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Home » Attualità » L’ascesa di Giorgia Meloni e la sindrome di Fonzie: alle politiche di sinistra proprio non va giù

L’ascesa di Giorgia Meloni e la sindrome di Fonzie: alle politiche di sinistra proprio non va giù

Unica voce fuori dal coro nel dibattito emerso dopo la vittoria della leader di Fratelli d'Italia, quella di Serena Dandini. E l’europarlamentare leghista Susanna Ceccardi chiosa: “Il problema? È una donna ma non è femminista"

Luigi Caroppo
25 Ottobre 2022
Domenica 23 ottobre Giorgia Meloni si è insediata a Palazzo Chigi e ha presieduto il primo Consiglio dei ministri

Domenica 23 ottobre Giorgia Meloni si è insediata a Palazzo Chigi e ha presieduto il primo Consiglio dei ministri

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C’era una volta Fonzie (protagonista della serie Usa Happy days e dei ricordi della generazione boomer). Non riusciva mai a dire ‘Ho sbagliato’. Era più forte di lui, non c’era nulla da fare. E anche quando l’errore poteva essere marchiano, il meccanico col giubbotto di pelle e la maglietta bianca, non faceva ammenda del suo comportamento. Qualcuno ha addirittura studiato il suo comportamento e lo ha definito come la ‘sindrome di Fonzie’.

Nel dibattito emerso dopo la vittoria netta e inequivocabile di Giorgia Meloni (donna e madre come dal famoso comizio romano diventato tormentone) le femministe in generale e le donne di sinistra in particolare hanno mostrato una sindrome simile a quella di Fonzie, simbolo del maschilismo a stelle e strisce: non riescono a riconoscere che qualcosa è cambiato in Italia. Per la prima volta. Roba da libri di Storia contemporanea. Una donna sola al comando. Una madre premier. Sembra una realtà indigeribile seppur chiaramente immaginabile ben prima del 25 settembre scorso.

Una delle poche voci fuori dal coro è stata quella di una donna simbolo della sinistra, quella di Serena Dandini, storica ideatrice della ’Tv delle ragazze’

Una delle poche voci fuori dal coro è stata quella di una donna simbolo della sinistra, quella di Serena Dandini, storica ideatrice della ’Tv delle ragazze’

Una delle poche voci fuori dal coro è stata quella di una donna simbolo della sinistra, quella di Serena Dandini, storica ideatrice della Tv delle ragazze su Raitre e anima della rassegna l’Eredità delle donne che si è svolta nei giorni scorsi a Firenze: l’ascesa di Giorgia Meloni “è simbolica e importante. È una donna che va ammirata per la sua determinazione, per la forza con cui è riuscita a portare avanti una leadership in un ambiente, quello di destra, realmente maschilista come valori. È anche un bell’insegnamento per le donne di sinistra che a volte sono un po’ addormentate da un femminismo paternalista, che fa loro credere ad una parità ma che poi, quando escono dal tetto di cristallo vengono rimesse giù”.

Ferme nella loro visione le donne dem della Toscana: “Natalità, merito, sovranità, sicurezza, famiglia rigorosamente al singolare. Niente transizione ecologica. Un medioevo che avanza velocemente. Un governo nostalgico. Una trama ordita dalla prima donna premier della Repubblica italiana. Oggi, s’è fatta la storia. Ora, si faccia l’opposizione. Che questo governo fa paura” hanno scritto sui social le animatrici della Conferenza delle donne democratiche.

Susanna Ceccardi (35 anni) è una politica italiana, europarlamentare per la Lega dal 2019. Dal 2016 al 2019 è stata sindaca di Cascina
Susanna Ceccardi (35 anni) è una politica italiana, europarlamentare per la Lega dal 2019. Dal 2016 al 2019 è stata sindaca di Cascina

“La polemica imbastita a sinistra rispetto alla prima donna Presidente del Consiglio in Italia per me è semplicemente paradossale. Giorgia Meloni è donna, ma non lo sarebbe abbastanza perché non femminista – sottolinea Susanna Ceccardi, europarlamentare leghista, già sindaco di Cascina e sfidante di Eugenio Giani alla corsa per governatore della Toscana di due anni fa – . A sinistra rimangono esterrefatte guardando la sfilza di donne che hanno raggiunto il potere in Europa, accorgendosi che sono tutte di destra. Allora si affannano a trovare spiegazioni rocambolesche e cervellotiche. Le donne di destra, a loro avviso, raggiungono il potere perché risponderebbero a logiche maschiliste“.
Questo “doppiopesismo l’ho provato anche io, sulla mia pelle. Sono diventata il primo sindaco donna eletto della mia città, la più giovane, ma non era un traguardo da festeggiare perché ero collocata politicamente dalla parte sbagliata, una sciagura perché ero della Lega – continua Ceccardi – . Mi sono sempre ribellata al concetto delle quote rosa, perché squalificanti nei confronti delle donne che oggigiorno sono assolutamente in condizione di competere ad armi pari con gli uomini. Una volta, qualche anno fa, semplicemente da consigliere comunale di opposizione mi trovai ad una assemblea di Anci giovani a discutere con l’allora presidente della Camera Laura Boldrini. Già allora le feci notare che le più importanti cariche ricoperte da donne in Europa non erano state raggiunte grazie alle quote rosa, ma semplicemente grazie al merito. Mi rispose che in Italia era diverso. Chissà se adesso con Giorgia Meloni premier non abbia cambiato idea”.

Questioni politiche, ma anche culturali e di visione sociale con pregiudizi duri a morire, anche a sinistra. “L’uomo che amo è stata eletto alla Camera, dopo 17 anni di militanza nella Lega. Fa scalpore che un maschio abbia raggiunto quel traguardo dopo la consorte, e non il contrario. Un po’ come la notizia dell’uomo che morde il cane. Non credo che l’astronauta Armstrong abbia dovuto giustificare al mondo la propria assenza dalla Terra. Samantha Cristoforetti, invece, prima della missione sulla Stazione spaziale internazionale di cui è stata comandante, ha fatto notizia sui media perché avrebbe affidato i figli al marito mentre si trovava nello Spazio. Tutto questo è preistorico. Eppure si potrebbe fare un passo in avanti, siamo nel 2022. Quando diventai europarlamentare avevo in grembo mia figlia. La prima cosa che mi chiesero i giornali fu ‘come farai con la bambina, chi te la guarderà?’. Ma a un parlamentare uomo che ha dei figli, chiedono come si organizza quando va a Bruxelles o a Roma? A nessuno dei miei colleghi uomini hanno mai fatto questa domanda“.

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  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
C’era una volta Fonzie (protagonista della serie Usa Happy days e dei ricordi della generazione boomer). Non riusciva mai a dire ‘Ho sbagliato’. Era più forte di lui, non c’era nulla da fare. E anche quando l’errore poteva essere marchiano, il meccanico col giubbotto di pelle e la maglietta bianca, non faceva ammenda del suo comportamento. Qualcuno ha addirittura studiato il suo comportamento e lo ha definito come la ‘sindrome di Fonzie’. Nel dibattito emerso dopo la vittoria netta e inequivocabile di Giorgia Meloni (donna e madre come dal famoso comizio romano diventato tormentone) le femministe in generale e le donne di sinistra in particolare hanno mostrato una sindrome simile a quella di Fonzie, simbolo del maschilismo a stelle e strisce: non riescono a riconoscere che qualcosa è cambiato in Italia. Per la prima volta. Roba da libri di Storia contemporanea. Una donna sola al comando. Una madre premier. Sembra una realtà indigeribile seppur chiaramente immaginabile ben prima del 25 settembre scorso.
Una delle poche voci fuori dal coro è stata quella di una donna simbolo della sinistra, quella di Serena Dandini, storica ideatrice della ’Tv delle ragazze’

Una delle poche voci fuori dal coro è stata quella di una donna simbolo della sinistra, quella di Serena Dandini, storica ideatrice della ’Tv delle ragazze’
Una delle poche voci fuori dal coro è stata quella di una donna simbolo della sinistra, quella di Serena Dandini, storica ideatrice della Tv delle ragazze su Raitre e anima della rassegna l’Eredità delle donne che si è svolta nei giorni scorsi a Firenze: l’ascesa di Giorgia Meloni “è simbolica e importante. È una donna che va ammirata per la sua determinazione, per la forza con cui è riuscita a portare avanti una leadership in un ambiente, quello di destra, realmente maschilista come valori. È anche un bell’insegnamento per le donne di sinistra che a volte sono un po’ addormentate da un femminismo paternalista, che fa loro credere ad una parità ma che poi, quando escono dal tetto di cristallo vengono rimesse giù". Ferme nella loro visione le donne dem della Toscana: "Natalità, merito, sovranità, sicurezza, famiglia rigorosamente al singolare. Niente transizione ecologica. Un medioevo che avanza velocemente. Un governo nostalgico. Una trama ordita dalla prima donna premier della Repubblica italiana. Oggi, s’è fatta la storia. Ora, si faccia l’opposizione. Che questo governo fa paura" hanno scritto sui social le animatrici della Conferenza delle donne democratiche.
Susanna Ceccardi (35 anni) è una politica italiana, europarlamentare per la Lega dal 2019. Dal 2016 al 2019 è stata sindaca di Cascina
Susanna Ceccardi (35 anni) è una politica italiana, europarlamentare per la Lega dal 2019. Dal 2016 al 2019 è stata sindaca di Cascina
"La polemica imbastita a sinistra rispetto alla prima donna Presidente del Consiglio in Italia per me è semplicemente paradossale. Giorgia Meloni è donna, ma non lo sarebbe abbastanza perché non femminista - sottolinea Susanna Ceccardi, europarlamentare leghista, già sindaco di Cascina e sfidante di Eugenio Giani alla corsa per governatore della Toscana di due anni fa - . A sinistra rimangono esterrefatte guardando la sfilza di donne che hanno raggiunto il potere in Europa, accorgendosi che sono tutte di destra. Allora si affannano a trovare spiegazioni rocambolesche e cervellotiche. Le donne di destra, a loro avviso, raggiungono il potere perché risponderebbero a logiche maschiliste". Questo "doppiopesismo l’ho provato anche io, sulla mia pelle. Sono diventata il primo sindaco donna eletto della mia città, la più giovane, ma non era un traguardo da festeggiare perché ero collocata politicamente dalla parte sbagliata, una sciagura perché ero della Lega - continua Ceccardi - . Mi sono sempre ribellata al concetto delle quote rosa, perché squalificanti nei confronti delle donne che oggigiorno sono assolutamente in condizione di competere ad armi pari con gli uomini. Una volta, qualche anno fa, semplicemente da consigliere comunale di opposizione mi trovai ad una assemblea di Anci giovani a discutere con l’allora presidente della Camera Laura Boldrini. Già allora le feci notare che le più importanti cariche ricoperte da donne in Europa non erano state raggiunte grazie alle quote rosa, ma semplicemente grazie al merito. Mi rispose che in Italia era diverso. Chissà se adesso con Giorgia Meloni premier non abbia cambiato idea". Questioni politiche, ma anche culturali e di visione sociale con pregiudizi duri a morire, anche a sinistra. "L’uomo che amo è stata eletto alla Camera, dopo 17 anni di militanza nella Lega. Fa scalpore che un maschio abbia raggiunto quel traguardo dopo la consorte, e non il contrario. Un po’ come la notizia dell’uomo che morde il cane. Non credo che l’astronauta Armstrong abbia dovuto giustificare al mondo la propria assenza dalla Terra. Samantha Cristoforetti, invece, prima della missione sulla Stazione spaziale internazionale di cui è stata comandante, ha fatto notizia sui media perché avrebbe affidato i figli al marito mentre si trovava nello Spazio. Tutto questo è preistorico. Eppure si potrebbe fare un passo in avanti, siamo nel 2022. Quando diventai europarlamentare avevo in grembo mia figlia. La prima cosa che mi chiesero i giornali fu 'come farai con la bambina, chi te la guarderà?'. Ma a un parlamentare uomo che ha dei figli, chiedono come si organizza quando va a Bruxelles o a Roma? A nessuno dei miei colleghi uomini hanno mai fatto questa domanda".
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