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Home » Attualità » Oms: nel mondo il 27% delle donne tra 15 e 49 anni ha subito violenza una volta nella vita

Oms: nel mondo il 27% delle donne tra 15 e 49 anni ha subito violenza una volta nella vita

È stato preso in considerazione un campione molto ampio, che copra il 90% dell'universo femminile: 2 milioni di donne in 161 Paesi, tra 2000 e 2018

Marianna Grazi
21 Febbraio 2022
A beautiful but desperate looking woman, bruised and with a black, eye gazes out at camera. Out of focus in the background, a sinister-looking man lurks, probably the perpetrator of the violence.

A beautiful but desperate looking woman, bruised and with a black, eye gazes out at camera. Out of focus in the background, a sinister-looking man lurks, probably the perpetrator of the violence.

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Un quadro agghiacciante, di quelli che gelano il sangue e fanno riflettere su quanto ancora, su determinate questioni, l’umanità non si sia evoluta di pari passo con il passare del tempo. Due milioni di donne in 161 Paesi nei primi 18 anni (2000-2018) del XXI secolo. Sono questi i dati di partenza di un importante studio comparativo condotto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a livello internazionale. Quella che emerge dal report Global, regional, and national prevalance estimates of physical or sexual, or both, intimate partner violence against women in 2018, pubblicato sulla rivista scientifica inglese The Lancet, è una panoramica a dir poco inquietante: nel mondo il 27% delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni ha subito violenza fisica da parte del partner di sesso maschile e il 24% di loro raggiungeva appena i 19 anni.

Il 27% delle donne tra 15 e 49 anni ha subito violenza almeno una volta nella vita

La violenza nel mondo

Solo i 19 anni. Immaginatevi cosa voglia dire subire violenza quando si è poco più che adolescenti, quando il nostro corpo, spesso appena trasformatosi in quello di una donna, viene violato con la forza lasciando segni che non se ne andranno mai più. Pensateci. Ecco. È quello che è accaduto a milioni di ragazze. E poi si parla di evoluzione della specie… Nella ricerca si dà conto anche della distribuzione territoriale di questa piaga sociale: la prevalenza dei casi di violenza da parte degli uomini è stata riscontrata – sorprendentemente ma non troppo – in Oceania (49%), seguita poi dall’Africa subsahariana centrale (44%), dai paesi andini (38%), nell’Asia meridionale (35%;) e nell’Africa settentrionale e in Medio Oriente (31%). Fanalini di coda, in positivo, l’Europa occidentale (20%), l’Asia centrale (18%) e di nuovo la sezione centrale del vecchio continente (16%). Insomma volendola vedere come un’equazione, a maggior ricchezza corrisponde minore violenza.

Global Database on the Prevalence of Violence Against Women

violenza-donne-braccialetto-elettronico
L’obiettivo 5 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite chiede ai governi di “Eliminare ogni forma di violenza nei confronti di donne e bambine”

La ricerca dell’Oms si basa sulle fonti raccolte dall’istituto delle Nazioni Unite, che si occupa di raccogliere storie, numeri, dati sulla violenza di genere a livello internazionale. Il Global Database on the Prevalence of Violence Against Women, però, oltre a stilare una mappa della violenza, vuole offrire anche informazioni complete e più aggiornate possibili sulle misure intraprese dai vari governi mondiali per contrastarla, agevolando così scambi di esperienze e proposte efficaci. Infine l’obiettivo è quello di diffondere i dati per consentirne lo studio, con un campione rappresentativo del 90% dell’universo femminile, in modo da proporre a sua volta risposte concrete contro uno de fenomeni più radicati e terribili dei nostri giorni. Tanto che, le stesse Nazioni Unite, nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, all’obiettivo n. 5 chiedono di: “Eliminare ogni forma di violenza nei confronti di donne e bambine, sia nella sfera privata che in quella pubblica, compreso il traffico di donne e lo sfruttamento sessuale e di ogni altro tipo”.

Una su tre fino al 2010

Secondo le stime che l’Oms aveva pubblicato nel 2013, fino al 2010 quasi una donna su tre ha subito violenza fisica e/o sessuale dal partner. Nel nuovo studio si parla di una su sette negli ultimi mesi del 2018. Numeri. Vite. Esistenze. Spezzate, visto che la prevalenza dei casi riguarda in particolare le adolescenti e le giovanissime, dai 15 ai 24 anni. Laddove, insomma, la ragazza diventa donna, si iniziano a costruire relazioni e a scoprire la propria femminilità, l’uomo interviene maggiormente a spezzare, con violenza e soprusi, quel fiore che sta sbocciando. La percentuale scende al 23% se invece si considerano le donne con più di 60 anni.

Reggio Emilia: 15enne denuncia stupro di gruppo, arrestato un coetaneo
Il report dell’Oms prende in considerazione 300 indagini in 18 anni

Numeri, vite, esistenze. Che vanno a comporre le oltre 300 indagini (effettuate nell’arco temporale 2000-2018) su 161 paesi e circa 2 milioni di donne dai 15 anni in su, prese in considerazione per il report. Alcune di esse, poche vista la difficoltà nel denunciare gli abusi, partono da testimonianze dirette. Per questo l’Organizzazione stessa teme che la percentuale di vittime, quella vera, possa essere molto più alta di quel 27%. Anche perché in questo contesto si affronta solo il maltrattamento fisico, mentre l’Oms sta lavorando per denunciare anche i comportamenti psicologici dannosi e altrettanto distruttivi.

La pandemia ha aggravato la situzione

In Italia secondo l’Istat il 31,5% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale

Tornando all’Agenda 2030, secondo una delle autrici della ricerca, Claudia García-Moreno, i governi mondiali sono ancora molto –troppo– lontani del proporre strategie concrete in linea con gli obiettivi. Anche se questo studio non riguarda il periodo della pandemia, aggiunge la funzionaria dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, moltissime altre ricerche hanno invece evidenziato quanto l’emergenza sanitaria abbia aggravato il fenomeno della violenza domestica, portando le donne all’isolamento, depressione, ansia e, soprattutto, all’impossibilità di rivolgersi ai servizi di supporto. Guardando all’Italia, nei due anni di Covid, più di 15 mila donne hanno avviato un percorso nei centri anti violenza. Questo a testimonianza di come, inevitabilmente, le restrizioni – necessarie – per contenere il virus, abbiano influito in negativo in un contesto già di per sé drammatico: nel nostro Paese almeno il 31,5% delle donne ha subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita (Istat). Più di una sua tre. Dato che, inutile girarci intorno, quando tra qualche anno verrà analizzato nel contesto – speriamo – della pandemia ormai terminata, sarà quasi sicuramente molto più alto.

 

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  • ✨Tra i pretendenti a un ruolo di protagonista del 73° Sanremo, Ariete è probabilmente quella con l’"X factor" più alto. E non tanto per aver partecipato da ragazzina al talent di Sky o per quel "non so che" capace di differenziare tutto quel che fa, ma perché in due anni è riuscita a diventare la musa “indie“ della Generazione X. 

Arianna Del Giaccio mostra la timidezza della debuttante. E che lei sia una "nuova persona" portata a cadere nei "soliti vecchi errori" lo racconta parlando del debutto davanti al popolo del Festival con Mare di guai, ballata in cui racconta la fine della relazione con la sua ex.

«Gli squali che si aggirano nella vasca di cui parlo sono le mie insicurezze e le mie ansie. Il peso delle aspettative, anche se non provo sensi di inadeguatezza verso quel che faccio. I pescecani basta conoscerli per sapere che non sono tutti pericolosi.»

 Intervista a cura di Andrea Spinelli ✍

#lucenews #qn #ariete #sanremo2023
  • Più luce, meno stelle. Un paradosso, se ci pensate. Più illuminiamo le nostre città, più lampioni, fari, led, laser puntiamo sulla terra, meno stelle e porzioni di cielo vediamo. 

Accade perché, quasi senza accorgercene, di anno in anno, cancelliamo dalla nostra vista qualche decina di quei 4.500 puntini luminosi che in condizioni ottimali dovremmo riuscire a vedere la notte, considerato che il cielo risulta popolato da circa 9.000 stelle, di cui ciascuno di noi può osservare solo la metà per volta, ovvero quelle del proprio emisfero. 

In realtà, già oggi, proprio per colpa dell’inquinamento luminoso, ne vediamo solo poche centinaia. E tutto lascia pensare che questa cifra si ridurrà ulteriormente, con un ritmo molto rapido. Al punto tale che, in pochi anni, la costellazione di Orione, potrebbe perdere la sua caratteristica ‘cintura’.

Secondo quanto risulta da uno studio pubblicato su “Science”, basato sulle osservazioni di oltre 50mila citizen scientist, solo tra il 2011 e il 2022, ogni anno il cielo in tutto il Pianeta è diventato in media il 9,6% più luminoso, con una forchetta di valori che non supera il 10% ma non scende mai sotto il 7%. Più di quanto percepito finora dai satelliti preposti a monitorare la quantità di luce nel cielo notturno. Secondo le misurazioni effettuate da questi ultimi infatti, tra 1992 e 2017 il cielo notturno è diventato più luminoso di meno dell’1,6% annuo.

“In un periodo di 18 anni, questo tasso di cambiamento aumenterebbe la luminosità del cielo di oltre un fattore 4”, scrivono i ricercatori del Deutsches GeoForschungs Zentrum di Potsdam, in Germania, e del National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory di Tucson, negli Stati Uniti. Una località con 250 stelle visibili, quindi, vedrebbe ridursi il numero a 100 stelle visibili. 

Il pericolo più che fondato, a questo punto, è che di questo passo inizieranno a scomparire dalla nostra vista anche le costellazioni più luminose, comprese quelle che tuti sono in grado di individuare con estrema facilità.

L
  • Per la prima volta nella storia del calcio, un arbitro ha estratto il cartellino bianco. No, non si tratta di un errore: se il giallo e il rosso fanno ormai parte di tantissimi anni delle regole del gioco ed evidenziano un comportamento scorretto, quello bianco vuole invece "premiare", in maniera simbolica, un gesto di fair play. Il tutto è avvenuto in Portogallo, durante un match di coppa nazionale tra il Benfica e lo Sporting Lisbona femminile.

Benfica-Sporting Lisbona femminile, quarti di finale della Coppa del Portogallo. I padroni di casa si trovano in vantaggio per 3-0 e vinceranno la sfida con un netto 5-0, ma un episodio interrompe il gioco: un tifoso sugli spalti accusa un malore, tanto che gli staff medici delle due squadre corrono verso le tribune per soccorrerlo. Dopo qualche minuto di paura, non solo per le giocatrici in campo ma anche per gli oltre quindicimila spettatori presenti allo stadio, il supporter viene stabilizzato e il gioco può riprendere. Prima, però, la direttrice di gara Catarina Campos effettua un gesto che è destinato a rimanere nella storia del calcio: estrae il cartellino bianco nei confronti dei medici delle due squadre.

Il cartellino bianco non influenza in alcun modo il match, né il risultato o il referto arbitrale; chissà che, da oggi in poi, gli arbitri non cominceranno ad agire più spesso, per esaltare un certo tipo di condotta eticamente corretta portata avanti anche dai calciatori.

#lucenews #cartellinobianco #calcio #fairplay
  • Son tutte belle le mamme del mondo. Soprattutto… quando un bambino si stringono al cuor… I versi di un vecchio brano ricordano lo scatto che sta facendo il giro del web. Quella di una madre che allatta il proprio piccino sul posto di lavoro. In questo caso la protagonista è una supermodella –  Maggie Maurer – che ha postato uno degli scatti più teneri e glamour di sempre. La super top si è fatta immortalare mentre nutre al seno la figlia Nora-Jones nel backstage dello show couture di Schiaparelli, tenutosi a Parigi.

La top model americana 32enne, che della maison è già musa, tanto da aver ispirato una clutch – non proprio una pochette ma una borsa che si indossa a mano che riproduce il suo volto –  nell’iconico scatto ha ancora il viso coperto dal make-up dorato realizzato dalla truccatrice-star Path McGrath, ed è coperta solo sulle spalle da un asciugamano e un telo protettivo trasparente. 

L’immagine è forte, intensa, accentuata dalla vernice dorata che fa apparire mamma Maurer come una divinità dell’Olimpo, una creatura divina ma squisitamente terrena, colta nel gesto di nutrire il proprio piccolo.

Ed è un’immagine importante, perché contribuisce a scardinare lo stigma dell’allattamento al seno in pubblico, sul luogo di lavoro e in questo caso anche sui social, su cui esistono ancora molti tabù. L’intera gravidanza di Maggie Maurer è stata vissuta in chiave di empowerment, e decisamente glamour. Incinta di circa sei mesi, ha sfilato per Nensi Dojaka sfoggiando un capo completamente trasparente della collezione autunno inverno 2022, e con il pancione.

Nell’intimo post su Instagram, Maggie Maurer ha deciso quindi condividere con i propri follower la sua immagine che la ritrae sul luogo di lavoro con il volto dipinta d’oro, una parte del suo look, pocoprima di sfilare per la casa di moda italiana, Schiaparelli. In grembo, ha sua figlia, che sta allattando dietro le quinte della sfilata. Le parole scritte a finco della foto, la modella ha scritto “#BTS #mommy”, evidenziando il lavoro senza fine della maternità, nonostante i suoi successi.

di Letizia Cini ✍🏻

#lucenews #maggiemaurer #materintà #mommy
Un quadro agghiacciante, di quelli che gelano il sangue e fanno riflettere su quanto ancora, su determinate questioni, l'umanità non si sia evoluta di pari passo con il passare del tempo. Due milioni di donne in 161 Paesi nei primi 18 anni (2000-2018) del XXI secolo. Sono questi i dati di partenza di un importante studio comparativo condotto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a livello internazionale. Quella che emerge dal report Global, regional, and national prevalance estimates of physical or sexual, or both, intimate partner violence against women in 2018, pubblicato sulla rivista scientifica inglese The Lancet, è una panoramica a dir poco inquietante: nel mondo il 27% delle donne di età compresa tra i 15 e i 49 anni ha subito violenza fisica da parte del partner di sesso maschile e il 24% di loro raggiungeva appena i 19 anni.
Il 27% delle donne tra 15 e 49 anni ha subito violenza almeno una volta nella vita

La violenza nel mondo

Solo i 19 anni. Immaginatevi cosa voglia dire subire violenza quando si è poco più che adolescenti, quando il nostro corpo, spesso appena trasformatosi in quello di una donna, viene violato con la forza lasciando segni che non se ne andranno mai più. Pensateci. Ecco. È quello che è accaduto a milioni di ragazze. E poi si parla di evoluzione della specie... Nella ricerca si dà conto anche della distribuzione territoriale di questa piaga sociale: la prevalenza dei casi di violenza da parte degli uomini è stata riscontrata – sorprendentemente ma non troppo – in Oceania (49%), seguita poi dall'Africa subsahariana centrale (44%), dai paesi andini (38%), nell'Asia meridionale (35%;) e nell'Africa settentrionale e in Medio Oriente (31%). Fanalini di coda, in positivo, l'Europa occidentale (20%), l'Asia centrale (18%) e di nuovo la sezione centrale del vecchio continente (16%). Insomma volendola vedere come un'equazione, a maggior ricchezza corrisponde minore violenza.

Global Database on the Prevalence of Violence Against Women

violenza-donne-braccialetto-elettronico
L'obiettivo 5 dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite chiede ai governi di "Eliminare ogni forma di violenza nei confronti di donne e bambine"
La ricerca dell'Oms si basa sulle fonti raccolte dall'istituto delle Nazioni Unite, che si occupa di raccogliere storie, numeri, dati sulla violenza di genere a livello internazionale. Il Global Database on the Prevalence of Violence Against Women, però, oltre a stilare una mappa della violenza, vuole offrire anche informazioni complete e più aggiornate possibili sulle misure intraprese dai vari governi mondiali per contrastarla, agevolando così scambi di esperienze e proposte efficaci. Infine l'obiettivo è quello di diffondere i dati per consentirne lo studio, con un campione rappresentativo del 90% dell'universo femminile, in modo da proporre a sua volta risposte concrete contro uno de fenomeni più radicati e terribili dei nostri giorni. Tanto che, le stesse Nazioni Unite, nell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, all'obiettivo n. 5 chiedono di: "Eliminare ogni forma di violenza nei confronti di donne e bambine, sia nella sfera privata che in quella pubblica, compreso il traffico di donne e lo sfruttamento sessuale e di ogni altro tipo".

Una su tre fino al 2010

Secondo le stime che l'Oms aveva pubblicato nel 2013, fino al 2010 quasi una donna su tre ha subito violenza fisica e/o sessuale dal partner. Nel nuovo studio si parla di una su sette negli ultimi mesi del 2018. Numeri. Vite. Esistenze. Spezzate, visto che la prevalenza dei casi riguarda in particolare le adolescenti e le giovanissime, dai 15 ai 24 anni. Laddove, insomma, la ragazza diventa donna, si iniziano a costruire relazioni e a scoprire la propria femminilità, l'uomo interviene maggiormente a spezzare, con violenza e soprusi, quel fiore che sta sbocciando. La percentuale scende al 23% se invece si considerano le donne con più di 60 anni.
Reggio Emilia: 15enne denuncia stupro di gruppo, arrestato un coetaneo
Il report dell'Oms prende in considerazione 300 indagini in 18 anni
Numeri, vite, esistenze. Che vanno a comporre le oltre 300 indagini (effettuate nell'arco temporale 2000-2018) su 161 paesi e circa 2 milioni di donne dai 15 anni in su, prese in considerazione per il report. Alcune di esse, poche vista la difficoltà nel denunciare gli abusi, partono da testimonianze dirette. Per questo l'Organizzazione stessa teme che la percentuale di vittime, quella vera, possa essere molto più alta di quel 27%. Anche perché in questo contesto si affronta solo il maltrattamento fisico, mentre l'Oms sta lavorando per denunciare anche i comportamenti psicologici dannosi e altrettanto distruttivi.

La pandemia ha aggravato la situzione

In Italia secondo l'Istat il 31,5% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale
Tornando all'Agenda 2030, secondo una delle autrici della ricerca, Claudia García-Moreno, i governi mondiali sono ancora molto –troppo– lontani del proporre strategie concrete in linea con gli obiettivi. Anche se questo studio non riguarda il periodo della pandemia, aggiunge la funzionaria dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, moltissime altre ricerche hanno invece evidenziato quanto l'emergenza sanitaria abbia aggravato il fenomeno della violenza domestica, portando le donne all'isolamento, depressione, ansia e, soprattutto, all'impossibilità di rivolgersi ai servizi di supporto. Guardando all'Italia, nei due anni di Covid, più di 15 mila donne hanno avviato un percorso nei centri anti violenza. Questo a testimonianza di come, inevitabilmente, le restrizioni – necessarie – per contenere il virus, abbiano influito in negativo in un contesto già di per sé drammatico: nel nostro Paese almeno il 31,5% delle donne ha subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita (Istat). Più di una sua tre. Dato che, inutile girarci intorno, quando tra qualche anno verrà analizzato nel contesto – speriamo – della pandemia ormai terminata, sarà quasi sicuramente molto più alto.  
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