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Home » Attualità » Non seguono l’ora di religione a scuola: bambini lasciati fuori dal Duomo durante la gita

Non seguono l’ora di religione a scuola: bambini lasciati fuori dal Duomo durante la gita

Venezia, la denuncia di due mamme che raccontano la vicenda 'discriminatoria' avvenuta tra gli alunni della scuola elementare di San Donà di Piave

Marianna Grazi
1 Giugno 2022
religione a scuola

Cinque bambini che non seguono l'ora di religione a San Donà sono stati esclusi dalla visita ai dipinti del Duomo

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Niente visita ai dipinti del Duomo perché hanno scelto di non frequentare l’ora di religione. È quanto accaduto a cinque bambini e bambine di una scuola elementare di San Donà di Piave, Venezia, che durante la gita scolastica, lo scorso 20 maggio, si sono dovuti accontentare di rimanere all’esterno della cattedrale aspettando che i loro compagni e le maestre terminassero di ammirare le opere all’interno.

La denuncia delle mamme

bambini in gita san donà
Cinque bambini di scuola elementare che non seguono l’ora di religione sono stati esclusi dalla visita ai dipinti e ai mosaici del Duomo di San Donà

Chi non frequenta l’ora di religione in classe non ha neppure il ‘pass’ per la visita, durante la gita, all’interno del Duomo di San Donà e ai mosaici realizzati da padre Marko Rupnik. A denunciare l’accaduto sono due mamme di altrettante bambine escluse dalla gita per questa loro ‘mancanza’. Quando le due scolaresche, di quarta e quinta elementare, stavano per accedere all’edificio sacro, agli alunni esentati dall’ora di religione è stato chiesto di attendere fuori della chiesa, mentre i compagni iniziavano la visita di mosaici. I cinque piccoli si sono quindi ‘accomodati’ sui gradini esterni aspettando pazientemente la fine della visita, sorvegliati a turno da una maestra, visto che le due classi si sono alternate all’interno della Cattedrale. “A mia figlia sono state consegnate delle parole crociate come passatempo“, ha detto una delle due mamme. La donna ha riferito che la coordinatrice scolastica “si è giustificata al telefono sostenendo che i mosaici rappresentano scene di Eucarestia e per questo motivo ha deciso, assieme alle altre maestre, di escludere tutti i bambini che non frequentano l’ora di religione”. E chi se ne importa del valore artistico delle stesse opere, quello che conta è che gli studenti che non seguono religione non siano ‘influenzati’ nel vedere una scena sacra.

Il dibattito

Ora di religione a scuola
I bambini seguono l’ora di religione a scuola

Attualmente l’ora di religione a scuola è regolata dal Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica del 1929, aggiornato nella seconda metà degli anni ’80 – soprattutto in termini di laicità –, e prevede che in tutte le scuole italiane siano riservate lezioni settimanali facoltative  e non più obbligatorie all’insegnamento della religione cristiana. La scelta di seguire tali lezioni viene comunicata all’inizio del ciclo di studi e può essere liberamente modificata in sede di iscrizione agli anni scolastici successivi al primo. L’insegnamento delle religioni è presente in quasi tutti i Paesi europei (ad eccezione di Francia, Repubblica Ceca, Slovenia e Albania) con diverse modalità e contenuti.

Rimanendo nel nostro Paese questa ‘materia’ scolastica rappresenta una questione molto delicata perché può creare divisioni tra gli studenti in classe, visto che la nostra società si è evoluta (diventando molto più variegata) mentre l’insegnamento è rimasto sempre lo stesso. Essendo un’ora facoltativa è previsto l’esonero per coloro che non intendono seguirla perché professano altre fedi o semplicemente perché non interessati, che dovrebbero però avere diritto ad un’alternativa. Che resta, però, difficile da attuare in modo efficace, spesso per scarsità di mezzi e risorse da parte degli istituti scolastici. E allora per gli studenti atei, ebrei, musulmani, evangelisti, valdesi e così via non resta che continuare a protestare contro quella che, a tutti gli effetti, è un’ora di scuola persa. C’è perfino chi la considera una sorta di estensione del catechismo, e non ha tutti i torti: nel sistema scolastico italiano vige un insegnamento ancora confessionale, pur avendo subito modifiche, ma non significative. Ma da qui a escludere gli studenti che si sono avvalsi del loro diritto di scelta dalla visita ad un’importantissima chiesa dal valore non solo religioso ma anche artistico ne passa di acqua sotto i ponti. Soprattutto quando questo accade a scuola, nell’istituzione che dovrebbe educare all’integrazione e non certo all’emarginazione.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Niente visita ai dipinti del Duomo perché hanno scelto di non frequentare l'ora di religione. È quanto accaduto a cinque bambini e bambine di una scuola elementare di San Donà di Piave, Venezia, che durante la gita scolastica, lo scorso 20 maggio, si sono dovuti accontentare di rimanere all'esterno della cattedrale aspettando che i loro compagni e le maestre terminassero di ammirare le opere all'interno.

La denuncia delle mamme

bambini in gita san donà
Cinque bambini di scuola elementare che non seguono l'ora di religione sono stati esclusi dalla visita ai dipinti e ai mosaici del Duomo di San Donà
Chi non frequenta l'ora di religione in classe non ha neppure il 'pass' per la visita, durante la gita, all'interno del Duomo di San Donà e ai mosaici realizzati da padre Marko Rupnik. A denunciare l'accaduto sono due mamme di altrettante bambine escluse dalla gita per questa loro 'mancanza'. Quando le due scolaresche, di quarta e quinta elementare, stavano per accedere all'edificio sacro, agli alunni esentati dall'ora di religione è stato chiesto di attendere fuori della chiesa, mentre i compagni iniziavano la visita di mosaici. I cinque piccoli si sono quindi 'accomodati' sui gradini esterni aspettando pazientemente la fine della visita, sorvegliati a turno da una maestra, visto che le due classi si sono alternate all'interno della Cattedrale. "A mia figlia sono state consegnate delle parole crociate come passatempo", ha detto una delle due mamme. La donna ha riferito che la coordinatrice scolastica "si è giustificata al telefono sostenendo che i mosaici rappresentano scene di Eucarestia e per questo motivo ha deciso, assieme alle altre maestre, di escludere tutti i bambini che non frequentano l'ora di religione". E chi se ne importa del valore artistico delle stesse opere, quello che conta è che gli studenti che non seguono religione non siano 'influenzati' nel vedere una scena sacra.

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Attualmente l'ora di religione a scuola è regolata dal Concordato tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica del 1929, aggiornato nella seconda metà degli anni '80 – soprattutto in termini di laicità –, e prevede che in tutte le scuole italiane siano riservate lezioni settimanali facoltative  e non più obbligatorie all'insegnamento della religione cristiana. La scelta di seguire tali lezioni viene comunicata all'inizio del ciclo di studi e può essere liberamente modificata in sede di iscrizione agli anni scolastici successivi al primo. L'insegnamento delle religioni è presente in quasi tutti i Paesi europei (ad eccezione di Francia, Repubblica Ceca, Slovenia e Albania) con diverse modalità e contenuti. Rimanendo nel nostro Paese questa 'materia' scolastica rappresenta una questione molto delicata perché può creare divisioni tra gli studenti in classe, visto che la nostra società si è evoluta (diventando molto più variegata) mentre l'insegnamento è rimasto sempre lo stesso. Essendo un'ora facoltativa è previsto l'esonero per coloro che non intendono seguirla perché professano altre fedi o semplicemente perché non interessati, che dovrebbero però avere diritto ad un'alternativa. Che resta, però, difficile da attuare in modo efficace, spesso per scarsità di mezzi e risorse da parte degli istituti scolastici. E allora per gli studenti atei, ebrei, musulmani, evangelisti, valdesi e così via non resta che continuare a protestare contro quella che, a tutti gli effetti, è un'ora di scuola persa. C'è perfino chi la considera una sorta di estensione del catechismo, e non ha tutti i torti: nel sistema scolastico italiano vige un insegnamento ancora confessionale, pur avendo subito modifiche, ma non significative. Ma da qui a escludere gli studenti che si sono avvalsi del loro diritto di scelta dalla visita ad un'importantissima chiesa dal valore non solo religioso ma anche artistico ne passa di acqua sotto i ponti. Soprattutto quando questo accade a scuola, nell'istituzione che dovrebbe educare all'integrazione e non certo all'emarginazione.
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