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Home » Attualità » Papa Francesco ancora contro l’aborto, sarebbe “come assumere un sicario”

Papa Francesco ancora contro l’aborto, sarebbe “come assumere un sicario”

In un'intervista alla Reuters Bergoglio smentisce anche le voci sulle presunte dimissioni ad agosto. E sulla guerra in Ucraina si lavora per un viaggio a Mosca

Marianna Grazi
4 Luglio 2022
Bergoglio (Reuters)

Papa Francesco (Reuters)

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Mentre le proteste e i tentativi di correre ai riparo -o alle armi “legali”- negli Stati Uniti, non si placano, il Papa torna a condannare l’aborto. Lo fa ai microfoni della Reuters, dai quali smentisce anche le voci di sue imminenti dimissioni, affermando invece di sentirsi in grado di visitare il Canada questo mese e di sperare di potersi poi recare a Mosca e a Kiev il prima possibile. Nell’intervista esclusiva Begoglio ha anche negato di avere il cancro, come qualcuno insinuava, scherzando sul fatto che i suoi medici “non mi hanno detto nulla al riguardo”.

La sentenza della sull’aborto

Papa Francesco (Reuters)
Papa Francesco ha condannato nuovamente l’aborto paragonandolo all’assuncione di un sicario (Reuters)

Interrogato sulla sentenza della Corte Suprema Usa che ha ribaltato la storica sentenza Roe v. Wade, che nel 1973 stabilì il diritto di una donna a interrompere la gravidanza, Francesco ha affermato di rispettare la decisione ma di non poter dire, da un punto di vista giuridico, se (la Corte) ha fatto “Bene o male”. La nuova sentenza ha scatenato l’indignazione generale non solo nel Paese ma anche all’estero, con molti Stati repubblicani che, nella settimana appena trascorsa, hanno approvato o avviato i dibattiti parlamentari per approvare leggi che vietino l’aborto. Il Pontefice, nell’intervista, ha ribadito la sua visione, paragonandolo all’assunzione di un sicario. La Chiesa cattolica insegna che la vita inizia al momento del concepimento, per questo “Chiedo: è legittimo, è giusto eliminare una vita umana per risolvere un problema?”, si domanda retoricamente il Papa.

Bergoglio è stato poi interpellato in merito al dibattito in corso negli Usa sulla possibilità che un politico cattolico, personalmente contrario all’aborto ma che sostiene il diritto di scelta degli altri, possa ricevere il sacramento della comunione. La speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, ad esempio, è stata interdetta dall’arcivescovo conservatore della diocesi di San Francisco ma riceve regolarmente la comunione in una parrocchia di Washington, D.C. La settimana scorsa, addirittura, ha ricevuto il sacramento in una Messa papale in Vaticano. Ma su questo il santo Padre non ha “Quando la Chiesa perde la sua natura pastorale, quando un vescovo perde la sua natura pastorale, questo causa un problema politico”, ha detto il Papa. “Questo è tutto ciò che posso dire”.

Viaggio papale a Mosca

Intanto dall’altra parte del mondo, in Ucraina, la guerra non cessa, ma continua a mietere vittime e a distruggere il Paese. durante l’intervista alla Reuters Papa Francesco è tornato sulla questione, dando nota di contatti tra il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, e il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov su un suo possibile viaggio a Mosca. I segnali iniziali non erano buoni: nessun Papa ha mai visitato la capitale russa e Bergoglio ha ripetutamente condannato l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe del Cremlino; giovedì scorso è arrivato persino ad accusarla implicitamente di condurre una “guerra di aggressione crudele e insensata“.
Quando il Vaticano ha chiesto per la prima volta un viaggio, diversi mesi fa, Mosca aveva risposto che non era il momento giusto. Ora le cose sembrano essere cambiate: “Vorrei andare (in Ucraina), e volevo prima andare a Mosca – dice il Pontefice -. Ci siamo scambiati dei messaggi a questo proposito, perché pensavo che se il presidente russo mi avesse concesso una piccola finestra per servire la causa della pace…”. “E ora è possibile, dopo il mio ritorno dal Canada, che io riesca ad andare in Ucraina – ha aggiunto -. La prima cosa da fare è andare in Russia per cercare di aiutare in qualche modo, ma vorrei andare in entrambe le capitali“.

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Instagram

  • Bebe Vio “torna subito" a colpire con il suo ormai proverbiale (auto)sarcasmo.

Sul suo profilo Instagram pubblica una foto delle protesi lasciate sul lettino, prima di fare un tuffo in mare. Libera. 🏊‍♀️

#lucenews #lucelanazione #bebevio #inclusivity #libera #protesi #tornosubito
  • Maura Nardi, 41 anni a novembre, ed Emanuele Loati, 25, oltre ad essere innamorati, sono due giovani transgender che, dopo una vera e propria odissea, hanno completato insieme la transizione per il cambio di sesso. E ora, nuovi documenti alla mano, coroneranno finalmente il loro sogno d’amore con le nozze.

“Con l’identità di genere non si può scendere a patti: puoi lottarci per un po’, ma alla fine devi accettare quello che sei perché in ballo c’è la tua vita”.

Emanuele e Maura si sono conosciuti 3 anni fa, proprio durante il difficile e lungo percorso che li avrebbe portati alla loro nuova identità. Da quel primo incontro, proprio come in una favola con la freccia di Cupido scoccata che non lascia scampo, i due non si sono più lasciati.

Uniti, supportandosi a vicenda senza mai smettere di amarsi, hanno affrontato tutte le difficoltà che si sono presentate e non sono state poche: prima la sofferenza emotiva (ma anche fisica) per la transizione, aggravata poi dalla burocrazia dello Stato. E dopo tante peripezie la luce è apparsa in fondo al tunnel: l’ufficio anagrafe del comune di Recanati, in provincia di Macerata, ha provveduto a rettificare i loro documenti di identità. Era l’ultimo step da superare prima del via libera al matrimonio. Ora non resta che organizzare.

Se quella di Nardi e Loati è una vicenda già particolarmente travagliata, anche se a lieto fine, per Maura le cose sono state, se possibile, ancora più difficili. Ha iniziato la transizione nel 2016 e quando ha completato il percorso, è stata la prima persona non vedente italiana a riuscirci. Da quando ha 19 anni soffre di una forma di cecità a causa dello sviluppo di una rara malattia alla retina, nel suo caso “è stato più semplice convivere con la cecità che con l’incongruenza di genere”.

E aggiunge: “Nonostante il supporto non è stata una passeggiata: ho avuto diversi momenti di sconforto e paura, altri in cui mi sono sentita in colpa per aver trascinato la mia famiglia in questo cammino così complesso. Oggi so che rifarei tutto. La ciliegina sulla torta è stata l’arrivo del mio compagno. Ora finalmente siamo pronti a sposarci e possiamo pensare a una cosa bella”.

#lucenews #recanati #nozze
  • Quello che molti temevano è purtroppo accaduto: per scoprire le interruzioni di gravidanza negli Usa le autorità stanno facendo ricorso anche ai dati personali contenuti nelle app di messaggistica e sui social. 

A destare scalpore è un caso in Nebraska, dove Celeste Burgess, 18 anni, e sua madre Jessica, 41, sono finite in tribunale per un presunto aborto illegale, con molteplici capi d’imputazione. La polizia ha presentato come prove i messaggi su Facebook che le due donne si sarebbero scambiate e a cui, con l’autorizzazione dei gestori della piattaforma – in questo caso Meta –, ha avuto accesso. Le chat private, secondo le autorità, mostrano le prove di un aborto farmacologico illegale, autogestito alla 28esima settimana di gestazione (settimo mese), e di un piano per nascondere "i resti”.

Dopo che la polizia ha ottenuto il materiale dai due mandati di perquisizione, Jessica è stata accusata di altri due reati, induzione all’aborto illegale e pratica dell’aborto come persona diversa da un medico autorizzato, per i quali si è nuovamente dichiarata non colpevole. Attualmente il Nebraska proibisce gli aborti dopo le 20 settimane, una legge in vigore da prima dell’annullamento della sentenza Roe v. Wade.

Il problema di fondo che emerge da questa e da tante altre vicende in materia di diritti ha un duplice aspetto: da una parte c’è l’obbligo di una società di fornire i dati alle forze dell’ordine che ne fanno richiesta per le indagini e dall’altra la possibilità di disporre di questi dati. 

Mai come oggi grandi aziende private possono disporre di informazioni personali relative ai propri utenti, e se queste sono utili per fermare chi commette crimini è un conto, ma se le leggi vengono modificate ciò che può essere giudicato come crimine cambia. Il caso di Celeste Burgess è solo un esempio, ma conferma anche che negare il diritto all’aborto non eradica il fenomeno, ma lo trasporta in una dimensione di illegalità e pericolo per la salute della donna.

#lucenews #lucelanazione #aborto #nebraska #abortion #usa
  • La scelta coraggiosa del calciatore croato Robert Peric-Komsic non poteva non fare il giro del mondo in un baleno. Nel fiore dell’età, e con tutta la vita davanti, a soli 23 anni ha deciso di lasciare il mondo del pallone. La sua non è stata una scelta forzata, è stata intimamente voluta, e se ha detto addio alla sua carriera è stato solo per una scelta d’amore. Dimostrando che la vita della propria madre viene prima di qualunque cosa. Prima della passione per il pallone, prima del successo, prima di ogni carriera.

“Non c’erano altre opzioni, io era l’unica possibilità, l’ultima. Ho avuto ben chiara qual era la mia missione: salvarla.”

L’attaccante del Cibalia Vinkovci non ci ha pensato due volte quando si è trattato di scegliere tra il suo futuro nel mondo calcistico e la salute della sua mamma malata. Per tanto, troppo tempo l’aveva vista lottare contro una malattia al fegato. Ora non c’era più tempo da perdere: si trattava di trovare un donatore compatibile, e al più presto. Lo stomaco della donna si stava oramai riempiendo di acqua, e questo voleva dire che le rimaneva poco tempo, secondo i medici che l’avevano in cura. Questione di qualche giorno appena. Il calciatore della seconda divisione croata era l’unico compatibile. A quel punto Peric-Komsic si è tolto la tuta, ha riposto maglietta e calzoncini da calciatore nella sua valigia e ha preso l’aereo, salendo sul primo volo con destinazione Istanbul. Lì ha trovato sua mamma Ljiljiana che l’aspettava per abbracciarlo, in fin di vita.

“Dopo aver lottato duramente per 13 anni, il vero eroe è lei. Io ho solo fatto quello che chiunque al posto mio avrebbe fatto."

Sono passati quattro mesi e più dall’intervento. Il trapianto è andato benee la signora Ljiljiana è migliorata molto da allora. Giorno dopo giorno ce l’ha messa tutta, e con una straordinaria forza di volontà, animata dall’amore di suo figlio, si sta piano piano riprendendo. E a chi si complimenta per aver fatto qualcosa di straordinario, con l’umiltà dei grandi risponde: “È stata mia madre a darmi la vita. Io l’ho solo estesa a lei”.

#lucenews #lucelanazione #donazionefegato #RobertPericKomsic #donarelavitaperamore
Mentre le proteste e i tentativi di correre ai riparo -o alle armi "legali"- negli Stati Uniti, non si placano, il Papa torna a condannare l'aborto. Lo fa ai microfoni della Reuters, dai quali smentisce anche le voci di sue imminenti dimissioni, affermando invece di sentirsi in grado di visitare il Canada questo mese e di sperare di potersi poi recare a Mosca e a Kiev il prima possibile. Nell'intervista esclusiva Begoglio ha anche negato di avere il cancro, come qualcuno insinuava, scherzando sul fatto che i suoi medici "non mi hanno detto nulla al riguardo".

La sentenza della sull'aborto

Papa Francesco (Reuters)
Papa Francesco ha condannato nuovamente l'aborto paragonandolo all'assuncione di un sicario (Reuters)
Interrogato sulla sentenza della Corte Suprema Usa che ha ribaltato la storica sentenza Roe v. Wade, che nel 1973 stabilì il diritto di una donna a interrompere la gravidanza, Francesco ha affermato di rispettare la decisione ma di non poter dire, da un punto di vista giuridico, se (la Corte) ha fatto "Bene o male". La nuova sentenza ha scatenato l'indignazione generale non solo nel Paese ma anche all'estero, con molti Stati repubblicani che, nella settimana appena trascorsa, hanno approvato o avviato i dibattiti parlamentari per approvare leggi che vietino l'aborto. Il Pontefice, nell'intervista, ha ribadito la sua visione, paragonandolo all'assunzione di un sicario. La Chiesa cattolica insegna che la vita inizia al momento del concepimento, per questo "Chiedo: è legittimo, è giusto eliminare una vita umana per risolvere un problema?", si domanda retoricamente il Papa. Bergoglio è stato poi interpellato in merito al dibattito in corso negli Usa sulla possibilità che un politico cattolico, personalmente contrario all'aborto ma che sostiene il diritto di scelta degli altri, possa ricevere il sacramento della comunione. La speaker della Camera dei Rappresentanti Nancy Pelosi, ad esempio, è stata interdetta dall'arcivescovo conservatore della diocesi di San Francisco ma riceve regolarmente la comunione in una parrocchia di Washington, D.C. La settimana scorsa, addirittura, ha ricevuto il sacramento in una Messa papale in Vaticano. Ma su questo il santo Padre non ha "Quando la Chiesa perde la sua natura pastorale, quando un vescovo perde la sua natura pastorale, questo causa un problema politico", ha detto il Papa. "Questo è tutto ciò che posso dire".

Viaggio papale a Mosca

Intanto dall'altra parte del mondo, in Ucraina, la guerra non cessa, ma continua a mietere vittime e a distruggere il Paese. durante l'intervista alla Reuters Papa Francesco è tornato sulla questione, dando nota di contatti tra il Segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, e il Ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov su un suo possibile viaggio a Mosca. I segnali iniziali non erano buoni: nessun Papa ha mai visitato la capitale russa e Bergoglio ha ripetutamente condannato l'invasione dell'Ucraina da parte delle truppe del Cremlino; giovedì scorso è arrivato persino ad accusarla implicitamente di condurre una "guerra di aggressione crudele e insensata". Quando il Vaticano ha chiesto per la prima volta un viaggio, diversi mesi fa, Mosca aveva risposto che non era il momento giusto. Ora le cose sembrano essere cambiate: "Vorrei andare (in Ucraina), e volevo prima andare a Mosca - dice il Pontefice -. Ci siamo scambiati dei messaggi a questo proposito, perché pensavo che se il presidente russo mi avesse concesso una piccola finestra per servire la causa della pace...". "E ora è possibile, dopo il mio ritorno dal Canada, che io riesca ad andare in Ucraina - ha aggiunto -. La prima cosa da fare è andare in Russia per cercare di aiutare in qualche modo, ma vorrei andare in entrambe le capitali".
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