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Home » Attualità » I russi fanno causa a Netflix: “Ridateci film e serie tv”. Chiesti 700.000 euro di risarcimento

I russi fanno causa a Netflix: “Ridateci film e serie tv”. Chiesti 700.000 euro di risarcimento

Un gruppo di utenti ha avviato una class action contro l'azienda per aver sospeso il servizio di streaming in Russia. Lo studio legale citato dalla Reuters: "Violati i loro diritti"

Remy Morandi
13 Aprile 2022
Gli utenti russi di Netflix hanno citato in giudizio l'azienda di streaming

Gli utenti russi di Netflix hanno citato in giudizio l'azienda di streaming

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I russi fanno causa a Netflix. Dopo che a marzo la piattaforma di film e serie tv in streaming ha annunciato di aver sospeso il suo servizio in Russia a causa della guerra in Ucraina, adesso un gruppo di utenti ha avviato una class action, citando in giudizio l’azienda con sede in California e chiedendo 60 milioni di rubli (poco meno di 700.000 euro) di risarcimento. La notizia è stata diffusa dall’agenzia stampa russa RIA ed è stata ripresa dalla Reuters.

Gli utenti russi di Netflix fanno causa all’azienda di streaming per aver interrotto il servizio in Russia

La class action in Russia, chiesti 60 milioni di rubli di risarcimento a Netflix

Netflix conta oltre 220 milioni di abbonati nel mondo. In Russia solo 1 milione. Nonostante ciò, dopo la decisione della piattaforma di sospendere i suoi servizi e tutte le attività nel Paese in guerra con l’Ucraina, uno studio legale ha avviato un’azione legale collettiva contro Netlix per conto di utenti russi che ritengono che questa decisione sia una violazione dei loro diritti. Gli abbonati russi di Netflix, che pagano per il servizio 599-799 rubli al mese (6,69-8,92 euro), hanno chiesto un risarcimento di 60 milioni di rubli, pari al cambio attuale a 684.249,60 euro.

Lo studio legale: “Netflix ha violato i diritti degli utenti”

“Oggi uno studio legale che rappresenta gli interessi degli utenti di Netflix ha intentato un’azione legale collettiva contro il servizio americano Netflix presso il tribunale distrettuale Khamovnichesky di Mosca”, ha scritto l’agenzia stampa russa RIA, citando lo studio legale Chernyshov, Lukoyanov & Partners. “Il motivo della causa era una violazione dei diritti degli utenti a causa del ritiro unilaterale di Netflix di fornire servizi in Russia”, prosegue la nota dell’agenzia stampa.

Netflix non ha ancora risposto – fa sapere la Reuters – a una richiesta di commento.

In Russia oggi non ci si può iscrivere a Netflix

A inizio marzo Netflix ha deciso di sospendere l’intero servizio di streaming in Russia, come reazione all’invasione in Ucraina. Dopo aver fermato ogni produzione a fine febbraio, il gigante dello streaming ha interrotto anche ogni programmazione. Dal 7 marzo scorso nessuno può iscriversi a Netflix in Russia, mentre la piattaforma aveva deciso di lasciare la possibilità agli abbonati di continuare a vedere film e serie tv fino al prossimo pagamento dell’abbonamento. È passato oltre un mese da quella decisione, e non sorprende che ora gli abbonati di Netflix citino in giudizio l’azienda.

A fine febbraio poi l’azienda aveva annunciato che non avrebbe più diffuso sulla propria piattaforma di streaming i 20 canali russi di informazione e intrattenimento previsti obbligatoriamente in Russia. Secondo la legge nota come Vitrina Tv (approvata a dicembre 2021), ogni piattaforma di streaming con più di 100mila iscritti operante in Russia deve pubblicare almeno 20 canali russi di informazione e intrattenimento. Netflix ha dunque deciso di non rispettare più questa legge, spiegando che: “Data la situazione attuale, non abbiamo in programma di aggiungere questi canali al nostro servizio”, dichiarò a fine febbraio un portavoce di Netflix all’Hollywood Reporter.

Non solo Netflix. Quali aziende hanno lasciato la Russia

Oltre a Netflix, sono tantissime le aziende che hanno deciso di abbandonare la Russia in seguito alla sua invasione in Ucraina. Tra i più grandi colossi operanti anche nel mercato russo, hanno deciso di chiudere i battenti sospendendo le attività anche Coca Cola, Mc Donald’s, Apple, Nike, H&M, Ikea, Visa, Mastercard. Queste alcuni dei principali colossi che hanno deciso di lasciare la Russia. Tra le aziende tech, hanno preso provvedimenti bloccando i canali di informazione anche Meta (cui fanno capo Facebook, Instagram, WhatsApp, Messenger) e Twitter. Google e YouTube hanno poi interrotto ogni forma di introito derivante da pubblicità nel territorio russo. Sul fronte dell’automotive, ad aver fermato le attività in Russia, ci sono tra gli altri: Volkswagen, Toyota, Bmw, Mercedes e Renault.

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Instagram

  • Passa anche da un semplice tasto la possibilità per una donna, vittima di stalking, di salvarsi da chi vuole farle del male. Il tasto di uno smartwatch che, una volta premuto, lancia un’immediata richiesta di aiuto alle forze di polizia. E grazie a questo orologio, Marta (il nome è di fantasia) potrà ora vedere la sua vita cambiata in meglio. La donna aveva smesso di vivere, a causa della relazione asfissiante e malata con il suo ex marito violento che aveva promesso di sfregiarla con l’acido e poi ucciderla e seppelire il suo corpo in un terreno. Ma venerdì scorso a Marta è stato consegnato il primo di 45 smartwatch che saranno distribuiti ad altrettante vittime. L’orologio è collegato con la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli: appena arriva l’Sos, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.

E così Marta ha ripreso la sua vita interrotta per paura dell’ex e delle sue minacce. «Posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. È vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare.»

Lo scorso 30 novembre i carabinieri del Comando provinciale di Napoli, la sezione fasce deboli della Procura partenopea coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, la Fondazione Vodafone Italia e la Soroptimist international club Napoli hanno annunciato l’avvio del progetto pilota "Mobile Angel", che prevede, appunto, la consegna di questo orologio salvavita alle vittime di maltrattamenti. Il progetto è stato esteso anche alle città di Milano e Torino. Lo smartwatch affidato a Marta è il primo nel Sud Italia. Il mobile angel, spiegano i Carabinieri, rientra in un progetto ad ampio respiro che ha come punto focale le vittime di violenza. Un contesto di tutela all’interno del quale è stata istituita anche la "stanza tutta per sé", un ambiente dove chi ha subìto vessazioni può sentirsi a suo agio nel raccontare il proprio vissuto. 

#lucenews #lucelanazione #mobileangel #napoli
  • Se nei giorni scorsi l’assessore al Welfare del Comune di Napoli, papà single di Alba, bambina affetta da Sindrome di Down, aveva ri-scritto pubblicamente alla premier Giorgia Meloni per avere un confronto sull’idea di famiglia e sul tema delle adozioni, stavolta commenta quanto sta accadendo in Italia in relazione ai diritti dei figli delle famiglie arcobaleno. 

Ricordiamo, infatti, che lo scorso 12 marzo il Governo ha ordinato, in merito ad una richiesta pervenuta al Comune di Milano di una coppia dello stesso sesso, lo stop a procedere alla registrazione del loro figlio appena nato e impedendo, di fatto, la creazione di una famiglia omogenitoriale. Il veto della destra compatta boccia il certificato europeo di filiazione che propone agli Stati membri di garantire ai genitori residenti in Unione Europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli nello stesso modo in tutti i Paesi Ue.

“In tutta Europa i figli di coppie gay avranno il riconoscimento degli stessi diritti degli altri bambini. In Italia il Senato, trascinato da Fratelli d’Italia, fortemente contrario, ha appena bocciato la proposta – dice Trapanese in un lungo post sulla sua pagina Instagram -. Quindi, i figli delle coppie omosessuali non sono, per il nostro Paese, figli come gli altri. Questo hanno deciso e detto chiaramente”. Così facendo, “resteranno bambini privi di tutele complete, i cui genitori dovranno affrontare battaglie giudiziarie, sfiniti da tempi lunghissimi, solo perché il loro bimbo venga considerato semplicemente un figlio”. 

Trapanese attacca chiaramente questa decisione: “L’Italia è l’unico paese europeo con un governo che lavora per togliere diritti invece che per aggiungerli. Se la prende con bambini che esistono e vivono la loro quotidianità serenamente in famiglie piene d’amore, desiderati sopra ogni cosa, ma considerati in Italia figli di un dio minore”. Per Trapanese “stiamo continuando a parlare di ciò che dovrebbe essere semplicemente attuato. I diritti non si discutono, si riconoscono e basta. Ma come fate a non rendervene conto?”.

#lucenews #diritti #coppieomogenitoriali
  • Il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, prevede l’entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l’alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l’orario d’ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: “È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente.”

Sulla vicenda è intervenuto anche Marsel Robot, esperto di istruzione dell’Università di Nusa Cendana, che ha spiegato come a lungo termine la privazione del sonno potrebbe mettere in pericolo la salute degli studenti e causare un cambiamento nei loro comportamenti: “Non c’è alcuna correlazione con lo sforzo per migliorare la qualità dell’istruzione. Gli studenti dormiranno solo per poche ore e questo è un grave rischio per la loro salute. Inoltre, questo causerà loro stress e sfogheranno la loro tensione in attività magari incontrollabili”. Anche il Ministero per l’emancipazione delle donne e la Commissione indonesiana per la protezione dei minori hanno espresso richieste di revisione della politica. Il cambiamento delle regole di Kupang è stato anche contestato dai legislatori locali, che hanno chiesto al governo di annullare quella che hanno definito una politica infondata.

Tuttavia il governo centrale ha mantenuto il suo esperimento rincarando la dose ed estendendolo anche all’agenzia di istruzione locale, dove anche i dipendenti pubblici ora inizieranno la loro giornata alle 5.30 del mattino.

#lucenews #lucelanazione #indonesia #scuola
  • Quante ore dormi? È difficile addormentarsi? Ti svegli al minimo rumore o al mattino rimandi tutte le sveglie per dormire un po’ di più? Soffri d’insonnia?

Sono circa 13,4 milioni gli italiani che soffrono di insonnia, secondo le ultime rilevazioni di Aims - l
I russi fanno causa a Netflix. Dopo che a marzo la piattaforma di film e serie tv in streaming ha annunciato di aver sospeso il suo servizio in Russia a causa della guerra in Ucraina, adesso un gruppo di utenti ha avviato una class action, citando in giudizio l'azienda con sede in California e chiedendo 60 milioni di rubli (poco meno di 700.000 euro) di risarcimento. La notizia è stata diffusa dall'agenzia stampa russa RIA ed è stata ripresa dalla Reuters.
Gli utenti russi di Netflix fanno causa all'azienda di streaming per aver interrotto il servizio in Russia

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Lo studio legale: "Netflix ha violato i diritti degli utenti"

"Oggi uno studio legale che rappresenta gli interessi degli utenti di Netflix ha intentato un'azione legale collettiva contro il servizio americano Netflix presso il tribunale distrettuale Khamovnichesky di Mosca", ha scritto l'agenzia stampa russa RIA, citando lo studio legale Chernyshov, Lukoyanov & Partners. "Il motivo della causa era una violazione dei diritti degli utenti a causa del ritiro unilaterale di Netflix di fornire servizi in Russia", prosegue la nota dell'agenzia stampa. Netflix non ha ancora risposto - fa sapere la Reuters - a una richiesta di commento.

In Russia oggi non ci si può iscrivere a Netflix

A inizio marzo Netflix ha deciso di sospendere l'intero servizio di streaming in Russia, come reazione all'invasione in Ucraina. Dopo aver fermato ogni produzione a fine febbraio, il gigante dello streaming ha interrotto anche ogni programmazione. Dal 7 marzo scorso nessuno può iscriversi a Netflix in Russia, mentre la piattaforma aveva deciso di lasciare la possibilità agli abbonati di continuare a vedere film e serie tv fino al prossimo pagamento dell'abbonamento. È passato oltre un mese da quella decisione, e non sorprende che ora gli abbonati di Netflix citino in giudizio l'azienda. A fine febbraio poi l'azienda aveva annunciato che non avrebbe più diffuso sulla propria piattaforma di streaming i 20 canali russi di informazione e intrattenimento previsti obbligatoriamente in Russia. Secondo la legge nota come Vitrina Tv (approvata a dicembre 2021), ogni piattaforma di streaming con più di 100mila iscritti operante in Russia deve pubblicare almeno 20 canali russi di informazione e intrattenimento. Netflix ha dunque deciso di non rispettare più questa legge, spiegando che: "Data la situazione attuale, non abbiamo in programma di aggiungere questi canali al nostro servizio", dichiarò a fine febbraio un portavoce di Netflix all'Hollywood Reporter.

Non solo Netflix. Quali aziende hanno lasciato la Russia

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