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Matteo Fabbri, lo studente genio che a scuola si è sentito dire "essere troppo intelligenti è un problema"

Ha lasciato il liceo alla fine del terzo anno. "In classe sei schiacciato dall’uniformità, ma le persone non sono tutte uguali. Ero bravo e venivo bullizzato per questo"

di BARBARA BERTI -
10 gennaio 2023
Matteo Fabbri, ora dottorando con due lauree e un master, ha lasciato al terzo anno il liceo classico a Ferrara

Matteo Fabbri, ora dottorando con due lauree e un master, ha lasciato al terzo anno il liceo classico a Ferrara

“La didattica dovrebbe essere personalizzata, invece in classe sei schiacciato dall’uniformità”. Dopo le critiche della famiglia finlandese che ha lasciato la Sicilia per trasferirsi in Spagna in quanto non soddisfatta del sistema scolastico italiano, arriva la testimonianza di un giovane studente italiano che a scuola si è sentito dire che “essere troppo intelligenti è un problema”. Si tratta del 24enne Matteo Fabbri di Ferrara, attualmente dottorando in Cyber Security, dopo la laurea in Filosofia a Bologna e la magistrale alla Normale di Pisa conseguita contemporaneamente al Master of Science in Social Science of the Internet a Oxford. Il ragazzo, preso in giro e isolato dai compagni di classe, incompreso dai professori, ha lasciato gli studi al liceo classico Ariosto di Ferrara alla fine del terzo anno. Ma, come racconta a “La Repubblica”, il giovane ha continuato a studiare da autodidatta fino a ottenere la maturità da candidato esterno. Il percorso non è stato semplice, ma con tanta buona volontà, il giovane ha raggiunto lo scopo. “Mi ha pesato la solitudine, lavoravo come collaboratore di un giornale locale e frequentavo un gruppo sportivo. Alla maturità mi sono presentato da candidato esterno, mi sono diplomato con 95, un risultato definito da un commissario di latino e greco ‘più unico che raro’ per un autodidatta” racconta.
Matteo Fabbri con il diploma di laurea alla Normale (foto: La Repubblica)

Matteo Fabbri con il diploma di laurea alla Normale (foto: La Repubblica)

Sui motivi che lo hanno spinto a lasciare il liceo, Fabbri è chiaro: “In classe sei schiacciato dall’uniformità, ma gli studenti non sono tutti uguali, c’è chi fa fatica e chi come me vuole accelerare”. Per questo secondo lo studente la didattica dovrebbe essere personalizzata. “Non venivo valorizzato per le mie capacità, avevo bisogno semmai di programmi accelerati, mi hanno ignorato. Non mi lasciavano più nemmeno parlare, una sofferenza per me, mi chiedevo: allora perché studio? E quando smarrisci il senso perdi ogni motivazione” dice lo studente ‘genio’ ricordando anche gli atti di bullismo subiti dai compagni perché considerato troppo bravo. “Dal secondo anno ho cominciato a subire atti di bullismo da parte dei miei compagni, offese mai dirette ma che mi pesavano in un contesto in cui ero isolato” racconta ancora a “La Repubblica”. E aggiunge: “Non condividevo interessi con nessuno della classe, loro andavano in discoteca o al cinema, io avrei preferito fare pratica di latino parlato. Ho sofferto molto per questo isolamento, anche i professori hanno cominciato a non considerarmi più, mi dicevano che ero un giudice tagliente e implacabile perché a volte correggevo anche loro”.
Bullizzato perché troppo intelligente: la storia di Matteo Fabbri

Bullizzato perché troppo intelligente: la storia di Matteo Fabbri

Sulla nuova dicitura del Ministero dell’Istruzione che adesso ingloba anche il Merito, Fabbri dichiara: “Non mi interessa il nome in sé che può anche essere frutto di una ideologia, vorrei vedere cosa produce sul campo. L’Italia, per esempio, non ha mai recepito la direttiva europea sulla plusdotazione”. La testimonianza arriva proprio nei giorni in cui il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, discute a proposito del docente tutor, figura che dovrebbe occuparsi anche della valorizzazione dei più meritevoli a scuola. “La mia storia è fatta di sofferenza, ma anche di volontà di essere riconosciuto per i miei meriti” continua il 24enne. E specifica: “Sono figlio di genitori non laureati, per mancanza di opportunità di orientamento anche dopo il diploma ho avuto un inizio di università difficoltoso che mi ha portato a iscrivermi a Giurisprudenza e poi a cambiare. In questi anni mi hanno aiutato psicologi e l’associazione per lo sviluppo del Talento Aistap e la mia strada l’ho trovata. Ma la scuola? Mi ha umiliato e rifiutato”.