Domenico Guarino
5 Agosto 2021
Tsaravolae is a 19-year-old mother of a one-year-old baby named Rovasoa. Tsaravolae is a single mother. Tsaravolae is still living with her parents, Nerake (father, 58) and Voatsazoe (mother, around 45), as well as her siblings in Ambovombe in Southern Madagascar.
She participates in daily activities for her family by mainly collecting and selling water, but she also sells cooked sweet potatoes. The family business is in a very bad condition. Tsaravolae works hard but doesn’t earn much. Even though she must work most of the day, she can afford only one meal a day. She sometimes receives money from the father of her daughter, like last week.
She hopes a more successful life in the future by finding a more profitable commercial activity to support herself and her daughter.


“I am Tsaravolae. I am 19 years old, the eldest daughter of my parents. I have eight siblings. I have a one-year baby. Her name is Rovasoa.
“I can’t live alone so I am still with my parents here in Ambovombe and I help daily my family on finding and selling water. I also sell cooked sweet potatoes because it is the season now. I don’t earn too much money, for example I take six pieces of sweet potatoes from the seller for 1 000 Ariary (roughly $0.25) and the send all for only 1 300 Ariary (around $0.33). However, it is better than nothing at all because I have to feed my baby. We frequently have one meal a day.
“A year ago, I met the father of Rovasoa. I get pregnant but we are not married nor are we living together. He lives now in another region. Sometimes he sends money to me. For example, last week I receive 20 000 Ariary (around $5) from him through my mobile money.
“I hope in the future to have more money. I don’t know precisely how but may be by developing my own business, a more prosperous commercial activity, so I can better take care of my child.”

Tsaravolae is a 19-year-old mother of a one-year-old baby named Rovasoa. Tsaravolae is a single mother. Tsaravolae is still living with her parents, Nerake (father, 58) and Voatsazoe (mother, around 45), as well as her siblings in Ambovombe in Southern Madagascar. She participates in daily activities for her family by mainly collecting and selling water, but she also sells cooked sweet potatoes. The family business is in a very bad condition. Tsaravolae works hard but doesn’t earn much. Even though she must work most of the day, she can afford only one meal a day. She sometimes receives money from the father of her daughter, like last week. She hopes a more successful life in the future by finding a more profitable commercial activity to support herself and her daughter. “I am Tsaravolae. I am 19 years old, the eldest daughter of my parents. I have eight siblings. I have a one-year baby. Her name is Rovasoa. “I can’t live alone so I am still with my parents here in Ambovombe and I help daily my family on finding and selling water. I also sell cooked sweet potatoes because it is the season now. I don’t earn too much money, for example I take six pieces of sweet potatoes from the seller for 1 000 Ariary (roughly $0.25) and the send all for only 1 300 Ariary (around $0.33). However, it is better than nothing at all because I have to feed my baby. We frequently have one meal a day. “A year ago, I met the father of Rovasoa. I get pregnant but we are not married nor are we living together. He lives now in another region. Sometimes he sends money to me. For example, last week I receive 20 000 Ariary (around $5) from him through my mobile money. “I hope in the future to have more money. I don’t know precisely how but may be by developing my own business, a more prosperous commercial activity, so I can better take care of my child.”

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A causa della siccità (la peggiore degli ultimi 40 anni), delle tempeste di sabbia e delle invasioni di locuste, il Madagascar è nel pieno di una drammatica crisi umanitaria. In particolare, un bambino su sei al di sotto dei 5 anni soffre di malnutrizione acuta, e nei sei distretti più colpiti la percentuale sale addirittura a un bambino su quattro. Come se non bastasse, nel tentativo, spesso vano, di sfuggire alla fame, molte famiglie che un tempo dipendevano dall’agricoltura si sono spostate nelle città vicine, mettendo sotto pressione le risorse già scarse.

L’allarme viene da Save the Children, che avverte: senza un intervento urgente le famiglie non riusciranno più a sfamare i loro figli.

Una famiglia del Madagascar alle prese con la crisi umanitaria del paese

Vediamo persone che prendono l’acqua dalle pozzanghere per strada o usano quella di bacini stagnanti per bere e cucinare. Genitori e figli a volte camminano per chilometri ogni giorno per raccogliere l’acqua e venderla e per portare in tavola una ciotola di riso o qualche tubero” racconta   Yvonne Arunga, direttrice nazionale di Save the Children in Kenya e in Madagascar. Che aggiunge “un pasto al giorno non è sufficiente per un adulto e di certo non lo è per i bambini in crescita. Inoltre, l’alto tasso di natalità e di gravidanze adolescenziali rende le famiglie ancora più vulnerabili”.

La crisi in Madagascar arriva in un momento in cui il mondo sta affrontando la più grande crisi alimentare del 21° secolo, con circa 5,7 milioni di bambini sotto i 5 anni sull’orlo della fame in tutto il mondo, mentre altri 13 milioni di minori devono far fronte all’insicurezza alimentare, sottolinea Save the Children. Secondo l’Ong infatti, che ha inviato un team nel sud del Madagascar per fornire sostegno in denaro a 1600 persone, a pesare è la “combinazione letale di Covid-19, conflitti e impatto della crisi climatica” che “ha portato i livelli di fame e malnutrizione a un livello mondiale mai raggiunto prima”.

Se non si agisce immediatamente” è il monito dell’organizzazione“ migliaia di bambini potrebbero morire di fame, invertendo decenni di progressi”.

 

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Instagram

  • Numerosi attori e musicisti di alto profilo si sono recati in Ucraina da quando è scoppiata la guerra con la Russia nel febbraio 2022. L’ultimo in ordine di tempo è stato l’attore britannico Orlando Bloom, che ieri ha visitato un centro per bambini e ha incontrato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Kiev.

“Non mi sarei mai aspettato che la guerra si sarebbe intensificata in tutto il Paese da quando sono stato lì”, ha detto Bloom su Instagram, “Ma oggi ho avuto la fortuna di ascoltare le risate dei bambini in un centro del programma Spilno sostenuto dall’Unicef, uno spazio sicuro, caldo e accogliente dove i bambini possono giocare, imparare e ricevere supporto psicosociale”.

Bloom è un ambasciatore di buona volontà per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’infanzia (Unicef). Il centro di Splino, che è uno dei tanti in Ucraina, offre sostegno ai bambini sfollati e alle loro famiglie, con più di mezzo milione di bambini che ne hanno visitato uno nell’ultimo anno.

La star hollywoodiana ha poi incontrato il presidente Zelensky, con cui ha trattato temi tra cui il ritorno dei bambini ucraini deportati in Russia, la creazione di rifugi antiatomici negli istituti scolastici e il supporto tecnico per l’apprendimento a distanza nelle aree in cui è impossibile studiare offline a causa della guerra. L’attore britannico aveva scritto ieri su Instagram, al suo arrivo a Kiev, che i «bambini in Ucraina hanno bisogno di riavere la loro infanzia».

#lucelanazione #lucenews #zelensky #orlandobloom
  • “La vita che stavo conducendo mi rendeva particolarmente infelice e se all’inizio ero entrata in terapia perché volevo accettare il fatto che mi dovessi nascondere, ho avuto poi un’evoluzione e questo percorso è diventato di accettazione di me stessa."

✨Un sorriso contagioso, la spensieratezza dei vent’anni e la bellezza di chi si piace e non può che riflettere quella luce anche al di fuori. La si potrebbe definire una Mulan nostrana Carlotta Bertotti, 23 anni, una ragazza torinese come tante, salvo che ha qualcosa di speciale. E non stiamo parlano del Nevo di Ota che occupa metà del suo volto. Ecco però spiegato un primo punto di contatto con Mulan: l’Oriente, dove è più diffusa (insieme all’Africa) quell’alterazione di natura benigna della pigmentazione della cute intorno alla zona degli occhi (spesso anche la sclera si presenta scura). Quella che appare come una chiazza grigio-bluastra su un lato del volto (rarissimi i casi bilaterali), colpisce prevalentemente persone di sesso femminile e le etnie asiatiche (1 su 200 persone in Giappone), può essere presente alla nascita o apparire durante la pubertà. E come la principessa Disney “fin da piccola ho sempre sentito la pressione di dover salvare tutto, ma forse in realtà dovevo solo salvare me stessa. Però non mi piace stare troppo alle regole, sono ribelle come lei”.

🗣Cosa diresti a una ragazza che ha una macchia come la tua e ti chiede come riuscire a conviverci?�
“Che sono profondamente fiera della persona che vedo riflessa allo specchio tutto i giorni e sono arrivata a questa fierezza dopo che ho scoperto e ho accettato tutti i miei lati, sia positivi che negativi. È molto autoreferenziale, quindi invece se dovessi dare un consiglio è quello che alla fine della fiera il giudizio altrui è momentaneo e tutto passa. L’unica persona che resta e con cui devi convivere tutta la vita sei tu, quindi le vere battaglie sono quelle con te stessa, quelle che vale la pena combattere”.

L’intervista a cura di Marianna Grazi �✍ 𝘓𝘪𝘯𝘬 𝘪𝘯 𝘣𝘪𝘰

#lucenews #lucelanazione #carlottabertotti #nevodiota
  • La salute mentale al centro del podcast di Alessia Lanza. Come si supera l’ansia sociale? Quanto è difficile fare coming out? Vado dallo psicologo? Come trovo la mia strada? La popolare influencer, una delle creator più note e amate del web con 1,4 milioni di followers su Instagram e 3,9 milioni su TikTok, Alessia Lanza debutta con “Mille Pare”, il suo primo podcast in cui affronta, in dieci puntate, una “para” diversa e cerca di esorcizzare le sue fragilità e, di riflesso, quelle dei suoi coetanei.

“Ho deciso di fare questo podcast per svariati motivi: io sono arrivata fin qui anche grazie alla mia immagine, ma questa volta vorrei che le persone mi ascoltassero e basta. Quando ho cominciato a raccontare le mie fragilità un sacco di persone mi hanno detto ‘Anche io ho quella para lì!’. Perciò dico parliamone, perché in un mondo in cui sembra che dobbiamo farcela da soli, io credo nel potere della condivisione”.

#lucenews #lucelanazione #millepare #alessialanza #podcast
  • Si è laureata in Antropologia, Religioni e Civiltà Orientali indossando un abito tradizionale Crow, tribù della sua famiglia adottiva in Montana. Eppure Raffaella Milandri è italianissima e ha conseguito il titolo nella storica università Alma Mater di Bologna, lo scorso 17 marzo. 

La scrittrice e giornalista nel 2010 è diventata membro adottivo della famiglia di nativi americani Black Eagle. Da quel momento quella che era una semplice passione per i popoli indigeni si è focalizzata sullo studio degli aborigeni Usa e sulla divulgazione della loro cultura.

Un titolo di studio specifico, quello conseguito dalla Milandri, “Che ho ritenuto oltremodo necessario per coronare la mia attività di studiosa e attivista per i diritti dei Nativi Americani e per i Popoli Indigeni. La prima forma pacifica di attivismo è divulgare la cultura nativa”. L’abito indossato durante cerimonia di laurea appartiene alla tribù della sua famiglia adottiva. Usanza che è stata istituzionalizzata solo dal 2017 in Montana, Stato d’origine del suo popolo, quando è stata approvata una legge (la SB 319) che permette ai nativi e loro familiari di laurearsi con il “tribal regalia“. 

In virtù di questa norma, il Segretario della Crow Nation, Levi Black Eagle, a maggio 2022 ha ricordato la possibilità di indossare l’abito tradizionale Crow in queste occasioni e così Milandri ha chiesto alla famiglia d’adozione se anche lei, in quanto membro acquisito della tribù, avrebbe potuto indossarlo in occasione della sua discussione.

La scrittrice, ricordando il momento della laurea a Bologna, racconta che è stata “Una grandissima emozione e un onore poter rappresentare la Crow Nation e la mia famiglia adottiva. Ho dedicato la mia laurea in primis alle vittime dei collegi indiani, istituti scolastici, perlopiù a gestione cattolica, di stampo assimilazionista. Le stesse vittime per le quali Papa Francesco, lo scorso luglio, si è recato in Canada in viaggio penitenziale a chiedere scusa  Ho molto approfondito questo tema controverso e presto sarà pubblicato un mio studio sull’argomento dalla Mauna Kea Edizioni”.

#lucenews #raffaellamilandri #antropologia
A causa della siccità (la peggiore degli ultimi 40 anni), delle tempeste di sabbia e delle invasioni di locuste, il Madagascar è nel pieno di una drammatica crisi umanitaria. In particolare, un bambino su sei al di sotto dei 5 anni soffre di malnutrizione acuta, e nei sei distretti più colpiti la percentuale sale addirittura a un bambino su quattro. Come se non bastasse, nel tentativo, spesso vano, di sfuggire alla fame, molte famiglie che un tempo dipendevano dall'agricoltura si sono spostate nelle città vicine, mettendo sotto pressione le risorse già scarse. L’allarme viene da Save the Children, che avverte: senza un intervento urgente le famiglie non riusciranno più a sfamare i loro figli.
Una famiglia del Madagascar alle prese con la crisi umanitaria del paese
Vediamo persone che prendono l'acqua dalle pozzanghere per strada o usano quella di bacini stagnanti per bere e cucinare. Genitori e figli a volte camminano per chilometri ogni giorno per raccogliere l'acqua e venderla e per portare in tavola una ciotola di riso o qualche tubero” racconta   Yvonne Arunga, direttrice nazionale di Save the Children in Kenya e in Madagascar. Che aggiunge “un pasto al giorno non è sufficiente per un adulto e di certo non lo è per i bambini in crescita. Inoltre, l'alto tasso di natalità e di gravidanze adolescenziali rende le famiglie ancora più vulnerabili”. La crisi in Madagascar arriva in un momento in cui il mondo sta affrontando la più grande crisi alimentare del 21° secolo, con circa 5,7 milioni di bambini sotto i 5 anni sull'orlo della fame in tutto il mondo, mentre altri 13 milioni di minori devono far fronte all’insicurezza alimentare, sottolinea Save the Children. Secondo l’Ong infatti, che ha inviato un team nel sud del Madagascar per fornire sostegno in denaro a 1600 persone, a pesare è la “combinazione letale di Covid-19, conflitti e impatto della crisi climatica” che “ha portato i livelli di fame e malnutrizione a un livello mondiale mai raggiunto prima”. Se non si agisce immediatamente” è il monito dell’organizzazione“ migliaia di bambini potrebbero morire di fame, invertendo decenni di progressi”.  
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