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Home » Attualità » Nove bambini da record: nati dalla stessa mamma lo stesso giorno. “Sono tutti molto diversi”

Nove bambini da record: nati dalla stessa mamma lo stesso giorno. “Sono tutti molto diversi”

Dopo 19 mesi la famiglia torna in Mali dal Marocco. I gemelli sono nati prematuramente, grazie a un cesareo, alla 30esima settimana e pesavano tra 500g e un chilo

Marianna Grazi
14 Dicembre 2022
Halima Cissé con i 9 figli, venuti al mondo tutti lo stesso giorno: si tratta di un Guinness World Record

Halima Cissé con i 9 figli, venuti al mondo tutti lo stesso giorno: si tratta di un Guinness World Record

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In poco più di un anno e mezzo di vita hanno già infranto qualsiasi statistica: sono nove, sono nati tutti lo stesso giorno dalla stessa mamma e stanno per tornare nella loro casa in Marocco, che non hanno mai visto essendo venuti al mondo in Mali. I bambini, gemelli eterozigoti, hanno infranto il Guinness World Record di maggior numero di nati in un unico parto ad essere sopravvissuti.
Prima del parto, avvenuto a maggio 2021, la madre Halima Cissé, oggi 27enne, era stata trasferita in Marocco per ricevere cure specialistiche adeguate in vista del parto. Credendo, tra le altre cose, di portare in grembo solo sette bambini: gli altri due figli erano ‘sfuggiti’ alle ecografie effettuate sia in Mali sia in nel paese nord africano che la ospitava. “Sono molto felice. Mia moglie e i bambini stanno bene” aveva detto all’epoca della nascita da record il marito di Halima, Adjudant Kader Arby.

Halima Cissé regge in mano l’attestato del Guinness World Record per aver dato alla luce 9 bambini, non gemelli, nello stesso giorno, tutti sopravvissuti

Prima di tornare nella loro casa in Mali, i coniugi hanno vissuto a Casablanca fino a pochi giorni fa, potendo contare su un supporto medico costante per far sì che i piccoli  crescessero in modo sano e senza problemi. Vedendoli negli scatti pubblicati sulla BBC News, sotto l’occhio vigile della loro mamma, sono uno spettacolo incredibile della vita. Dopo essere rientrato nella capitale maliana, Bamako, nelle prime ore di martedì 13 dicembre, il padre Abdelkader Arby ha ringraziato il governo nazionale che in questi mesi lontani da casa ha aiutato la famiglia dal punto di vista finanziario. “sarà un lavoro molto impegnativo – scherza – ma Allah, che ci ha dato questa benedizione, ci aiuterà a crescere e a prenderci cura di loro”, ha aggiunto. Il ministro della Sanità del Mali, Diéminatou Sangara, ha dichiarato che il governo continuerà a supportare la famiglia.

Halima Cissé con due dei nove figli, cinque femmine e quattro maschi

I bambini – cinque femmine e quattro maschi – sono nati con parto cesareo a 30 settimane, secondo quanto dichiarato dalle autorità dello Stato dell’Africa occidentale lo scorso anno. Le bimbe – Kadidia, Fatouma, Hawa, Adama e Oumou – e i piccoli – Mohammed VI, Oumar, Elhadji e Bah – quando sono venuti al mondo pesavano tra i 500 g e 1 kg alla nascita, come ha spiegato il dottor Youssef Alaoui, direttore medico della clinica dove è avvenuto il parto, all’agenzia di stampa AFP. Il rischio che non sopravvivessero, il timore che potessero sviluppare problemi di salute dovuti alla nascita prematura, hanno spinto i medici a prendere delle precauzioni, preferendo tenerli in ospedale per i primi mesi di vita. Dopodiché, una volta che la loro vita non era più in pericolo, sono stati trasferiti in un appartamento dove hanno ricevuto assistenza 24 ore su 24 dalla clinica di Ain Borja.
All’inizio di quest’anno, in occasione del loro primo compleanno, il padre ha detto che ognuno di loro ha una personalità unica. “Hanno tutti un carattere diverso. Alcuni sono tranquilli, mentre altri fanno più rumore e piangono molto. Alcuni vogliono essere presi in braccio tutto il tempo. Sono tutti molto diversi, il che è del tutto normale”. Arby ha anche rivelato che i suoi figli sono diventati famosi in Mali, ancor prima di tornare nel Paese d’origine, e che la gente è “molto ansiosa di vedere i bambini con i propri occhi”.

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Instagram

  • Nicoletta Sipos, giornalista e scrittrice, ha vissuto in Ungheria, in Germania e negli Stati Uniti, prima di raggiungere Milano e lì restare. Il suo romanzo “La guerra di H”, un romanzo fortemente ispirato a fatti realmente accaduti.

L’autrice indaga in maniera del tutto nuova e appassionante un momento drammatico, decisivo della storia del nostro continente: la Seconda guerra mondiale. A raccontare l’ascesa e la disfatta del Nazismo è stavolta la voce di un bambino tedesco, che riporta con semplicità e veracità le molte sofferenze patite dal suo popolo durante il conflitto scatenato da Hitler, focalizzando l’attenzione del lettore sul drammatico paradigma che accomuna chiunque si trovi a vivere sulla propria pelle una guerra: la sofferenza. Pagine toccanti, le sue, tanto più intense perché impregnate di fatti reali, emozioni provate e sentite dai protagonisti e condivise da quanti, tuttora, si trovano coinvolti in un conflitto armato. La memoria collettiva è uno strumento potente per non commettere gli stessi errori. 

"Imparai poco alla volta – scrive il piccolo Heinrich Stein, protagonista del romanzo – che nel nostro strano Paese la verità aveva più volti con infinite sfumature”.

👉Perché una storia così e perché ora?
“Ho incontrato il protagonista di questa mia storia molto tempo fa, addirittura negli anni ’50, ossia in un’epoca che portava ancora gli strascichi della guerra. Diventammo amici, parlammo di Hitler e della miseria della Germania. Poco per volta, via via che ci incontravamo, lui aggiungeva ricordi, dettagli, confessioni. Per anni ho portato dentro di me la testimonianza di questa storia che si arricchiva sempre più di dettagli. Molte volte avrei voluto scriverla, magari a quattro mani con il mio amico, ma lui non se la sentiva. Io stessa esitavo ad affrontare questa storia che racconta una famiglia tedesca in forte sofferenza in una Germania ferita e umiliata. La gente ha etichettato tutto il popolo tedesco durante il nazismo come crudele per antonomasia. Non si pensa mai a quanto la gente comune abbia sofferto, alla fame e al freddo che anche il popolo tedesco ha patito”.

✍ Caterina Ceccuti

#lucenews #giornodellamemoria #27gennaio
  • È dalla sua camera con vista affacciata sull’Arno che Ornella Vanoni accetta di raccontare un po’ di sé ai lettori di Luce!, in attesa di esibirsi, sabato 28 gennaio sul palco della Tuscany Hall di Firenze, dov’è in programma una nuova tappa della nuova tournée Le Donne e la Musica. Un ritorno atteso per Ornella Vanoni, che in questo tour è accompagnata da un quintetto di sole donne.

Innanzitutto come sta, signora Vanoni?
“Stanca, sono partita due mesi dopo l’intervento al femore che mi sono rotto cadendo per una buca proprio davanti a casa mia. Ma l’incidente non mi ha impedito di intraprendere un progetto inaspettato che, sin da subito, mi è stato molto a cuore. Non ho perso la volontà di andare avanti. Anche se il tempo per prepararlo e provare è stato pochissimo. E poi sono molto dispiaciuta“.

Per cosa?
“La morte dell’orso Juan Carrito, travolto e ucciso da un’auto cercava bacche e miele: la mia carissima amica Dacia (Maraini, ndr) l’altro giorno ha scritto una cosa molto bella dedicata a lui. Dovrò scrollarmi di dosso la malinconia e ricaricarmi in vista del concerto“.

Con lei sul palco ci sarà una jazz band al femminile con Sade Mangiaracina al pianoforte, Eleonora Strino alla chitarra, Federica Michisanti al contrabbasso, Laura Klain alla batteria e Leila Shirvani. Perché questa scelta?
“Perché sono tutte bravissime, professioniste davvero eccezionali. Non è una decisione presa sulla spinta di tematiche legate al genere o alle quote rosa, ma nata grazie a Paolo Fresu, amico e trombettista fantastico del quale sono innamorata da sempre. Tempo fa, durante una chiacchierata, Paolo mi raccontò che al festival jazz di Berchidda erano andate in scena tante musiciste bravissime. E allora ho pensato: ’Se sono così brave perché non fare un gruppo di donne? Certo, non l’ha fatto mai nessuno. Bene, ora lo faccio io“.

Il fatto che siano tutte donne è un valore aggiunto?
“In realtà per me conta il talento, ma sono felice della scelta: è bellissimo sentire suonare queste artiste, vederle sul palco intorno a me mi emoziona“.

L
  • Devanshi Sanghvi è una bambina di otto anni che sarebbe potuta crescere e studiare per gestire l’attività di diamanti multimilionaria appartenente alla sua facoltosissima famiglia, con un patrimonio stimato di 60 milioni di dollari.

Ma la piccola ha scelto di farsi suora, vivendo così una vita spartana, vestita con sari bianchi, a piedi nudi e andando di porta in porta a chiedere l’elemosina. Si è unita ai “diksha” alla presenza di anziani monaci giainisti. La bimba è arrivata alla cerimonia ingioiellata e vestita di sete pregiate. Sulla sua testa poggiava una corona tempestata di diamanti. Dopo la cerimonia, a cui hanno partecipato migliaia di persone, è rimasta in piedi con altre suore, vestita con un sari bianco che le copriva anche la testa rasata. Nelle fotografie, la si vede con in mano una scopa che ora dovrà usare per spazzare via gli insetti dal suo cammino per evitare di calpestarli accidentalmente.

Di Barbara Berti ✍

#lucenews #lucelanazione #india #DevanshiSanghvi
  • Settanta giorni trascorsi in un mondo completamente bianco, la capitana dell’esercito britannico Harpreet Chandi, che già lo scorso anno si era distinta per un’impresa tra i ghiacci, è una fisioterapista che lavora in un’unità di riabilitazione regionale nel Buckinghamshire, fornendo supporto a soldati e ufficiali feriti. 

Ha dimostrato che i record sono fatti per essere battuti e, soprattutto, i limiti personali superabili grazie alla forza di volontà e alla preparazione. E ora è diventata una vera leggenda vivente, battendo il record del mondo femminile per la più lunga spedizione polare – sola e senza assistenza – della storia.

Il 9 gennaio scorso, 57esimo giorno del viaggio che era cominciato lo scorso 14 novembre, la 34enne inglese ha raggiunto il centro del Polo Sud dopo aver percorso circa 1100 chilometri. Quando è arrivata a destinazione nel bel mezzo della calotta polare era felice, pura e semplice gioia di aver raggiunto l’agognato traguardo: “Il Polo Sud è davvero un posto incredibile dove stare. Non mi sono fermata molto a lungo perché ho ancora un lungo viaggio da fare. È stato davvero difficile arrivare qui, sciando tra le 13 e le 15 ore al giorno con una media di 5 ore di sonno”.

Di Irene Carlotta Cicora ✍

#lucenews #lucelanazione #polosud #HarpreetChandi #polarpreet
In poco più di un anno e mezzo di vita hanno già infranto qualsiasi statistica: sono nove, sono nati tutti lo stesso giorno dalla stessa mamma e stanno per tornare nella loro casa in Marocco, che non hanno mai visto essendo venuti al mondo in Mali. I bambini, gemelli eterozigoti, hanno infranto il Guinness World Record di maggior numero di nati in un unico parto ad essere sopravvissuti. Prima del parto, avvenuto a maggio 2021, la madre Halima Cissé, oggi 27enne, era stata trasferita in Marocco per ricevere cure specialistiche adeguate in vista del parto. Credendo, tra le altre cose, di portare in grembo solo sette bambini: gli altri due figli erano 'sfuggiti' alle ecografie effettuate sia in Mali sia in nel paese nord africano che la ospitava. "Sono molto felice. Mia moglie e i bambini stanno bene" aveva detto all'epoca della nascita da record il marito di Halima, Adjudant Kader Arby.
Halima Cissé regge in mano l'attestato del Guinness World Record per aver dato alla luce 9 bambini, non gemelli, nello stesso giorno, tutti sopravvissuti
Prima di tornare nella loro casa in Mali, i coniugi hanno vissuto a Casablanca fino a pochi giorni fa, potendo contare su un supporto medico costante per far sì che i piccoli  crescessero in modo sano e senza problemi. Vedendoli negli scatti pubblicati sulla BBC News, sotto l'occhio vigile della loro mamma, sono uno spettacolo incredibile della vita. Dopo essere rientrato nella capitale maliana, Bamako, nelle prime ore di martedì 13 dicembre, il padre Abdelkader Arby ha ringraziato il governo nazionale che in questi mesi lontani da casa ha aiutato la famiglia dal punto di vista finanziario. "sarà un lavoro molto impegnativo - scherza - ma Allah, che ci ha dato questa benedizione, ci aiuterà a crescere e a prenderci cura di loro", ha aggiunto. Il ministro della Sanità del Mali, Diéminatou Sangara, ha dichiarato che il governo continuerà a supportare la famiglia.
Halima Cissé con due dei nove figli, cinque femmine e quattro maschi
I bambini - cinque femmine e quattro maschi - sono nati con parto cesareo a 30 settimane, secondo quanto dichiarato dalle autorità dello Stato dell'Africa occidentale lo scorso anno. Le bimbe - Kadidia, Fatouma, Hawa, Adama e Oumou - e i piccoli - Mohammed VI, Oumar, Elhadji e Bah - quando sono venuti al mondo pesavano tra i 500 g e 1 kg alla nascita, come ha spiegato il dottor Youssef Alaoui, direttore medico della clinica dove è avvenuto il parto, all'agenzia di stampa AFP. Il rischio che non sopravvivessero, il timore che potessero sviluppare problemi di salute dovuti alla nascita prematura, hanno spinto i medici a prendere delle precauzioni, preferendo tenerli in ospedale per i primi mesi di vita. Dopodiché, una volta che la loro vita non era più in pericolo, sono stati trasferiti in un appartamento dove hanno ricevuto assistenza 24 ore su 24 dalla clinica di Ain Borja. All'inizio di quest'anno, in occasione del loro primo compleanno, il padre ha detto che ognuno di loro ha una personalità unica. "Hanno tutti un carattere diverso. Alcuni sono tranquilli, mentre altri fanno più rumore e piangono molto. Alcuni vogliono essere presi in braccio tutto il tempo. Sono tutti molto diversi, il che è del tutto normale". Arby ha anche rivelato che i suoi figli sono diventati famosi in Mali, ancor prima di tornare nel Paese d'origine, e che la gente è "molto ansiosa di vedere i bambini con i propri occhi".
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