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Olena Kushnir, chi era la dottoressa combattente morta a Mariupol. Diceva: "Non compatitemi, faccio il mio dovere"

di REMY MORANDI -
19 aprile 2022
Olena Kushnir

Olena Kushnir

È difficile soddisfare la richiesta di Olena Kushnir, la dottoressa combattente morta a Mariupol, in Ucraina. "Non compatitemi, sono un medico, una combattente, sono ucraina, faccio il mio dovere". Così la giovane donna scriveva ad un'amica pochi giorni fa, secondo quanto riportato da Mariupol Today e dall'Ansa. La dottoressa Kushnir, sergente maggiore e medico della Guardia nazionale ucraina, era una delle 100 donne che stanno ancora resistendo all'assedio russo di Mariupol'. Olena, dopo aver perso il marito a inizio marzo e dopo essere riuscita a far fuggire il figlio piccolo da Mariupol', era rimasta a difendere la sua città, fino a quando il giorno di Pasqua, domenica 17 aprile, è morta.

Olena Kushnir, la dottoressa combattente morta a Mariupol, in Ucraina (Foto Ansa)

Ad annunciare la morte di Olena Kushnir con un tweet è stata Oleksandra Matviichuk, direttrice del think tank ucraino 'Center for Civil Liberties'. Nel post su Twitter con cui ha annunciato la morte della dottoressa, Oleksandra Matviichuk ha anche condiviso un video registrato da Olena Kushnir a inizio marzo, nel quale la dottoressa della Guardia nazionale ucraina chiedeva al mondo "di non girare film e scrivere libri su questa eroica lotta in futuro, ma di aiutare i civili a sopravvivere oggi". Ecco il video:

Il video di Olena Kushnir: "Non siamo martiri, siamo combattenti"

Riportiamo qua sotto la traduzione integrale del video di Olena Kushnir: "Non potete nemmeno immaginare l'entità del disastro a Mariupol' commesso dai russi. Noi medici cerchiamo di aiutare non solo i militari, ma anche i civili, 24 ore su 24 sotto il bombardamento di aerei e artiglieria nemica. Perché le ambulanze non passano più e nessuno aiuta nessuno. E perché ogni bomba lascia a terra corpi mutilati, strappa loro le braccia, le gambe. Li lascia a pezzi. Capisco che questo possa essere doloroso da ascoltare, perché tra i feriti e i morti ci possono essere anche i vostri parenti e i vostri cari. Ma ascoltatemi, perché dovete capire la situazione e agire. Ricordate Mariupol, gridatelo. Perché non vogliamo essere eroi e martiri postumi. La gente vuole vivere e far rivivere un'Ucraina in rovina. Persone che difendono il loro diritto di essere ucraini dal 2014. Non girate film e non scrivete libri a riguardo in futuro. Non dite che non lo sapevate e che non potevate aiutare. Sapevate e potevate.  Spesso, tutto ciò che possiamo fare è persuadere i nostri cari ad allontanarsi dai corpi per rifugiarsi. Perché non abbiamo la capacità di seppellire i corpi. E non riusciamo nemmeno a far uscire da sotto le macerie persone con fratture che poi muoiono. Adulti e bambini. Questa è la verità che chi pubblica foto felici direttamente vorrebbe sentire. Sì, l'Ucraina vincerà, ma decine, centinaia di migliaia moriranno. Perché le statistiche ufficiali sono troppo ottimistiche. Mancano alcuni zeri.  Sbloccate Mariupol e consentite forniture mediche, fate evacuare i feriti e seppellire i morti in modo umano. La città che ha combattuto per l'Ucraina per otto anni e che sta combattendo anche ora. Non siamo martiri, siamo combattenti. Ma ora abbiamo bisogno dell'aiuto di tutta l'Ucraina. Mariupol è l'Ucraina". 

Olena Kushnir era rimasta a difendere la sua Mariupol, insieme a un pugno di altre cento soldatesse (Foto Ansa)

Olena Kushnir, la morte del marito e la fuga da Mariupol del figlio piccolo

Olena Kushnir girò quel video a marzo. Nello stesso mese, nei primi giorni dopo l'inizio dell'invasione russa in Ucraina, il sergente maggiore e medico della Guardia nazionale ucraina aveva perso il marito in battaglia. I due avevano un figlio piccolo, che Olena Kushnir è riuscita a mettere in salvo attraverso un corridoio umanitario da Mariupol'. La dottoressa combattente e madre è riuscita così a salvare il suo bambino. E nonostante tutto, nonostante il marito fosse morto e nonostante avesse dovuto lasciare il figlio, Olena è rimasta a combattere e a difendere la sua Mariupol'. La giornalista ucraina Tetyana Danylenko ha spiegato che Olena Kushnir faceva parte di "un pugno di cento soldatesse rimaste a Mariupol' senza acqua, cibo e la garanzia di un'igiene di base e sopravvivenza", ormai negata a tutti nella città ucraina. La donna è morta durante gli scontri in città il giorno di Pasqua, domenica 17 aprile. La Bbc fa sapere che ora il governo ucraino intende onorarla come martire per il suo straordinario contributo nella guerra russo-ucraina.