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Home » Attualità » Olanda, un ginecologo ha usato il suo sperma per mettere incinte le pazienti (a loro insaputa): almeno 21 i figli

Olanda, un ginecologo ha usato il suo sperma per mettere incinte le pazienti (a loro insaputa): almeno 21 i figli

Tra gli anni Settanta e Ottanta, vicino l'Aia, Jos Beek ha seguito la fecondazione artificiale di molte donne. Oggi si scopre che era stato lui a fecondarle. Ma non è stato l'unico: nel 2017 fu scoperto un altro ginecologo, padre di 75 figli

Remy Morandi
5 Febbraio 2022
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Una storia che parte da lontano. Siamo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, in Olanda. Qui, a pochi chilometri dall’Aia, viveva un ginecologo, Jos Beek, che si occupava di trattamenti per la procreazione assistita. Molte donne olandesi si recavano da lui perché, non potendo avere figli in modo naturale, tentavano di riuscirci con la fecondazione artificiale. Oggi, quarant’anni dopo, si scopre che quel ginecologo usava il proprio sperma, a insaputa delle donne, per farle rimanere incinte. E che quel ginecologo, morto nel 2019, è oggi l’effettivo padre di almeno 21 figli. Ma chissà, potrebbero essere molti di più.

Dalla fecondazione all’indagine dell’ospedale sul ginecologo

Ma partiamo con ordine. Nel 1973 il ginecologo Jos Beek inizia a lavorare nell’ospedale Leiderdorp, a pochi chilometri dall’Aia. E qui, fino al 1998, assiste decine e decine di coppie olandesi che non riescono ad avere figli e che dunque si rivolgono a lui per procedere alla fecondazione eterologa, la procedura con la quale viene utilizzato lo sperma di un donatore anonimo per fecondare gli ovociti della paziente.

Nel 2021 l’ospedale Alrjine, che ha inglobato quello dove lavorava Jos Beek, ha avviato un’indagine indipendente in seguito alle richieste della FIOM, un’organizzazione che si occupa di rintracciare i genitori biologici delle persone concepite tramite fecondazione artificiale. In base all’indagine e ai test del DNA effettuati, è venuto fuori che 21 persone risultavano essere nate con lo sperma dello stesso Jos Beek. Ma nessuno di loro ne era al corrente.

Cartelle scomparse e regolamentazione poco chiara: il mistero delle fecondazioni

Le indagini proseguono e si scopre che anche all’ospedale nessuno sapeva, presumibilmente, di come operava il ginecologo. Infatti, in quegli anni – secondo quanto dichiarato dal personale dell’ospedale – le tecniche di fecondazione eterologa erano ancora ancora in via di sviluppo in Olanda e la regolamentazione era poco chiara. E per di più, le cartelle cliniche di quei decenni non esistono più. Per tutti questi motivi il ginecologo avrebbe potuto agire in modo indisturbato. Le donne rimaste incinte, infatti, ignoravano chi fosse il loro donatore.

Perciò oggi, si scopre che quelle ventuno persone sono effettivamente nate con lo sperma del ginecologo. Ma ventuno sono solo le persone a cui è stato fatto il test del DNA dopo l’indagine dell’ospedale. Visto che non ci sono più registrazioni e documenti di quanti interventi abbia preso in carico Jos Beek, è presumibile che molte altre persone siano nate con il suo sperma.

Il record di Jan Karbaat, il ginecologo padre di 75 figli

Comunque, Jos Beek non è l’unico ginecologo coinvolto in una storia simile in Olanda. Nel 2020 era stato infatti scoperto che un altro ginecologo, Jan Wildschut, morto nel 2009, aveva usato il proprio sperma per far rimanere incinte almeno 17 donne che lo stesso Jan Wildschut seguiva per i trattamenti di fecondazione artificiale. Ma non solo. Perché nel 2017, infatti, si scoprì un altro caso simile ma con numeri ben più alti: un’indagine aveva dimostrato che il ginecologo Jan Karbaat, direttore di due cliniche di Rotterdam tra il 1964 e il 2009, era il padre biologico di almeno 75 figli nati con il suo sperma. Una prassi insomma.

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  • Passa anche da un semplice tasto la possibilità per una donna, vittima di stalking, di salvarsi da chi vuole farle del male. Il tasto di uno smartwatch che, una volta premuto, lancia un’immediata richiesta di aiuto alle forze di polizia. E grazie a questo orologio, Marta (il nome è di fantasia) potrà ora vedere la sua vita cambiata in meglio. La donna aveva smesso di vivere, a causa della relazione asfissiante e malata con il suo ex marito violento che aveva promesso di sfregiarla con l’acido e poi ucciderla e seppelire il suo corpo in un terreno. Ma venerdì scorso a Marta è stato consegnato il primo di 45 smartwatch che saranno distribuiti ad altrettante vittime. L’orologio è collegato con la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli: appena arriva l’Sos, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.

E così Marta ha ripreso la sua vita interrotta per paura dell’ex e delle sue minacce. «Posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. È vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare.»

Lo scorso 30 novembre i carabinieri del Comando provinciale di Napoli, la sezione fasce deboli della Procura partenopea coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, la Fondazione Vodafone Italia e la Soroptimist international club Napoli hanno annunciato l’avvio del progetto pilota "Mobile Angel", che prevede, appunto, la consegna di questo orologio salvavita alle vittime di maltrattamenti. Il progetto è stato esteso anche alle città di Milano e Torino. Lo smartwatch affidato a Marta è il primo nel Sud Italia. Il mobile angel, spiegano i Carabinieri, rientra in un progetto ad ampio respiro che ha come punto focale le vittime di violenza. Un contesto di tutela all’interno del quale è stata istituita anche la "stanza tutta per sé", un ambiente dove chi ha subìto vessazioni può sentirsi a suo agio nel raccontare il proprio vissuto. 

#lucenews #lucelanazione #mobileangel #napoli
  • Se nei giorni scorsi l’assessore al Welfare del Comune di Napoli, papà single di Alba, bambina affetta da Sindrome di Down, aveva ri-scritto pubblicamente alla premier Giorgia Meloni per avere un confronto sull’idea di famiglia e sul tema delle adozioni, stavolta commenta quanto sta accadendo in Italia in relazione ai diritti dei figli delle famiglie arcobaleno. 

Ricordiamo, infatti, che lo scorso 12 marzo il Governo ha ordinato, in merito ad una richiesta pervenuta al Comune di Milano di una coppia dello stesso sesso, lo stop a procedere alla registrazione del loro figlio appena nato e impedendo, di fatto, la creazione di una famiglia omogenitoriale. Il veto della destra compatta boccia il certificato europeo di filiazione che propone agli Stati membri di garantire ai genitori residenti in Unione Europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli nello stesso modo in tutti i Paesi Ue.

“In tutta Europa i figli di coppie gay avranno il riconoscimento degli stessi diritti degli altri bambini. In Italia il Senato, trascinato da Fratelli d’Italia, fortemente contrario, ha appena bocciato la proposta – dice Trapanese in un lungo post sulla sua pagina Instagram -. Quindi, i figli delle coppie omosessuali non sono, per il nostro Paese, figli come gli altri. Questo hanno deciso e detto chiaramente”. Così facendo, “resteranno bambini privi di tutele complete, i cui genitori dovranno affrontare battaglie giudiziarie, sfiniti da tempi lunghissimi, solo perché il loro bimbo venga considerato semplicemente un figlio”. 

Trapanese attacca chiaramente questa decisione: “L’Italia è l’unico paese europeo con un governo che lavora per togliere diritti invece che per aggiungerli. Se la prende con bambini che esistono e vivono la loro quotidianità serenamente in famiglie piene d’amore, desiderati sopra ogni cosa, ma considerati in Italia figli di un dio minore”. Per Trapanese “stiamo continuando a parlare di ciò che dovrebbe essere semplicemente attuato. I diritti non si discutono, si riconoscono e basta. Ma come fate a non rendervene conto?”.

#lucenews #diritti #coppieomogenitoriali
  • Il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, prevede l’entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l’alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l’orario d’ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: “È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente.”

Sulla vicenda è intervenuto anche Marsel Robot, esperto di istruzione dell’Università di Nusa Cendana, che ha spiegato come a lungo termine la privazione del sonno potrebbe mettere in pericolo la salute degli studenti e causare un cambiamento nei loro comportamenti: “Non c’è alcuna correlazione con lo sforzo per migliorare la qualità dell’istruzione. Gli studenti dormiranno solo per poche ore e questo è un grave rischio per la loro salute. Inoltre, questo causerà loro stress e sfogheranno la loro tensione in attività magari incontrollabili”. Anche il Ministero per l’emancipazione delle donne e la Commissione indonesiana per la protezione dei minori hanno espresso richieste di revisione della politica. Il cambiamento delle regole di Kupang è stato anche contestato dai legislatori locali, che hanno chiesto al governo di annullare quella che hanno definito una politica infondata.

Tuttavia il governo centrale ha mantenuto il suo esperimento rincarando la dose ed estendendolo anche all’agenzia di istruzione locale, dove anche i dipendenti pubblici ora inizieranno la loro giornata alle 5.30 del mattino.

#lucenews #lucelanazione #indonesia #scuola
  • Quante ore dormi? È difficile addormentarsi? Ti svegli al minimo rumore o al mattino rimandi tutte le sveglie per dormire un po’ di più? Soffri d’insonnia?

Sono circa 13,4 milioni gli italiani che soffrono di insonnia, secondo le ultime rilevazioni di Aims - l
Una storia che parte da lontano. Siamo tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, in Olanda. Qui, a pochi chilometri dall'Aia, viveva un ginecologo, Jos Beek, che si occupava di trattamenti per la procreazione assistita. Molte donne olandesi si recavano da lui perché, non potendo avere figli in modo naturale, tentavano di riuscirci con la fecondazione artificiale. Oggi, quarant'anni dopo, si scopre che quel ginecologo usava il proprio sperma, a insaputa delle donne, per farle rimanere incinte. E che quel ginecologo, morto nel 2019, è oggi l'effettivo padre di almeno 21 figli. Ma chissà, potrebbero essere molti di più.

Dalla fecondazione all'indagine dell'ospedale sul ginecologo

Ma partiamo con ordine. Nel 1973 il ginecologo Jos Beek inizia a lavorare nell'ospedale Leiderdorp, a pochi chilometri dall'Aia. E qui, fino al 1998, assiste decine e decine di coppie olandesi che non riescono ad avere figli e che dunque si rivolgono a lui per procedere alla fecondazione eterologa, la procedura con la quale viene utilizzato lo sperma di un donatore anonimo per fecondare gli ovociti della paziente. Nel 2021 l'ospedale Alrjine, che ha inglobato quello dove lavorava Jos Beek, ha avviato un'indagine indipendente in seguito alle richieste della FIOM, un'organizzazione che si occupa di rintracciare i genitori biologici delle persone concepite tramite fecondazione artificiale. In base all'indagine e ai test del DNA effettuati, è venuto fuori che 21 persone risultavano essere nate con lo sperma dello stesso Jos Beek. Ma nessuno di loro ne era al corrente.

Cartelle scomparse e regolamentazione poco chiara: il mistero delle fecondazioni

Le indagini proseguono e si scopre che anche all'ospedale nessuno sapeva, presumibilmente, di come operava il ginecologo. Infatti, in quegli anni - secondo quanto dichiarato dal personale dell'ospedale - le tecniche di fecondazione eterologa erano ancora ancora in via di sviluppo in Olanda e la regolamentazione era poco chiara. E per di più, le cartelle cliniche di quei decenni non esistono più. Per tutti questi motivi il ginecologo avrebbe potuto agire in modo indisturbato. Le donne rimaste incinte, infatti, ignoravano chi fosse il loro donatore. Perciò oggi, si scopre che quelle ventuno persone sono effettivamente nate con lo sperma del ginecologo. Ma ventuno sono solo le persone a cui è stato fatto il test del DNA dopo l'indagine dell'ospedale. Visto che non ci sono più registrazioni e documenti di quanti interventi abbia preso in carico Jos Beek, è presumibile che molte altre persone siano nate con il suo sperma.

Il record di Jan Karbaat, il ginecologo padre di 75 figli

Comunque, Jos Beek non è l'unico ginecologo coinvolto in una storia simile in Olanda. Nel 2020 era stato infatti scoperto che un altro ginecologo, Jan Wildschut, morto nel 2009, aveva usato il proprio sperma per far rimanere incinte almeno 17 donne che lo stesso Jan Wildschut seguiva per i trattamenti di fecondazione artificiale. Ma non solo. Perché nel 2017, infatti, si scoprì un altro caso simile ma con numeri ben più alti: un'indagine aveva dimostrato che il ginecologo Jan Karbaat, direttore di due cliniche di Rotterdam tra il 1964 e il 2009, era il padre biologico di almeno 75 figli nati con il suo sperma. Una prassi insomma.
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