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Home » Attualità » Amnesty International sui Mondiali di calcio del Qatar: “La Fifa risarcisca i lavoratori migranti”

Amnesty International sui Mondiali di calcio del Qatar: “La Fifa risarcisca i lavoratori migranti”

In una lettera firmata da altre nove associazioni, la Ong accusa la Federazione di non aver posto le condizioni per la protezione di queste persine e chiede un risarcimento di 440 milioni di dollari

Domenico Guarino
29 Maggio 2022
mondiali qatar

Lavoratori migranti per i mondiali in Qatar

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Tre rondini non bastano a fare primavera. Almeno in Qatar.

Stéphanie Frappart
Stéphanie Frappart, 38 anni, francese, è una delle tre direttrici gara donne per i Mondiali di calcio Qatar 2022

E almeno se si parla della Coppa del mondo di Calcio. Ovvero di uno degli eventi sportivi, e di spettacolo, più in vista a livello globale, e che, proprio per questo, riveste un altissimo valore simbolico, per i messaggi che può trasmettere attraverso le immagini ed i gesti dei protagonisti che saranno riverberati in tutto il mondo, in tempo reale.
Non bastano dunque 3 arbitri donne (la prima volta nella storia), sui 36 che verranno schierati in campo, a sollevare la FIFA dalle accuse di aver chiuso un occhio sulle violazioni dei diritti umani. In particolare le accuse riguardano i lavoratori, soprattutto migranti che, come dimostrato da numerose inchieste giornalistiche internazionali, hanno patito condizioni schiavili, lavorando con paghe da fame, in turni massacranti, spesso a temperature insostenibili, per preparare tutti gli impianti in tempo debito.

La Federazione internazionale delle associazioni calcistiche, naturalmente nega, affermando invece che il progetto della Coppa del Mondo ha portato un cambiamento positivo. Ma la posta in palio, non solo a livello di reputazione, è altissima. E dunque la battaglia a colpa di botte e risposte, di inchieste e smentite, di denunce e repliche, è appena cominciata.

Nei giorni scorsi Amnesty International ha scritto all’organo di governo mondiale del calcio per chiedere un “programma di riparazione completo affermando che c’è stata “una litania di abusi” da quando la FIFA ha assegnato il torneo al Qatar. Secondo AI, che scrive a nome di una coalizione di associazioni, “la portata degli abusi che richiedono un intervento correttivo dal 2010 rimane vasta” .

Amnesty sostiene che migliaia di persone siano state “defraudate dei loro salari da datori di lavoro abusivi, costrette a lavorare per un numero eccessivo di ore o sottoposte a condizioni che equivalgono al lavoro forzato”. Alcuni sono morti dopo aver lavorato in condizioni inospitali e “le loro morti sono state raramente indagate e le loro famiglie quasi mai risarcite”. Rispetto a questi fatti, Amnesty accusa la la FIFA di aver “contribuito a una vasta gamma di abusi sul lavoro che erano sia prevenibili che prevedibili”.

In particolare Agnes Callamard, segretario generale di Amnesty International, ha dichiarato: “data la storia delle violazioni dei diritti umani nel Paese, la FIFA conosceva, o avrebbe dovuto conoscere, gli ovvi rischi per i lavoratori quando ha assegnato il torneo al Qatar. Ciononostante, nella valutazione della candidatura del Qatar non è stata fatta alcuna menzione dei lavoratori o dei diritti umani e non sono state poste condizioni per la tutela del lavoro. Da allora la FIFA ha fatto troppo poco per prevenire o mitigare questi rischi. “Il risarcimento dei lavoratori che hanno dato tanto per la realizzazione del torneo e l’adozione di misure per garantire che tali abusi non si ripetano mai più potrebbero rappresentare una svolta importante nell’impegno della FIFA a rispettare i diritti umani. “Chiudendo un occhio sulle prevedibili violazioni dei diritti umani e non riuscendo a fermarle, la FIFA ha indiscutibilmente contribuito al diffuso abuso dei lavoratori migranti coinvolti nei progetti legati alla Coppa del Mondo in Qatar, ben oltre gli stadi e gli hotel ufficiali”.

bandiere arcobaleno
Divieto di esporre le bandiere arcobaleno ai Mondiali di calcio in Qatar

Come se non bastasse, il gruppo per i diritti umani Amnesty International chiede alla stessa FIFA di accantonare ben 440 milioni di dollari dei proventi della Coppa a titolo di risarcimento a destinare ai i lavoratori che hanno sofferto durante i preparativi. La somma indicata da AI corrisponde al montepremi totale offerto alle squadre del torneo, che si svolgerà a novembre e dicembre.
Da parte sua la FIFA nega fermamente di aver chiuso un occhio, e in una lettera pubblicata da Amnesty ha dichiarato che: “le questioni relative ai diritti umani sono state prese in considerazione nella pianificazione della Coppa del Mondo FIFA 2022 fin dall’inizio, con il comitato di candidatura che mira a utilizzare la competizione come strumento per dare forma a un più ampio cambiamento sociale in Qatar”.
L’organismo mondiale ha dichiarato che “la diligence messa in atto per proteggere i lavoratori coinvolti nei progetti della Coppa del Mondo FIFA è stata una fonte di apprendimento continuo”.
In particolare la FIFA ha dichiarato che “innumerevoli lavoratori hanno già ricevuto una riparazione finanziaria”, compresi i salari arretrati e il rimborso di 22,6 milioni di dollari di tasse di reclutamento entro dicembre 2021, con altri 5,7 milioni di dollari stanziati in quell’area.
“Allo stesso tempo, siamo lieti di aver assistito a progressi significativi non solo per i lavoratori della Coppa del Mondo FIFA, ma anche per il Paese in generale, che hanno portato a cambiamenti positivi tangibili per centinaia di migliaia di lavoratori in tutto il mondo” conclude la lettera della FIFA, guidata dal presidente Gianni Infantino, che è stata firmata da Andreas Graf, responsabile dei diritti umani e della lotta alla discriminazione.

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  • "Ora dobbiamo fare di meno, per il futuro".

Torna anche quest’anno l
  • Per una detenuta come Joy – nigeriana di 34 anni, arrestata nel 2014 per possesso di droga – uscire dal carcere significherà dover imparare a badare a se stessa. Lei che è lontana da casa e dalla famiglia, lei che non ha nessuno ad aspettarla. In carcere ha fatto il suo percorso, ha imparato tanto, ha sofferto di più. Ma ha anche conosciuto persone importanti, detenute come lei che sono diventate delle amiche. 

Mon solo. Nella Cooperativa sociale Gomito a Gomito, per esempio, ha trovato una seconda famiglia, un ambiente lavorativo che le ha offerto “opportunità che, se fossi stata fuori dal carcere, non avrei mai avuto”, come quella di imparare un mestiere e partecipare ad un percorso di riabilitazione sociale e personale verso l’indipendenza, anche economica.

Enrica Morandi, vice presidente e coordinatrice dei laboratori sartoriali del carcere di Rocco D’Amato (meglio noto ai bolognesi come “La Dozza”), si riferisce a lei chiamandola “la mia Joy”, perché dopo tanti anni di lavoro fianco a fianco ha imparato ad apprezzare questa giovane donna impegnata a ricostruire la propria vita: 

“Joy è extracomunitaria, nel nostro Paese non ha famiglia. Per lei sarà impossibile beneficiare degli sconti di pena su cui normalmente possono contare le detenute italiane, per buona condotta o per anni di reclusione maturati. Non è una questione di razzismo, è che esistono problemi logistici veri e propri, come il non sapere dove sistemare e a chi affidare queste ragazze, una volta lasciate le mura del penitenziario. Se una donna italiana ha ad attenderla qualcuno che si fa carico di ospitarla, Joy e altre come lei non hanno nessun cordone affettivo cui appigliarsi”.

L
  • Presidi psicologici, psicoterapeutici e di counselling per tutti gli studenti universitari e scolastici. Lo chiedono l’Udu, Unione degli universitari, e la Rete degli studenti medi nella proposta di legge ‘Chiedimi come sto’ consegnata a una delegazione di parlamentari nel corso di una conferenza stampa a Montecitorio.

La proposta è stata redatta secondo le conclusioni di una ricerca condotta da Spi-Cgil e Istituto Ires, che ha evidenziato come, su un campione di 50mila risposte, il 28 per cento abbia avuto esperienze di disturbi alimentari e oltre il 14 di autolesionismo.

“Nella nostra generazione è ancora forte lo stigma verso chi sta male ed è difficile chiedere aiuto - spiega Camilla Piredda, coordinatrice nazionale dell’Udu - l’interesse effettivo della politica si è palesato solo dopo il 15esimo suicidio di studenti universitari in un anno e mezzo. Ci sembra assurdo che la politica si interessi solamente dopo che si supera il limite, con persone che arrivano a scegliere di togliersi la vita.

Dall’altro lato, è positivo che negli ultimi mesi si sia deciso di chiedere a noi studenti come affrontare e come risolvere, il problema. Non è scontato e non è banale, perché siamo abituati a decenni in cui si parla di nuove generazioni senza parlare alle nuove generazioni”.

#luce #lucenews #università
  • La polemica politica riaccende i riflettori sulle madri detenute con i figli dopo la proposta di legge in merito alla detenzione in carcere delle donne in gravidanza: già presentata dal Pd nella scorsa legislatura, approvata in prima lettura al Senato, ma non alla Camera, prevedeva l’affido della madre e del minore a strutture protette, come le case famiglia, e vigilate. La dichiarata intenzione del centrodestra di rivedere il testo ha messo il Pd sul piede di guerra; alla fine di uno scontro molto acceso, i dem hanno ritirato il disegno di legge ma la Lega, quasi per ripicca, ne ha presentato uno nuovo, esattamente in linea con i desideri della maggioranza.

Lunedì non ci sarà quindi alcuna discussione alla Camera sul testo presentato da Debora Serracchiani nella scorsa legislatura, Tutto ripartirà da capo, con un nuovo testo, firmato da due esponenti del centrodestra: Jacopo Morrone e Ingrid Bisa.

“Questo (il testo Serracchini) era un testo che era già stato votato da un ramo del Parlamento, noi lo avevamo ripresentato per migliorare le condizioni delle detenute madri – ha spiegato ieri il dem Alessandro Zan – ma la maggioranza lo ha trasformato inserendovi norme che di fatto peggiorano le cose, consentendo addirittura alle donne incinte o con figli di meno di un anno di età di andare in carcere. Così non ha più senso, quindi ritiriamo le firme“.

Lo scontro tra le due fazioni è finito (anche) sui social media. "Sul tema delle borseggiatrici e ladre incinte occorre cambiare la visione affinché la gravidanza non sia una scusa“ sottolineano i due presentatori della proposta.

La proposta presentata prevede modifiche all’articolo 146 del codice penale in materia di rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena: “Se sussiste un concreto pericolo di commissione di ulteriori delitti – si legge nel testo presentato – il magistrato di sorveglianza può disporre che l’esecuzione della pena non sia differita, ovvero, se già differita, che il differimento sia revocato. Qualora la persona detenuta sia recidiva, l’esecuzione della pena avviene presso un istituto di custodia attenuata per detenute madri“.

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bandiere arcobaleno
Divieto di esporre le bandiere arcobaleno ai Mondiali di calcio in Qatar
Come se non bastasse, il gruppo per i diritti umani Amnesty International chiede alla stessa FIFA di accantonare ben 440 milioni di dollari dei proventi della Coppa a titolo di risarcimento a destinare ai i lavoratori che hanno sofferto durante i preparativi. La somma indicata da AI corrisponde al montepremi totale offerto alle squadre del torneo, che si svolgerà a novembre e dicembre. Da parte sua la FIFA nega fermamente di aver chiuso un occhio, e in una lettera pubblicata da Amnesty ha dichiarato che: “le questioni relative ai diritti umani sono state prese in considerazione nella pianificazione della Coppa del Mondo FIFA 2022 fin dall’inizio, con il comitato di candidatura che mira a utilizzare la competizione come strumento per dare forma a un più ampio cambiamento sociale in Qatar". L’organismo mondiale ha dichiarato che “la diligence messa in atto per proteggere i lavoratori coinvolti nei progetti della Coppa del Mondo FIFA è stata una fonte di apprendimento continuo”. In particolare la FIFA ha dichiarato che “innumerevoli lavoratori hanno già ricevuto una riparazione finanziaria”, compresi i salari arretrati e il rimborso di 22,6 milioni di dollari di tasse di reclutamento entro dicembre 2021, con altri 5,7 milioni di dollari stanziati in quell’area. “Allo stesso tempo, siamo lieti di aver assistito a progressi significativi non solo per i lavoratori della Coppa del Mondo FIFA, ma anche per il Paese in generale, che hanno portato a cambiamenti positivi tangibili per centinaia di migliaia di lavoratori in tutto il mondo” conclude la lettera della FIFA, guidata dal presidente Gianni Infantino, che è stata firmata da Andreas Graf, responsabile dei diritti umani e della lotta alla discriminazione.
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