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Home » Attualità » Nuova Zelanda: violenta due bambine, a processo si difende: “Una era consenziente”

Nuova Zelanda: violenta due bambine, a processo si difende: “Una era consenziente”

L'uomo è Tulisi Leiataua, le due vittime hanno 12 e 8 anni. Nello stato il consenso è ancora una difesa legale per chi è accusato di stupro, anche se la presunta vittima era un minore al momento del fatto

Marianna Grazi
7 Agosto 2022
stupro nuova zelanda

Stupra due bambine in Nuova Zelanda, a processo si difende: "Una era consenziente"

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In Nuova Zelanda un uomo è stato mandato a giudizio con 33 capi d’accusa, in particolare è finito a processo per aver violentato due bambine, una di 8 anni e una di 12. Ma Tulisi Leiataua, davanti al giudice, per difendersi ha usato la carta del consenso: ha detto infatti che una delle due vittime, la più grande, era consenziente al rapporto e quindi non si sarebbe trattato di stupro. Al termine dell’udienza, comunque, è stato dichiarato colpevole. L’interrogatorio della giovane però, accusata in tribunale di aver “acconsentito” a fare sesso con un adulto quando aveva 12 anni, ha riacceso i riflettori sulle leggi neozelandesi in materia di violenza sessuale, con molti che spingono per una revisione totale.

La legge e il consenso

legge nuova zelanda consenso
In Nuova Zelanda il consenso sessuale è fissato per legge a 16 anni, ma in caso di stupro il ‘colpevole’ può chiedere la difesa asserendo che la vittima fosse consenziente

Lo stupratore – perché di questo si tratta – è stato giudicato questa settimana colpevole di 33 capi d’accusa inerenti ad abusi sessuali nei confronti di due ragazze. Entrambe le vittime hanno affrontato due settimane di estenuanti controinterrogatori, ma è stata soprattutto la scelta della difesa di Leiataua, più che l’esito finale del processo, a suscitare l’indignazione dei neozelandesi. Durante l’udienza l’uomo ha infatti sostenuto che la sua aggressione a una delle ragazze, che all’epoca aveva appena 12 anni, era non solo “consensuale”, ma anzi era stata lei a “perseguitarlo” e che quindi non si trattava di stupro. La sua difesa si è avvalsa di un elemento delle leggi nazionali poco conosciuto dall’opinione pubblica: sebbene in Nuova Zelanda l’età del consenso sessuale sia di norma fissata a 16 anni, esiste però un comma che permette a chi è accusato di violenza sessuale di potersi avvalere della difesa facendo appello proprio al fatto che le vittime, anche se minorenni, siano consenzienti.  

L’indignazione e la richiesta di modificare la norma

L’intera vicenda ha scosso profondamente i cittadini neozelandesi, facendo sì che la legge in materia fosse messa in discussione. Secondo i ricorrenti, questa disposizione dovrebbe essere modificata per garantire che il minore non possa essere considerato un soggetto consenziente dell’attività sessuale con l’adulto. “È assolutamente necessaria una modifica, ora”, ha dichiarato Kathryn McPhillips, direttrice esecutiva dell’organizzazione per gli abusi sessuali HELP. Secondo lei non solo è “immorale avanzare l’idea che un bambino possa essere consenziente” ma è sbagliato anche che i bambini si trovino ad essere accusati in tribunale di aver mentito e di aver acconsentito al rapporto sessuale, il che comporta un ulteriore trauma. Layba Zubair, un’avvocatessa e attivista di 17 anni, ha lanciato una petizione al Parlamento per una revisione delle leggi neozelandesi sul consenso, sostenendo che “la definizione di consenso nelle nostre leggi attuali non riflette la necessità di un accordo libero e volontario al momento dell’atto”. Zubair ha aggiunto che la legislazione del Paese necessita di una revisione urgente e che si potrebbero prendere in considerazione leggi sul consenso affermativo come quelle introdotte quest’anno nel Nuovo Galles del Sud. “Il fatto che le nostre leggi in materia non abbiano nemmeno una definizione di consenso, e che le nostre leggi non proteggano persone di appena 12 anni, è semplicemente orribile”, ha detto.

child-abuse
Molti attivisti e legali in Nuova Zelanda chiedono la revisione della legge sul consenso sessuale

Nel 2021, uno studio commissionato dal consulente delle vittime – un ruolo formale, indipendente dal ministero della Giustizia – ha esaminato le trascrizioni degli interrogatori incrociati di bambini e adolescenti in 15 processi per abusi sessuali. È emerso che i bambini sono stati tormentati, accusati esplicitamente di mentire ed è stato chiesto loro se avessero provato piacere nell’essere abusati. “È chiaro che i bambini testimoni hanno bisogno di molto più sostegno e protezione di quanto ne abbiano ora”, ha dichiarato il dottor Kim McGregor, all’epoca principale consulente per le vittime.

Il processo

Il giudice Richard Earwaker, che ha presieduto il caso, ha affrontato la questione del consenso negli ultimi giorni del processo, come riporta il New Zealand Herald. “Legalmente, una persona sotto i 16 anni non può dare il consenso per le richieste di atti di natura pornografica, quindi, come giuria, tutto ciò che dovete decidere è se tali azioni hanno avuto luogo”, ha dichiarato. “Ma per quanto riguarda i rapporti sessuali, una persona sotto i 16 anni può dare il consenso. Dovete valutare se il consenso è stato dato o meno in base alle prove che avete”. L’avvocato della difesa, Mark Edgar, ha sostenuto che la vittima aveva intrapreso un rapporto consensuale di cui ora si pente. “Probabilmente era troppo giovane per rendersene conto, ma questo non vuol dire che non volesse accettare la cosa”, ha affermato. Il suo assistito è stato però dichiarato colpevole presso il tribunale distrettuale di Manukau.

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 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
In Nuova Zelanda un uomo è stato mandato a giudizio con 33 capi d'accusa, in particolare è finito a processo per aver violentato due bambine, una di 8 anni e una di 12. Ma Tulisi Leiataua, davanti al giudice, per difendersi ha usato la carta del consenso: ha detto infatti che una delle due vittime, la più grande, era consenziente al rapporto e quindi non si sarebbe trattato di stupro. Al termine dell'udienza, comunque, è stato dichiarato colpevole. L'interrogatorio della giovane però, accusata in tribunale di aver "acconsentito" a fare sesso con un adulto quando aveva 12 anni, ha riacceso i riflettori sulle leggi neozelandesi in materia di violenza sessuale, con molti che spingono per una revisione totale.

La legge e il consenso

legge nuova zelanda consenso
In Nuova Zelanda il consenso sessuale è fissato per legge a 16 anni, ma in caso di stupro il 'colpevole' può chiedere la difesa asserendo che la vittima fosse consenziente
Lo stupratore – perché di questo si tratta – è stato giudicato questa settimana colpevole di 33 capi d'accusa inerenti ad abusi sessuali nei confronti di due ragazze. Entrambe le vittime hanno affrontato due settimane di estenuanti controinterrogatori, ma è stata soprattutto la scelta della difesa di Leiataua, più che l'esito finale del processo, a suscitare l'indignazione dei neozelandesi. Durante l'udienza l'uomo ha infatti sostenuto che la sua aggressione a una delle ragazze, che all'epoca aveva appena 12 anni, era non solo "consensuale", ma anzi era stata lei a "perseguitarlo" e che quindi non si trattava di stupro. La sua difesa si è avvalsa di un elemento delle leggi nazionali poco conosciuto dall'opinione pubblica: sebbene in Nuova Zelanda l'età del consenso sessuale sia di norma fissata a 16 anni, esiste però un comma che permette a chi è accusato di violenza sessuale di potersi avvalere della difesa facendo appello proprio al fatto che le vittime, anche se minorenni, siano consenzienti.  

L'indignazione e la richiesta di modificare la norma

L'intera vicenda ha scosso profondamente i cittadini neozelandesi, facendo sì che la legge in materia fosse messa in discussione. Secondo i ricorrenti, questa disposizione dovrebbe essere modificata per garantire che il minore non possa essere considerato un soggetto consenziente dell'attività sessuale con l'adulto. "È assolutamente necessaria una modifica, ora", ha dichiarato Kathryn McPhillips, direttrice esecutiva dell'organizzazione per gli abusi sessuali HELP. Secondo lei non solo è "immorale avanzare l'idea che un bambino possa essere consenziente" ma è sbagliato anche che i bambini si trovino ad essere accusati in tribunale di aver mentito e di aver acconsentito al rapporto sessuale, il che comporta un ulteriore trauma. Layba Zubair, un'avvocatessa e attivista di 17 anni, ha lanciato una petizione al Parlamento per una revisione delle leggi neozelandesi sul consenso, sostenendo che "la definizione di consenso nelle nostre leggi attuali non riflette la necessità di un accordo libero e volontario al momento dell'atto". Zubair ha aggiunto che la legislazione del Paese necessita di una revisione urgente e che si potrebbero prendere in considerazione leggi sul consenso affermativo come quelle introdotte quest'anno nel Nuovo Galles del Sud. "Il fatto che le nostre leggi in materia non abbiano nemmeno una definizione di consenso, e che le nostre leggi non proteggano persone di appena 12 anni, è semplicemente orribile", ha detto.
child-abuse
Molti attivisti e legali in Nuova Zelanda chiedono la revisione della legge sul consenso sessuale
Nel 2021, uno studio commissionato dal consulente delle vittime - un ruolo formale, indipendente dal ministero della Giustizia - ha esaminato le trascrizioni degli interrogatori incrociati di bambini e adolescenti in 15 processi per abusi sessuali. È emerso che i bambini sono stati tormentati, accusati esplicitamente di mentire ed è stato chiesto loro se avessero provato piacere nell'essere abusati. "È chiaro che i bambini testimoni hanno bisogno di molto più sostegno e protezione di quanto ne abbiano ora", ha dichiarato il dottor Kim McGregor, all'epoca principale consulente per le vittime.

Il processo

Il giudice Richard Earwaker, che ha presieduto il caso, ha affrontato la questione del consenso negli ultimi giorni del processo, come riporta il New Zealand Herald. "Legalmente, una persona sotto i 16 anni non può dare il consenso per le richieste di atti di natura pornografica, quindi, come giuria, tutto ciò che dovete decidere è se tali azioni hanno avuto luogo", ha dichiarato. "Ma per quanto riguarda i rapporti sessuali, una persona sotto i 16 anni può dare il consenso. Dovete valutare se il consenso è stato dato o meno in base alle prove che avete". L'avvocato della difesa, Mark Edgar, ha sostenuto che la vittima aveva intrapreso un rapporto consensuale di cui ora si pente. "Probabilmente era troppo giovane per rendersene conto, ma questo non vuol dire che non volesse accettare la cosa", ha affermato. Il suo assistito è stato però dichiarato colpevole presso il tribunale distrettuale di Manukau.
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