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Home » Attualità » Il figlio muore di tumore, il padre di 82 anni ne veglia la tomba da 13 mesi: “Mi siedo e gli parlo”

Il figlio muore di tumore, il padre di 82 anni ne veglia la tomba da 13 mesi: “Mi siedo e gli parlo”

Ogni giorno da 400 giorni Cesare Mascotto va a fare visita al suo Florindo al cimitero di Sarego, in provincia di Vicenza: "Nessun padre dovrebbe sopravvivere ai figli. È un dolore così innaturale e crudele"

Luca Marchetti
5 Maggio 2022
Cesare Mascotto

Cesare Mascotto

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Niente può fermare l’amore di un padre per un figlio, nemmeno la morte. Lo sa bene Cesare Mascotto, 82 anni, che ogni giorno da 13 mesi visita e veglia la tomba del figlio Florindo, morto di tumore a 51 anni. Ogni giorno, da 400 giorni. Al cimitero di Sarego, in provincia di Vicenza.

Cesare Mascotto, 82 anni, veglia la tomba del figlio Florindo, morto di tumore a 51 anni, al cimitero di Sarego, Vicenza (Foto Ansa)

Cesare Mascotto, 82 anni, è un ex imprenditore molto conosciuto a Sarego, un piccolo comune di 6.000 abitanti in provincia di Vicenza. Il signore ogni giorno si reca a trovare la tomba del figlio Florindo, morto a 51 anni di tumore al cimitero del paese. Al signor Mascotto non importa se piove o fa freddo, se c’è troppo sole e fa caldo. Il signor Mascotto, ogni giorno, per delle ore va a trovare il suo Florindo perché il legame che li lega è indissolubile.

L’82enne si sveglia ogni mattina, prende la macchina, e arriva davanti al cancello del cimitero di Sarego. Parcheggia l’auto, tira fuori una sedia pieghevole rossa che un tempo apparteneva al figlio e si siede accanto alla tomba di Florindo. Non lo smuove niente, rimane lì ogni giorno per tre ore la mattina. Poi richiude la sedia, riprende la macchina e torna a casa. E nel pomeriggio, dopo pranzo, il signor Mascotto riprende l’auto, riprende la sedia, e si sistema nuovamente per altrettante ore accanto alla tomba del figlio.

Ma oltre a farlo per amore, il signor Mascotto cerca con quei gesti che ripete ogni giorno di alleviare un dolore insopportabile. “Nessun padre dovrebbe sopravvivere ai figli – dice Cesare Mascotto sulle pagine del Corriere del Veneto -. È un dolore così innaturale e crudele”, aggiunge l’82enne.

Per Cesare Mascotto suo figlio non se n’è andato. Florindo è lì con lui al cimitero. È per questo motivo che l’82enne, come ha detto al Corriere del Veneto, gli parla. Per delle ore. Di quello che gli passa per la testa. Di che cosa ha fatto la mattina, di che cosa ha mangiato a pranzo, delle ultime notizie a Sarego. “Mi siedo qui e gli parlo“, ha detto l’82enne.

All’appuntamento con il figlio Cesare Mascotto non è mai mancato. “Sono sempre venuto tranne che per due giorni perché sono stato al lago Trasimento – racconta l’82enne -. Avevo comprato a mio figlio una casa là perché facesse un po’ di ferie. Era molto stimato da tanti in paese; il giorno del suo funerale c’era talmente tanta gente che le forze dell’ordine sono intervenute per chiedere di sparpagliarsi”.

Cesare Mascotto è ormai diventato il guardiano del cimitero di Sarego. Tutti lo conoscono, tutti lo salutano, tutti rispettano quel signore di 82 anni. “La sua vicenda – commenta Jessica mentre sistema i fiori sulla tomba dei genitori in quel cimitero – racconta la parabola del dolore, quell’equilibrio instabile che solo chi ha veramente sofferto può capire”.

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  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Niente può fermare l'amore di un padre per un figlio, nemmeno la morte. Lo sa bene Cesare Mascotto, 82 anni, che ogni giorno da 13 mesi visita e veglia la tomba del figlio Florindo, morto di tumore a 51 anni. Ogni giorno, da 400 giorni. Al cimitero di Sarego, in provincia di Vicenza.
Cesare Mascotto, 82 anni, veglia la tomba del figlio Florindo, morto di tumore a 51 anni, al cimitero di Sarego, Vicenza (Foto Ansa)
Cesare Mascotto, 82 anni, è un ex imprenditore molto conosciuto a Sarego, un piccolo comune di 6.000 abitanti in provincia di Vicenza. Il signore ogni giorno si reca a trovare la tomba del figlio Florindo, morto a 51 anni di tumore al cimitero del paese. Al signor Mascotto non importa se piove o fa freddo, se c'è troppo sole e fa caldo. Il signor Mascotto, ogni giorno, per delle ore va a trovare il suo Florindo perché il legame che li lega è indissolubile. L'82enne si sveglia ogni mattina, prende la macchina, e arriva davanti al cancello del cimitero di Sarego. Parcheggia l'auto, tira fuori una sedia pieghevole rossa che un tempo apparteneva al figlio e si siede accanto alla tomba di Florindo. Non lo smuove niente, rimane lì ogni giorno per tre ore la mattina. Poi richiude la sedia, riprende la macchina e torna a casa. E nel pomeriggio, dopo pranzo, il signor Mascotto riprende l'auto, riprende la sedia, e si sistema nuovamente per altrettante ore accanto alla tomba del figlio. Ma oltre a farlo per amore, il signor Mascotto cerca con quei gesti che ripete ogni giorno di alleviare un dolore insopportabile. "Nessun padre dovrebbe sopravvivere ai figli - dice Cesare Mascotto sulle pagine del Corriere del Veneto -. È un dolore così innaturale e crudele", aggiunge l'82enne. Per Cesare Mascotto suo figlio non se n'è andato. Florindo è lì con lui al cimitero. È per questo motivo che l'82enne, come ha detto al Corriere del Veneto, gli parla. Per delle ore. Di quello che gli passa per la testa. Di che cosa ha fatto la mattina, di che cosa ha mangiato a pranzo, delle ultime notizie a Sarego. "Mi siedo qui e gli parlo", ha detto l'82enne. All'appuntamento con il figlio Cesare Mascotto non è mai mancato. "Sono sempre venuto tranne che per due giorni perché sono stato al lago Trasimento - racconta l'82enne -. Avevo comprato a mio figlio una casa là perché facesse un po' di ferie. Era molto stimato da tanti in paese; il giorno del suo funerale c'era talmente tanta gente che le forze dell'ordine sono intervenute per chiedere di sparpagliarsi". Cesare Mascotto è ormai diventato il guardiano del cimitero di Sarego. Tutti lo conoscono, tutti lo salutano, tutti rispettano quel signore di 82 anni. "La sua vicenda - commenta Jessica mentre sistema i fiori sulla tomba dei genitori in quel cimitero - racconta la parabola del dolore, quell'equilibrio instabile che solo chi ha veramente sofferto può capire".
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