
Più di un adolescente su due ha subito forme di violenza
“Il mostro non dorme sotto il letto. Il mostro può dormire accanto a te”. Questa frase, che può sembrare banale e scontata, in realtà racchiude un significato molto profondo. In questo contesto, il “mostro” rappresenta la violenza, la malvagità o il pericolo, e il suo essere “accanto a te“ sottolinea come queste minacce possano essere più vicine di quanto si pensi. E proprio questa violenza, che colpisce milioni di adolescenti, è molto spesso invisibile perché consumata tra le mura domestiche e perpetrata da genitori o familiari e si manifesta anche attraverso forme di trascuratezza, abbandono e mancanza di cura. La violenza sui minori rappresenta una delle piaghe più gravi e silenziose in tutto il mondo.
Ogni 13 minuti un minore muore per omicidio
E i dati testimoniano proprio questo. Se prendiamo in esame quelli dell'Adolescents Data Portal 2024 dell'UNICEF possiamo osservare che in 83 dei 91 paesi analizzati, più di un adolescente su due ha subito forme di disciplina violenta, come punizioni fisiche, minacce o aggressioni verbali; in alcuni stati, la percentuale supera il 90%. Anche la violenza letale ormai è una vera e propria realtà: l'OMS segnala che ogni 13 minuti un minore muore per omicidio, con circa 40.000 vittime all'anno e un'incidenza maggiore nei maschi tra i 15 e i 19 anni. Le conseguenze della violenza, anche per chi sopravvive, sono gravi e durature: ansia, depressione, dipendenze, comportamenti a rischio e scarso rendimento scolastico.
Le soluzioni per contrastare ogni forma di violenza
Ma esistono delle soluzioni per prevenire tutto questo? Sempre secondo l'OMS esistono misure che possono ridurre la violenza fino al 50%, come il sostegno alla genitorialità, gli interventi scolastici per lo sviluppo di competenze sociali, servizi sanitari e sociali a misura di bambino, leggi severe e la riduzione dei fattori di rischio (alcol, armi, insicurezza online). Alcuni paesi stanno già intervenendo ma resta ancora molto da fare: circa 9 bambini su 10 vivono in paesi dove punizioni corporali, abusi e sfruttamento non sono pienamente vietati. L'obiettivo 16.2 dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, che si propone di eliminare ogni forma di violenza sui minori entro la fine del decennio è, purtroppo, ancora lontano. Si pensi per esempio all'America Latina, dove vive meno del 10% della popolazione adolescente mondiale, ma in cui si concentra oltre il 40% degli omicidi giovanili.
La situazione in Italia
E in Italia? Nel nostro paese la violenza contro i minori - che si manifesta in contesti domestici o scolastici, con forme verbali, fisiche, psicologiche o, più subdole, come abbandono, trascuratezza emotiva e mancanza di cura - è ancora sottovalutata e spesso non denunciata. Servono più formazione per gli adulti, servizi territoriali, assistenza psicologica e campagne di sensibilizzazione per superare una cultura che, in alcuni contesti, considera la violenza un mezzo educativo.
Il progetto per promuovere inclusione sociale e autonomia lavorativa
Ed è proprio in questo scenario che si inserisce l'impegno della Fondazione Asilo Mariuccia Onlus, attiva dal 1902 nel sostegno a donne e minori in difficoltà, con circa 290 persone assistite ogni anno. Nella sede di Porto Valtravaglia (Varese), la Fondazione porta avanti il progetto “Un Porto Nuovo“, rivolto a minori tra i 14 e i 18 anni, tra cui ragazzi con disagi familiari, minori stranieri non accompagnati e giovani provenienti dal circuito penale. L'obiettivo è accogliere e formare fino a 90 ragazzi al giorno, promuovendone l'inclusione sociale e l'autonomia lavorativa.
“Nessun ragazzo è irrecuperabile”
Sull'argomento è intervenuta la presidente della Fondazione Emanuela Baio che ha messo in evidenza come nessun ragazzo sia davvero irrecuperabile se ci sono dei progetti e degli adulti che credono fortemente in lui: “I dati parlano chiaro: numeri che richiamano con forza la responsabilità collettiva di proteggere i più vulnerabili e di creare spazi sicuri e opportunità di recupero. In questo contesto si inserisce “Un Porto Nuovo“, un progetto con cui ci impegniamo non solo ad accogliere, ma anche ad agire concretamente ogni giorno per spezzare il ciclo del disagio e della violenza. Vogliamo offrire ai ragazzi la possibilità concreta di rimettersi in piedi, attraverso formazione, ascolto e relazioni sane. Qui non si giudica, si costruisce. Restituiamo dignità, fiducia, autonomia lavorativa. E lo facciamo partendo da ciò che spesso manca: il rispetto dell'identità di ciascuno. Questo progetto è una sfida culturale tanto quanto sociale: dimostrare che nessun ragazzo è irrecuperabile, se trova adulti capaci di crederci davvero“.
Nessun bambino dovrebbe vivere nella paura
Insomma quella della violenza sui minori è una delle forme più crudeli e inaccettabili di ingiustizia. Colpisce i più fragili, coloro che non hanno gli strumenti per difendersi né la voce per denunciare. Ogni atto di violenza - fisica, psicologica o sessuale - lascia ferite profonde, non solo sul corpo ma soprattutto nell'anima. I bambini che subiscono violenze crescono con paure, insicurezze e dolori che possono accompagnarli per tutta la vita. La loro fiducia negli altri viene tradita, e spesso anche la loro speranza. Come società, abbiamo il dovere di proteggere i minori. Dobbiamo imparare ad ascoltare i segnali, ad intervenire, a denunciare. Nessun bambino dovrebbe vivere nella paura. Nessun bambino dovrebbe crescere con l'idea che la violenza sia normale. Educare al rispetto, all'ascolto, all'empatia è il primo passo per costruire un mondo in cui ogni bambino possa sentirsi al sicuro, amato e valorizzato. Perché un bambino che cresce sereno sarà un adulto capace di amare e di costruire un futuro migliore per tutti.