Le 27 registe in otto anni di Nicole Kidman sono una bella eccezione. Ma il cinema resta un mondo per uomini

Da Cannes 2025, l’attrice australiana rinnova il suo impegno a favore delle donne nel cinema. Ma i dati parlano chiaro: il mondo cinematografico resta inaccessibile, soprattutto in Italia, dove “la parità di genere lontana di almeno cinque decenni”

di CLARA LATORRACA
21 maggio 2025
Nicole Kidman al Women in Motion durante il 78esimo Festival di Cannes

Nicole Kidman al Women in Motion durante il 78esimo Festival di Cannes

Ventisette registe - tra prodotti cinematografici e televisivi - in otto anni: Nicole Kidman ha mantenuto la promessa fatta nel 2017 di lavorare di più con registe, bilanciando nomi affermati come Karyn Kusama e Susanne Bier con talenti emergenti come Mimi Cave e Halina Reijn. Durante la sua partecipazione al Festival di Cannes 2025 l’attrice australiana ha partecipato ad un incontro con Variety per discutere di questo impegno. Kidman ha sottolineato la necessità di costruire una rete di supporto per le donne dietro la macchina da presa: “Parte del lavoro è proteggere e circondare le donne con una sorta di scudo di sostegno, affinché possano dare il meglio”. Nonostante gli impegni delle star e la crescente attenzione al tema, le donne dietro la macchina da presa restano poche. I dati lo confermano, sia a Hollywood che in Europa. “La percentuale di registe donne è ancora troppo bassa, continuerò a lavorare affinché la statistica aumenti e a cercare finanziatori disposti a credere e a rischiare in progetti di donne”, ha dichiarato Kidman. Ma quali sono i numeri delle professioniste donne - al di fuori delle attrici - nel mondo del cinema?

Le donne di Hollywood

Secondo una ricerca sulla presenza di registe donne nell’industria cinematografica realizzata dal Center for the Study of Women in Television and Film alla San Diego State University nel 2024, che considera i film con maggiore incasso dell’anno negli Usa, la parità di genere nel mondo del cinema non sta facendo passi avanti. Se si prendono in considerazione le prime 250 pellicole per incasso al botteghino domestico, la percentuale di quelle dirette da donne è del 16% - la stessa dell’anno precedente. Ma se si guarda ai primi 100 film, la percentuale cala all’11% - tre punti percentuali in meno rispetto al 2023. Martha Lauzen, autrice dello studio ha così commentato i risultati: “Gli straordinari successi ottenuti da donne di alto profilo negli ultimi anni – tra cui Greta Gerwig, Jane Campion e Chloé Zhao – non si sono tradotti in opportunità per un maggior numero di donne. La visibilità per poche non ha generato occupazione per molte”.

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Greta Gerwig a Cannes

Ma se mancano le donne dietro la macchina da presa, aumentano quelle in altri settori: nella direzione della fotografia c’è stato un miglioramento di 5 punti, anche se la percentuale rimane bassa (dal 7% al 12%). Sono aumentate anche le sceneggiatrici (dal 17% al 20%) e, anche se di poco, le produttrici (dal 26% al 27%). Ci sono però anche dei settori in cui le figure femminili sono diminuite: ci sono meno donne che hanno lavorato come compositrici, montatrici e produttrici esecutive.

Qual è la situazione del cinema europeo?

Secondo i dati dell’ultimo rapporto dell’Osservatorio europeo dell’Audiovisivo (EAO) sulla presenza di professioniste nella produzione cinematografica, la situazione del cinema europeo è più inclusiva: la percentuale di professioniste è lentamente cresciuta dal 19% nel 2015 al 24% nel 2023 - rimanendo però stabile negli ultimi 3 anni presi in considerazione. I numeri variano però a seconda dei ruoli: le produttrici, montatrice, sceneggiatrici e registe rappresentano circa il 30% del totale, mentre - come nel mondo hollywoodiano - è molto più basso il numero di direttrici della fotografia (12%) e delle compositrici (10%). Considerando tutti i ruoli, la quota di team di produzione femminili - ovvero con almeno il 60% di ruoli ricoperti da donne - tra i film europei è passata dal 6% nel 2015 all’11% nel 2023 (ed è rimasta stabile negli ultimi 3 anni presi in considerazione). Ma quali sono le motivazioni di queste percentuali così basse? Come nota il report, “le donne sembrano essere più rappresentate nelle posizioni in cui più professionisti lavorano insieme, come nel caso di produzione e sceneggiatura. Al contrario, quando la posizione è generalmente ricoperta da un solo professionista (ad esempio, regia, composizione o direzione della fotografia), le donne tendono a essere maggiormente sottorappresentate”. Inoltre, è stato rilevato che le donne condividono più spesso i propri incarichi rispetto agli uomini, fatta eccezione per sceneggiatrici e produttrici. Secondo il think thank francese Lab Femmes de Cinéma, “le donne, che rappresentano il 50% delle persone laureate nelle scuole di cinema, vengono man mano escluse dall’industria”. “Devono affrontare una serie di barriere discriminatorie - aggiunge il laboratorio in un report del 2023 - che rende più difficile per loro trovare un posto a lungo termine nel settore”. Tra i Paesi europei, l’Islanda guida la classifica con il 37% di film diretti da donne. L’Italia invece non ha una buona percentuale: solo il 15% dei film prodotti nel nostro Paese vede una donna dietro la macchina da presa - la seconda proporzione più squilibrata dell’Ue.

Poche donne nel cinema italiano

Meno di un regista su sei è donna: questi dati dell’EAO fotografano un’industria italiana poco accogliente nei confronti delle professioniste del settore. L’unico Paese a fare peggio in Unione europea è la Bulgaria (15% contro 14%). Il Lab Femmes de Cinéma registra che - nonostante alcuni sforzi legislativi - la situazione delle donne nell’industria italiana è cambiata ben poco: le registe di film di fiction sono aumentate solamente del 2% tra il 2019 e il 2023, passando dall’11% al 13%. Meglio la situazione per quanto riguarda i documentari, dove la percentuale è salita dal 17% al 25%.

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Il vero problema del dipingere la situazione italiana è che mancano i dati: attualmente non sono disponibili dati statistici ufficiali che riguardano l’equilibrio di genere in altre professioni cinematografiche, come direttori della fotografia, compositori, sound designer o montatori. E non esistono dati ufficiali sulle persone non binarie che ricoprono queste posizioni chiave dell’industria cinematografica. Secondo Fabienne Silvestre, direttrice del Lab Femmes de Cinéma, “nonostante l’Italia abbia fatto molti sforzi negli ultimi anni, di questo passo la parità è lontana almeno di cinque decenni”.