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Home » Attualità » Come sta Mustafa, il bambino siriano senza arti? Ora è a Budrio per le protesi (e presto avrà una sorellina)

Come sta Mustafa, il bambino siriano senza arti? Ora è a Budrio per le protesi (e presto avrà una sorellina)

A settembre inizia il periodo di cure e di riabilitazione del piccolo di 6 anni e del padre Munzir El Nezzel. La mamma Zeynep: "A luglio nascerà Maria, essere qui per noi è un sogno"

Edoardo Martini
1 Giugno 2022
Mustafa e suo papà

Mustafa e suo papà

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La nuova vita di Mustafa, il bambino siriano senza arti arrivato in Italia lo scorso gennaio, è iniziata. E adesso il piccolo, protagonista insieme al padre Munzir El Nezzel della foto ‘Hardship of Life‘ che commosse il mondo, sta per cominciare il periodo di cure e riabilitazione al Centro Protesi Inail di Vigorso. Mustafa e il padre Munzir sono infatti arrivati da poco a Budrio (Bologna). La famiglia El Nezzel ha preso oggi primo contatto con la cittadina della Bassa bolognese dove a fine settembre si trasferirà. Quella di oggi dunque è stata solo una sorta di gita, da Siena, dove Mustafa e la famiglia sono ospitati dallo scorso gennaio in una casa messa a disposizione dalla Caritas. Le novità però per gli El Nezzel non sono finite: perché il prossimo luglio è prevista la nascita di un’altra sorellina, che si chiamerà Maria.

Munzir e Mustafa, la foto-simbolo “Hardship of Life” / Credit Mehmet Aslan

Mustafa a Budrio, presto il percorso per iniziare una nuova vita

Il piccolo di 6 anni, Mustafa, è nato senza braccia e senza gambe a causa di un attacco chimico durante la gravidanza. Il papà Munzir, 35 anni, ha invece perso una gamba in seguito a un bombardamento in Siria. Sono arrivati in Italia il 21 gennaio e da quel giorno ospitati a Siena. Ad accompagnarli a Budrio ci sarà don Vittorio Giglio, direttore dell’Ufficio comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Siena-Colle di Val D’Elsa-Montalcino, che insieme alla Caritas diocesana si sta occupando – dal gennaio di quest’anno – di assistere la famiglia.

La presenza della famiglia El Nezzel a Budrio è il primo passo per il suo trasferimento da Siena nella cittadina alle porte di Bologna dove potranno iniziare anche un percorso di integrazione lavorativo e scolastico per i bambini. Tutto questo grazie alla disponibilità e collaborazione del Comune di Budrio e della Città metropolitana di Bologna.

Al Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio – appena possibile – inizierà il percorso verso una nuova vita per Munzir e Mustafa, padre e figlio mutilati dalle bombe in Siria. Saranno, dunque, accolti a Budrio dove poi inizierà il loro viaggio verso una nuova normalità.

Il piccolo Mustafa è arrivato a Budrio

“Questa prima visita – spiega don Vittorio Giglio – è il primo passo per il trasferimento dalla nostra città a Budrio. Lo stiamo facendo ora perché il Covid non ha risparmiato la famiglia siriana e questo ha logicamente rallentato tutto. Questi mesi a Siena sono serviti comunque per approfondire il loro stato di salute grazie alla collaborazione professionale e straordinaria dell’Azienda Ospedaliera-Universitaria Senese che non ci ha fatto mai mancare il sostegno. Un ringraziamento particolare al professor Antonio Davide Barretta, direttore generale dell’AOU Senese e a tutto personale. Grazie agli operatori della Caritas diocesana – aggiunge – abbiamo utilizzato questi mesi per iniziare un lavoro di inculturazione della famiglia con il loro nuovo mondo «italiano», che sono sicuro proseguirà a Budrio”.

Mustafa, il bambino siriano di 6 anni, con il padre Munzir all’aeroporto di Roma

Munzir: “Speriamo che le cure di Mustafa vadano bene”

“Speriamo che le cure di Mustafa vadano bene e speriamo di vivere bene qui, non come in Siria”, ha detto il padre Munzir conversando a Budrio con i giornalisti. “Noi siamo sereni qui in Italia – ha aggiunto – ma pensiamo tutti i giorni a quelli che sono in Siria a vivere sotto la guerra”. Anche la madre Zeynep ha sottolineato ai cronisti di essere felicissima per il loro arrivo a Budrio e ha fatto sapere che a luglio arriverà una sorellina per Mustafa, che si chiamerà Maria: “Ho scelto questo nome perché sono molto legata alla Vergine Maria”, ha raccontato la mamma. “È un sogno per noi essere a Budrio – ha aggiunto -, non vediamo l’ora di tornare per iniziare le cure”.

Il primo appuntamento tecnico-sanitario per il piccolo Mustafa al Centro Protesi di Vigorso è stato programmato a fine settembre, quando è previsto il definitivo trasferimento della famiglia dalla Toscana all’Emilia. Un altro nuovo inizio per Mustafa e la famiglia El Nezzel.

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  • Serena Williams, una delle più grandi atlete di tutti i tempi e 23 volte campionessa del Grande Slam, ha annunciato che si ritirerà dal tennis professionistico al termine i prossimi US Open dopo una carriera leggendaria. 

“Non mi mai piaciuta la parola ritiro, forse la parola migliore per descrivere quello che sto facendo è evoluzione. Sono qui per dirvi che sto evolvendo dal tennis verso altre cose che sono importate per me. Nell’ultimo anno, io e mio marito Alexis, abbiamo cercato di avere un altro figlio. Sicuramente non voglio essere di nuovo mamma dividendomi con la carriera di atleta. Ho bisogno di essere con entrambi i piedi nel tennis oppure fuori.”

Serena è diventata professionista all’età di 14 anni nel 1995 ed è stata un fenomeno adolescenziale, vincendo il suo primo titolo del Grande Slam all’età di 17 anni.

“Lo odio. Odio dover essere a questo bivio. Continuo a dirmi: vorrei che fosse facile per me, ma non lo è. Sono lacerata: non voglio che finisca, ma allo stesso tempo sono pronta per il futuro. Arriva un momento nella vita in cui dobbiamo decidere di muoverci in una direzione diversa. Quel momento è sempre difficile quando ami qualcosa così tanto. Mio Dio, mi piace il tennis. Ma ora il conto alla rovescia è iniziato. Devo concentrarmi sull’essere mamma."

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #serenawilliams #family #tennis
  • Gianni Reinetti, di 85 anni, insieme al compagno Franco Perrello, morto nel gennaio 2017, sono stati la prima coppia a unirsi civilmente a Torino nel 2016, poco tempo dopo l’entrata in vigore della legge Cirinnà sulle unioni civili.

Se l’unione civile era durata soltanto cinque mesi, la loro vita insieme era invece stata lunga 52 anni, un legame fortissimo che li aveva spinti a battersi per i diritti civili e a chiedere il riconoscimento della loro unione non appena la legge lo aveva concesso. La sindaca Chiara Appendino aveva adottato una procedura d’urgenza e la cerimonia si era svolta in forma privata, riservata ai soli invitati. 

“È stato faticoso, ma alla fine ce l’abbiamo fatta ed è stato molto emozionante. Non siamo mai stati così felici e non ci aspettavamo così tante telecamere.”

Franco e Gianni, nella loro lunga vita, hanno portato avanti piccole e grandi battaglie. “Speriamo che la nostra storia sia di esempio alle nuove generazioni. È stato faticoso, ma alla fine ce l’abbiamo fatta ed è stato molto emozionante. Un percorso difficile, ma felicissimo”, aveva detto Franco il giorno del sì. “Voglio dire a tutti i ragazzi, eterosessuali e omosessuali, di credere nei loro amori e avere il coraggio di non tradirli.”

La storia della coppia è diventata un documentario, nel 2019, dal titolo ‘Franco e Gianni – Una storia di Torino’, di Angelo D’Agostino e Marta Lombardelli. Il documentario raccoglie la testimonianza di Gianni Reinetti che ripercorre gli oltre 50 anni della sua storia d’amore con Franco fino al momento della loro unione civile.

Non sono mancati i messaggi d’addio. “Buon viaggio Gianni, abbraccia forte Franco da parte mia”. Così così l’ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, in un post su Facebook saluta Gianni, seguita da Marco Giusta, ex assessore ai Diritti della giunta Appendino, oggi coordinatore del Torino Pride: “Buon viaggio Gianni voglio ringraziarti per la tua disponibilità e generosità a esserci e a fare la differenza per le nuove generazioni. La città dei diritti non dimenticherà te e Franco”.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanaione #giannireinetti #unionicivili #torinopride
  • Francesca Feramis ha una voce delicata come un sussurro, ma anche due occhi penetranti e fieri come quelli di una leonessa. Si muove piano, sa che al minimo gesto improvviso le sue ossa potrebbero spezzarsi. Letteralmente. 

“Ho il collagene che non funziona ma nessun medico è ancora riuscito a spiegarmi perché. Oggi ho 32 anni, sono malata da sempre, eppure la diagnosi ancora non c’è.”

La sua condizione potrebbe essere comunque assimilabile a una osteogenesi imperfetta, ma le caratteristiche sintomatiche che Feramis presenta sono diverse da quelle ascrivibili alle patologie conosciute. 

“Dicevano che non avrei superato lo stress della crescita. La vita non mi ha regalato niente. Ho dovuto superare molti tipi di barriere, soprattutto psicologiche. La società, le persone in generale si vergognano della gente come me, la diversità fa paura. Sui social cerco di spingere le persone a capire che i corpi umani sono tutti diversi tra loro per natura. Se non rientri negli standard non sei sbagliato.”

L’intervista completa a cura di Caterina Ceccuti è disponibile sul sito ✍

#lucenews #lucelanazione #francescaferramis #disabilityinclusion
  • Si possono ereditare 4 miliardi e rifiutarli? 

A quanto pare nel mondo di oggi è successo anche questo. È la storia della 29enne Marlene Engelhorn, austriaca e discendente di Friedrich Engelhorn, che ha fondato il colosso della chimica Basf. 

“Questa non è una questione di volontà, ma di correttezza. Non ho fatto nulla per ricevere questa eredità.”

Sua nonna figura al 687esimo posto nella classifica delle persone più ricche del mondo stilata dalla rivista Forbes e l’eredità rifiutata rappresenta il 90% di quanto le spetta. Ma a Marlene poco importa: non è questo a fare la felicità. Anzi.

Di Edoardo Martini ✍

#lucenews #lucelanazione #marleneengelhorn #basf #eredità
La nuova vita di Mustafa, il bambino siriano senza arti arrivato in Italia lo scorso gennaio, è iniziata. E adesso il piccolo, protagonista insieme al padre Munzir El Nezzel della foto 'Hardship of Life' che commosse il mondo, sta per cominciare il periodo di cure e riabilitazione al Centro Protesi Inail di Vigorso. Mustafa e il padre Munzir sono infatti arrivati da poco a Budrio (Bologna). La famiglia El Nezzel ha preso oggi primo contatto con la cittadina della Bassa bolognese dove a fine settembre si trasferirà. Quella di oggi dunque è stata solo una sorta di gita, da Siena, dove Mustafa e la famiglia sono ospitati dallo scorso gennaio in una casa messa a disposizione dalla Caritas. Le novità però per gli El Nezzel non sono finite: perché il prossimo luglio è prevista la nascita di un'altra sorellina, che si chiamerà Maria.
Munzir e Mustafa, la foto-simbolo "Hardship of Life" / Credit Mehmet Aslan

Mustafa a Budrio, presto il percorso per iniziare una nuova vita

Il piccolo di 6 anni, Mustafa, è nato senza braccia e senza gambe a causa di un attacco chimico durante la gravidanza. Il papà Munzir, 35 anni, ha invece perso una gamba in seguito a un bombardamento in Siria. Sono arrivati in Italia il 21 gennaio e da quel giorno ospitati a Siena. Ad accompagnarli a Budrio ci sarà don Vittorio Giglio, direttore dell'Ufficio comunicazioni sociali dell'arcidiocesi di Siena-Colle di Val D'Elsa-Montalcino, che insieme alla Caritas diocesana si sta occupando - dal gennaio di quest'anno - di assistere la famiglia. La presenza della famiglia El Nezzel a Budrio è il primo passo per il suo trasferimento da Siena nella cittadina alle porte di Bologna dove potranno iniziare anche un percorso di integrazione lavorativo e scolastico per i bambini. Tutto questo grazie alla disponibilità e collaborazione del Comune di Budrio e della Città metropolitana di Bologna. Al Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio - appena possibile - inizierà il percorso verso una nuova vita per Munzir e Mustafa, padre e figlio mutilati dalle bombe in Siria. Saranno, dunque, accolti a Budrio dove poi inizierà il loro viaggio verso una nuova normalità.
Il piccolo Mustafa è arrivato a Budrio
"Questa prima visita - spiega don Vittorio Giglio - è il primo passo per il trasferimento dalla nostra città a Budrio. Lo stiamo facendo ora perché il Covid non ha risparmiato la famiglia siriana e questo ha logicamente rallentato tutto. Questi mesi a Siena sono serviti comunque per approfondire il loro stato di salute grazie alla collaborazione professionale e straordinaria dell'Azienda Ospedaliera-Universitaria Senese che non ci ha fatto mai mancare il sostegno. Un ringraziamento particolare al professor Antonio Davide Barretta, direttore generale dell'AOU Senese e a tutto personale. Grazie agli operatori della Caritas diocesana - aggiunge - abbiamo utilizzato questi mesi per iniziare un lavoro di inculturazione della famiglia con il loro nuovo mondo «italiano», che sono sicuro proseguirà a Budrio".
Mustafa, il bambino siriano di 6 anni, con il padre Munzir all'aeroporto di Roma

Munzir: "Speriamo che le cure di Mustafa vadano bene"

"Speriamo che le cure di Mustafa vadano bene e speriamo di vivere bene qui, non come in Siria", ha detto il padre Munzir conversando a Budrio con i giornalisti. "Noi siamo sereni qui in Italia - ha aggiunto - ma pensiamo tutti i giorni a quelli che sono in Siria a vivere sotto la guerra". Anche la madre Zeynep ha sottolineato ai cronisti di essere felicissima per il loro arrivo a Budrio e ha fatto sapere che a luglio arriverà una sorellina per Mustafa, che si chiamerà Maria: "Ho scelto questo nome perché sono molto legata alla Vergine Maria", ha raccontato la mamma. "È un sogno per noi essere a Budrio - ha aggiunto -, non vediamo l'ora di tornare per iniziare le cure". Il primo appuntamento tecnico-sanitario per il piccolo Mustafa al Centro Protesi di Vigorso è stato programmato a fine settembre, quando è previsto il definitivo trasferimento della famiglia dalla Toscana all'Emilia. Un altro nuovo inizio per Mustafa e la famiglia El Nezzel.
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