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Home » Attualità » “Figlie a scuola vestite come tro…”. Roma, nuova frase choc di un professore del liceo Orazio

“Figlie a scuola vestite come tro…”. Roma, nuova frase choc di un professore del liceo Orazio

Dopo la vicenda della "Salaria" al liceo Righi, un prof ha scritto su Facebook di "pregare per tutti quelli che mandano le figlie a scuole vestite come tro...". Gli studenti annunciano proteste, l'Associazione presidi: "Valutiamo il licenziamento"

Remy Morandi
19 Febbraio 2022
Proteste studenti liceo Righi Roma

Proteste studenti liceo Righi Roma

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“Figlie a scuola vestite come tro…“. Dev’essere un’abitudine quella di alcuni professori del liceo Righi di Roma di insultare e offendere le proprie studentesse. Dopo la vicenda del “Che stai sulla Salaria?“, parole rivolte da una prof a una ragazza di 16 anni che stava facendo a scuola un balletto su TikTok con una maglietta da lei giudicata troppo corta, una nuova frase choc viene pronunciata da un ex professore del Righi, ora in servizio al liceo classico Orazio di Roma: “Oggi facciamo una preghiera, anche laica, per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come tro…! Preghiamo insieme”, così avrebbe scritto il professore in un post su Facebook.

La frase choc condivisa su Facebook dall’ex professore del liceo Righi di Roma

Gli studenti del liceo Orazio: “Siamo stufə di questi pregiudizi”

La vicenda, riportata da la Repubblica, ha fatto immediatamente scattare le proteste delle studentesse e degli studenti del liceo classico Orazio. “A pochi giorni dallo scandaloso commento di una professoressa del liceo Righi, anche al Liceo Orazio leggiamo qualcosa di inammissibile: un docente invita sui social a fare una preghiera per i genitori che mandano le figlie a scuola vestite ‘come tr…'”. Così scrive con un post su Instagram il Collettivo Orazio, che prosegue: “Nel 2022 è inaccettabile un così inadeguato uso delle parole, peraltro da parte di un professore, che dovrebbe istruirci e ‘aprirci la mente’, e invece esprime i suoi pensieri sessisti e antiquati. Siamo stufə di pregiudizi del genere, mirati a svalutarci come studentə ed individui, come se il nostro abbigliamento fosse causa e ritratto del nostro intelletto. Ci battiamo e continueremo a batterci per un ambiente scolastico equo ed inclusivo, nel quale nessuno debba vedersi giudicatə”.

L’Associazione presidi: “Valutiamo il licenziamento”

La nuova frase choc ha fatto intervenire l’Associazione presidi di Roma: “Se è vero – ha dichiarato il presidente Mario Rusconi – che il docente ha postato sui social quella frase, non solo ha commesso una grave scorrettezza ma dovrebbe essere sospeso dall’insegnamento. Il preside poi dovrebbe avviare un provvedimento disciplinare, a quel punto l’Ufficio scolastico regionale lo mette sotto accusa ed è prevista la rimozione dall’incarico fino al licenziamento. Se poi ci sono profili penali il preside deve mandare tutto alla procura della Repubblica e avviare un procedimento penale. Io mi muoverei così. Nel frattempo il docente può essere sospeso dal servizio in attesa del procedimento penale o disciplinare”.

La protesta degli studenti al Liceo Righi di Roma (Foto tratta dal profilo Instagram del Collettivo Ludus)

“Ma che stai sulla Salaria?” e la rivolta degli studenti

Solo qualche giorno fa al liceo scientifico Righi di Roma è esplosa una bufera per le parole usate da una professoressa nei confronti di una studentessa di 16 anni. La ragazza era stata redarguita perché stava girando un TikTok indossando una maglietta ritenuta troppo corta dalla prof, che quindi le si è rivolta dicendole: “Ma che stai sulla Salaria?“, in riferimento a una strada a Roma frequentata da prostitute. Per quella frase è stato aperto nei confronti della professoressa un procedimento disciplinare, e la preside della scuola Cinzia Giacomobono si era scusata a nome dell’istituto sottolineando che la prof “ha usato un’espressione infelice ma certamente non voleva offendere la ragazza”. Comunque, quelle parole hanno fatto scatenare la protesta delle studentesse e degli studenti del liceo Righi, che il giorno dopo l’accaduto, si sono presentati a scuola con mini-gonne, pantaloncini e magliette corte, per protestare “contro la mentalità e il dress code sessista“. “Noi studenti e studentesse – ha commentato il Collettivo Ludus del Liceo Righi – troviamo assolutamente inaccettabile un atteggiamento del genere nella nostra scuola, in particolar modo da una figura che dovrebbe avere un ruolo educativo. Manda un messaggio sbagliato a tutti i ragazzi e le ragazze che la ascoltano, poiché non è una pancia scoperta a fare una prostituta, e non è una pancia scoperta a ‘far cadere l’occhio'”.

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Instagram

  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
"Figlie a scuola vestite come tro...". Dev'essere un'abitudine quella di alcuni professori del liceo Righi di Roma di insultare e offendere le proprie studentesse. Dopo la vicenda del "Che stai sulla Salaria?", parole rivolte da una prof a una ragazza di 16 anni che stava facendo a scuola un balletto su TikTok con una maglietta da lei giudicata troppo corta, una nuova frase choc viene pronunciata da un ex professore del Righi, ora in servizio al liceo classico Orazio di Roma: "Oggi facciamo una preghiera, anche laica, per tutti quelli che mandano le figlie a scuola vestite come tro...! Preghiamo insieme", così avrebbe scritto il professore in un post su Facebook.
La frase choc condivisa su Facebook dall'ex professore del liceo Righi di Roma

Gli studenti del liceo Orazio: "Siamo stufə di questi pregiudizi"

La vicenda, riportata da la Repubblica, ha fatto immediatamente scattare le proteste delle studentesse e degli studenti del liceo classico Orazio. "A pochi giorni dallo scandaloso commento di una professoressa del liceo Righi, anche al Liceo Orazio leggiamo qualcosa di inammissibile: un docente invita sui social a fare una preghiera per i genitori che mandano le figlie a scuola vestite 'come tr...'". Così scrive con un post su Instagram il Collettivo Orazio, che prosegue: "Nel 2022 è inaccettabile un così inadeguato uso delle parole, peraltro da parte di un professore, che dovrebbe istruirci e 'aprirci la mente', e invece esprime i suoi pensieri sessisti e antiquati. Siamo stufə di pregiudizi del genere, mirati a svalutarci come studentə ed individui, come se il nostro abbigliamento fosse causa e ritratto del nostro intelletto. Ci battiamo e continueremo a batterci per un ambiente scolastico equo ed inclusivo, nel quale nessuno debba vedersi giudicatə".

L'Associazione presidi: "Valutiamo il licenziamento"

La nuova frase choc ha fatto intervenire l'Associazione presidi di Roma: "Se è vero - ha dichiarato il presidente Mario Rusconi - che il docente ha postato sui social quella frase, non solo ha commesso una grave scorrettezza ma dovrebbe essere sospeso dall'insegnamento. Il preside poi dovrebbe avviare un provvedimento disciplinare, a quel punto l'Ufficio scolastico regionale lo mette sotto accusa ed è prevista la rimozione dall'incarico fino al licenziamento. Se poi ci sono profili penali il preside deve mandare tutto alla procura della Repubblica e avviare un procedimento penale. Io mi muoverei così. Nel frattempo il docente può essere sospeso dal servizio in attesa del procedimento penale o disciplinare".
La protesta degli studenti al Liceo Righi di Roma (Foto tratta dal profilo Instagram del Collettivo Ludus)

"Ma che stai sulla Salaria?" e la rivolta degli studenti

Solo qualche giorno fa al liceo scientifico Righi di Roma è esplosa una bufera per le parole usate da una professoressa nei confronti di una studentessa di 16 anni. La ragazza era stata redarguita perché stava girando un TikTok indossando una maglietta ritenuta troppo corta dalla prof, che quindi le si è rivolta dicendole: "Ma che stai sulla Salaria?", in riferimento a una strada a Roma frequentata da prostitute. Per quella frase è stato aperto nei confronti della professoressa un procedimento disciplinare, e la preside della scuola Cinzia Giacomobono si era scusata a nome dell'istituto sottolineando che la prof "ha usato un'espressione infelice ma certamente non voleva offendere la ragazza". Comunque, quelle parole hanno fatto scatenare la protesta delle studentesse e degli studenti del liceo Righi, che il giorno dopo l'accaduto, si sono presentati a scuola con mini-gonne, pantaloncini e magliette corte, per protestare "contro la mentalità e il dress code sessista". "Noi studenti e studentesse - ha commentato il Collettivo Ludus del Liceo Righi - troviamo assolutamente inaccettabile un atteggiamento del genere nella nostra scuola, in particolar modo da una figura che dovrebbe avere un ruolo educativo. Manda un messaggio sbagliato a tutti i ragazzi e le ragazze che la ascoltano, poiché non è una pancia scoperta a fare una prostituta, e non è una pancia scoperta a 'far cadere l’occhio'".
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