Main Partner
Partner
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Evento 2022
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
Luce

Home » Attualità » Il Papa agli ambasciatori: “Basta considerare le donne cittadini di seconda classe”

Il Papa agli ambasciatori: “Basta considerare le donne cittadini di seconda classe”

Bergoglio, nel discorso di inizio anno al corpo diplomatico, parla anche della guerra: "Nessuna pace è possibile laddove dilagano strumenti di morte"

Marianna Grazi
9 Gennaio 2023
Papa Francesco pronuncia  il discorso di inizio anno al corpo diplomatico

Papa Francesco pronuncia il discorso di inizio anno al corpo diplomatico

Share on FacebookShare on Twitter

Le crisi in Iran e Afghanistan ma anche guerra in Ucraina e rapporti con la Cina. Papa Francesco incontra gli ambasciatori per il discorso di inizio anno al corpo diplomatico e, come di consueto, il suo discorso abbraccia gran parte dei problemi più urgenti della società mondiale. In primis quello dei conflitti che insanguinano, da nord a sud, da oriente a occidente, il mondo. Ma il suo sguardo si rivolge poi alle donne, ai loro diritti calpestati. “Nonostante gli impegni assunti da tutti gli Stati di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali di ogni persona, ancor oggi, in molti Paesi, le donne sono considerate come cittadini di seconda classe. Sono oggetto di violenze e di abusi e viene loro negata la possibilità di studiare, di lavorare, di esprimere i propri talenti, l’accesso alle cure sanitarie e persino al cibo. Invece, ove i diritti umani sono riconosciuti pienamente per tutti, le donne possono offrire il proprio contributo insostituibile alla vita sociale ed essere prime alleate della pace“.

La pena di morte in Iran e i diritti delle donne

Inevitabile, quindi, i riferimenti a ciò che sta accadendo in Iran dove “Il diritto alla vita è minacciato laddove si continua a praticare la pena di morte“, come sta accadendo in queste settimane nella Repubblica Islamica, “in seguito alle recenti manifestazioni, che chiedono maggiore rispetto per la dignità delle donne. La pena di morte – evidenzia Bergoglio – non può essere utilizzata per una presunta giustizia di Stato, poiché essa non costituisce un deterrente, né offre giustizia alle vittime, ma alimenta solamente la sete di vendetta. Faccio, perciò, appello perché la pena di morte, che è sempre inammissibile poiché attenta all’inviolabilità e alla dignità della persona, sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo”, afferma il Santo Padre.

In Afghanistan e Iran le donne stanno subendo una drammatica cancellazione dei loro diritti

L’educazione matrice di emancipazione

Ma non è solo il ricorso alle esecuzioni capitali, agli arresti e alla violenza a limitare la possibilità delle donne di autodeterminarsi, di godere di diritti e tutele pari agli uomini. Spostandoci poco lontano dalla Repubblica Islamica guidata da Ebrahim Raisi, in Afghanistan i talebani tornati al potere nell’agosto del 2021 hanno messo in atto un piano sistematico di cancellazione delle libertà fondamentali femminili. Papa Francesco, nel discorso agli ambasciatori, mette in evidenza infatti il valore dell’educazione che “esige sempre il rispetto integrale della persona e della sua fisionomia naturale, evitando di imporre una nuova e confusa visione dell’essere umano. Ciò implica integrare i percorsi di crescita umana, spirituale, intellettuale e professionale, permettendo alla persona di affrancarsi da molteplici forme di schiavitù e di affermarsi nella società in modo libero e responsabile. In tal senso, è inaccettabile – ha sottolineato il Papa – che parte della popolazione possa essere esclusa dall’educazione, come sta accadendo alle donne afgane“.

La guerra in Ucraina e nel mondo

Nel suo discorso il Pontefice fa riferimento anche alla guerra: “Occorre scardinare” la logica del riarmo “e procedere sulla via di un disarmo integrale, poiché nessuna pace è possibile laddove dilagano strumenti di morte”. Citando l’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, “un testo estremamente attuale pur essendo mutato gran parte del contesto internazionale”, Francesco ha detto che “la pace è possibile alla luce di quattro beni fondamentali: la verità, la giustizia, la solidarietà e la libertà. Sono questi i capisaldi che regolano sia i rapporti fra i singoli esseri umani che quelli fra le comunità politiche”. Il Santo Padre ha menzionato innanzitutto il conflitto in Ucraina, ma rivolgendosi al corpo diplomatico, ha aggiunto che “la terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo ci porta a considerare altri teatri di tensioni e conflitti”.

Scontri israeliani – palestinesi

Papa Francesco ha citato infatti la Siria come “una terra martoriata” e ha chiesto di evitare che “le sanzioni internazionali imposte abbiano riflessi sulla vita quotidiana di una popolazione che ha già sofferto tanto”. Ma “La Santa Sede segue anche con preoccupazione l’aumento della violenza tra palestinesi e israeliani – ha proseguito -, con la conseguenza drammatica di molte vittime e di una totale sfiducia reciproca. Particolarmente colpita è Gerusalemme, città santa per ebrei, cristiani e musulmani. La vocazione iscritta nel suo nome è di essere Città della Pace, ma purtroppo si trova ad essere teatro di scontri”. Ancora Bergoglio ha citato come teatro di conflitti la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan, dove si recherà a fine mese. Quindi il Caucaso meridionale, lo Yemen, l’Etiopia, e gli altri Paesi africani al centro delle violenze. “Seguo parimenti con particolare attenzione la situazione del Myanmar, che ormai da due anni sperimenta violenza, dolore e morte”, ha concluso il Papa.

Potrebbe interessarti anche

Penélope Cruz (Ansa)
Lifestyle

Penélope Cruz, Elsa Pataky e Paz Vega: le migliori portavoce di un mondo più sostenibile

28 Gennaio 2023
Anna Valle interpreterà Wanda Ferragamo nel docufilm "Illuminate" che andrà in onda su Raitre lunedì 30 gennaio (Instagram)
Spettacolo

Wanda Ferragamo nel tempio delle “Illuminate”, la docuserie su Raitre con protagonista Anna Valle

30 Gennaio 2023
La coltivazione della canapa è una delle più antiche nella storia dell'umanità (Ansa)
Scienze e culture

L’uso di cannabis aumenta la soddisfazione sessuale. I ricercatori: “Riduce le disparità di genere”

31 Gennaio 2023

Instagram

  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

#lucenews #lucelanazione #dirittodivoto #womenrights #1febbraio1945
  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo
  • La second hand, ossia l’oggetto di seconda mano, è una moda che negli ultimi anni sta diventando sempre più un’abitudine dei consumatori. Accumulare roba negli armadi, nei cassetti, in cantina, non è più un disagio che riguarda soltanto chi soffre di disposofobia, ossia di chi è affetto da sindrome dell’accumulatore compulsivo. Se l’acquisto è l’unica azione che rende felice l’uomo moderno, non riuscire a liberarsene è la condanna di molti.

Secondo quanto emerge dall’Osservatorio Second-hand Economy 2021, realizzato da BVA Doxa per Subito.it, sono 23 milioni gli italiani che, nel 2021, hanno fatto ricorso alla compravendita di oggetti usati grazie alle piattaforme online. Il 52% degli italiani ha comprato e/o venduto oggetti usati, tra questi il 15% lo ha fatto per la prima volta. L’esperienza di compravendita online di second hand è quella preferita, quasi il 50% degli affari si conclude online anche perché il sistema di vendita è simile a un comune eCommerce: internet è il canale più veloce per quasi la metà dei rispondenti (49%), inoltre offre una scelta più ampia (43%) e si può gestire comodamente da casa (41%). Comprare second hand diventa una sana abitudine che attrae ogni anno nuove persone, è al terzo posto tra i comportamenti sostenibili più messi in atto dagli italiani (52%) – preceduto sempre dalla raccolta differenziata (94%) e l’acquisto di lampadine a LED (71%) –, con picchi ancora più alti di adozione nel 2021 da parte dei laureati (68%), di chi appartiene alla generazione Z (66%), di chi ha 35-44 anni (70%) e delle famiglie con bambini (68%). 

Ma perché concretamente si acquista l’usato? Nel 2021 le prime tre motivazioni che inducono a comprare beni usati sono: il risparmio (56%, in crescita di 6 punti percentuali rispetto al 2020), l’essere contrari agli sprechi e credere nel riuso (49%) e la convinzione che la second hand sia un modo intelligente di fare economia e che rende molti oggetti più accessibili (43%). 

✍E tu? Hai mai comprato accessori oppure oggetti di seconda mano? Cosa ne pensi?

#lucenews #lucelanazione #secondhand #vintage
  • È iniziata come una sorta di sfida personale, come spesso accade tra i ragazzi della sua età, per testare le proprie capacità e resistenza in modo divertente. Poi però, per Isaac Ortman, adolescente del Minnesota, dormire nel cortile della sua casa è diventata una missione. 

“Non credo che la cosa finisca presto, potrei anche continuare fino all’università – ha detto il 14enne di Duluth -. È molto divertente e non sono pronto a smettere”. 

Tanto che ormai ha trascorso oltre 1.000 notti sotto le stelle. Il giovane, che fa il boy scout, come una specie di moderno Barone Rampante ha scoperto per caso il piacere di trascorrere le ore di sonno fuori dalle mura di casa, persino quando la temperatura è scesa a quadi 40 gradi sotto lo zero. Tutto è iniziato circa tre anni fa, nella baita della sua famiglia a 30 miglia da casa, diventando ben presto una routine notturna. Il giovane Ortman ricorda bene il giorno in cui ha abbandonato la sua camera da letto per un’amaca e un sacco a pelo, il 17 aprile 2020, quando era appena in prima media: “Stavo dormendo fuori dalla nostra baita e ho pensato: ‘Wow, potrei provare a dormire all’aperto per una settimana’. Così ho fatto e ho deciso di continuare”. 

“Non si stanca mai: ogni notte è una nuova avventura“, ha detto il padre Andrew Ortman, 48 anni e capo del suo gruppo scout. 

Sua mamma Melissa era un po’ preoccupata quella notte, lei e il padre gli hanno permesso di continuare la sua routine. “Sa che deve entrare in casa se qualcosa non va bene. Dopo 1.000 notti, ha la nostra fiducia. Da quando ha iniziato a farlo, è cresciuto sotto molti aspetti, e non solo in termini di statura”, dice orgogliosa. 

“Non lo sto facendo per nessun record o per una causa, mi sto solo divertendo. Ma con il ragazzo che dorme in Inghilterra, credo si possa dire che si tratta di una gara non ufficiale”, ha detto Isaac riferendosi all’adolescente inglese Max Woosey, che ha iniziato la sua maratona di sonno all’aperto il 29 marzo 2020, con l’obiettivo di raccogliere fondi per un ospedale che cura un suo anziano amico.

#lucenews #isaacortman #minnesota #boyscout
Le crisi in Iran e Afghanistan ma anche guerra in Ucraina e rapporti con la Cina. Papa Francesco incontra gli ambasciatori per il discorso di inizio anno al corpo diplomatico e, come di consueto, il suo discorso abbraccia gran parte dei problemi più urgenti della società mondiale. In primis quello dei conflitti che insanguinano, da nord a sud, da oriente a occidente, il mondo. Ma il suo sguardo si rivolge poi alle donne, ai loro diritti calpestati. "Nonostante gli impegni assunti da tutti gli Stati di rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali di ogni persona, ancor oggi, in molti Paesi, le donne sono considerate come cittadini di seconda classe. Sono oggetto di violenze e di abusi e viene loro negata la possibilità di studiare, di lavorare, di esprimere i propri talenti, l'accesso alle cure sanitarie e persino al cibo. Invece, ove i diritti umani sono riconosciuti pienamente per tutti, le donne possono offrire il proprio contributo insostituibile alla vita sociale ed essere prime alleate della pace".

La pena di morte in Iran e i diritti delle donne

Inevitabile, quindi, i riferimenti a ciò che sta accadendo in Iran dove "Il diritto alla vita è minacciato laddove si continua a praticare la pena di morte", come sta accadendo in queste settimane nella Repubblica Islamica, "in seguito alle recenti manifestazioni, che chiedono maggiore rispetto per la dignità delle donne. La pena di morte – evidenzia Bergoglio – non può essere utilizzata per una presunta giustizia di Stato, poiché essa non costituisce un deterrente, né offre giustizia alle vittime, ma alimenta solamente la sete di vendetta. Faccio, perciò, appello perché la pena di morte, che è sempre inammissibile poiché attenta all'inviolabilità e alla dignità della persona, sia abolita nelle legislazioni di tutti i Paesi del mondo", afferma il Santo Padre.
In Afghanistan e Iran le donne stanno subendo una drammatica cancellazione dei loro diritti

L'educazione matrice di emancipazione

Ma non è solo il ricorso alle esecuzioni capitali, agli arresti e alla violenza a limitare la possibilità delle donne di autodeterminarsi, di godere di diritti e tutele pari agli uomini. Spostandoci poco lontano dalla Repubblica Islamica guidata da Ebrahim Raisi, in Afghanistan i talebani tornati al potere nell'agosto del 2021 hanno messo in atto un piano sistematico di cancellazione delle libertà fondamentali femminili. Papa Francesco, nel discorso agli ambasciatori, mette in evidenza infatti il valore dell'educazione che "esige sempre il rispetto integrale della persona e della sua fisionomia naturale, evitando di imporre una nuova e confusa visione dell'essere umano. Ciò implica integrare i percorsi di crescita umana, spirituale, intellettuale e professionale, permettendo alla persona di affrancarsi da molteplici forme di schiavitù e di affermarsi nella società in modo libero e responsabile. In tal senso, è inaccettabile - ha sottolineato il Papa - che parte della popolazione possa essere esclusa dall'educazione, come sta accadendo alle donne afgane".

La guerra in Ucraina e nel mondo

Nel suo discorso il Pontefice fa riferimento anche alla guerra: "Occorre scardinare" la logica del riarmo "e procedere sulla via di un disarmo integrale, poiché nessuna pace è possibile laddove dilagano strumenti di morte". Citando l'enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, "un testo estremamente attuale pur essendo mutato gran parte del contesto internazionale", Francesco ha detto che "la pace è possibile alla luce di quattro beni fondamentali: la verità, la giustizia, la solidarietà e la libertà. Sono questi i capisaldi che regolano sia i rapporti fra i singoli esseri umani che quelli fra le comunità politiche". Il Santo Padre ha menzionato innanzitutto il conflitto in Ucraina, ma rivolgendosi al corpo diplomatico, ha aggiunto che "la terza guerra mondiale a pezzi che stiamo vivendo ci porta a considerare altri teatri di tensioni e conflitti".
Scontri israeliani - palestinesi
Papa Francesco ha citato infatti la Siria come "una terra martoriata" e ha chiesto di evitare che "le sanzioni internazionali imposte abbiano riflessi sulla vita quotidiana di una popolazione che ha già sofferto tanto". Ma "La Santa Sede segue anche con preoccupazione l'aumento della violenza tra palestinesi e israeliani - ha proseguito -, con la conseguenza drammatica di molte vittime e di una totale sfiducia reciproca. Particolarmente colpita è Gerusalemme, città santa per ebrei, cristiani e musulmani. La vocazione iscritta nel suo nome è di essere Città della Pace, ma purtroppo si trova ad essere teatro di scontri". Ancora Bergoglio ha citato come teatro di conflitti la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan, dove si recherà a fine mese. Quindi il Caucaso meridionale, lo Yemen, l'Etiopia, e gli altri Paesi africani al centro delle violenze. "Seguo parimenti con particolare attenzione la situazione del Myanmar, che ormai da due anni sperimenta violenza, dolore e morte", ha concluso il Papa.
Nessun risultato
Vedi tutti i risultati
  • Attualità
  • Politica
  • Economia
  • Sport
  • Lifestyle
  • Scienze e culture
  • Spettacolo
  • Cos’è Luce!
  • Redazione
  • Board
  • Contattaci
  • Evento 2022

Robin Srl
Società soggetta a direzione e coordinamento di Monrif
Dati societariISSNPrivacyImpostazioni privacy

Copyright© 2021 - P.Iva 12741650159

CATEGORIE
  • Contatti
  • Lavora con noi
  • Concorsi
ABBONAMENTI
  • Digitale
  • Cartaceo
  • Offerte promozionali
PUBBLICITÀ
  • Speed ADV
  • Network
  • Annunci
  • Aste E Gare
  • Codici Sconto