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Home » Attualità » Padova, la preside agli studenti: “Non indossate abiti balneari a scuola”

Padova, la preside agli studenti: “Non indossate abiti balneari a scuola”

Polemica al liceo scientifico Eugenio Curiel dove la dirigente scolastica ha inviato una circolare agli studenti con oggetto "Abbigliamento consono e adeguato al contesto". Pochi giorni fa a Cosenza una vicepreside ha coperto con dello scotch i jeans strappati di una studentessa

Remy Morandi
28 Maggio 2022
liceo padova abiti balneari

liceo padova abiti balneari

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L’estate è alle porte, e il clima nelle scuole (non solo la temperatura) è già molto caldo. Una nuova polemica sul dress code scolastico è scoppiata a Padova, dove, al liceo scientifico Eugenio Curiel, le studentesse e gli studenti hanno ricevuto una circolare dalla dirigente scolastica che li invita a “non indossare abiti balneari a scuola”. La richiesta della dirigente a* ragazz* del liceo è quella di ricordarsi, nonostante il caldo e l’estate, di indossare un abbigliamento “consono” e appropriato al contesto scolastico. Immediatamente è scattata la protesta degli studenti e delle studentesse del liceo scientifico. “Che cosa significa abbigliamento consono?”, si chiedono i ragazzi, secondo quanto riportato da Il Mattino di Padova e da Repubblica.

Al liceo scientifico Eugenio Curiel di Padova la dirigente scolastica ha inviato una circolare agli studenti chiedendo loro di “non indossare abiti balneari” (Foto Ansa)

Tutto è iniziato lunedì scorso – riporta il Mattino di Padova – quando la dirigente scolastica del liceo scientifico Eugenio Curiel ha inviato una circolare con oggetto “Abbigliamento consono e adeguato al contesto” alle studentesse e agli studenti della scuola. In poche righe la preside ha invitato ragazze e ragazzi a “non indossare abiti più adatti all’ambiente balneare che a quello scolastico”.

La protesta degli studenti è scattata subito. Molti si sono chiesti che cosa voglia dire in sostanza “abbigliamento consono” e soprattutto cosa sarebbero quegli “abiti balneari” da non portare a scuola. In tanti hanno attaccato la dirigente scolastica e la decisione di inviare quella circolare. La preside e la scuola hanno un “senso del pudore come nel secolo scorso”, protestano i ragazzi secondo quanto riportato da Repubblica. E ancora: “Perché una canottiera indossata da una ragazza non suscita lo stesso scalpore se indossata da un ragazzo?”, si chiedono gli studenti.

Anche su Twitter è immediatamente rimbalzata la notizia. Alcuni, soprattutto giovani, difendono la protesta degli studenti del liceo scientifico. Molti altri però sostengono che la dirigente scolastica abbia ragione. “La preside ha ragione – scrive C. su Twitter -, e sono certo che anche molte altre ragazze (se non la maggioranza) siano d’accordo”. Un docente di italiano, si definisce così sui social, dice di dar ragione alla dirigente: “Il senso del pudore non è del secolo scorso. Il decoro si conviene in ogni epoca. Gli abiti balneari a scuola non vanno bene. La scuola non è un lido. L’educazione al rispetto dei luoghi è importante, senza fare i bacchettoni”, commenta L. su Twitter. Alex Bazzaro, deputato della Lega, polemizza: “Gli abiti balneari no. La mascherina sì”.

Polemica a parte, va comunque tenuto in considerazione che non è la prima volta che una circolare del genere viene inviata agli studenti. Basta scrivere “abbigliamento consono e adeguato al contesto” su Google per rendersi conto che molti altri istituti hanno mandato una simile direttiva ai ragazzi. Quattro giorni fa l’Istituto Comprensivo di Monselice ‘G. Zanellato’, sempre a Padova, ha pubblicato una nota sul proprio sito in cui “si ricorda al personale, agli alunni e ai genitori che la scuola è un ambiente educativo e un luogo istituzionale che merita adeguato rispetto e ciò implica che ciascuno lo frequenti indossando un abbigliamento sobrio e decoroso, consono all’ambiente scolastico”. E ancora, scrive il dirigente dell’Istituto di Padova: “Si precisa che non è consentito indossare, per i motivi su riportati, abiti che evochino tenute estive. Tutti sono invitati a mantenere in ogni momento della vita scolastica un comportamento serio, educato e corretto anche nell’abbigliamento”. E a tal proposito, il dirigente cita l’articolo 5 del Regolamento d’Istituto: “Gli alunni devono presentarsi a scuola e in occasione delle uscite didattiche, vestiti in ordine e puliti; abiti e calzature devono essere decorosi e consoni all’ambiente scolastico ed extra scolastico. Un abbigliamento non rispondente ai presenti dettami può essere passibile di richiamo“.

Al liceo Lucrezia della Valle di Cosenza la vicepreside ha coperto con dei pezzi di scotch i jeans strappati di una studentessa

Cosenza, scotch sui jeans strappati della studentessa

Se dunque chiedere un abbigliamento consono agli studenti di una scuola non sembra essere proprio una novità, la notizia della circolare della dirigente scolastica di Padova è salita alla ribalta dopo che pochi giorni fa era scoppiata una bufera per quanto avvenuto in un liceo a Cosenza. La vicepreside del liceo Lucrezia della Valle ha coperto con dei pezzi di scotch i jeans strappati di una studentessa. La vicenda è stata denunciata, con un post su Facebook, dal Fronte della gioventù comunista che venerdì 27 maggio ha tenuto un flash mob davanti all’istituto scolastico. Pochi gli stuenti presenti perché a detta dei manifestanti una circolare della dirigente avrebbe minacciato provvedimenti contro chi si fosse assentato.

Un gruppo di giovani comunque si è presentato al flash mob davanti alla scuola. Alcune ragazze hanno provocatoriamente indossato jeans con del nastro adesivo ed è stato esposto uno striscione con scritto: “Il vostro decoro è violenza e repressione, no alla scuola dei padroni”.

 

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  • Sono tre, per il momento, gli istituti superiori che si sono candidati ad accogliere Nina Rosa Sorrentino, la studentessa disabile di 19 anni che non può sostenere la maturità al liceo Sabin di Bologna (indirizzo Scienze umane) e che i genitori hanno per questo motivo ritirato da scuola.

La storia è nota: la studentessa ha cominciato il suo percorso di studi nel liceo di via Matteotti seguendo il programma differenziato. Già al terzo anno i genitori avevano chiesto di passare al programma degli obiettivi minimi che si può concludere con l’Esame di Stato, mentre quello differenziato ha solo la "certificazione delle competenze".

Il Consiglio di classe aveva respinto la richiesta della famiglia, anche perché passare agli obiettivi minimi avrebbe implicato esami integrativi. Da qui la decisione della famiglia, avvenuta giusto una settimana fa, di ritirare Nina da scuola – esattamente un giorno prima che i giorni di frequenza potessero essere tali da farle comunque ottenere la "certificazione delle competenze" – in modo tale che possa provare a sostenere la Maturità in un altro istituto del capoluogo emiliano.

Sulla storia di Nina, ieri, è tornata anche la ministra per la Disabilità, Alessandra Locatelli, che alla Camera ha risposto, durante il question time, a una domanda sulle iniziative volte a garantire l’inclusione sociale e lavorativa delle persone con sindrome di Down presentata dal capogruppo di FdI, Tommaso Foti.

"C’è ancora un po’ di strada da fare se una ragazza con la sindrome di Down non viene ammessa all’esame di maturità – ha detto la ministra –. Se non si è stati in grado di usare tutte le strategie possibili e l’accomodamento ragionevole, come previsto dalla Convenzione Onu per i diritti delle persone disabili che in Italia è legge; se non si è stati in grado di valorizzare i punti di forza dei ragazzi che non chiedono di essere promossi automaticamente ma di avere un’occasione e un’opportunità."

#lucenews #lucelanazione #ninasorentino #disabilityinclusion #bologna
  • “Ho fatto la storia”. Con queste parole Alex Roca Campillo ha postato sul suo account Twitter il video degli ultimi, emozionanti, metri della maratona di Barcellona.

Ed effettivamente un record Alex l’ha scritto: è la prima persona al mondo con una disabilità al 76 per cento a riuscire a percorrere la distanza di 42 km e 195 metri.
Alex ha concluso la sua gara in 5 ore 50 minuti e 51 secondi, ma il cronometro in questa situazione è passato decisamente in secondo piano. “tutto questo è stato possibile grazie alle mia squadra. Grazie a tutti quelli che dal bordo della strada mi hanno spinto fino al traguardo. Non ho parole”.

#lucenews #alexrocacampillo #maratonadibarcellona #barcellona
  • In Uganda dirsi gay potrà costare l’ergastolo. Il Parlamento dell’Uganda ha appena approvato una legge che propone nuove e severe sanzioni per le relazioni tra persone dello stesso sesso. Al termine di una sessione molto movimentata e caotica, la speaker del Parlamento Annet Anita Among, dopo il voto finale ha detto: “È stata approvata a tempo record”. La legge, che passa ora nelle mani del presidente Yoweri Museveni, che potrà scegliere se porre il veto o firmarla, propone nuove e molto dure sanzioni per le relazioni omosessuali in un Paese in cui l’omosessualità è già illegale.

La versione finale non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma gli elementi discussi in Parlamento includono che una persona condannata per adescamento o traffico di bambini allo scopo di coinvolgerli in attività omosessuali, rischia l’ergastolo; individui o istituzioni che sostengono o finanziano attività o organizzazioni per i diritti Lgbt, oppure pubblicano, trasmettono e distribuiscono materiale mediatico e testuale a favore degli omosessuali, rischiano di essere perseguiti e incarcerati. 

“Questa proposta di legge – ha detto Asuman Basalirwa, membro del Parlamento che l’ha presentata – è stata concepita per proteggere la nostra cultura, i valori legali, religiosi e familiari tradizionali degli ugandesi e gli atti che possono promuovere la promiscuità sessuale in questo Paese”. Il parlamentare ha poi aggiunto: “Mira anche a proteggere i nostri bambini e giovani che sono resi vulnerabili agli abusi sessuali attraverso l’omosessualità e gli atti correlati”.

Secondo la legge amici, familiari e membri della comunità avrebbero il dovere di denunciare alle autorità le persone omosessuali. Nello stesso disegno di legge, tra l’altro, si introduce la pena di morte per chi abusa dei bambini o delle persone vulnerabili. 

#lucenews #lucelanazione #uganda #lgbtrights
  • Un’altra pagina di storia del calcio femminile è stata scritta. Non tanto per il risultato della partita ma per il record di spettatori presenti. All’Olimpico di Roma andava in scena il match di andata dei quarti di finale di Champions League tra Roma e Barcellona quando si è stabilito un nuovo record: sono state 39.454 infatti le persone che hanno incoraggiato le ragazze fin dal primo minuto superando il precedente di 39.027 stabilito in Juventus-Fiorentina del 24 marzo 2019.

Era l’andata dei quarti di finale che la Roma ha raggiunto alla sua prima partecipazione alla Champions League, ottenuta grazie al secondo posto nell’ultimo campionato. Il Barcellona, campione di Spagna e d’Europa due anni fa, era favorito e in campo lo ha dimostrato, soprattutto nel primo tempo, riuscendo a vincere 1-0. La squadra di casa è stata tenuta a galla dalle parate di Ceasar, migliore in campo, ma ha provato a impensierire la corazzata spagnola nella ripresa dove più a volte ha sfiorato la rete con le conclusioni di Haavi, Giacinti e Giugliano, il primo “numero 10” a giocare all’Olimpico per la Roma dopo il ritiro di Francesco Totti.

✍ Edoardo Martini

#lucenews #lucelanazione #calciofemminile #championsleague
L'estate è alle porte, e il clima nelle scuole (non solo la temperatura) è già molto caldo. Una nuova polemica sul dress code scolastico è scoppiata a Padova, dove, al liceo scientifico Eugenio Curiel, le studentesse e gli studenti hanno ricevuto una circolare dalla dirigente scolastica che li invita a "non indossare abiti balneari a scuola". La richiesta della dirigente a* ragazz* del liceo è quella di ricordarsi, nonostante il caldo e l'estate, di indossare un abbigliamento "consono" e appropriato al contesto scolastico. Immediatamente è scattata la protesta degli studenti e delle studentesse del liceo scientifico. "Che cosa significa abbigliamento consono?", si chiedono i ragazzi, secondo quanto riportato da Il Mattino di Padova e da Repubblica.
Al liceo scientifico Eugenio Curiel di Padova la dirigente scolastica ha inviato una circolare agli studenti chiedendo loro di "non indossare abiti balneari" (Foto Ansa)
Tutto è iniziato lunedì scorso - riporta il Mattino di Padova - quando la dirigente scolastica del liceo scientifico Eugenio Curiel ha inviato una circolare con oggetto "Abbigliamento consono e adeguato al contesto" alle studentesse e agli studenti della scuola. In poche righe la preside ha invitato ragazze e ragazzi a "non indossare abiti più adatti all'ambiente balneare che a quello scolastico". La protesta degli studenti è scattata subito. Molti si sono chiesti che cosa voglia dire in sostanza "abbigliamento consono" e soprattutto cosa sarebbero quegli "abiti balneari" da non portare a scuola. In tanti hanno attaccato la dirigente scolastica e la decisione di inviare quella circolare. La preside e la scuola hanno un "senso del pudore come nel secolo scorso", protestano i ragazzi secondo quanto riportato da Repubblica. E ancora: "Perché una canottiera indossata da una ragazza non suscita lo stesso scalpore se indossata da un ragazzo?", si chiedono gli studenti. Anche su Twitter è immediatamente rimbalzata la notizia. Alcuni, soprattutto giovani, difendono la protesta degli studenti del liceo scientifico. Molti altri però sostengono che la dirigente scolastica abbia ragione. "La preside ha ragione - scrive C. su Twitter -, e sono certo che anche molte altre ragazze (se non la maggioranza) siano d'accordo". Un docente di italiano, si definisce così sui social, dice di dar ragione alla dirigente: "Il senso del pudore non è del secolo scorso. Il decoro si conviene in ogni epoca. Gli abiti balneari a scuola non vanno bene. La scuola non è un lido. L'educazione al rispetto dei luoghi è importante, senza fare i bacchettoni", commenta L. su Twitter. Alex Bazzaro, deputato della Lega, polemizza: "Gli abiti balneari no. La mascherina sì". Polemica a parte, va comunque tenuto in considerazione che non è la prima volta che una circolare del genere viene inviata agli studenti. Basta scrivere "abbigliamento consono e adeguato al contesto" su Google per rendersi conto che molti altri istituti hanno mandato una simile direttiva ai ragazzi. Quattro giorni fa l'Istituto Comprensivo di Monselice 'G. Zanellato', sempre a Padova, ha pubblicato una nota sul proprio sito in cui "si ricorda al personale, agli alunni e ai genitori che la scuola è un ambiente educativo e un luogo istituzionale che merita adeguato rispetto e ciò implica che ciascuno lo frequenti indossando un abbigliamento sobrio e decoroso, consono all'ambiente scolastico". E ancora, scrive il dirigente dell'Istituto di Padova: "Si precisa che non è consentito indossare, per i motivi su riportati, abiti che evochino tenute estive. Tutti sono invitati a mantenere in ogni momento della vita scolastica un comportamento serio, educato e corretto anche nell'abbigliamento". E a tal proposito, il dirigente cita l'articolo 5 del Regolamento d'Istituto: "Gli alunni devono presentarsi a scuola e in occasione delle uscite didattiche, vestiti in ordine e puliti; abiti e calzature devono essere decorosi e consoni all'ambiente scolastico ed extra scolastico. Un abbigliamento non rispondente ai presenti dettami può essere passibile di richiamo".
Al liceo Lucrezia della Valle di Cosenza la vicepreside ha coperto con dei pezzi di scotch i jeans strappati di una studentessa

Cosenza, scotch sui jeans strappati della studentessa

Se dunque chiedere un abbigliamento consono agli studenti di una scuola non sembra essere proprio una novità, la notizia della circolare della dirigente scolastica di Padova è salita alla ribalta dopo che pochi giorni fa era scoppiata una bufera per quanto avvenuto in un liceo a Cosenza. La vicepreside del liceo Lucrezia della Valle ha coperto con dei pezzi di scotch i jeans strappati di una studentessa. La vicenda è stata denunciata, con un post su Facebook, dal Fronte della gioventù comunista che venerdì 27 maggio ha tenuto un flash mob davanti all'istituto scolastico. Pochi gli stuenti presenti perché a detta dei manifestanti una circolare della dirigente avrebbe minacciato provvedimenti contro chi si fosse assentato. Un gruppo di giovani comunque si è presentato al flash mob davanti alla scuola. Alcune ragazze hanno provocatoriamente indossato jeans con del nastro adesivo ed è stato esposto uno striscione con scritto: "Il vostro decoro è violenza e repressione, no alla scuola dei padroni".  
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