“Make America Rake Again” non è quello che state pensando

Niente a che fare con Trump: negli Stati Uniti cresce il movimento che chiede il bando dei soffiafoglie, accusati di inquinamento acustico e ambientale. Da Zurigo a Hollywood, una battaglia ecologica che rispolvera il caro vecchio rastrello

di DOMENICO GUARINO
30 maggio 2025
“Make America Rake Again”: centinaia di migliaia di individui uniti con uno scopo: tornare alle rastrelliere (rake, appunto)

“Make America Rake Again”: centinaia di migliaia di individui uniti con uno scopo: tornare alle rastrelliere (rake, appunto)

“Make America Rake Again” non è uno slogan neotrumpiano, ma il claim che unisce negli Stati Uniti centinaia di singoli attivisti e gruppi, accomunati dall’obiettivo di eliminare l’uso dei soffiafoglie: rumorosissimi soffiatori automatici che, tramite getti d’aria compressa, spostano foglie secche o erba tagliata da strade e vialetti. Un movimento così radicato negli Stati Uniti da aver già portato oltre cento città a vietarne l’utilizzo.

In effetti, i soffiafoglie sono tra gli strumenti meno ecologici che si possano immaginare: veri e propri cannoni rumorosi alimentati da combustibili fossili, che generano un potente getto d’aria per spostare delle foglie da una parte all’altra, evitando semplicemente di raccoglierle.

Nati negli anni Sessanta in Giappone, i soffiatori erano inizialmente destinati a spargere pesticidi nei campi coltivati e nei frutteti. Qualcuno, un giorno, pensò di rimuovere il contenitore dei prodotti chimici e utilizzare lo strumento come un aspiratore al contrario, per smuovere fogliame e altri detriti leggeri.

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Sebbene nel tempo siano stati resi più silenziosi e meno ingombranti rispetto ai primi modelli, questi apparecchi restano impattanti sia dal punto di vista acustico che energetico. Inoltre, sono poco efficienti: una scopa o un rastrello farebbero lo stesso lavoro — in modo più rapido, silenzioso ed ecologico — evitando un inquinamento sonoro paragonabile a quello di un aereo in decollo, ossia superiore ai cento decibel.

Senza contare che, oltre a spostare le foglie, i soffiatori sollevano grandi quantità di polveri dal terreno, che spesso restano sospese nell’aria per giorni, trasportate dal vento anche a chilometri di distanza dal giardino o dal vialetto d’origine. Queste nubi contengono tossine, muffe e altre sostanze potenzialmente nocive per la salute, soprattutto per bambini e anziani.

Il movimento contro i soffiafoglie ha ormai superato l’oceano: a Zurigo, per esempio, la giunta di centrosinistra che ha governato la città negli ultimi anni ne ha vietato l’uso (salvo che in autunno e solo se elettrici), provocando una polemica politica con la destra, che ha definito la misura un’espressione della tanto avversata cultura woke. Come se tornare all’uso del rastrello non fosse, in fondo, una misura ‘conservativa’.

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Intanto la battaglia ha trovato sostenitori anche tra le star di Hollywood. Nel marzo 2025, durante un’intervista su TikTok in un celebre format girato nella metropolitana di New York, Cate Blanchett ha dichiarato che “i soffiafoglie devono essere estirpati dalla faccia della Terra”. Se cercate su Google “Cate Blanchett leaf blowers”, troverete intere compilation in cui l’attrice esprime il suo odio per questi dispositivi. Secondo la star, tali aggeggi sarebbero “una metafora di quello che non va in noi come specie”.

In realtà, la battaglia contro i soffiafoglie non è affatto recente. La prima cittadina a proibirne l’uso fu Carmel, in California, nel 1975, appena un decennio dopo l’invenzione dei primi modelli motorizzati per la rimozione delle foglie. Nel 1998 fu la volta di Los Angeles, dove – anche grazie all’impegno di alcuni attori di Hollywood – la città introdusse il divieto, spingendo i produttori a coalizzarsi per chiedere una legge statale che impedisse ai governi locali di vietarne l’utilizzo. Una legge, però, che non è mai stata approvata.