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Home » Attualità » “No talebani, no imperialismo”: le donne dei paesi più poveri rivendicano autonomia

“No talebani, no imperialismo”: le donne dei paesi più poveri rivendicano autonomia

Dal Mozambico al Mali il grido delle donne la cui condizione è aggravata dai disagi derivanti dall'arretratezza. Afghanistan: il ruolo della diaspora: chi è emigrato sia occhi ed orecchi per un paese dove non esistono più media liberi

Federico Martini
13 Settembre 2021
I talebani stringono ulteriormente la morsa sui diritti delle donne

I talebani stringono ulteriormente la morsa sui diritti delle donne

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“No ai talebani, no all’imperialismo”: un videomessaggio delle donne di varie nazioni, dalla Tunisia al Marocco, dal Mozambico alla Palestina e fino a Cuba, ha segnato all’università di Tor Vergata di Roma la terza e ultima giornata di “The Last 20”, una manifestazione dedicata ai Paesi più poveri del mondo. “Grazie alle lotte del passato abbiamo i diritti stampati nella Costituzione ma nella pratica continuano a non essere applicati” ha detto Eulalia Guiliche, rappresentante della comunità mozambicana in Italia. “Ci sono ancora battaglie importanti da fare: dalla politica alla parità salariale”. La poetessa maliana Mah Aïssata Fofana, collegata da Bamako, ha sottolineato invece i miglioramenti delle condizioni di vita delle donne nei Paesi africani. “L’anno scorso, alle nostre elezioni, abbiamo avuto ben 40 donne nel Parlamento”, ha spiegato Fofana: “Ora purtroppo l’assemblea è stata sciolta, ma si tratta comunque di un grandissimo segnale che abbiamo lanciato”. La poetessa ha aggiunto: “Non vogliamo rimanere nell’ombra, vogliamo uscire allo scoperto”.

 

“Chi invade non può liberare”

 

L’attenzione dell’incontro si è poi spostata sulla perdita dei diritti acquisiti dalle donne in Afghanistan. Durante i negoziati con gli Stati Uniti che hanno portato all’accordo di Doha, i talebani, il cui governo provvisorio è composto solo da uomini, avevano promesso di essere inclusivi. “Ancora non è molto chiaro che cosa faranno con i diritti delle donne – ha denunciato l’afghana Huma Saeeb, criminologa dell’Università di Lovanio, in Belgio – e l’articolo 22 della Costituzione afghana del 2004, inoltre, vietava qualsiasi forma di discriminazione di genere. Il miglioramento dei diritti delle donne è stato considerato in questi anni come un successo, al punto da giustificare l’invasione. Ma ha ragione chi sostiene che non si può generare una forza liberatrice da chi invade”.

 

“Afghanistan nuova Arabia Saudita”

Il rischio, secondo Saeeb, è che l’Afghanistan diventi “una nuova Arabia Saudita”. Secondo la criminologa, una delle speranze per tenere alta l’attenzione verso il Paese, una volta che scemerà l’interesse mediatico, sta nel ruolo della diaspora, che “può aspirare a essere occhi e orecchi di un Paese dove i media liberi non esistono più”. “Tutti gli afghani che sono arrivati a Fiumicino avevano aspettative molto alte”, ha raccontato Nazifa Mersa Hussain, mediatrice interculturale afghana dell’associazione Binario 15. Hussain ha sottolineato le differenze tra chi in questi anni ha provato a raggiungere l’Europa – più giovani e preparati a un viaggio difficile – e chi è arrivato con i ponti aerei nel mese di agosto, costretto a lasciare le proprie case in poche ore. “Ancora c’è una strada molto lunga davanti e l’accoglienza continua negli hotel e nei centri” ha detto la mediatrice. “Nonostante il governo abbia dimostrato di non essere pronto a fronteggiare l’emergenza – d’altronde non è semplice gestire un’accoglienza del genere in così poco tempo – gli italiani continuano a dimostrare solidarietà”.

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  • Stando alle ultime stime, in Italia vivono almeno 88mila donne vittima di mutilazioni genitali femminili, con tutti i gravi problemi fisici, funzionali, psicologici che ne derivano. In base ai dati diffusi dal Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (Unfpa) e dall’Unicef, nel mondo ammonterebbero ad almeno 200 milioni donne e ragazze che hanno subito mutilazioni genitali. Nel 2023, circa 4,2 milioni di bambine e ragazze nel mondo sono a rischio di subire queste pratiche.

Attraverso la testimonianza di Ayaan Hirsi Ali, autrice de “L’infedele", proviamo a spiegare con le giuste parole in tutta la sua cruda realtà cosa racchiuda veramente:

“Mi afferrò e mi bloccò la parte superiore del corpo… Altre due donne mi tennero le gambe divaricate. L’uomo che era un cinconcisore tradizionale appartenente al clan dei fabbri, prese un paio di forbici. Con l’altra mano afferrò quel punto misterioso e cominciò a tirare… Sentii il rumore, come un macellaio che rifila il grasso da un pezzo di carne.”

Nella Giornata Internazionale contro le mutilazioni genitali femminili il presidente della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva-rigenerativa ed estetica Sicpre, il professor Francesco Stagno d’Alcontres, dichiara: 

“Spesso l’evento della mutilazione viene rimosso dai ricordi, mentre restano i dolori nei rapporti sessuali, le difficoltà nella minzione e durante il parto. La mutilazione genitale è un evento che modifica il corso della vita e noi lo dobbiamo contrastare sul piano della cultura e affrontare sul piano medico e scientifico”.

L’edizione 2023 del Summit Itinerante contro la mutilazioni genitali femminili, l’evento che si svolge in data odierna a Roma, presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustininani, sede della Presidenza del Senato della Repubblica, vede il saluto di esponenti del Governo, la testimonianza di una vittima e la partecipazione di importanti personalità, tra cui gli esperti della chirurgia plastica italiana chiamati a raccolta dalla Sicpre.

Letizia Cini ✨

#lucenews #lucelanazione #giornatamutilazionigenitalifemminili #linfedele
  • "Vorrei ringraziare la comunità queer per il vostro amore e per aver inventato un genere". 👑

Con queste parole di ringraziamento, Queen Bay riscrive la storia dei Grammy Awards. Beyoncé ier sera ha battuto tutti i record: con la 32esima vittoria incassata, è la star più premiata della storia degli Oscar della musica.

Con altri quattro grammofoni d’oro, la star americana, icona mondiale e paladina dei diritti civili e della body positivity, ha così superato il primato del direttore d’orchestra Georg Solti scomparso nel ‘97 e che, fino a stanotte, era rimasto imbattuto per due decenni con 31 vittorie. Queen Bay ha voluto dedicare la vittoria alla comunità Lgbtq+.

#lucenews #lucelanazione #qn #beyoncé #grammyawards2023
  • Stava regalando libri alle ragazze quando è stato arrestato a Kabul, giovedì 3 febbraio. Ismail Mashal, un professore universitario afghano, 37 anni, in aperta critica con il bando posto dai Talebani all’istruzione femminile, andava in giro con un carretto pieno di volumi gratuiti che distribuiva a donne e bambine, quando le forze di sicurezza lo hanno accusato di “azioni provocatorie” dalle autorità che lo hanno portato in carcere. Lo riferisce la Bbc.

Alcuni testimoni hanno riferito che il professore è stato schiaffeggiato, preso a pugni e a calci dalle forze di sicurezza locali durante l’arresto. Tuttavia Abdul Haq Hammad, un funzionario del ministero dell’Informazione e della Cultura talebani, ha dichiarato che il docente è stato trattato bene mentre era in custodia. 

Mashal è salito alla ribalta dopo aver strappato i documenti accademici in diretta tv per protestare contro il divieto dei talebani all’istruzione universitaria e secondaria per le donne. Il video in diretta televisiva è diventato virale. 

Ex giornalista, il 37enne dirigeva un’università privata a Kabul, frequentata da 450 studentesse che seguivano i corsi di giornalismo, ingegneria e informatica, tutte discipline che il ministro dell’Istruzione afghano sosteneva non dovessero essere insegnate alle ragazze in quanto contrarie all’islam e la cultura afghana. Quando a dicembre i Talebani hanno annunciato che alle studentesse universitarie non sarebbe più stato permesso di tornare a studiare fino a nuovo ordine, il professor Mashal ha chiuso definitivamente la sua scuola, affermando che “l’istruzione o si offre a tutti o a nessuno“.

“L’unico potere che ho è la mia penna, anche se mi uccidono, anche se mi fanno a pezzi, non resterò in silenzio“, ha dichiarato il mese scorso il professore. Ha anche affermato che un maggior numero di uomini deve insorgere per protestare contro le restrizioni imposte alle donne. Durante il loro incontro a Kabul, Mahsal, padre di due figli, ha precisato che non temeva di essere arrestato o ucciso. Si è detto invece certo che alla fine i Talebani avrebbero cercato di metterlo a tacere, ma è rimasto convinto che fosse un prezzo onesto da pagare.

#lucenews #kabul
  • ✨"Sento ancora la vertigine". Si intitola così il primo documentario dedicato a Elodie, la bellissima e talentuosa cantante romana, che la prossima settimana sarà in gara al Festival di Sanremo. Affascinante e ironica, sensuale e pungente, ma anche fragile e con i piedi per terra: la 32enne si mostra a 360 gradi e senza filtri in un documento reale di quello che l
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"Chi invade non può liberare"

  L’attenzione dell’incontro si è poi spostata sulla perdita dei diritti acquisiti dalle donne in Afghanistan. Durante i negoziati con gli Stati Uniti che hanno portato all’accordo di Doha, i talebani, il cui governo provvisorio è composto solo da uomini, avevano promesso di essere inclusivi. “Ancora non è molto chiaro che cosa faranno con i diritti delle donne - ha denunciato l’afghana Huma Saeeb, criminologa dell’Università di Lovanio, in Belgio - e l’articolo 22 della Costituzione afghana del 2004, inoltre, vietava qualsiasi forma di discriminazione di genere. Il miglioramento dei diritti delle donne è stato considerato in questi anni come un successo, al punto da giustificare l’invasione. Ma ha ragione chi sostiene che non si può generare una forza liberatrice da chi invade”.  

"Afghanistan nuova Arabia Saudita"

Il rischio, secondo Saeeb, è che l’Afghanistan diventi “una nuova Arabia Saudita”. Secondo la criminologa, una delle speranze per tenere alta l’attenzione verso il Paese, una volta che scemerà l’interesse mediatico, sta nel ruolo della diaspora, che “può aspirare a essere occhi e orecchi di un Paese dove i media liberi non esistono più”. “Tutti gli afghani che sono arrivati a Fiumicino avevano aspettative molto alte”, ha raccontato Nazifa Mersa Hussain, mediatrice interculturale afghana dell’associazione Binario 15. Hussain ha sottolineato le differenze tra chi in questi anni ha provato a raggiungere l’Europa - più giovani e preparati a un viaggio difficile - e chi è arrivato con i ponti aerei nel mese di agosto, costretto a lasciare le proprie case in poche ore. “Ancora c’è una strada molto lunga davanti e l’accoglienza continua negli hotel e nei centri” ha detto la mediatrice. “Nonostante il governo abbia dimostrato di non essere pronto a fronteggiare l’emergenza - d’altronde non è semplice gestire un’accoglienza del genere in così poco tempo - gli italiani continuano a dimostrare solidarietà”.
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