Maturità 2025, tra ansia e AI: ma ha ancora senso l’esame di Stato?

Secondo l'ultimo report di GoStudent, un quarto dei professori pensa che gli esami causino eccessivo stress ai propri alunni e che le prove scritte non stimolino il pensiero critico. In questa situazione, l'esame di Stato può ancora avere senso? Forse sì, ma deve cambiare

di CLARA LATORRACA
11 giugno 2025
Una maturanda durante una prova scritta

Una maturanda durante una prova scritta

Mentre per la maggior parte degli studenti e delle studentesse italiane è iniziata l’estate, c’è ancora chi è chino sui libri: i maturandi 2025 inizieranno infatti gli esami il 18 giugno e concluderanno il loro percorso scolastico con il colloquio orale fra la fine di giugno e l’inizio di luglio. E anche gli studenti di terza media stanno per svolgere le prove finali del loro grado scolastico. Un periodo delicato per moltissimi alunni, che mette a dura prova non solo le conoscenze acquisite, ma anche i nervi: in una generazione in cui il 51,4% dei ragazzi soffre in modo ricorrente di stati di ansia (secondo i dati Agia), il momento degli esami è fonte di ulteriore stress e pressione sulla salute mentale. Secondo un sondaggio di Repubblica, realizzato alla fine dello scorso anno scolastico, 9 studenti su 10 sono stati a rischio burnout e il 65% del campione rilevato ha ritenuto l’esame una grande fonte di tensione e stress.

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Esame maturità Acerboni/FotoCastellani

Un pensiero che non sembra venire solo dai ragazzi: secondo l’ultimo report di GoStudent sul Futuro dell’Istruzione, il 25% degli insegnanti ammette che gli esami causano eccessivo stress agli studenti. E a questo si aggiunge un dato ancora più interessante: un quarto dei formatori italiani afferma che le verifiche e gli esami in classe non stimolano il pensiero critico degli studenti, ma li obbligano semplicemente a memorizzare nozioni che poi verranno facilmente dimenticate. Tutti gli insegnanti intervistati da GoStudent sostengono che i temi (prima prova dell’esame di maturità) siano una modalità ormai superata.

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E poi c'è il ruolo - sempre più importante - dell'IA. Un sorprendente 75% degli insegnanti ritiene che le nuove tecnologie abbiano reso i metodi di valutazione attuali ridondanti. Un’idea confermata dagli studenti stessi: oltre un terzo (34%) afferma di utilizzare assistenti vocali come Alexa nello studio e nella vita domestica, mentre il 31% usa Chat GPT per chiarire concetti, riassumere testi o farsi suggerire idee.

Serve un'innovazione nelle valutazioni: lo dicono insegnanti e genitori

Davanti a questo chiaro, sia insegnanti che genitori chiedono un’innovazione nelle valutazioni degli studenti, magari attraverso forma che misurino anche le loro competenze nel mondo reale. “Non è un caso che l’86% degli insegnanti italiani concordi sull’introduzione di simulazioni come modalità di verifica, in cui gli studenti potrebbero gestire un'azienda virtuale o affrontare scenari di crisis management per testare il pensiero critico e l'adattabilità agli imprevisti”, si legge nel report. Inoltre, quasi la metà (47%) dei genitori mette in dubbio il valore degli esami tradizionali.

“È chiaro che l'attuale sistema d'esame non sia più adatto al contento sociale in cui ci troviamo. Quando insegnanti, genitori e studenti dicono tutti la stessa cosa – che lo stress è alto, l'apprendimento è superficiale e che certe modalità obsolete frenano l’apprendimento – dobbiamo ascoltare”, commenta Felix Ohswald, CEO e Co-Founder of GoStudent.

Le soluzioni individuate dai professori intervistati da GoStudent per valutare al meglio le competenze dei propri alunni sono principalmente tre: l’introduzione di simulazioni pratiche (scelte dall’86%) per testare decision-making e pensiero critico; la creazione di un portfolio di lavori (72%) per documentare progressi reali e risultati ottenuti; e l’uso di big-data scolastici (70%) per tracciare la partecipazione attiva degli studenti e offrire feedback mirati. Ma esistono anche altre tipologie di valutazione alternativa, in grado di rimettere al centro le competenze e le soft skill, ma anche il benessere di studenti e studentesse, come l’autovalutazione e la co-valutazione o la gamificaton.

Ha ancora senso l'esame di maturità?

Davanti al quadro dipinto da questi dati, viene da chiedersi se l’esame di Stato abbia ancora senso. Probabilmente, tra la posizione che vede la maturità come un esame che va benissimo così com’è e quella che lo vorrebbe abolire, la virtù sta nel mezzo. Le modalità di verifica e valutazione potrebbero cambiare, integrando modalità innovative e multidisciplinari, in grado di tenere conto del percorso e dell’impegno globale degli studenti. Si potrebbe attualizzare l’esame utilizzando piattaforme digitali per svolgere alcune prove, anche con elementi di coding, ricerca online e presentazione multimediale. Ma anche rendere l’esame più collettivo e collaborativo, con simulazioni o lavori di gruppo valutati per capacità di collaborazione, leadership e problem solving.

Ma quello che rende importante la Maturità è il fatto che questa non rappresenta solo un esame per chi la sostiene: è un rito di passaggio collettivo verso la vita adulta. Lo psicologo e psicoterapeuta Giuseppe Lavenia, intervistato da FanPage, spiega: "In un mondo in costante cambiamento, l'esame di maturità rimane uno dei pochi punti fermi, un rito che accompagna i giovani verso l'età adulta, segnando la fine di un capitolo importante della loro vita e l'inizio di nuove opportunità e sfide". Lavenia sottolinea l’importanza di un’esperienza che è insieme personale e collettiva: "Si condividono le stesse ansie e le stesse aspettative, generando un senso di comunità e di appartenenza che è raro trovare in altre circostanze".