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Home » Attualità » Morì per difendere la sua badante dalle botte dell’ex compagno, una panchina rossa per ricordare Romano

Morì per difendere la sua badante dalle botte dell’ex compagno, una panchina rossa per ricordare Romano

Nella Giornata internazionale contro la violenza maschile sulle donne, una panchina rossa è stata dedicata dal comune ligure di Ponzano Magra a Romano Mantegazza, l’eroico anziano che nel 2020, a 92 anni, fece da schermo con il proprio corpo alla violenza dell'ex partner della sua badante che la stava picchiando

Massimo Merluzzi
26 Novembre 2021
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È morto per difendere una donna. Un gesto dettato dal cuore e dal coraggio che non lo ha frenato in quella lotta impari che ben sapeva non avrebbe potuto concedergli scampo. È morto dalle botte Romano Mantegazza, travolto dai colpi che un uomo di 46 anni gli ha inferto per essersi messo a difesa della sua compagna che da tempo si stava occupando dell’anziano di 92 anni. Quel sacrificio di una notte di febbraio del 2020 non è stato dimenticato  dalla comunità santostefanese che nel giorno delle celebrazioni contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, ha voluto dedicare a Romano una panchina rossa, il simbolo della lotta ai soprusi commessi contro le donne. Non una panchina qualunque ma proprio la “sua” panchina al centro di piazza Cerri, il luogo del ritrovo dei residenti di Ponzano frazione nel Comune di Santo Stefano Magra, in provincia della Spezia. Romano Mantegazza in quel punto trascorreva le mattinate, in attesa di un saluto, di un amico di passaggio con il quale trascorrere un po’ di tempo prima di rientrare a casa, aspettando la visita dei figli Giovanni e Isabella. La “sua” panchina di legno era l’osservatorio dal quale continuava a osservare il cambiamento della zona, guardando in lontananza lo scheletro della ceramica Vaccari nella quale ha lavorato per anni come tanti residenti della zona producendo le famose piastrelle che hanno fatto il giro del Mondo. Romano Mantegazza viveva da solo e negli ultimi anni i figli avevano deciso di affidarsi a una assistente domiciliare che lo accudisse soprattutto la notte. E nella sua casa ha trovato la morte, sacrificandosi per difendere la badante dalle botte che il compagno le avrebbe riservato quella sera, andandola a cercare per regolare chissà quale conto. Romano a 92 anni sapeva ancora bene che le donne non si picchiano e così è messo in mezzo, da uomo coraggioso e senza paura. Ma di fronte ha trovato un altro uomo della metà dei suoi anni che non gli ha risparmiato calci e pugni lasciandolo a terra privo di sensi. Il suo assassino è fuggito in Romania ma dopo 50 giorni è stato rintracciato e adesso è in carcere a Rebibbia. La storia di Romano ha commosso il paese anche se, qualche giorno dopo, l’inizio dell’emergenza sanitaria ha offuscato quel gesto nobile di un uomo buono e dai principi forti. Finché il comune di Santo Stefano Magra lo ha voluto ripagare con affetto e commozione, intitolandogli la sua amata panchina.

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
È morto per difendere una donna. Un gesto dettato dal cuore e dal coraggio che non lo ha frenato in quella lotta impari che ben sapeva non avrebbe potuto concedergli scampo. È morto dalle botte Romano Mantegazza, travolto dai colpi che un uomo di 46 anni gli ha inferto per essersi messo a difesa della sua compagna che da tempo si stava occupando dell’anziano di 92 anni. Quel sacrificio di una notte di febbraio del 2020 non è stato dimenticato  dalla comunità santostefanese che nel giorno delle celebrazioni contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, ha voluto dedicare a Romano una panchina rossa, il simbolo della lotta ai soprusi commessi contro le donne. Non una panchina qualunque ma proprio la "sua" panchina al centro di piazza Cerri, il luogo del ritrovo dei residenti di Ponzano frazione nel Comune di Santo Stefano Magra, in provincia della Spezia. Romano Mantegazza in quel punto trascorreva le mattinate, in attesa di un saluto, di un amico di passaggio con il quale trascorrere un po' di tempo prima di rientrare a casa, aspettando la visita dei figli Giovanni e Isabella. La "sua" panchina di legno era l’osservatorio dal quale continuava a osservare il cambiamento della zona, guardando in lontananza lo scheletro della ceramica Vaccari nella quale ha lavorato per anni come tanti residenti della zona producendo le famose piastrelle che hanno fatto il giro del Mondo. Romano Mantegazza viveva da solo e negli ultimi anni i figli avevano deciso di affidarsi a una assistente domiciliare che lo accudisse soprattutto la notte. E nella sua casa ha trovato la morte, sacrificandosi per difendere la badante dalle botte che il compagno le avrebbe riservato quella sera, andandola a cercare per regolare chissà quale conto. Romano a 92 anni sapeva ancora bene che le donne non si picchiano e così è messo in mezzo, da uomo coraggioso e senza paura. Ma di fronte ha trovato un altro uomo della metà dei suoi anni che non gli ha risparmiato calci e pugni lasciandolo a terra privo di sensi. Il suo assassino è fuggito in Romania ma dopo 50 giorni è stato rintracciato e adesso è in carcere a Rebibbia. La storia di Romano ha commosso il paese anche se, qualche giorno dopo, l’inizio dell’emergenza sanitaria ha offuscato quel gesto nobile di un uomo buono e dai principi forti. Finché il comune di Santo Stefano Magra lo ha voluto ripagare con affetto e commozione, intitolandogli la sua amata panchina.
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