Ma voi conoscete l’incredibile potere delle ostriche?

Il progetto Billion oyster, che prevede di allevare un miliardo di ostriche entro il 2035, è impegnato a ricreare un ecosistema sostenibile intorno ai banchi di molluschi, nell'intento di ripristinare la propria barriera anti-erosione. E si moltiplicano gli usi della polvere dei gusci

di DOMENICO GUARINO
4 giugno 2025
Allevamento di ostriche

Allevamento di ostriche

Allevare un miliardo di ostriche entro il 2035 per rigenerare il porto di New York. Un progetto che unisce giovani, scuole e ristoratori e che cresce di anno in anno. Tutto nasce nel 2012, quando l’uragano Sally colpisce New York, ferendo diverse centinaia di persone e danneggiando case ed attività economiche. In quel frangente a essere colpite gravemente furono anche le attività di acquacoltura e gli allevamenti di ostriche che da quelle parti coprono un’estensione pari a 90mila ettari.

Queste ostriche oltre a fornire alimenti, hanno anche la capacità di filtrare l’acqua, depurandola dai nitrati e da metalli, tossine e batteri: si pensi che una singola ostrica è in grado di filtrare fino a 50 litri d’acqua al giorno. Senza contare che le ostriche agiscono anche come frangiflutti naturali lungo le coste, riducendo la forza con cui le onde degli uragani e altre tempeste colpiscono la terraferma. Per questo il progetto Billion oyster è impegnato a ricreare un ecosistema sostenibile intorno ai banchi di ostriche, nell'intento di ripristinare la propria barriera anti-erosione, attirando anche altre specie in maniera da ricostruire la catena alimentare.

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Il progetto si basa su una sinergia di attori economici e volontari. I ristoratori che comprano ostriche in diverse zone degli Stati Uniti, donano poi le conchiglie ai volontari che allevano le larve prima del trasferimento in mare. Il metodo sta funzionando e i primi risultati si cominciamo a vedere. Del resto sulle ostriche, come sugli altri molluschi, si è appuntata da tempo l’attenzione delle associazioni e delle imprese che si occupano di riciclaggio e sostenibilità ambientale. Il consumo dei molluschi infatti è sempre più diffuso in tutto il mondo: solo in Francia vengono scartate ogni anno 150.000 tonnellate di gusci di ostriche, ma anche in Italia il consumo è assai imponente. I gusci degli animali consumati rappresentano dunque un bel banco di prova: se dispersi semplicemente nell’ambiente inquinano, se invece correttamente smaltiti possono dar vita a nuovi materiali e a nuovi sorprendenti usi.

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A parte il ripristino delle barriere frangiflutti e depuracque nel porto di New York, l’azienda produttrice di abbigliamento per il surf Soöruz di Charente-Maritimes, La Rochelle, in Francia, ha ottenuto dalla polvere di guscio d’ostrica una innovativa schiuma isolante da inserire tra il tessuto interno ed esterno delle mute da surf, per renderle impermeabili ed estremamente confortevoli. Nel 2018, sono stati effettuati i primi test di frantumazione del guscio d’ostrica a La Rochelle, e i risultati della ricerca hanno permesso di creare due nuovi materiali, il Biöprene (un mix di polvere di ostrica, gomma naturale, canna da zucchero, olio vegetale non alimentare) e l’Oysterprene©.

Il processo consiste nel sostituire il calcare con il prodotto naturale, riciclato e rinnovabile ottenuto dalla macinazione dei gusci di ostriche. Questa soluzione permette di non perdere l’efficienza tecnica delle mute favorendo la sostenibilità ambientale senza costi aggiuntivi per il cliente. Dal riciclaggio dei gusci la società Ovive, sempre a Charente-Maritimes, ottiene invece oggetti da bagno e montature per occhiali alla moda. Mentre in Sardegna, a Olbia, Il progetto P.ri.s.ma.Med prevede il riuso delle conchiglie delle ostriche, delle arselle e delle cozze per creare oggetti per il design e la moda, e una polvere da usare in agricoltura come correttore del ph del terreno per la coltivazione degli ortaggi.

E non è finita qui. In Inghilterra la catena di ristoranti di Londra The Wright Brothers, specializzata in frutti di mare, ha lanciato un gin realizzato anche con i gusci delle ostriche Carlingford, l’Half Shell Gin. Per l’oyster gin le ostriche vengono macerate a freddo in alcol neutro e poi distillate, bilanciando il sapore con alghe e altri ingredienti, come il ginepro e il limone di Amalfi. Da citare anche il progetto di alcuni ricercatori francesi stanno trasformando i gusci delle ostriche scartate in cemento ecologico con emissioni di CO₂ significativamente inferiori. Tra le sperimentazioni in corso merita indubbiamente una menzione Oyster2Life, un progetto presentato dal team di studenti del Politecnico di Milano, vincitore della settima edizione della National Competition di Enactus Italia 2023 che si propone di ricostituire l’ecosistema marino tramite il riutilizzo di gusci di ostriche oltre a sensibilizzare la popolazione sull’importanza di preservare i nostri mari.