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Home » Attualità » Non solo Luana e Laila: ogni mese in Italia una strage silenziosa con cento morti sul lavoro e per lavoro

Non solo Luana e Laila: ogni mese in Italia una strage silenziosa con cento morti sul lavoro e per lavoro

I casi della giovane apprendista toscana e della operaia del modenese che hanno trovato sfogo sui media sono la punta dell'iceberg: tre persone al giono perdono la vita svolgendo la propria attività. Donne e stranieri in particolare. I dati di uan contabilità che deve far riflettere. E cambiare e

Domenico Guarino
7 Settembre 2021
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100 vittime al mese. Un countdown che non ammette deroghe, e che nemmeno il covid sembra aver scalfito. E’ il triste bollettino delle morti sul lavoro in Italia. Che spesso non fanno nemmeno notizia. I casi di Luana e Laila rimaste schiacciate in macchinari nel distretto di Prato e in provincia di Modena colpiscono per le loro specifiche caratteristiche, perché in entrambi i casi è rimasta coinvolta una giovane donna che lascia un bambino piccolo e tanti punti interrogativi.

Ma prima, dopo, ed oltre le vittime che suscitano attrazione mediatica, la cronaca ci parla di altri 675 lavoratori e lavoratrici che hanno perso la vita da gennaio a luglio del 2021.
“Il decremento del numero dei decessi rispetto allo scorso anno (– 5,4%) potrebbe sembrare un dato positivo, ma in realtà è molto influenzato dall’andamento della pandemia Covid19 e dal rilevamento statistico degli infortuni mortali per lo stesso Covid19. E comunque il numero di morti sul lavoro nei primi sette mesi del 2021 è comunque superiore ai dati del 2019 e del 2018, ultimi anni pre-pandemia”.

Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, commenta così l’emergenza morti bianche e gli ultimi dati su quella che si configura come una strage silenziosa e quotidiana.

 

Regione per regione

 

Puglia, Campania, Basilicata, Umbria, Molise, Trentino Alto Adige e Abruzzo sono le le regioni che nei primi sette mesi del 2021 registrano i dati peggiori, con un’incidenza maggiore del 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio pari a 23,7 morti ogni milione di lavoratori) .

Seguono in questa triste classifica Piemonte, Marche e Friuli Venezia Giulia, poi Lazio, Valle D’Aosta, Calabria, Emilia Romagna, Sicilia, Veneto e Liguria. Infine le regioni dove l’incidenza è stata inferiore:  Toscana, Lombardia, Sardegna

In particolare da gennaio a luglio 2021, il maggior numero di decessi sono stati registrati in Campania. Seguono Lombardia (61), Piemonte (52), Lazio (50), Puglia (49), Emilia Romagna (46), Veneto (41), Sicilia (26), Abruzzo e Toscana (25), Trentino Alto Adige e Marche (15), Friuli Venezia Giulia e Umbria (14), Molise, Calabria e Liguria (11), Basilicata (7), Sardegna (6), Valle D’Aosta (1).

 

I CONTESTI

 

Delle 677 vittime, 543 sono quelle rilevate in occasione di lavoro, mentre 134 sono quelle decedute a causa di un incidente in itinere.
Il settore che conta il maggior numero di lavoratori deceduti (64 dall’inizio dell’anno, 13 in più rispetto a giugno) è quello delle costruzioni. Seguono: attività manifatturiere (54), trasporto e magazzinaggio (51 vittime da inizio anno), commercio, riparazione di autoveicoli e motocicli (34), amministrazione pubblica e difesa (17), sanità e assistenza sociale (15).

La fascia d’età più colpita dagli infortuni mortali sul lavoro è quella tra i 45 e i 64 anni (387 su un totale di 543).

 

 

Donne e stranieri

 

Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nei primi sette mesi del 2021 sono 50 su 543. Gli stranieri deceduti da gennaio a luglio del 2021 sono invece 75.
Infine , l’analisi dei dati, rivela che il lunedì continua ad essere il giorno in cui si è verificato il maggior numero di infortuni.

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"Ve lo risparmio ragazzi, non è proprio il mio forte" ha risposto l
  • Aumentano, purtroppo, gli episodi di bullismo e cyberbullismo. 

I minori vittime di prepotenze nella vita reale, o che le abbiano subite qualche volta sono il 54%, contro il 44% del 2020. Un incremento significativo, di ben 10 punti, che deve spingerci a riflettere. 

Per quanto riguarda il cyber bullismo, il 31% dei minori ne è stato vittima almeno una volta, contro il 23% del 2020. Il fenomeno sembra interessare più i ragazzi delle ragazze sia nella vita reale (il 57% dei maschi è stato vittima di prepotenze, contro il 50% delle femmine) sia in quella virtuale (32% contro 29%). Nel 42% si tratta di offese verbali, ma sono frequenti anche violenze fisiche (26%) e psicologiche (26%).

Il 52% è pienamente consapevole dei reati che commette se intraprende un’azione di bullismo usando internet o lo smartphone, il 14% lo è abbastanza, ma questo non sembra un deterrente. Un 26%, invece, dichiara di non saperne nulla della gravità del reato. Intervistati, con risposte multiple, sui motivi che spingono ad avere comportamenti di prepotenza o di bullismo nei confronti degli altri, il 54% indica il body shaming. 

Mentre tra i motivi che spingono i bulli ad agire in questo modo, il 50% afferma che così dimostra di essere più forte degli altri, il 47% si diverte a mettere in ridicolo gli altri, per il 37% il bullo si comporta in questo modo perché gli piace che gli altri lo temano.

Ma come si comportano se assistono a episodi di bullismo? Alla domanda su come si comportano i compagni quando assistono a queste situazioni, solo il 34% risponde “aiutano la vittima”, un dato che nel 2020 era il 44%. 

Un calo drastico, che forse potrebbe essere spiegato con una minore empatia sociale dovuta al distanziamento sociale e al lockdown, che ha impedito ai minori di intessere relazioni profonde. Migliora, invece, la percentuale degli insegnanti che, rendendosi conto di quanto accaduto, intervengono prontamente (46% contro il 40% del 2020). Un 7%, però, dichiara che i docenti, sebbene si rendano conto di quanto succede, non fanno nulla per fermare le prepotenze.

I giovanissimi sono sempre più iperconessi, ma sono ancora in grado di legarsi?

#lucenews #giornatacontroilbullismo
  • “Non sono giorni facilissimi, il dolore va e viene: è molto difficile non pensare a qualcosa che ti fa male”. Camihawke, al secolo Camilla Boniardi, una delle influencer più amate del web si mette ancora una volta a nudo raccontando le sue insicurezze e fragilità. In un post su Instagram parla della tricodinia. 

“Se fosse tutto ok, per questa tricodinia rimarrebbe solo lo stress come unica causa e allora dovrò modificare qualcosa nella mia vita. Forse il mio corpo mi sta parlando e devo dargli ascolto."

La tricodinia è una sensazione dolorosa al cuoio capelluto, accompagnata da un bruciore o prurito profondo che, in termini medici, si chiama disestesia. Può essere transitoria o diventare cronica, a volte perfino un gesto quotidiano come pettinarsi o toccarsi i capelli può diventare molto doloroso. Molte persone – due pazienti su tre sono donne – lamentano formicolii avvertiti alla radice, tra i follicoli e il cuoio capelluto. Tra le complicazioni, la tricodinia può portare al diradamento e perfino alla caduta dei capelli. 

#lucenews #lucelanazione #camihawke #tricodinia
  • Dai record alle prime volte all’attualità, la 65esima edizione dei Grammy Awards non delude quanto a sorprese. 

Domenica 5 febbraio, in una serata sfavillante a Los Angeles, la cerimonia dell’Oscare della musica della Recording Academy ha fatto entusiasmare sia per i big presenti sia per i riconoscimenti assegnati. 

Intanto ad essere simbolicamente premiate sono state le donne e i manifestanti contro la dittatura della Repubblica Islamica: “Baraye“, l’inno delle proteste in Iran, ha vinto infatti il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Ad annunciarlo dal palco è stata nientemeno che  la first lady americana Jill Biden.

L’autore, il 25enne Shervin Hajipour, era praticamente sconosciuto quando è stato eliminato dalla versione iraniana di American Idol, ma la sua canzone è diventata un simbolo delle proteste degli ultimi mesi in Iran evocando sentimenti di dolore, rabbia, speranza e desiderio di cambiamento. Hajipour vive nel Paese in rivolta ed è stato arrestato dopo che proprio questo brano, a settembre, è diventata virale generando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

#lucenews #grammyawards2023 #shervinhajipour #iran
100 vittime al mese. Un countdown che non ammette deroghe, e che nemmeno il covid sembra aver scalfito. E’ il triste bollettino delle morti sul lavoro in Italia. Che spesso non fanno nemmeno notizia. I casi di Luana e Laila rimaste schiacciate in macchinari nel distretto di Prato e in provincia di Modena colpiscono per le loro specifiche caratteristiche, perché in entrambi i casi è rimasta coinvolta una giovane donna che lascia un bambino piccolo e tanti punti interrogativi. Ma prima, dopo, ed oltre le vittime che suscitano attrazione mediatica, la cronaca ci parla di altri 675 lavoratori e lavoratrici che hanno perso la vita da gennaio a luglio del 2021. “Il decremento del numero dei decessi rispetto allo scorso anno (- 5,4%) potrebbe sembrare un dato positivo, ma in realtà è molto influenzato dall’andamento della pandemia Covid19 e dal rilevamento statistico degli infortuni mortali per lo stesso Covid19. E comunque il numero di morti sul lavoro nei primi sette mesi del 2021 è comunque superiore ai dati del 2019 e del 2018, ultimi anni pre-pandemia”. Mauro Rossato, Presidente dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre, commenta così l’emergenza morti bianche e gli ultimi dati su quella che si configura come una strage silenziosa e quotidiana.  

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Donne e stranieri

  Le donne che hanno perso la vita in occasione di lavoro nei primi sette mesi del 2021 sono 50 su 543. Gli stranieri deceduti da gennaio a luglio del 2021 sono invece 75. Infine , l’analisi dei dati, rivela che il lunedì continua ad essere il giorno in cui si è verificato il maggior numero di infortuni.
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